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[Una volta erano elvassini...] [MZB's Darkover]

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Titolo: L'arrivo
Autore: Jandria Aillard
Serie: Marion Zimmer Bradley's Darkover
Parti: 1
Status: Concluso
Note: il racconto faceva parte del gioco di letteratura interattiva The Elvas Project
Archivio: SLC
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L'arrivo

Jandria Aillard


La piccola locanda in cui abbiamo pranzato comincia a riempirsi di gente. Melissa sta parlando con l'oste, mentre io rovisto nella borsa alla ricerca dei sekal con cui pagare.
Le mie dita, dentro alla sacca, toccano il piccolo flauto che Mikhaela, la bimba coccolata da ogni amazzone della Loggia di Temora, mi ha donato.
Sono molto affezionata, a quello scricciolo, e già so che mi mancherà.
Io e Melissa ci sentiamo un po' come delle avventuriere: non conosciamo affatto le Rinunciatarie che abitano la Loggia di Elvas.
Eppure sarà qui che, fra qualche mese, pronuncerò il Giuramento.
La Madre della mia Loggia, a Temora, mi ha detto che qui ad Elvas potrò anche avere un buon addestramento per imparare a controllare il mio laran.
Mi accorgo di essere un po' spaventata da questo: il mio potere è stato qualcosa che ho sempre temuto. Ho sempre sentito che, in qualche modo, segnerà il mio futuro ma, soprattutto, ha condizionato molto il mio passato...
Devra n'ha Idriel, colei che considero una madre e un'ottima amica, non mi ha mai nascosto di avermi cresciuta dopo la morte della mia vera madre, ma non mi ha voluto dire tutta la verità, questo l'ho intuito sin dalla prima volta che me ne ha parlato.
«Jandria... Jandria, stai bene?» Melissa mi osserva, e già le vedo sul viso quella rughetta che nasce quando è inquieta.
«Sì... tutto bene. Coraggio, Sorella. Andiamo a conoscere le Amazzoni di questa Casa.»
Mentre ci incamminiamo, dopo aver pagato ed esserci riprese i cavalli, ripenso per un attimo all'addio che ho dovuto dire a Devra, morta solo una decina di giorni fa, e mi aggrappo al ricordo della sua dolce voce.
Non potrà essere lei ad accogliere il mio Giuramento, ma so che troverà un modo tutto suo per essermi vicina. E con me ci sarà la mia Melissa, breda.

***

Eccola, la Loggia di Elvas. Mi sento tremare un poco per l'agitazione, percepisco anche l'emozione di Melissa. Seppur lei sia più grande di me, e abbia già vissuto un trasferimento di Casa, la vedo stringere nervosamente le briglie della sua Aurora.
Allungo le mani e faccio suonare la campana. Mi sembra di vedere, dall'altro lato del portone, una sorella che si alzerà dalla panca di legno e sfilerà il catenaccio per aprirci.
Stringo forte la mano di Melissa... e aspetto.
Ad aprire è una Amazzone alta, che deve avere una trentina di anni.
Sentiamo voci allegre, alle sue spalle, mentre ci invita, sorridendo, ad entrare. La donna si presenta come Gwennis n'ha Hannah, Madre di questa Loggia.
L'ingresso della Casa, abbastanza in ombra, lascia il posto a un luminoso salone. Mi scopro molto emozionata, ma non a disagio. Il clima che si respira è sereno. A uno dei tavoli da pranzo siedono altre due ragazze. Ce le presenta mentre ci sposta un paio di sedie: «Ragazze, queste sono Marelie e Jaelle. Loro invece sono Jandria e Melissa.»
Mi sporgo in avanti per stringere loro la mano. Da una porta, a destra, arriva un profumo di pane caldo e speziato. Gwennis sta pulendo i tavoli, e mi chiede: «Tu non hai ancora prestato giuramento, vero?»
Annuisco, e con imbarazzo mi sento addosso tutti gli sguardi. Melissa sorride, conosce bene la mia tendenza ad arrossire in un batter d'occhio.
«Beh, vi accogliamo con gioia in questa casa. Devra mi aveva assicurato che siete in gamba. Cosa sapete fare?»
«Io disegno abbastanza bene cartine e ricopio libri,» dice Melissa. «Me la cavo bene anche con i cavalli...»
«Io ho iniziato due inverni fa a studiare le erbe e a seguire Devra quando lavorava come levatrice... È quello che vorrei diventare,» dico io.
L'espressione di Gwennis si illumina: «Molto bene, ne abbiamo bisogno, da quando la comunità di Elvas sta crescendo. Quanti anni avete? Melissa, chi è la tua Madre di Giuramento?»
«Ho circa diciassette anni, e ho prestato giuramento nelle mani di Elda n'ha Marja a Temora.»
«Io ho quindici anni.» Il mio sguardo si incrocia con quello di Marelie e lei si alza da tavola. «Bene, avrò modo di chiacchierare con voi a tavola, stasera. Devo incontrarmi con Elorie e con i miei nipotini, scusate. A più tardi, Sorelle!» Esce dalla stanza a passo veloce, afferrando al volo una mantella leggera dallo schienale della sedia.
Jaelle ha cominciato a chiedere a Melissa informazioni sul viaggio, e sulla Loggia di Temora. Gwennis mi fa cenno di seguirla in cucina.
«Prima di portarvi a visitare il resto della casa, volevo chiederti una cosa. Devra mi aveva fatto sapere che hai vissuto un brutto periodo, prima dell'incendio in cui...»
Ho sperato con tutta me stessa che non volesse affrontare subito l'argomento... evidentemente non era possibile. Mi rendo conto di non voler sostenere il suo sguardo, che improvvisamente sembra indiscreto.
Ma cosa mi succede? Per quanto sia timida, non ho mai avuto paura delle persone appena conosciute, non fino a questo punto!
«Jandria, guardami... è importante,» la voce di Gwennis si fa più dolce. «Non dev'essere facile per te trovarti in una nuova Casa ancor prima di aver prestato Giuramento. Vorrei che non ti sentissi sotto esame...»
«Non è questo...» riesco a dire, dopo alcuni minuti di silenzio. «Io... è solo che non mi piace parlare di quel che è successo...»
«Ma prima o poi dovrai parlarne, con qualcuno che possa aiutarti. Quelli che tu hai avuto non penso che siano semplici sogni... Devra non ti può aver nascosto che...»
«Che mi ha adottata dopo la morte dei miei...?! Questo me lo ha detto, questo e altre cose. Ma sono stata io a non voler sapere di più sul mio...»
«Sul tuo laran. Non puoi rimandare a lungo le risposte a queste domande: io non opero con le matrici, ma so che un telepate non addestrato è un pericolo per se stesso e per gli altri. Quindi non lo devi solo a te stessa...»
Silenzio... Dall'unica, grande finestra della cucina penetrano i raggi del sole rosso. Gwennis sospira, poi mi sfiora la guancia destra, con il dorso di una mano tiepida.
«Pensaci bene, Jandria. Domani ti voglio presentare una persona speciale, se avrà una giornata meno piena del solito. Ora chiama Melissa, vi offro una perlustrazione completa della Loggia.»

***

È solo dopo cena che ho un attimo di tempo per i miei pensieri: io e Melissa siamo state travolte dall'ospitalità delle nostre Sorelle. So che faranno di tutto per farci sentire a nostro agio. Tra tutte le stanze della casa, la parte che preferisco è il corridoio a vetrate che la collega alla Torre. Sta diventando una bella serra, un luogo veramente tranquillo e riposante.
Ho visto anche qualche pianta che non conosco, e spero che Gwennis mi spieghi presto quali sono le sue proprietà, se e come viene usata per guarire. Sono un po' spaventata all'idea di dover conoscere la persona di cui mi ha parlato oggi...
Non è piacevole sapere che, in un modo o nell'altro, qualcuno mi porterà a rivivere quegli istanti di terrore.
Ma è meglio che ora cerchi di dormire... ci penserò domani.

***

Il sole fa capolino dai vetri della camera. Sento già i primi movimenti mattutini della casa. Melissa non è più nel suo letto, dev'essere andata a trovare il suo cavallo nella stalla.
Fa fresco, per qualche istante cerco riparo nel tepore delle coperte... ma il sonno non deve tornare... e nemmeno voglio ripiombare nell'incubo di questa notte. Ogni volta ne esco spossata, senza energie, mentre al risveglio dovrei essere al massimo della forma.
Mi alzo, e mentre rifaccio il letto penso che oggi potrei dedicare il pomeriggio a cercare fiori per qualche medicamento. Il cielo si sta improvvisamente coprendo, però.
Sbuffando, esco dalla stanza e percorro il corridoio. Jaelle, di ritorno dai bagni, mi saluta con uno sbadiglio. C'è chi ha ancora meno voglia di aprire definitivamente gli occhi, vedo.
Le cucine si annunciano con un profumino delizioso di pane alle erbe. Prendo una tazza e mi verso due mestoli di crema di noci. Mescolo un po' di miele, creando un vortice nella mia colazione. Improvvisi come un lampo, mi ritornano in mente frammenti dell'incubo.
Visi che si allontanano, sfuocano alla mia vista, rimpiccioliscono.
Voci che ripetono il mio nome, poi una gemma di un azzurro brillante, al collo di una donna. Le sue mani si stendono sulla mia testa, le sue labbra pronunciano parole di benedizione.
Poi tutto diventa orribile, comincia a mancarmi il respiro, mi sento schiacciata verso il pavimento, sotto la forza delle sue braccia, che parevano così esili. Alzo lo sguardo, e mi trovo davanti a una grossa fiamma di fuoco.
Torno alla realtà, e mi accorgo di avere di fronte Gwennis. Inizialmente le fiamme si sovrappongono anche al suo viso. Stringo forte le palpebre, poi tutto torna normale.
Gwennis dice solamente, guardandomi intensamente: «Non possiamo più aspettare, te ne rendi conto ora?»
Annuisco, portandomi le mani alla fronte madida di sudore. Entrano nella sala Jaelle e Melissa, di ritorno dalla stalla. Uno scambio di sguardi e la mia amica di sempre sembra aver capito cosa ho.
Gwennis addenta una fetta di pane, poi si stringe per far posto accanto a se, per Jaelle. «Oggi devo andare a trovare mio figlio, e poi alla Torre. Mi accompagni, Jandria?»
«Sì, andiamo subito?»
«No, no... fai pure colazione con calma. Devo andare a controllare la serra. Oggi Dana non può farlo. Jaelle, a proposito: chiede di raggiungerla nella palestra, appena avrai finito.»
La quotidianità dei dialoghi, attorno ai riti del mattino, mi solleva un po' il morale, mi strappa al ricordo del sogno.

***

Gwennis mi spiega diverse cose sulla vita della comunità, ma viene spesso interrotta da gente che vuole salutarla: un gruppo di bambini, un paio di contadini.
Ci fermiamo alla fontana, dove Gwennis si deve incontrare con Shann e con il bimbo.
Decido di lasciarli soli, per stare un po' tra loro. Osservo la piazzetta, circondata dalle altre costruzioni sorte dopo la Torre.
È di pietra nera, la fontana, ma anche in una tinta così cupa il volto di Evanda esprime bontà, dolcezza infinita. Come quello di Avarra, è rivolto alla Torre.
Dopo aver trascorso una buona ora a separare dalle erbe raccolte le parti non utilizzabili, nella piccola stanza della Loggia adibita ad erboristeria, sono felice di vedere tanta gente. Sono una persona molto taciturna, quando devo imparare ed eseguire un compito.
Devra mi ha insegnato questo con il suo comportamento, e mi accorgo di aver assorbito molto il suo modo di trattare le piante e di imparare da loro.
Gwennis mi fa un cenno, quando il portone della Torre si apre. Entriamo in un atrio molto spazioso, con una grande scala posta proprio di fronte all'entrata. Ad un tavolo, abbastanza grosso, una ragazzina di non più di dodici anni e un uomo stanno divorando a quattro palmenti ogni cosa commestibile. La cosa mi sembra strana e buffa, ma non voglio essere offensiva. Il mio sguardo stupito deve avermi tradito, però, perché l'uomo mi sorride e si presenta.
«Magistra, i miei omaggi. Io mi chiamo Damon. Sono un meccanico."
«Damon, Jandria è ad Elvas da appena due giorni. Non credo sia stata in una Torre, quindi questo aspetto del laran probabilmente non lo conosce.»
La ragazzina continua a mangiare voracemente, poi si pulisce e mi stringe la mano. «Piacere, Magistra
Mi si avvicina e mi porge una barretta di cereali. È molto minuta, anche per i suoi dodici anni, se non sbaglio. Ma forse sono io ad esser troppo alta per i miei quindici.
Il suo viso mi ispira simpatia e fiducia. È visibilmente stanca, ma sommerge Gwennis di domande spontanee. Dopo un po', Gwennis chiede:
«Ho accompagnato qui Jandria perché volevo presentarla a Fiona. È occupata?»
«Il turno lo ha finito, ma forse sta ancora riposando. Ha dovuto esaminare una persona che aveva eretto delle barriere impressionanti, credimi.»
Gwennis sorride: «Sapete bene che non mi intendo più di tanto dei poteri. Proprio per questo Jandria ha bisogno di un aiuto un po' più concreto.»
Ecco, sapevo che prima o poi quegli sguardi si sarebbero posati con curiosità su di me. È quello che ho sempre cercato di evitare. Devra non è mai riuscita a capire questo mio disagio, e sembra che nemmeno per loro sarà facile.
«Chi avrebbe bisogno di un aiuto concreto?» la voce calda preannuncia l'ingresso di un'altra donna nella stanza.
Una massa di capelli rosso-ramati ricade su un abito rosso, dalla linea semplice e austera. Gli occhi, di colore viola e molto espressivi, si spostano da Gwennis a me.
La donna mi si avvicina, e per un momento mi sembra di vederle al collo la pietra dell'incubo di questa notte.
Ma lei non indossa alcuna pietra che sia visibile, e mi invita con calore a sedere con lei alla tavola.
Un giorno, nella Loggia di Temora, avevo sentito dire che le Custodi non possono nemmeno essere sfiorate, e che mantengono un'aura di misticismo, attorno a loro, perché essere toccate provocherebbe un dolore immenso a chi le tocca e a loro stesse.
Non mi sembra che Damon e la ragazzina - che sento chiamare Loreena - temano la loro Custode fino a questo punto.
La stimano, questo si vede bene.
Gwennis, Fiona e Damon iniziano una conversazione, mentre Loreena comincia a chiedermi della Loggia.
«Voi siete già una Rinunciataria, magistra
«No, no... devo avere pochi anni in più di te... Loreena?»
«Sì, mi chiamo così. E quanti anni avete?»
«Quindici, non ho ancora terminato il periodo di prova.»
«Tu, Loreena, da quanto tempo sei qui ad Elvas?»
«A volte è difficile per me pensarci... mi sembra di appartenere a questa Torre. Bisognava proprio che venissi.»
Mi accorgo che non ha risposto alla mia domanda. La Custode ci sta osservando, lo vedo con la coda dell'occhio.
Cerco di non far vedere a tutti il mio imbarazzo. Penso solo a quando potrò ritornare alla Loggia, e chiacchierare con Melissa senza sentirmi esaminata. La Custode ha portato la mano sinistra a un sacchetto che le ricade sul fianco. Lo sfiora soltanto.
Gwennis mi sorride, ma io sono sempre più tesa. Temo che da un momento all'altro riappaia davanti a me quel viso.
Mi chiedo cosa si aspetti Gwennis da questo mio incontro con la Custode, non lo so proprio.
Devo avere un'espressione terrorizzata, perché Fiona scambia un'occhiata con Damon.
Lui dice: «Magistra, vedo che siete molto tesa. Qui nessuno vuole costringervi a fare niente.»
«È vero,» conferma Fiona. «Devra aveva parlato anche con me, prima di morire e voleva che tu venissi qui ad Elvas. Vorrei solo che ti sentissi di potermi parlare di quello che a volte ti succede... Ma solo se tu lo vorrai. Però ad un certo punto potrebbe diventare indispensabile.»
Per un istante mi sento sul punto di cominciare a parlarne con lei. Ma poi al suo viso, proprio come temevo, si sovrappone quello dell'altra signora. La vista mi si annebbia, e faccio appena in tempo ad aggrapparmi al tavolo, prima di cadere nel perdere i sensi.

***

Una stanza in penombra... È la stessa? Dove sono? Sento di fianco a me la presenza di Gwennis e di Loreena.
La ragazzina esce dalla stanza, quando vede che sto riprendendo conoscenza, e si lascia sfuggire un sospiro di sollievo. Gwennis dice soltanto: «Forse non è bene forzare nessuno. Credimi, cerca di abbandonare quel poco di diffidenza. Fiona non abuserebbe mai del suo laran, né con altro telepate, né con chi non lo possiede. Però può aiutarti come nessun altro, qui ad Elvas. Gli incubi che hai possono diventare molto pericolosi, se rinunci a cercare di capirne la ragione.»
Mi accorgo di essere sdraiata sulla panca, attorno al tavolo. Appoggiandomi mi rimetto seduta, la testa mi gira in vortici impressionanti e fastidiosi. Do ragione a Gwennis: prima o poi dovrò fare i conti con queste immagini.
Diventano sempre più frequenti...
«Rimani ancora un po' ferma, prima di rialzarti. Vado a parlare con Fiona, poi torniamo alla Loggia.» E comincia a salire la grossa scala.







StrangeLandsChronicles © 2004
© Jandria Aillard