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Titolo: Shadowspawn, capitolo 1
Autore: Shadar
Serie: Robert Jordan's The wheel of Time
Status: in lavorazione
Archivio: SLC
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The white flame

Shadar

"The Wheel of Time turns and Ages come and go. What was, what will be and what is may yet fall under the Shadow."


capitolo 1

Shadows in the Light

Leanor stava immobile accanto alla finestra, nel dormitorio silenzioso. Lo sguardo, apparentemente perso nel vuoto, vagava di ombra in ombra frugando la notte.
«Che cosa stai facendo?» una voce alle sue spalle la fece sobbalzare, nonostante la domanda fosse stata solo sussurrata. Leanor si girò lentamente verso il letto vicino al suo. Non fu affatto sorpresa nel vedere che Tarja, la sua migliore amica, la scrutava attentamente.
Prima che potesse aprire bocca Tarja parlò di nuovo. «E allora? Non hai sentito la mia domanda?» la giovane si mise a sedere lanciando nel contempo occhiate circospette all'altra figura addormentata.
«Non chiedermi perché ma non riesco... non riesco a dormire stanotte,» Leanor sospirò scrollando le spalle, «c'è qualcosa di strano,» l'altra la fissò scettica ma lei proseguì senza badarci troppo, « c'è qualcosa nell'aria, intendo...» si abbracciò le spalle e rabbrividì ma non per il freddo, «è qualcosa di malvagio.»
Tarja scoppiò a ridere sommessamente e scosse il capo. «Luce bruciami! Malvagio nientemeno! Forse hai mangiato troppa minestra per cena e adesso il tuo stomaco non si sente molto bene,» assunse un'aria altera e distaccata imitando Liandrin, la loro compagna di stanza, «sono d'accordo con te, un'indigestione è certamente qualcosa di malvagio.»
Le guance di Leanor si colorarono per la rabbia. «Smettila brutta...»
Fu interrotta nelle sue invettive da un gesto allarmato della compagna. Liandrin si era mossa leggermente mormorando nel sonno parole senza senso.
Tirando un sospiro di sollievo Tarja parlò prima che l'altra ricominciasse a ricoprirla d'insulti. «Segui il mio consiglio, tornatene a letto prima che quella,» e indicò la figura addormentata mentre sul suo viso si dipingeva una smorfia di disprezzo, «faccia la spia e ci mandi entrambe nello studio di Sheriam. E cosa ancor più importante smettila di viaggiare di fantasia o prima o poi verrai a dirmi che gli Aiel sono di nuovo sotto le Mura Splendenti e minacciano la città. Se qualcuna delle altre novizie o ancor peggio una delle Aes Sedai ti sente parlare così penseranno che attingi a saidin, che stai divenendo pazza e finirai per essere domata ancor prima di poter tirare un respiro! E adesso dormi e lascia dormire anche me, grazie.»
Sospirando rassegnata Leanor si rimise sotto le coperte, guardando con invidia le altre due novizie addormentate. Il sonno arrivò molto tardi per lei e quando venne portò solo incubi. Un uomo con un mantello colore del sangue secco ed una maschera a coprire le sue fattezze. Ma quando lo fissava negli occhi questi parevano risplendere come due fornaci e quando egli alzò una mano per toccarla lei vide che era orribilmente ustionato, la pelle nera, bruciata e solcata da cicatrici rossastre. E il calore, il calore che quasi la consumava, quel calore che l'aveva indotta ad urlare prima, a nascondersi dal suo implacabile inseguitore poi. Aveva corso nel suo sogno, era fuggita dicendosi che era tutto irreale, che presto si sarebbe svegliata. Ma la risata beffarda di quell'uomo la inseguiva dovunque andasse e sempre, qualunque cosa facesse, alla fine se lo ritrovava davanti.
Si risvegliò di colpo, la camicia da notte fradicia, incollata alla pelle. "Il Tenebroso e tutti i Reietti sono imprigionati a Shayol Ghul imprigionati dal Creatore fino alla fine del tempo. La mano del Creatore ci protegge tutti e la Luce ci difende dalle Tenebre." Ma un'altra voce più flebile ma non meno insistente le diceva che qualcosa era cambiato.
Leanor scosse il capo cercando di calmarsi, dopotutto era solo un sogno. Un sogno certo. Eppure le pareva ancora di sentire la sua risata nelle orecchie. Per distrarsi si volse verso la finestra, il cielo cominciava appena a rischiararsi. Doveva essere davvero molto presto se Andrea non era ancora venuta a svegliarle per richiamarle ai loro doveri di novizie con quel suo cipiglio severo. Nonostante fosse ancora spaventata per il sogno Leanor sorrise tra sé. Decisamente nessuno avrebbe voluto svegliarsi vedendo la faccia di Andrea. Quella donna dava l'impressione di detestare tutte le novizie e le guardava sempre dall'alto in basso come se le considerasse delle seccature. In realtà Leanor sapeva che era assurdo pensarla così e che l'Iniziata era severa con loro perché così erano le regole della Torre ma a volte non poteva fare a meno di odiarla.
Quel mattino però accolse quasi con sollievo i secchi colpi alla porta che annunciavano l'arrivo di Andrea. Forse perché desiderava lasciarsi alle spalle gli incubi notturni indossò il suo abito bianco molto più in fretta delle altre due novizie, che la fissarono con meraviglia visto che di solito era l'ultima ad alzarsi.
Tarja l'avvicinò mentre seguivano Andrea lungo i corridoi ancora vuoti e silenziosi. «Sei davvero sicura di sentirti bene?» le chiese scrutandola preoccupata.
Leanor ricambiò il suo sguardo sorpresa. «Certo... perché, non dovrei?»
Tarja non rispose accelerando invece il passo per affiancarsi a Liandrin. Leanor rimase a fissarla interdetta; nonostante fossero molto amiche spesso Tarja si rivelava essere un vero rompicapo. Come se non fosse bastato quello anche Andrea si era voltata a guardarla ma, quando si accorse che la novizia se n'era avveduta, distolse in fretta lo sguardo non prima però che Leanor potesse scorgere un lampo di preoccupazione nei suoi occhi. Si strinse nelle spalle. Non le sembrava di essere diversa dal solito. Di certo non credeva di aver scritto in faccia il sogno della notte precedente... o forse sì?
Doveva ammettere a malincuore che non era mai stata brava a nascondere le cose. Quando era piccola e combinava qualche guaio sua madre se ne accorgeva non appena la guardava negli occhi. Sua madre... si ritrasse allarmata da quei pensieri. Non le piaceva pensare alla sua famiglia.
Cercando di ignorare le sue preoccupazioni raggiunse le sue compagne imprecando sottovoce; a causa di quello che le era successo e dello strano comportamento di Tarja si era completamente dimenticata che era il loro turno di lavare i pavimenti. Non le sarebbe dispiaciuto farlo... ma non era un lavoro molto piacevole in compagnia di Liandrin. Brontolando tra i denti si mise a lavorare con le altre sotto l'occhio vigile e critico di Andrea che non era mai soddisfatta se non quando il pavimento era lucidato a specchio e loro avevano la schiena a pezzi. Mano a mano che procedevano con il lavoro la tensione che aveva aleggiato tra loro si allentò un poco.
Approfittando della distrazione di Andrea, Tarja si fermò un istante massaggiandosi la schiena con una smorfia.
Poi dopo aver tirato un paio di sospiri soddisfatti si rivolse alle atre.
«Sapete cosa ho sentito dire in giro?» chiese con fare da cospiratrice.
La bocca di Liandrin si piegò in una smorfia petulante. «Qualunque cosa sia non voglio saperla,» rispose secca. Detto questo prese a sfregare il pavimento con ancora più ardore quasi a sottolineare che quello non era il momento per chiacchiere oziose.
Tarja proseguì come se non l'avesse sentita.
«Si dice,» lanciò delle occhiate ansiose in direzione di Andrea. «Si dice che le bande dei Trolloc si siano fatte più audaci arrivando persino nei pressi di Fal Dara... e che ci sia guerra nel Gheadan, che ci sia un Falso Drago...» si interruppe guardando di nuovo in direzione dell'Iniziata che però non le stava ascoltando.
Liandrin la fissò inorridita. «Un... un cosa? No! Non posso crederci! Tu ci stai prendendo in giro... diglielo anche tu Leanor,» la giovane era talmente presa dall'agitazione che continuava a passare la scopa sullo stesso punto.
Anche Tarja si voltò verso di lei aspettando una sua risposta.
Leanor sospirò... non ci teneva proprio ad essere presa in mezzo. Se non avesse dato una risposta però, le altre due l'avrebbero tormentata in eterno...
«Beh... ecco... mi dispiace enormemente darti ragione Liandrin però devo ammettere che sembra un po' campato in aria... Tarja non credi che le Aes Sedai non sarebbero così tranquille altrimenti? Sembra impossibile che...»
Si bloccò d'improvviso come folgorata. Il suo corpo era squassato da brividi gelidi che nulla avevano a che fare con l'aria del mattino, ancora fredda, che entrava dalle finestre aperte. D'improvviso si sentì mancare il terreno da sotto i piedi e le parve di precipitare nel buio, un buio opprimente, senza fine che annientava ogni speranza.
Non si accorse che quella sensazione era più che reale, che anche il suo corpo fisico stava cadendo. Non se ne accorse nemmeno quando sbatté la testa contro qualcosa di estremamente duro. Non sentì il richiamo di Tarja né si avvide delle mani che la scuotevano.
Perché la sua mente in quel momento era in un altro luogo in un altro tempo.

***

Tarja non si rese subito conto di quello che era successo. Un attimo prima stava parlando con Leanor ed un attimo dopo quest'ultima era distesa sul pavimento. Era accaduto tutto molto in fretta eppure, stranamente, le sembrava che fosse durato un'eternità. Fu riportata alla realtà dal grido allarmato di Liandrin e, ancor prima di poter fare qualunque altra cosa si ritrovò a correre affannata per i vuoti corridoi della Torre alla ricerca di Sheriam Sedai, o di qualunque altra di loro, mentre nella sua mente l'immagine di Leanor stesa in terra con la testa sporca di sangue la spronava a fare più in fretta.
Si fermò per un istante appoggiandosi al muro. Sembrava che il cuore stesse per scoppiarle in petto. Si impose di calmarsi per riflettere. Dove diavolo poteva essere la Maestra delle Novizie a quell'ora del giorno?
D'un tratto udì la voce di Sheriam provenire da poco distante. Si guardò in giro cercando di capire dove fosse la donna. La voce sembrava provenire da una stanza lì accanto. Tarja vi si avvicinò quasi correndo. Solo il buon senso le impedì di spalancare la porta di scatto e di fare irruzione come un Trolloc assetato di sangue.
Fece due o tre respiri profondi e batté con forza sul legno massiccio. Sapeva che non c'era molto tempo... ma non era davvero consigliabile far arrabbiare Sheriam. A meno che non si volesse finire nel suo studio e di seguito in qualche tremenda punizione.
Nella stanza intanto si era fatto silenzio, Tarja stava per bussare di nuovo quando la porta si aprì di scatto. Ad affacciarsi però non fu il volto sempre pronto al sorriso di Sheriam bensì quello severo e in quel momento seccato di Alexandra Sedai dell'Ajah Verde. Tarja rimase immobile per alcuni istanti, preda dello sconcerto. Proprio quella doveva capitarle! Se metà delle storie che circolavano su di lei erano vere...
«Allora bambina?» il tono dell'Aes Sedai era molto secco come una frustata, «sei qui per un motivo preciso o hai intenzione di stare lì a fissarmi a bocca aperta per tutta la mattina?» Tarja trasalì e abbassò lo sguardo imbarazzata. «No Aes Sedai,» rispose con un filo di voce. Alexandra doveva essersi accorta che qualcosa non andava perché, addolcendo un poco il tono, disse: «Cosa ti è successo bambina? Sei pallida come il marmo delle pareti...» La novizia rialzò lo sguardo e mormorò con un filo di voce. «Non si tratta di me Aes Sedai... ma di Leanor. Io non so cosa le sia successo di preciso, so soltanto che all'improvviso ha rovesciato gli occhi e mi è svenuta davanti!»
Si accorse che la voce le tremava e che stringeva convulsamente le mani a pugno. Fu interrotta nelle sue spiegazioni da Sheriam che era comparsa alle spalle della Verde.
«Calmati bambina.» Il tono della Maestra delle Novizie era gentile ma fermo come sempre, «se Leanor sta male come dici sarà meglio che ci porti da lei... poi mi racconterai per bene quello che è accaduto.» Alexandra annuì dichiarandosi daccordo. Come se non aspettasse altro, Tarja si lanciò attraverso i corridoi della Torre e poi giù lungo le scale voltandosi ogni tanto a controllare che le altre due donne la seguissero. Quando giunsero a destinazione Andrea guardò le due Aes Sedai come se non le vedesse da secoli. Teneva Leanor tra le braccia e la testa della ragazza le posava in grembo. Liandrin stava in un angolo bianca come la sua veste e fissava il pavimento sporco di sangue con gli occhi sbarrati.
D'improvviso Leanor cominciò a dibattersi come potrebbe fare un animale in gabbia. Aveva ancora gli occhi chiusi ma cercava con tutte le sue forze di liberarsi dalla stretta di Andrea urlando nel contempo parole senza senso, almeno per Tarja. Ma Sheriam ed Alexandra parvero capire quello che la giovane stava dicendo perché si scambiarono un'occhiata preoccupata. Poi la Verde si inginocchiò accanto alla giovane svenuta e le pose una mano sulla fronte mormorandole qualcosa nella stessa strana lingua. Leanor parve chetarsi e smise di muoversi abbandonando il capo contro la spalla di Alexandra. L'Aes Sedai la strinse a sé e fece un cenno a Tarja perché si avvicinasse. «Va a cercare Culain, che mandi qui dei portantini! E fa in fretta!»
Mentre la novizia si allontanava di gran carriera Sheriam si rivolse ad Andrea e Liandrin. «Andate pure figliole. Avete fatto più che abbastanza per oggi... e i vostri doveri vi attendono.» Liandrin fece per protestare ma un'occhiataccia di Andrea le fece capire che non era né il momento né il luogo per mettersi a litigare.
Quando le due Aes Sedai si ritrovarono sole anche Sheriam si avvicinò a Leanor e si inginocchiò accanto a lei.
«È fredda come il ghiaccio...» mormorò dopo averle sfiorato la guancia. Poi sospirò con amarezza, «nessuna di noi avrebbe mai sospettato...» lasciò la frase in sospeso ed Alexandra la completò per lei, «che avrebbe manifestato il dono della Predizione? Ti sbagli. Se ben ricordo qualcuna lo disse al consiglio... che come al solito non ascoltò. Spesso siamo troppo impegnate a scannarci tra di noi per badare alle cose davvero importanti.»
Sheriam sorrise. «Oh non sempre. In questo momento per esempio stiamo parlando veramente in modo civile...»
L'altra sogghignò. «Infatti fuori piove!»
Furono interrotte dall'arrivo dei portantini. Ad un cenno di Sheriam i due uomini sollevarono la ragazza svenuta senza fare alcuna domanda. Sicuramente in cuor loro ne avevano ma, a meno che non fosse particolarmente sprovveduto, nessun soldato domandava mai il perché di fronte ad un ordine, specialmente se l'ordine veniva da un'Aes Sedai.
I portantini si allontanarono lungo il corridoio seguendo Alexandra che camminava verso il suo studio con passo deciso. Tarja, che era ritornata dopo aver avvertito Culain fece per seguire l'alta figura dell'Aes Sedai ma si sentì trattenere per un braccio.
Sheriam le aveva afferrato un polso con decisione. Cogliendo lo sguardo interrogativo di Tarja scosse lentamente il capo.
«Non è il caso che tu vada con loro,» disse seccamente, «devo forse ricordarti, bambina, che devi spiegarmi cos'è successo?»
La giovane abbassò lo sguardo cercando di trattenere la rabbia che sentiva crescere dentro di lei. Sheriam se ne accorse poiché aggiunse, stavolta più gentilmente. «So che sei molto amica di Leanor ma non credo che Alexandra gradirebbe che tu le girassi attorno in questo momento...» sospirò, «non ama essere disturbata lo sai. E comunque... quando una persona ti sta parlando dovresti guardarla in faccia.»
Tarja, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo fisso sul pavimento, arrossì violentemente.
Sheriam sorrise tra sé e senza aggiungere altro le fece cenno di seguirla. La giovane la fissò rassegnata, le domande della Maestra delle Novizie non avevano mai facili risposte.

***

Leanor si trovava in un luogo a lei sconosciuto, una distesa arida spazzata da un vento forte e caldo che sollevava grandi nubi di polvere grigiastra che oscuravano il solo rendendo tutto il paesaggio all'intorno di un unico smorto colore. Dovunque guardasse non vedeva altro che grigio, persino il cielo era color del ferro. Il sole aveva un aspetto strano, malsano. Era quasi il tramonto e la luce solare, più rossa del sangue sembrava incendiare l'orizzonte. E, cosa ancora più strana, i pochi massi che si levavano verso il cielo spezzando la monotonia del paesaggio non avevano ombra. La ragazza si guardò attorno cercando almeno un punto di riferimento in quella landa dall'aspetto irreale. Ma non trovò nulla che l'aiutasse a capire dov'era.
Si sentiva indifesa, spaventata. Tutto ciò che aveva appreso in quei mesi alla Torre sembrava svanito nel nulla, persino l'Unico Potere...
Leanor si accorse con orrore che non percepiva più la presenza di saidar, che anche provandoci con tutte le sue forze non riusciva a raggiungerlo. Sentì la bile salirle lungo la gola, avrebbe voluto vomitare ma non ci riusciva. Aveva la bocca impastata, secca e respirava a fatica.
D'un tratto si avvide che una figura si stava avvicinando a lei. Con sollievo fece per andarle incontro ma guardandola con più attenzione si rese conto che quello che le si stava avvicinando era l'uomo del suo sogno.
«Non è possibile...» la voce le mori in gola mentre Ba'alzamon rideva di lei.
«Tutto è possibile qui ragazza. Tutto. Poiché sono io che lo rendo tale... perché questo è il mio regno!»
Leanor scosse il capo indietreggiando di alcuni passi per allontanarsi quanto più possibile dal suo interlocutore.
Il Tenebroso e tutti i Reietti sono imprigionati a Shayol Ghul...
L'uomo le si avvicinò ancora. «Lo credi davvero? Sei più sciocca di quanto pensassi.» Per un attimo i suoi occhi parvero illuminarsi di una luce aranciata come se in essi covassero delle braci.
"Imprigionati dal Creatore..." Leanor indietreggiò ancora. Come poteva Ba'alzamon leggere i suoi pensieri?
«Io posso tutto... e presto, molto presto ritornerò nel mondo degli uomini. Ragazza! Io posso offrirti un potere che le streghe di Tar Valon non sanno nemmeno immaginare! Ora non sei nulla ma potresti divenire una delle Aes Sedai più potenti dall'Epoca Leggendaria se solo lo volessi. Ti ricoprirò di gloria se solo mi servirai.» Il Tenebroso le si avvicinò ancora, così vicino che poteva avvertire il calore infernale che irradiava dal suo corpo.
"... fino alla fine del Tempo..." Leanor scosse il capo rifiutandosi di ascoltare le sue parole.
«La fine del Tempo?» la voce di Ba'alzamon sembrava provenire da mille direzioni e comunque Leanor si girasse le stava sempre davanti. «Io metterò fine al Tempo! Con la mia venuta avrà inizio una nuova Era! Il mondo sarà fatto a mia immagine e voi tutti stupidi vermi mi servirete disperandovi... e tutto sarà ridotto in cenere.»
Quando il Pastore della Notte stese una mano e la toccò Leanor si mise a urlare.

***

«Sei proprio sicura di avermi detto tutto?»
Tarja si morsicò le labbra con forza. Avrebbe voluto mettersi a urlare. Era la decima volta che raccontava a Sheriam cosa era successo e come ogni volta aveva cercato di ricordare anche i particolari più insignificanti visto che l'Aes Sedai ci teneva così tanto. E come ogni volta alla fine si era sentita ripetere di nuovo la medesima domanda.
Annuì incapace di parlare. Di nascosto dalla Maestra delle Novizie strinse le mani a pugno fino a conficcarsi le unghie nella carne. Sheriam rimase in silenzio per un poco osservandola attentamente. Il silenzio si protrasse così a lungo che la giovane cominciò a sperare che si fosse dimenticata di lei. Speranza vana purtroppo.
La Maestra delle Novizie stese una mano passando le dita su una sottile bacchetta di salice che stava appoggiata sul tavolo.
«Tarja,» la voce della donna sembrò rompere il silenzio in mille frammenti sottili così come un sasso può rompere la superficie ghiacciata di un lago in inverno.
La ragazza sobbalzò colta di sorpresa, lo sguardo che Sheriam le rivolgeva in quel momento non mostrava quali sentimenti la Maestra delle Novizie stesse provando ma nessuno l'avrebbe definito amichevole.
La ragazza fece per spiegare ancora una volta quello che era accaduto ma l'Aes Sedai la prevenne alzando una mano in un gesto imperioso. Tarja rabbrividì. Sheriam adesso teneva in mano la sua bacchetta di salice.
«Non dovresti dare retta alle chiacchiere dei servi, a loro piace ingigantire le cose. Come Aes Sedai, se mai arriverai ad ottenere lo scialle, ti sarà richiesto di distinguere il vero dal falso. Capacità che potrebbe anche salvarti la vita.»
Sheriam strinse la bacchetta con più forza, «e non dovresti nemmeno il tempo di ascoltare le chiacchiere dei servi... se ne hai vuol dire che siamo troppo tenere con te. Perciò fino ad ordine contrario aumenterò il tuo carico di lavoro del doppio. Chissà che questo non ti insegni che a volte è molto meglio il silenzio.»
La giovane si rilassò contro lo schienale della sedia. Si era attesa ben peggio. Sheriam Sedai era famosa per le sue punizioni esemplari; non era cattiva e se una novizia aveva dei dubbi o dei problemi il suo studio era a disposizione ma era saggio, molto saggio non farla arrabbiare.
Tarja si sentiva rincuorata ma adesso le premeva sapere qualcosa di Leanor. La Maestra delle Novizie doveva aver capito che stava per farle una domanda perché mise da parte la bacchetta e si sistemò più comodamente sul suo scranno.
«Sheriam Sedai... quando potrò vedere Leanor?» la voce le morì in gola. Leanor era la sua migliore amica, l'unica con cui si sentisse realmente a suo agio. E la preoccupazione per le sue condizioni le era pesata addosso come un macigno per tutto il giorno.
«Ti manderò a chiamare,» tagliò corto la donna, «e adesso vai. I tuoi doveri ti attendono.» Tarja esitò guardandola delusa, sperava che almeno le dicesse qualcosa... Sheriam doveva sapere come stava Leanor.
«Vai bambina. Ti manderò a chiamare te lo prometto, ma non farmelo ripetere un'altra volta se non vuoi che aggiunga una buona dose di frustate alla tua punizione.»
Tarja si alzò e si inchinò con rispetto. Quando fu uscita dalla stanza si appoggiò per un istante contro il muro sospirando, le guance in fiamme per lo smacco appena subito.
Uno dei motivi per cui voleva ottenere lo scialle era proprio quello. Come Aes Sedai anche lei avrebbe potuto scrutare gli altri dall'alto in basso. Fino a farsi venire il torcicollo.

***

Il dolore pareva non avere fine. Leanor lo sentiva, sentiva le acute fitte del dolore ogni volta che respirava e sapeva che se avesse provato a muoversi non ci sarebbe riuscita. Ma come far smettere il dolore? Non poteva andare avanti così per molto. Le sembrava che qualcuno le avesse conficcato mille pugnali nel petto che ad ogni respiro andavano sempre più a fondo scavando solchi nella sua carne. Forse il segreto era non respirare...le venne da ridere. Avrebbe riso se avesse potuto. Se non respiri muori...era questo che le avevano sempre detto ma in fondo lei non ci aveva mai provato a non respirare.
I suoi pensieri furono interrotti da un'altra ondata di dolore, sentì un suono strano in lontananza una sorta di gemito. Non sapeva cosa fosse quel suono ma l'aveva già udito in passato. Così come aveva udito delle voci, ma non vi aveva mai prestato molta attenzione. Le erano parsi mormorii senza senso ed era troppo concentrata sul suo dolore per pensare ad altro.
Ma questa volta qualcosa era diverso, questa volta tra quei rumori confusi le era parso di sentire pronunciare il suo nome.
"Leanor..."
Di nuovo udì quel richiamo lontano solo una flebile voce tra mille altre voci. Con ostinazione cercò di protendersi verso di esso, di raggiungerlo di capire cosa fosse.
"Leanor..."
Prima ancora che avesse finito di pensare soltanto di poterlo fare una nuova vampata di dolore la attraversò. Il dolore si ergeva come una fortezza attorno a lei. Ma una fortezza era fatta per difendere, il dolore invece la teneva prigioniera. La giovane si sentì invadere dalla rabbia, lei non si sarebbe lasciata imprigionare, così pensava. Come un'entità viva il dolore si strinse attorno a lei soffocandola, rendendo inutili i suoi tentativi di liberarsi. Leanor si sentiva debole, e più si indeboliva più il dolore cresceva. Stranamente sapeva avrebbe continuato a crescere fino a riempirla e che quando avesse finito di scavarle dentro sarebbe rimasta solo la sofferenza.
"Leanor..."
Si costrinse ad analizzare il dolore. Che cos'era in fondo se non una semplice sensazione. Un uomo poteva rifiutarsi di sentire il freddo, la fame, la sete. E se anche nel suo caso fosse stato lo stesso? Leanor era sicura di essere vicina alla soluzione. Come se l'avesse intuito la sofferenza crebbe ancora stringendola tra le sue fauci. Leanor però si rifiutò di sentire il dolore.
E si risvegliò.
Ci mise un poco a capire dove si trovava. Non ricordava che la sua stanza avesse una finestra e anche il materasso era troppo soffice perché si trovasse sul duro giaciglio assegnato alle novizie. Provò a voltare la testa da un lato per scorgere altri particolari tentando nel contempo di capire se stava ancora sognando o meno; aveva una gran paura di ritrovarsi ancora faccia a faccia con Ba'alzamon. Appena tentò di girarsi si irrigidì sentendo che tutti i suoi muscoli dolevano in segno di protesta. No, non tutti in realtà. Il suo braccio sinistro dove il Tenebroso l'aveva toccata... le sembrava di non avere più un braccio. Tentò di flettere le dita ma senza successo. Presa dal panico gemette disperata. Era un sogno? Non era ancora riuscita a svegliarsi? Avrebbe desiderato che qualcuno glielo dicesse, almeno si sarebbe messa l'anima in pace.
Passi affrettati risuonarono sul pavimento. Le sue preghiere erano state esaudite. Ma per il bene o per il male si chiese ancora? Certo era che se a comparire fosse stato un uomo dagli occhi di brace avrebbe lottato con tutte le sue forze... lottare? Difficile a farsi nelle sue condizioni. Ad entrare nel suo campo visivo non fu, fortunatamente, il Tenebroso ma una donna dai capelli scuri di cui Leanor non ricordava il nome, un'Aes Sedai comunque... dell'Ajah Gialla le pareva di ricordare ma non ne era sicura.
La donna le toccò la fronte lievemente.
«La febbre è scesa, grazie alla Luce! Abbiamo temuto di perderti, bambina.»
Leanor cercò di parlare, voleva chiederle quanto tempo era passato e che cosa le era successo. Perché, nonostante il suo incubo fosse impresso a marchi di fuoco nella sua mente, lei non lo sapeva.
La donna le pose due dita sulle labbra. «Non è il caso che tu ti sforzi, non dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto. Riposa ancora, potrai fare in seguito le tue domande. Se dovessi avere una ricaduta non oso nemmeno immaginare la reazione di Alexandra Sedai.»
Leanor voleva protestare ma l'Aes Sedai la precedette ancora. «Dimenticavo. Il mio nome è Leonette. E adesso dormi.»







StrangeLandsChronicles © 2004
© Shadar