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Titolo: Sunburst, capitolo 2
Autore: Shadar
Serie: Robert Jordan's The wheel of Time
Status: in lavorazione
Archivio: SLC
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The white flame

Shadar

"The Wheel of Time turns and Ages come and go. What was, what will be and what is may yet fall under the Shadow."


capitolo 2

Sunburst

«Il Lord Comandante non può riceverti adesso.»
Non fu tanto il tono perentorio della guardia ad irritare Lothar, quanto l'espressione di disgusto che si era fatta largo tra i lineamenti ordinari della sua faccia. Sembrava quasi che avesse trovato un topo morto nella minestra.
Lothar si prese tutto il tempo che gli serviva per valutare attentamente l'uomo che gli stava di fronte. Era giovane, molto giovane, ma forse era lui che in quei giorni densi di oscurità si sentiva così vecchio. E stanco.
Dal modo in cui le armi dell'armigero luccicavano ad ogni suo movimento, catturando la luce incerta delle torce, si sarebbe detto che erano appena uscite dalla fucina dell'armaiolo.
"Armi temprate nel fuoco e nell'acqua. Ma non hanno mai assaggiato il sangue né la carne della progenie dell'ombra." Lothar trattenne a stento una smorfia. Ricordava bene le sue armi anche se in quel momento non le indossava: il lungo spadone a due mani che aveva perso troppe volte l'affilatura, il cuoio dell'impugnatura macchiato di sangue e sudore, lo scudo ammaccato da mille combattimenti che sembrava dovesse sfasciarsi da un momenti all'altro. L'uomo che gli stava di fronte invece era così nuovo da essere ancora abbagliato dal fulgore del suo usbergo.
Quel giorno Lothar non aveva pazienza. Gli dispiaceva per quel povero ragazzo che gli stava davanti. Probabilmente avrebbe passato un mucchio di guai per colpa sua. Ma lui non poteva aspettare.
«Ho informazioni molto importanti per il Lord Comandante,» riprese tenendo gli occhi bassi, quasi remissivo.
La guardia sbuffò esasperata. «Te l'ho già detto e te lo ripeto: io ci piscio sui tuoi buoni motivi! E inoltre, il Lord Comandante non riceve ogni pezzente che bussa alla sua porta.»
Lothar si costrinse a mantenere un'espressione innocente anche se gli sarebbe piaciuto molto ricacciargli le parole in gola fino a soffocarlo. «Il Lord Comandante mi aspetta. Ho un appuntamento.»
«Un... un cosa? Ma questo è impossibile!» il soldato si agitò nervosamente guardandolo sospettoso.
«Tu dici?» Lothar dovette lottare con se stesso per non scoppiare a ridere. «L'ufficiale con cui ho parlato non sarebbe d'accordo»
Osservò con soddisfazione la reazione del Figlio della Luce, lo vide passare dal dubbio, alla confusione, al completo smarrimento.
«Che ufficiale?» la voce del soldato, quanto mai incerta, rivelava che in realtà era soltanto un ragazzo inesperto.
Lothar ci pensò un attimo. «Doran Ney,» rispose infine.
Il soldato parve riacquistare un po' della dignità perduta. «Mai sentito.» Lothar notò di sfuggita che aveva portato la mano verso l'impugnatura della spada.
Decise che era venuto il momento di dare il colpo di grazia a quel disgraziato che aveva avuto la malasorte di incontrarlo. «Ma come? Non conosci nemmeno i tuoi ufficiali?»
Aveva visto giusto. Quel ragazzo era troppo orgoglioso e sicuro di sé per non vedere in lui altro che un qualsiasi vagabondo. E Lothar aveva osato mettere in dubbio la sua parola.
Il Figlio della Luce serrò la mano sull'elsa della spada. «Sono sicuro che mi nascondi qualcosa. Adesso andrò a cercare questo presunto ufficiale... e tu aspetterai qui. Vedremo cosa dirai agli Inquisitori quando tornerò con la verità in pugno.»
Ciò detto si avviò impettito lungo il corridoi mentre Lothar si inchinava rispettosamente al suo passaggio.
Manco a dirlo appena il Mantello Bianco non fu più in vista entrò nell'ufficio di Pedron Nial, comandante della Fortezza dei Figli della Luce in Amadicia.

***

Non fu minimamente sorpreso quando vide aprirsi la porta dello studio. Pedron Nial non era uomo che si stupiva facilmente. In compenso amava molto sorprendere gli altri.
Il nuovo venuto pose un ginocchio a terra rimanendo in quella posizione ed attendendo che il Lord Comandante lo degnasse della sua attenzione.
Nial studiò per un'ultima volta il rapporto che stava sul suo tavolo da lavoro in mezzo ad altri mucchi di fogli, mappe e lettere di ogni sorta. A Pedron Nial piaceva sempre sapere quello che accadeva nelle altre nazioni, specie ora che la sua età avanzata non gli permetteva più di viaggiare. Molti vedendolo penserebbero forse che è un uomo vecchio e stanco, inadatto a comandare una delle maggiori potenze militari di tutte le nazioni. Ma nessun uomo raggiunge la carica più elevata nei Figli della Luce se non ha sulle spalle l'esperienza di molti anni di guerra contro l'ombra. Forse Nial era un uomo stanco. Ma nessuno dei suoi sottoposti l'avrebbe giudicato inadatto.
Alla fine decise che il suo inatteso ospite aveva atteso abbastanza e con un secco cenno del capo gli fece segno di alzarsi e di avvicinarsi a lui. Con l'età la sua vista si era indebolita e faticava a fissare troppo a lungo le cose lontane.
«Lothar Martell... non mi aspettavo certo di rivederti tanto presto,» la voce del Lord Comandante era calda quanto può essere caldo un pezzo di ghiaccio. Lothar alzò lo sguardo.
«Sembra che tu non sia contento di vedermi, Mio Signore.»
Nial rise, una risata sferzante e tutt'altro che divertita.
«E quando mai lo sono stato, Lothar? Ogni volta che mi fai rapporto sono sempre cattive notizie. Com'è che ti chiamano i miei uomini? Ah sì... Raven, corvo, un animale che porta sfortuna anche solo vedere.»
«Un servo del Tenebroso,» concordò Lothar, «ma io, Mio Signore, sono fedele alla Luce come sempre. O forse dubiti di me?»
Il lord comandante scosse il capo. «Non intendevo questo e tu lo sai. Ma dimmi Lothar... a che Luce sei fedele?»
La spia sorrise. Era una domanda che Nial sempre gli poneva e a cui lui dava sempre la medesima risposta: «Alla luce che irradia dalla tua grandezza, Mio Lord.»
Nial rise e gli fece cenno di prendere una sedia. «Sarà meglio che ci mettiamo comodi. Ho la sensazione che avremo molto di cui parlare. E dalla tua espressione non credo che ne verrà fuori qualcosa di buono.»
Lothar sedette e riprese a parlare. «È vero, Mio Signore, ho molte novità per te. A cominciare dalle guerre su al nord.»
«Sono davvero così cruente come ho sentito dire? E il Falso Drago... sa davvero incanalare il potere?» nel porre le sue domande il Lord Comandante si era sporto in avanti quasi avesse paura che qualche particolare potesse sfuggirgli.
Lothar scrollò le spalle. «Metà di ciò che hai udito sono probabilmente esagerazioni. Il Falso Drago c'è, è vero, ma è solo un poveraccio e in quanto a sapere usare l'Unico Potere... bene, le streghe di Tar Valon non sembrano avergli dato importanza. Credi che sarebbero tanto tranquille se egli rappresentasse un pericolo? E nemmeno il suo esercito è forte come si dice, più una banda di disperati che altro. Così almeno li chiamo io.»
Nial ghignò divertito. «Bene, forse il tuo soprannome è immeritato... ma spero che questa non fosse l'unica cosa che dovevi riferire...»
«No... se così fosse stato ti avrei mandato un messaggio... ci sono cose ben più importanti, cose che riguardano i tuoi piani ,Mio Signore.»
Nello sguardo di Nial era comparsa una scintilla di quella che poteva definirsi eccitazione febbrile. Il suo piano... il piano che aveva progettato per passare alla storia... perché il suo nome fosse pronunciato con la stessa reverenza di quello del fondatore del loro ordine. Non sarebbe stato più giudicato inadatto da alcuni dei suoi ufficiali... anche se aveva il titolo di Lord Comandante non era infatti un nobile e molti dei suoi sottoposti, quelli che discendevano da antiche famiglie, non perdevano occasione per rammentargli che era figlio di un pecoraio. Ma la gloria che aveva intenzione di portare ai Figli della Luce avrebbe fatto loro dimenticare le sue umili origini.
Gli occhi del lord comandante incontrarono quelli della spia solo per un istante, ma la folle ambizione che Lothar scorse in quello sguardo lo fece rabbrividire.
«Vai avanti,» nonostante tutto la voce di Nial rimaneva fredda come era sempre stata, «sono curioso di sapere che cosa ti ha spinto a venire fin qui senza essere convocato...»

***

Le notizie che Lothar gli aveva portato non gli erano piaciute per nulla. Se veramente uno dei Sigilli di Cuendillar era stato ritrovato...
Quelle che la spia gli aveva raccontato erano solo chiacchiere di mercato, non si sapeva né come né quando era comparso il Sigillo, l'unica cosa certa era che un Myrdraal era stato visto a Tear, ma chi lo aveva visto era degno di fiducia?
Lothar aveva garantito di sì, ma Nial non si fidava di lui. Non poteva fidarsi di lui.
Forse aveva sbagliato a farlo imprigionare ma la spia era persino troppo perspicace per i suoi gusti e, prima o poi, avrebbe capito quali erano le sue intenzioni. E lui non poteva rischiare che i suoi piani fossero scoperti dai suoi nemici. Dai nemici dei Figli della Luce.
Quello di cui aveva bisogno era tempo. Tempo per organizzarsi e per raccogliere più informazioni. C'erano troppe domande a cui non sapeva dare una risposta e la posta in gioco era troppo alta.
Perché le Aes Sedai non si erano ancora mosse? Sapevano del ritrovamento del Sigillo? Oppure possedevano informazioni riguardanti l'ubicazione dei Cuendillar?
Lui non possedeva i mezzi per sapere cosa succedeva tra le mura della Torre Bianca e non poteva rischiare che i suoi agenti che lavoravano a Tar Valon venissero scoperti e catturati... da soli non sapevano molto ma messi insieme...
Come se non bastasse nel Gheadan infuriava la guerra.
Pedron Nial digrignò i denti. Il fato sembrava prendersi gioco di lui.
"Ma non per molto ancora," pensò cupamente. "Non per molto."







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