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Titolo: Gli Dei di Darkover, capitolo 3
Autore: Simona Degli Esposti
Serie: Marion Zimmer Bradely's Darkover
Status: in lavorazione
Archivio: SLC
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Gli Dei di Darkover

Simona Degli Esposti



capitolo 3

Verso Armida

Grisella si svegliò poco prima del sorgere del sole. Il suo organismo, ormai abituato a levatacce di qualsiasi tipo, la costringeva abitualmente a rispettare quell'orario. Sentiva però di non aver riposato bene, come se qualcosa l'avesse disturbata durante il sonno.
Guardandosi intorno, aguzzando la vista nella cupa luce dei primi raggi solari, notò che Taksya stava ancora dormendo, rigirandosi nel letto come in preda ad un incubo. Probabilmente, pensò Grisella, erano stati proprio i lamenti della compagna ad aver influito negativamente sul suo sonno.
In quel momento la Rinunciataria si sentiva stanca e per niente desiderosa di mettersi in cammino, chissà perché ma l'idea di scortare la Custode non le sorrideva più come il pomeriggio prima.
Certa che anche Taksya si sarebbe svegliata di lì a poco, Grisella cominciò a radunare i vari bagagli, incurante del rumore che stava facendo. Al suono delle loro armi che cozzavano pesantemente contro il pavimento, Taksya si svegliò di soprassalto. Le ci volle qualche secondo per realizzare dove si trovasse e poter così tirare un sospiro di sollievo.
Stava sognando di trovarsi ancora a Shainsa, nelle mani dell'uomo che aveva rapito sua madre, ma non durante la sua infanzia. Taksya aveva sognato se stessa così come era in quel momento, di essere stata portata nella capitale delle Terre Aride con la forza, da due figuri paludati in lunghe palandrane e incappucciati e di essere stata costretta ad indossare le catene. Il tutto con la voce di sua madre in sottofondo che continuava a ripeterle che tutto sarebbe andato bene, che qualcuno sarebbe venuto presto ad aiutarla, proprio come avevano fatto con lei. Poi, grazie al cielo, Grisella l'aveva svegliata con la delicatezza che la contraddistingueva e l'incubo era svanito.
Cercando di scuotersi di dosso gli ultimi frammenti del sogno, Taksya si stiracchiò, allontanando le pesanti coperte con un calcio.
«Hai intenzione di continuare?» si informò Grisella, vedendo che l'amica si era prontamente ricoperta, dopo aver sentito quanto fredda fosse l'aria quella mattina.
«Uhm... no... penso...» commentò Taksya, girandosi su un fianco e tirandosi la coperta fin sopra la testa. Ma chi glielo faceva fare di alzarsi così presto, si chiese cercando di mettere un piede fuori dal letto. "Già," si rispose con tono depresso, "Ellemir, Custode di Tramontana, e i suoi dannati inseguitori."
In poco anche lei fu vestita e pronta a partire.
Per dovere di educazione, prima di abbandonare per sempre, almeno questa era la loro intenzione, la Casa di Darriel, si recarono a fare visita a Madre Nives. Il rispetto delle tradizioni imponeva la necessità di porgere i loro ringraziamenti per l'ospitalità ricevuta direttamente alla Madre della Casa, ma la Rinunciataria a guardia della sua stanza le avvisò che la donna stava ancora dormendo.
Con voce petulante, che ricordò loro quella di Madre Nives, disse loro che non dovevano sentirsi obbligate a salutarla e ringraziarla dell'ospitalità di persona. Avrebbe provveduto lei ad informarla della loro visita. La notizia strappò a Taksya e Grisella un'occhiata divertita, ma entrambe si premurarono di ringraziare la loro sorella della disponibilità e si allontanarono rapidamente, ridacchiando tra loro.
Dopo circa un'ora dal loro risveglio, e dopo una breve sosta in cucina, dove si prepararono una rapida ma sostanziosa colazione, erano già in cammino per raggiungere la Torre di Tramontana e prendere in consegna la loro preziosa cliente.

***

Il viaggio fu breve e silenzioso, prova generale di come si sarebbe svolto quello che le avrebbe portate, come ultima meta, a Caer Donn. Subito dopo aver abbandonato la calda ospitalità della Casa della Lega di Darriel, sia Taksya che Grisella avevano sentito crescere una insopportabile tensione tra di loro, ma nessuna delle due sapeva o voleva fare nulla per impedire il progredire della cosa.
Taksya era convinta che la causa del silenzio della compagna fosse la disponibilità che lei aveva mostrato nei confronti della Custode. Sentiva, ma non riusciva a vederne il motivo, che Grisella era come gelosa dell'affiatamento che si era creato tra lei e la loro cliente. In pochi minuti si erano accordate su tutto mentre, solitamente, era sempre Grisella a fare da mediatrice in qualsiasi affare.
Non era giusto, pensava Taksya, per una volta che era riuscita a comportarsi civilmente e a non far fuggire il probabile cliente, come era spesso successo nei primi tempi della loro collaborazione. Inoltre aveva ben altro a cui pensare, che continuare a preoccuparsi di stupide gelosie di quel genere.
Dal canto suo, Grisella non si sarebbe sentita offesa nello scoprire i pensieri della compagna: erano l'esatta descrizione di come si sentiva. Si sarebbe soltanto stupita nello scoprire come Taksya fosse potuta giungere così vicina alla realtà. Ma, quello che veramente le dava fastidio, era l'attenzione che la Custode mostrava nei confronti dell'amica.
Forse la donna non si era resa conto del suo atteggiamento, tutto in lei dava l'impressione di un freddo autocontrollo, imparato dopo lunghi anni di addestramento, e solo un acuto osservatore avrebbe potuto notare la peculiarità delle sue azioni. Forse era solo interessata al particolare modo di presentarsi di Taksya, ma la cosa non le era piaciuta.
Grisella non aveva mai conosciuto Custodi prima di allora, non poteva quindi sapere se il comportamento della loro Custode fosse comune all'intera categoria. Ma l'impressione che aveva ricevuto dal loro primo incontro non le era piaciuto. Era come se, dopo ogni frase che Taksya aveva pronunciato, la Custode avesse dedicato qualche istante analizzando freddamente le reazioni che l'Amazzone aveva avuto alle sue parole, mentre non era sembrata affatto interessata a studiare lei.
Sicuramente Taksya avrebbe pensato che tutto fosse dovuto ad un'insana forma di gelosia e, per Grisella, quello non era il momento adatto per spiegare a Taksya alcune delle cose che la loro lunga collaborazione aveva risvegliato nel suo animo.
Così, continuando a rimuginare sui motivi, reali o presunti, che avevano creato quella barriera tra di loro, Taksya e Grisella giunsero all'ombra della Torre di Tramontana, nessuna delle due disposta a fare il primo passo, prima che la situazione precipitasse in maniera irreparabile.

***

L'alta costruzione era silenziosa e al suo interno sembravano muoversi solo i servitori inumani. Nessuna delle due Amazzoni aveva la benché minima intenzione di entrarvi quindi, sia Taksya che Grisella, rimasero fuori dall'entrata principale, in attesa dell'arrivo della Custode.
A Grisella avevano raccontato che solo i comyn dotati di laran potevano varcare la soglia di una Torre e lei, come in molti si erano premurati di ricordarle per tutta la sua vita, non era l'una né possedeva l'altro.
Taksya si sentiva semplicemente a disagio. Un ronzio insistente aveva preso a risuonare all'interno della sua testa dal momento in cui erano entrate nell'ombra dell'alta Torre.
Non era la prima volta che le capitava, ricordava un fatto simile durante una delle sue visite all'interno della casa di una comynara loro cliente. Più tardi le avevano detto che nella stanza era stato collocato uno smorzatore telepatico ma che era praticamente impossibile che lei ne avesse avvertito la presenza.
Qualcuno le aveva anche consigliato di andarci piano con il sidro, la prossima volta che doveva presentarsi al cospetto di una persona così importante. Non riusciva però a ricordare cosa fosse accaduto a chi le aveva gentilmente regalato quel consiglio, anche se poteva benissimo immaginarlo.
Scese da cavallo, cercando di distrarsi controllando i cervine e il loro carico. Grisella la osservò quasi annoiata, ecco l'ennesima prova dei guai in cui si stavano cacciando. Stava per dire qualcosa quando, silenziosamente, Ellemir uscì dalla Torre, dirigendosi rapidamente verso di loro.
Taksya raggiunse la Custode, prendendo in consegna la piccola sacca che essa teneva tra le braccia, caricandola sul dorso di uno degli animali da soma.
«Vedo che avete ascoltato il nostro consiglio alla lettera, vai leronis
La donna non rispose all'acido commento della sua guardia del corpo, rivolgendosi invece direttamente alla guida. «Ho il sospetto che sappiano dove siamo diretti,» disse semplicemente, «spero che abbiate scelto qualche percorso alternativo, nel caso fossimo costrette a cambiare strada rapidamente.»
«Viaggeremo sulle strade più trafficate, fino a quando saremo ufficialmente dirette ad Armida,» rispose al suo posto Grisella, il cui comportamento stava diventando insopportabile anche agli occhi dell'altra Amazzone.
«Piantala,» sospirò Taksya, irritata dall'atteggiamento della compagna quasi quanto dal ronzio che le si era installato nel cervello. «Mi sembra stupido continuare a punzecchiarci, visto che dovremo viaggiare insieme attraverso gli Hellers. Allontaniamoci da qui poi, se avrai ancora qualcosa da dire, ne parleremo.»
Il tono di Taksya non ammetteva repliche. Con decisione rimontò a cavallo e afferrò saldamente le briglie, imboccando il sentiero che le avrebbe portate di nuovo a Darriel. Da lì avrebbero potuto proseguire per Armida, utilizzando la via principale fino ad un certo rifugio utilizzato spesso dalle Libere Amazzoni in viaggio da quelle parti. Lì nessuno le avrebbe disturbate e lei avrebbe potuto dare una sistemata all'aspetto della loro preziosa cliente.
Grisella rispose all'invito della compagna, seguendola immediatamente, ben decisa a chiarire la situazione prima di arrivare a Darriel. Taksya le aveva brevemente accennato le tappe previste per quel giorno, ma l'Amazzone non aveva intenzione di attendere fino a quando non fossero giunte al rifugio.
Se c'era da discutere era bene farlo prima di lasciare la zona di Tramontana. A dispetto della proverbiale lealtà delle Amazzoni, cominciava a sperare che la Custode, vedendo il clima glaciale che regnava tra di loro, decidesse di rinunciare al viaggio o di scegliere una nuova compagnia.
Ellemir, lasciata indietro dalle altre due, montò a cavallo sospirando. Le dispiaceva che le due Amazzoni fossero ai ferri corti per causa sua, cosa sarebbe stata evidente anche agli occhi di un atelepate. Aveva capito di non essere riuscita ad entrare nelle simpatie di Grisella, situazione abbastanza preoccupante, visto che era lei che avrebbe dovuto provvedere alla sua difesa. Non riusciva però a capire perché la donna le fosse contro.
Con sorpresa anche maggiore, Ellemir aveva notato come Taksya fosse stata influenzata dalla vicinanza della Torre.
Tramontana possedeva un sistema di esclusione per gli atelepati come Arilinn, il famoso Velo che permetteva l'ingresso alla Torre esclusivamente ai comyn. Anche la sua Torre era dotata di una sorta di protezione, non potente come quella della prima Torre di Darkover, ma altrettanto inattraversabile dagli atelepati.
Taksya era sembrata disturbata dalla presenza di questo sistema protettivo e, fino a quando non fu a distanza di sicurezza dalla Torre, tenne serrata la propria mente, come nel tentativo di difendersi dalla vibrazione emessa dal meccanismo. Più o meno le stesse reazioni che avrebbe avuto un telepate non addestrato di fronte al potere di una matrice.
Ellemir era certa che l'Amazzone avrebbe trascorso il resto della giornata in compagnia di un terribile mal di testa. Ma non poteva né voleva fare nulla per aiutarla, a meno che non fosse lei a chiederglielo direttamente.
Nel frattempo, Grisella si era portata al fianco di Taksya. Non si era preoccupata di controllare come la terza donna del gruppo se la stesse cavando, se si fosse trovata in difficoltà le avrebbe chiamate.
«Hai intenzione di restare zitta per il resto del viaggio?» chiese a Taksya.
La guida scosse la testa, girandosi lievemente per controllare il resto della carovana. «Non ti sei neppure preoccupata di informarti se sa andare a cavallo,» commentò freddamente. «Non pensavo che ti stesse antipatica fino a questo punto.»
«Non mi piace come si comporta,» fu la giustificazione di Grisella. «Controlla qualsiasi cosa tu faccia come un cane da guardia.»
«Hanno tentato di ammazzarla già una mezza dozzina di volte.»
«Come lo sai?»
«Ho fatto spese ieri.»
Grisella si mise a ridere. Le chiacchiere di mercato erano da sempre la migliore fonte d'informazione. Per quanto potessero essere gonfiate, erano sempre più veritiere delle notizie distribuite dalle fonti ufficiali.
La tensione tra le due Rinunciatarie si era incrinata. Ellemir approfittò della cosa per avvicinarsi a loro, restando però sempre a distanza di sicurezza. Dovevano ancora chiarire delle cose, ed era sempre lei il problema principale.
Grisella si era accorta della manovra della Custode, ma fu contenta di vedere che la donna aveva preferito mantenersi comunque ad una certa distanza da loro. Il fatto di avere il laran le permetteva almeno di capire quando non era desiderata.
Il gruppo cavalcò in silenzio per qualche chilometro. Stavano attraversando un zona pressoché disabitata ed era bene tenere aperti occhi ed orecchi. Era impossibile che qualcuno decidesse di attaccarle lì, così vicine alla Torre, ma non si poteva mai dire.
Poco prima di arrivare a Darriel, Grisella riprese il discorso interrotto. «Per essere una che ha rischiato la vita così tante volte,» iniziò quasi casualmente, «non mi sembra molto agitata.»
«È sempre una Custode,» rispose Taksya, come se la cosa dovesse spiegare tutto.
«Grazie,» fu il commento. «Ma chiunque sarebbe in preda al panico.»
Taksya sorrise, non riusciva a capire se la compagna fosse veramente così poco informata sull'argomento o se il suo non fosse altro che un modo per indurla a parlare.
«Vengono addestrate a non esternare le proprie emozioni,» spiegò. «Se non fossero in grado di mantenere un atteggiamento freddo e controllato, nessuno in un Cerchio di matrici si sentirebbe a proprio agio.»
Grisella fissò Taksya perplessa. «Come fai a sapere tutte queste cose?»
«Mia madre non mi parlava d'altro.»
«Non è morta quando eri ancora piccola?» Grisella cominciava a vedere la sua vecchia compagna di avventure quasi come un'estranea.
«Sì. Ma ebbe tutto il tempo di istruirmi sulle tradizioni dei comyn e sulle loro Torri. Da giovane era stata in una di esse e voleva che io sapessi tutto il possibile a riguardo.»
Grisella aveva saputo della terribile infanzia di Taksya durante gli incontri che seguivano il Giuramento di ogni Amazzone. Le nuove Rinunciatarie venivano messe a confronto con il loro passato e le loro paure. Solo così potevano trovare la forza di accettarle e dimenticarle, per riuscire poi a vivere pienamente la loro nuova dimensione di donne.
Era stata dura per la giovane Taksya ricordare la madre e gli anni vissuti nelle Terre Aride. Non era il pensiero della vita passata in schiavitù o degli anni trascorsi sotto mentite spoglie, come membro attivo ed efficiente di una organizzata banda di ladri che l'aveva disturbata. La cosa con cui non riusciva a venire a patti era la morte improvvisa della madre, avvenuta quando lei aveva solo undici anni. Taksya l'aveva da sempre accusata di averla abbandonata e, nonostante i lunghi incontri di gruppo l'avessero aiutata a rivivere tranquillamente i suoi ricordi, nessuno era mai riuscito a farle cambiare idea in proposito.
Ora non odiava più la sua figura, ma provava ancora un profondo rancore. Lei sapeva che, se avesse veramente voluto, non l'avrebbe abbandonata nelle mani di quei bastardi.
Dal suo posto in retrovia, Ellemir riusciva perfettamente a seguire lo scambio di battute tra le due Amazzoni. La bionda guida stava inconsapevolmente trasmettendo un misto di emozioni e di immagini, rivivendo mentalmente gli episodi più tragici della sua infanzia. C'era qualcosa di familiare in quello che stava sentendo ma non riusciva a focalizzare cosa esattamente le parole di Taksya stessero tentando di riportarle alla mente.
Cercando di afferrare quella sensazione, Ellemir alzò la propria barriera mentale, isolandosi dal resto della trasmissione di pensieri dell'Amazzone. Non era stata invitata nella conversazione e anche ascoltare di nascosto le sembrava una violazione del suo giuramento da telepate.
«Mi sembra un comportamento normale, per una Custode,» concluse alla fine Taksya, riemergendo dai ricordi.
«Mi sembra troppo...» Grisella non ridurre al cosa ad una banale scenata di gelosia. Sentiva che la situazione era più seria di come poteva sembrare.
«Lo so,» rispose a sorpresa Taksya. «Sembra che controlli ogni cosa che faccio. Proprio come faceva mia madre, per vedere se avevo il laran come lei.»
Grisella rimase in silenzio. "Allora non è stata solo una mia impressione," pensò quasi soddisfatta, ma irritata dalla noncuranza con cui Taksya aveva esposto la cosa.
«Pensavo che tu fossi gelosa,» continuò la guida. «Di solito sei tu a concludere i contratti.»
"Avevo ragione, gelosa!? Non pensa neppure che io potessi essere preoccupata per lei," Grisella si sentiva sfuggire di mano il senso della situazione, "ma come può non ritenere importante quello che le sta facendo?"
«Non mi sta facendo nulla,» disse Taksya distrattamente, rispondendo alla domanda non pronunciata dell'amica. «Dicevi?» aggiunse poi, come non ricordando il commento precedente.
«Niente. Cerchiamo di arrivare a Darriel in fretta, questo posto non mi piace per niente.»
Spronò il cavallo e si portò in testa alla carovana, lasciando Taksya a chiedersi cosa avesse detto di così inopportuno da far arrabbiare di nuovo Grisella.
Ellemir approfittò prontamente della situazione, portandosi al fianco della guida. «Ho una piccola richiesta da farvi,» disse timidamente.
«Su serva, vai leronis,» rispose Taksya.
«Non c'è bisogno di esagerare,» commentò Ellemir, cercando di alleggerire un po' la tensione. «La sola cosa di cui ho bisogno è che riusciate a portarmi, entro domani notte al massimo, nei pressi dei Kilghard. Devo incontrare una persona, ed è necessario che lo faccia finché avrò ancora il mio aspetto.»
Taksya annuì silenziosamente, impegnata a calcolare il tempo che avrebbero impiegato per compiere la strada richiesta dalla Custode. Il piano prevedeva che avrebbero proseguito lungo la strada per Armida fino a raggiungere il Passo che portava al Dominio dei Ridenow. Poi, dopo aver provveduto al travestimento della loro cliente, avrebbero risalito le montagne fino ad entrare nel cuore del famigerato regno degli Aldaran.
«Secondo i miei calcoli dovremmo raggiungere il confine, al più tardi, nella mattinata di dopodomani,» disse alla fine Taksya. «Tutto dipende da dove avete programmato questo incontro.»
Ellemir sospirò, aveva temuto che la donna le avrebbe negato la possibilità di incontrarsi con Fiona. Adesso più che mai, vedendosi preclusa ogni possibilità di contatto tramite il sopramondo, sentiva la necessità di incontrarla di persona un'ultima volta prima del suo esilio dalle Torri.
«A dire il vero, non è proprio nei Kilghard. Si trova molto prima di raggiungere le colline,» tentò di spiegare Ellemir.
«È un luogo assai poco frequentato.»
«Forse,» suggerì Taksya, «se mi spiegate che posto è esattamente potremo scoprire di conoscerlo entrambe.»
Ellemir non riuscì a trattenere un ennesimo sospiro. «Avete mai sentito parlare della Torre Verde?»
Taksya tirò con forza le redini, bloccando il suo cavallo. «Starete scherzando, vero?» chiese, ricevendo come unica risposta una muta negazione da parte della Custode.
La sosta delle due donne fu notata da Grisella solo dopo un centinaio di metri. Incuriosita, tornò sui suoi passi, trovando Ellemir immersa in una fantastica spiegazione.
«Sono solo leggende popolari,» stava dicendo la donna, «in realtà non c'è assolutamente nulla di cui doversi preoccupare. Sono solo quattro sassi che stanno in piedi solo per miracolo.»
Grisella si avvicinò alla compagna. «Qual è il problema?» chiese.
«Sembra che abbiamo un appuntamento alla Torre Verde,» rispose Taksya.
«Come sarebbe a dire,» Grisella si bloccò di colpo.
«Suppongo che sia opera vostra, vai leronis!» esclamò assai poco gentilmente. «Noi ci preoccupiamo di trovarvi le strade meno pericolose, per portarvi in salvo dai vostri persecutori, e voi organizzate un incontro in un luogo del genere.» Si voltò verso la compagna, trattenendosi a stento dal gridare. «Non ho la minima intenzione di rischiare le nostre vite in maniera così stupida!»
Taksya non rispose, ma spronò il cavallo e riprese la marcia. «Ne parleremo quando avremo raggiunto il rifugio.»
«Non avrei intenzione di continuare?» Grisella era quasi furiosa.
«Abbiamo preso un impegno, non dimenticartelo,» la redarguì Taksya. «Se sarà necessario, proseguiremo da sole.»
Ellemir non attese oltre, rimettendo in cammino anche la propria cavalcatura. Non voleva restare accanto alla sua guardia del corpo, non era tanto sicura che la donna avrebbe gradito la sua vicinanza. Grisella le guardò allontanarsi, decisa a non muoversi. Solo quando si rese conto che Taksya l'avrebbe lasciata lì sul serio, si decise a spronare il cavallo per raggiungerle.

***

Come previsto, le tre donne raggiunsero il primo rifugio poco dopo il tramonto. Il viaggio era stato uno dei più allucinanti mai fatti da entrambe le Amazzoni e una notte di riposo tranquillo era la sola cosa che desideravano.
La costruzione in cui si erano sistemate era situata accanto ad una fattoria gestita da una energica matrona. La donna era una simpatizzante dell'Ordine delle Rinunciatarie e, morto il marito, aveva provveduto a trasformare il ritrovo da lui costruito per i suoi amici ubriaconi in un'ospitale rifugio per le sue amiche Amazzoni.
Fortunatamente, quella sera erano le sole ospiti presenti. La padrona di casa mise a loro disposizione coperte, cibo e legna per il fuoco. Non interrogò le donne per sapere del loro viaggio, ben sapendo che non avrebbe ottenuto risposte soddisfacenti, e le lasciò ben presto alle loro faccende.
Solo dopo il pasto frugale, approfittando di una momentanea uscita di scena della loro cliente, Grisella tornò all'attacco, ben decisa a far cambiare idea alla compagna riguardo il nuovo itinerario da intraprendere.
«Ti renderai conto dell'assurdità della sua richiesta,» esordì con tono sprezzante. «Prima si lamenta dei rischi corsi all'interno della Torre, poi pretende che la si porti attraverso montagne pullulanti di briganti per incontrare chissà chi. Trovo la cosa una follia.»
Taksya scosse la testa, tristemente. «Credo che si renda conto del rischio, per questo hanno deciso di incontrarsi alle rovine della Torre Verde.»
«Incontrarsi, lei e chi?»
«Prova a chiederglielo tu stessa,» sbottò Taksya, irritata. «Non mi fa partecipe di tutti i suoi pensieri. La sola cosa che mi preoccupa è che saremo costrette ad accamparci vicino a quella Torre!»
«Ti spaventano i fantasmi, Taksya n'ha Roslyn?» la derise Grisella. «Io mi preoccuperei di più degli assassini in carne e ossa che stanno cercando di eliminare la tua preziosa Custode.»
Taksya si voltò a fissare la compagna, nel sottostare al suo sguardo Grisella provò un brivido gelato lungo la schiena. «Tu non sei mai stata in quel posto. Probabilmente a te non darebbe nessun fastidio, ma io non riesco a sopportarne neppure la vicinanza.»
«Non è affatto strano,» la voce di Ellemir, rientrata nella stanza senza che le altre due se ne accorgessero, salvò Taksya da un altra feroce battuta di Grisella. «Quel luogo è evitato da molti, non solo a causa della sua reputazione.»
«Non sono i fantasmi a spaventare la gente?» chiese ironica Grisella.
«La Torre venne distrutta durante le Guerre del Caos,» cominciò a spiegare la Custode.
«Favole!» fu il commento di Grisella che, disinteressandosi completamente della faccenda, si allontanò dalla stanza.
Taksya fece cenno alla Custode di continuare con il racconto. Molti degli uomini che frequentavano la loro casa nelle Terre Aride amavano raccontare storie assolutamente disgustose riguardo le Epoche del Caos. Parlare di uccisioni, armi fantastiche e altre diavolerie del genere li distraeva dalle normali preoccupazioni che la difesa del territorio portava loro. Mettere le mani su una delle armi che quelle leggende descrivevano era il sogno proibito di molti: solo in quel modo nessuno nei Domini sarebbe riuscito a sfuggire al loro potere.
«Accadde come ad Hali?» chiese interessata l'Amazzone.
«No, se così fosse stato le Guerre sarebbero terminate molto prima.» Ellemir si sedette accanto a Taksya, davanti al fuoco scoppiettante. «Quando Hali venne distrutta, tutti i Cerchi erano al lavoro. Per questo riuscirono a trasmettere l'agonia della loro fine a tutti i telepati impegnati nella distruzione di Darkover.»
«Comunque, doveva essere importante, per essere rasa al suolo con tutti i suoi occupanti,» commentò Taksya, ravvivando il fuoco.
«Probabilmente venne distrutta per errore, durante le prove di una nuova arma, o a causa di un esperimento sfuggito ad ogni controllo. A dire il vero, nessuno ricorda più neppure il suo vero nome. Diventò la Torre Verde molti secoli dopo, a causa del colore dei suoi muri.»
«Le leggende che la circondano sono molte e tutte terribili.»
«Le armi utilizzate durante quei secoli erano altamente distruttive, la loro efficacia continuava anche dopo il termine del loro compito. Se si pensa al tempo che è stato necessario al territorio nei dintorni di Hali per rimarginare le ferite di quella distruzione. Di sicuro le prime voci sulla Torre Verde vennero sparse per tenere lontana la gente da quel luogo di morte, poi il ricordo dei fantasmi è prevalso su quello della vera identità della Torre e dei suoi abitanti,» Ellemir sospirò, lasciandosi andare contro la schienale della sedia. «Credo che non impareremo mai la verità sulla loro fine.»
Taksya annuì, aveva sempre sentito parlare solo delle leggende. I fantasmi degli antichi abitanti delle rovine che cacciavano le anime dei vivi per tornare dal loro mondo di ombre. Aveva riso di quelle superstizioni e non aveva mai visto uno spettro ma, tutte le volte che era passata da lì, aveva percepito la presenza di qualcosa che la attirava, la sensazione come di un richiamo, una richiesta di aiuto. Nessuno, però, aveva mai confermato le sue impressioni.
«È molto strano,» fu il commento di Ellemir al racconto dell'Amazzone. «La Torre Verde è da sempre il posto di ritrovo per i miei incontri privati nel sopramondo, nessuno si avvicina mai a quel luogo neppure nella sua relativa sicurezza, ma non ho mai avvertito sensazioni del genere.»
«Mi hanno detto più volte che ho molta immaginazione,» disse tristemente Taksya. «Probabilmente è la verità.»
«Non è detto, non tutti avvertono le stesse cose. Ogni laran è diverso e segue diversi sentieri di percezione.»
«C'è un solo problema,» concluse Taksya alzandosi, decidendo che era arrivata l'ora di coricarsi. «Io non ho laran
La Custode stava per ribattere ma, saggiamente, pensò che era meglio non approfondire il discorso, non in quel momento. Quel pizzico di preveggenza datole dal suo sangue Hastur le diceva che sarebbero venuti tempi migliori, più adatti ad affrontare quell'argomento. Quindi, attendendo il proprio turno per poter usufruire della piccola stanza da bagno annessa alla stanza in cui erano state alloggiate, cominciò a prepararsi per la notte.
Grazie alle premure della guida, le era stato riservato un angolo vicino al camino, abbastanza appartato dalle due Amazzoni. Taksya le aveva comunicato che nei prossimi rifugi che avrebbero incontrato durante il viaggio la cosa non sarebbe stata possibile ma, visto che era la prima notte fuori dalla Torre, per quella sera potevano usare un occhio di riguardo.
Ellemir aveva ringraziato. Sapeva che nei prossimi giorni avrebbe dovuto fare forza a se stessa per permettersi un contatto così ravvicinato con altre persone e, almeno per questa volta, era felice di potere avere un minimo di intimità.
Grisella aveva alzato gli occhi al cielo nel sentire il discorso della compagna. Ancora non capiva la condiscendenza con cui Taksya trattava la loro cliente, non era da lei. E adesso veniva fuori anche la necessità di partecipare ad un appuntamento di vitale importanza. Se fosse stata in rischio la sua vita, non si sarebbe fermata neppure per espletare le più normali funzioni corporali. Avrebbe continuato a correre finché non avesse raggiunto il luogo scelto come destinazione.
Una volta pronta, non si preoccupò neppure di salutare per la notte. Si distese sul piccolo giaciglio che si era preparata nell'angolo più lontano della sala e si addormentò, o fece finta di farlo, immediatamente.
Taksya non diede segno d'aver notato il comportamento di Grisella. Riteneva di aver chiarito in parte la situazione, se alla sua controparte qualcosa continuava a non andar bene, avrebbe dovuto fare lo sforzo di comunicarglielo. Lei non aveva intenzione di farsi venire il sangue amaro per quello. Lasciò che la Custode finisse di prepararsi per la notte, poi si concesse una lunga seduta nel piccolo bagno.
Rimase davanti allo specchio per alcuni minuti. I suoi capelli stavano rapidamente riprendendo il loro aspetto naturale, anche se solo un occhio esperto poteva indovinare il colore che si nascondeva sotto il biondo spento che da anni contraddistingueva la sua capigliatura. Aveva passato troppo tempo a Nevarsin e, vista la qualità dei prodotti cosmetici di Darriel, di sicuro anche le ultime compere avrebbero dato scarsi risultati.
Taksya sospirò, ancora un paio di giorni poi avrebbe potuto sistemare i capelli della Custode e dare qualche ritocco ai propri. Una volta tornata a Thendara avrebbe potuto scolorirli nuovamente, non solo impiastricciarli con quelle tinture che, dopo poche settimane già tendevano a svanire.
Rientrando nella stanza, Taksya trovò le due compagne di viaggio profondamente addormentate. Fece un rapido giro di controllo delle finestre e della porta, assicurandosi che fossero ben sbarrate, poi si coricò a sua volta, attendendo con pazienza che il sonno raggiungesse anche lei.
Nel tardo pomeriggio dell'indomani, o nella mattinata del giorno seguente, avrebbero raggiunto la Torre Verde. Taksya si ricordò di un rifugio molto particolare, situato ad una buona distanza dalla radura dove sorgevano le rovine della Torre e del villaggio che un tempo la circondava. Erano anni che non passava da quelle parti, sperava solo che non fosse stato abbandonato ma, considerandone la posizione così favorevole, riteneva la cosa praticamente impossibile.
La Custode si lamentò sommessamente, senza svegliarsi. Taksya si sollevò a sedere ma vide che la donna si era girata verso il camino, dandole così le spalle. Attese qualche istante, per essere sicura che tutto andasse bene poi, finalmente, si addormentò a sua volta.







StrangeLandsChronicles © 2004
© Simona Degli Esposti