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Titolo: Gli Dei di Darkover, capitolo 9
Autore: Simona Degli Esposti
Serie: Marion Zimmer Bradely's Darkover
Status: in lavorazione
Archivio: SLC
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Gli Dei di Darkover

Simona Degli Esposti



capitolo 9

Custode del proprio destino

Al sicuro nel suo studio, Edric stava cercando di capire cosa fosse accaduto. Durante gli ultimi colloqui, Ellemir non aveva accennato al fatto che avesse scelto come guida o guardia del corpo una donna dotata di laran. Lui non aveva fatto commenti riguardo la sua intenzione di rivolgersi alla Casa delle Rinunciatarie di Darriel. Considerando la precarietà della propria sicurezza, era la sola cosa che potesse fare, senza considerare che sarebbe anche stato sconveniente, per una donna nella sua posizione, farsi vedere in giro scortata da soli uomini.
Ellemir doveva sapere che tra le Rinunciatarie era possibile trovare donne provenienti da casate nobili, comynare che avevano deciso di abbandonare mariti e figli dopo anni di maltrattamenti o a causa di crisi insanabili. Di sicuro aveva trovato una di queste donne alla Casa di Darriel e le aveva chiesto di accompagnarla, sarebbe stata di certo una compagnia più adeguata al suo rango. Ma Edric non avrebbe mai immaginato, anche se avrebbe potuto pensarci visti i pericoli a cui sicuramente sarebbe andata incontro, che la sua cara Ellemir avrebbe accettato di viaggiare in incognito, condividendo i vestiti e le abitudini delle due Amazzoni che la scortavano.
Il Nobile Aldaran non avrebbe approvato questa sua decisione. "Una Custode rimane Custode per tutta la sua vita, non può decidere di modificare il proprio destino." Era stata questa convinzione a permettergli di convivere con la certezza del suo amore non corrisposto per la donna, senza preoccuparsi mai di scoprire se Ellemir avesse mai provato il desiderio di condividere con lui un futuro diverso da quello fino ad allora programmato.
Edric si riscosse dai ricordi, tornando ai fatti accaduti pochi minuti prima. Il fratello si era occupato prima di Ellemir, senza sembrare turbato dall'abbigliamento della donna, cosa che invece aveva provocato un sussulto di sorpresa in lui. Poi Alaric aveva cominciato ad occuparsi dell'Amazzone. Si vedeva chiaramente che le condizioni della donna erano peggiori di quelle di Ellemir e suo fratello era passato subito all'azione.
In quel momento era esploso il caos.
Come il gemello, anche Edric aveva creduto che la Libera Amazzone fosse una normale telepate, anche se priva di uno specifico addestramento. L'incoerenza e la sensazione di incapacità mostrate dalla donna nel gestire il contatto potevano derivare dalle pessime condizioni in cui versava. Invece sembrava che la telepatia fosse solo la parte relativamente più sviluppata delle capacità di quella donna.
Edric non aveva mai subito un'onda d'urto simile, eppure erano anni che assieme al fratello cercava per tutto il Dominio persone dotate di laran, con la conseguente disperazione di loro padre. Ma mai, fino ad allora, l'azione esercitata dal donas di Alaric aveva causato simili sconvolgimenti. Il solo paragone a cui Edric riusciva a pensare era quello di un animale selvaggio, tenuto per lungo tempo rinchiuso e finalmente liberato.
Si ricordò del cavallo che suo padre aveva deciso di regalare al loro fratello maggiore Coryn, la cui morte prematura era stata la causa ufficiale del suo abbandono del ruolo di tecnico alla Torre di Tramontana, in occasione della sua maggiore età. Compleanno avvelenato dai sospetti sulla vera natura della morte del fratello, che si diceva essere stato eliminato dal suo stesso padre.
Dom Kevin aveva fatto catturare lo splendido animale dai suoi stallieri ed essi avevano tentato invano di domarlo. Alla fine erano stati costretti a rinchiuderlo in una stalla da solo, perché non causasse danni agli altri animali. Erano passati mesi prima che suo padre decidesse di rendergli la libertà e solo in seguito alle sentite rimostranze del loro nuovo intendente. Edric ridacchiò al ricordo di suo padre, il forte e potente Dom Kevin, alle prese con la giovane ed esile Lyanella MacAran.
La donna era giunta da loro dopo una precipitosa fuga da casa. Il padre aveva deciso di ridare lustro all'antica casata, ormai prossima all'estinzione, organizzando un ricco matrimonio tra la sua primogenita ed un nobile vicino. La giovane Lyanella si era rifiutata di unirsi di catenas con il vecchio ed irascibile sposo sceltole dal padre, quindi aveva preso le sue poche cose e si era recata dal suo amico Alaric Aldaran, conosciuto durante l'addestramento alla Torre di Tramontana.
Conoscendo l'abilità che Lyanella aveva sempre mostrato nel trattare con gli animali, retaggio del donas della sua famiglia, i due gemelli avevano praticamente costretto Dom Kevin ad offrire un riparo ed un lavoro alla fuggiasca.
I motivi per cui Dom Kevin decise di essere così accondiscendente non furono però gli stessi mostrati dai figli. Sapeva che l'uomo destinato ad impalmare la giovane MacAran era uno dei vecchi alleati dei suoi eterni nemici, gli Scathfell, quale scusa migliore per una piccola vendetta. Naturalmente, se poi le cose si fossero messe male, poteva sempre rispedire la fuggiasca a casa, creando così i presupposti per nuovi legami di alleanza con le casate vicine.
Ci volle molto più tempo per convincerlo ad accettare l'esile Lyanella come responsabile della tenuta. Ma alla fine, l'abilità della ragazza riuscì a sconfiggere anche la testarda ostinazione del vecchio Dom.
La sola crisi tra i due si era avuta proprio in occasione del regalo per Coryn. Fin da quando gli stallieri avevano catturato il cavallo, Lyanella aveva continuato ad affermare che nessuno sarebbe riuscito a domarlo, neppure lei poteva soggiogare una natura così selvaggia. Solo dopo innumerevoli tentativi falliti, a rischio della vita degli stessi domatori, Dom Kevin si era visto costretto a dare ragione a Lyanella. Le aveva quindi consegnato il cavallo, permettendole di riportarlo nel luogo dove era stato catturato e di rimetterlo in libertà, costringendo Edric a seguirla, per aiutarla nell'opera ed imparare qualcosa di più utile che giocare con un sassetto colorato.
Una volta sciolto dalle corde che lo tenevano impastoiato, il cavallo era rimasto per qualche istante fermo, quasi sospettoso dell'improvvisa libertà che gli veniva concessa. Poi, come un fulmine, si era allontanato, correndo come un pazzo per i pendii erbosi, quasi come a voler recuperare le lunghe settimane costretto in cattività.
Un'improvvisa ebbrezza da libertà dopo lunghi anni di segregazione, ecco cosa pensava di aver riconosciuto Edric nel momento in cui il tocco del fratello aveva liberato completamente i poteri dell'Amazzone.
Anche se non aveva mai provato una grande simpatia per le Rinunciatarie, Edric non poteva comunque rifiutare ospitalità ad un telepate che necessitasse di cure e riposo. Specialmente ad una telepate che aveva raggiunto un'età pari a quella sua e del suo gemello, questa era stata almeno la prima impressione che aveva avuto, senza aver mai avuto modo di risvegliare il proprio laran e di addestrarne le capacità.
Edric uscì dallo studio, cercando il modo più appropriato per riferire al padre le ultime novità. Sapeva che Dom Kevin si era arreso per quanto riguardava il dare rifugio alla Custode solo davanti al progetto di costruire una Torre nel suo territorio, dando così del filo da torcere al Consiglio dei Comyn e ai legittimi Signori del Dominio, una cosa che sembrava divertirlo abbastanza. Non riusciva però ad essere ottimista riguardo la reazione che avrebbe avuto alla notizia dell'arrivo di una Libera Amazzone. Era già difficile avere una donna come intendente alla tenuta e, per quanto le relazioni con la Casa delle Rinunciatarie di Caer Donn fossero ottime, decidere di ospitare un'Amazzone era, per suo padre, come tentare di addomesticare un banshee: un'impresa pericolosa, faticosa e inutile.
Decise quindi di non farne parola, avrebbe semplicemente fatto preparare un'altra stanza, questa volta per l'accompagnatrice della loro nobile ospite. Al momento del loro arrivo ci sarebbe stata troppa confusione perché Dom Kevin potesse decidere di dare in escandescenze. In seguito, Edric avrebbe potuto contare sia sull'appoggio del fratello che sull'intimidatoria presenza della Custode.
Stava attraversando il cortile esterno, dopo aver distribuito i lavori al personale più fidato, in modo che Ellemir trovasse adeguata assistenza al suo arrivo, quando si sentì trafiggere dallo sguardo del padre. Sollevò gli occhi verso la finestra dello studio di Dom Kevin, ma il sole si rifletteva sui vetri della stanza, impedendogli di distinguere chiaramente l'alta figura che lo osservava.
Suo padre vegliava sulle ultime ore di pace del castello, ben sapendo che nel momento in cui sarebbe arrivata la pattuglia, con Alaric e la Custode a seguito, non avrebbe più avuto la possibilità di goderne altre.

***

A molte miglia dal castello, Alaric stava calcolando quanto mancasse ancora al più vicino rifugio costruito ai piedi della Montagna dell'Uomo Morto. Sapeva che la pattuglia inviatagli in soccorso da Edric stava per raggiungerli, ma non poteva permettere alle sue due assistite di stancarsi inutilmente cercando di diminuire la distanza.
Solo l'abilità di un Alton poteva permettere ad Ellemir di reggersi ancora in sella nonostante il suo stato, mentre le condizioni dell'Amazzone continuavano a peggiorare di ora in ora. Da quello che poteva determinare non erano le ferite o lo sfinimento a provocare il rapido peggioramento di Taksya, ma il nuovo ed ininterrotto fluire di informazioni che penetrava senza difficoltà nella sua mente, attraverso i canali appena liberati.
Alaric non sapeva se la giovane donna avesse le capacità necessarie per alzare una barriera di protezione ma, anche se ne fosse stata in grado, le sue condizioni generali le avrebbero comunque impedito di mantenerla. Avrebbe potuto chiedere alla Custode di bloccare la ricezione di Taksya, almeno fino all'arrivo al castello, ma Alaric si rendeva conto che neppure Ellemir era in grado di affrontare un tale sforzo e lui da solo, non pensava neppure lontanamente di chiedere aiuto a Domenic, non sarebbe stato capace di nulla.
Fortunatamente il rifugio comparve davanti a loro, semisepolto sotto una pesante coltre di neve. Nessuna impronta segnava il terreno davanti alle stalle, solo i pazzi o i disperati potevano decidere di attraversare il confine utilizzando quei sentieri, nessuno li avrebbe disturbati quella notte.
Subito dopo aver acceso il fuoco, Alaric aveva sistemato vicino ad esso un piccolo giaciglio per le due donne ed aveva costretto il vecchio Donald ad occuparsi della preparazione del pasto poi, assieme a Domenic, fu costretto a lasciare il caldo del rifugio per andare ad occuparsi dei cavalli.
Passarono alcuni minuti di gelido silenzio, mentre Alaric si occupava con ostentata indifferenza del proprio cavallo, poi Domenic finalmente si decise a parlare. «Veramente non lo capisco!» esplose. «Abbiamo abbandonato la nostra strada, rischiamo di rimanere bloccati qui, se solo riprende a nevicare, e solo per salvare due Amazzoni?»
«Pronunci il loro nome come se fosse un insulto,» commentò Alaric serio, continuando il suo lavoro.
«Comincio a credere che la tua storia con quella Amazzone non abbia lasciato il tempo che trovava, come hai sempre cercato di farmi credere!» commentò ironico Domenic. «Hai una specie di adorazione per quelle donne, come se ti avessero ammaliato!» concluse, ridacchiando all'idea.
Alaric cercò di non reagire al tono provocatorio dell'amico. Per un darkovano era difficile resistere all'affronto che le Libere Amazzoni facevano quotidianamente al loro collaudato sistema di vita, ma per lui erano state la sola compagnia che aveva rallegrato i primi lunghi anni trascorsi a Nevarsin ed aveva imparato ad apprezzarle.
«Non sforzarti di capire perché non ci riusciresti,» commentò semplicemente. «Comunque, abbiamo salvato solo una Amazzone. L'altra donna è... forse dovrei dire era, la Custode della Torre di Tramontana.»
Domenic si era aspettato di tutto, ma non una assurdità di così grande portata. «Quale delle due?» esclamò ridendo. «Quella bruna o la bionda? Spero che sia la bruna, perché farei volentieri un pensierino su come far ritrovare la giusta via alla biondina... sempre che sopravviva fino a domani!»
Alaric si fermò di colpo, voltandosi a guardare con disgusto l'uomo che aveva davanti. Poteva sopportare i commenti del fratello, che in fin dei conti non nutriva nessuna antipatia particolare nei confronti delle Rinunciatarie. Aveva subito in silenzio le battutacce del padre, ben sapendo che era uno dei primi che sarebbe ricorso al servizio di un'Amazzone se fosse stato necessario. Ma sentiva di non poter resistere alla tentazione di prendere a pugni il ghigno lascivo di Domenic Aillard che, considerando anche le sue reali preferenze in materia, risultava ai suoi occhi ancora più offensivo perché del tutto gratuito.
«Se tuo padre è come mi hai raccontato,» continuò quest'ultimo, troppo occupato a strigliare il manto del proprio cavallo per accorgersi delle intenzioni di Alaric, «allora saranno di certo le benvenute a Castel Aldaran!»
Il pensiero della reazione di suo padre al loro arrivo fece sbollire parzialmente la rabbia di Alaric. Probabilmente quei due sarebbero andati d'accordo, forse suo padre avrebbe persino deciso di adottarlo. Di sicuro i giorni a venire sarebbero stati un inferno per l'Amazzone.
«Non perderò tempo a discutere,» rispose a Domenic. «Puoi finire tu con i cavalli. Io vado a controllare la leronis e la sua guida. Quando avrai finito, forse Donald ti avrà lasciato una scodella di stufato,» commentò uscendo dalla stalla.
Domenic guardò Alaric allontanarsi, poi riprese a strigliare senza convinzione il proprio cavallo. "Bel modo di ringraziare la mia compagnia," pensò distrattamente, "ma che Zandru mi fulmini, se una di quelle due è una Custode."

***

Mentre nella stalla i due uomini stavano discutendo sulla sua identità, Ellemir si era accoccolata accanto a Taksya, davanti al caminetto scoppiettante. Dietro di loro, Donald stava preparando una strana mistura, a base di miele e vino che, stando alle sue parole, sarebbe servita per ridare loro forza e calore.
Ellemir sapeva che quella bevanda non sarebbe bastata a risvegliare Taksya. Sentiva il suo respiro sempre più debole e non riusciva ad intercettare più nulla, neppure qualche incoerente frammento di pensiero. Era come se fosse sprofondata in quella parte di nascosta e fortificata della sua mente, per impedire a chiunque di raggiungerla e farle ancora del male.
Poteva leggere paura e apprensione sul volto di Alaric ogni volta che si chinava su di lei. Sapeva che nessuno dei due poteva fare nulla per aiutarla. Alaric non era abbastanza potente e lei era talmente sfinita che non sarebbe riuscita a gestire neppure un breve contatto superficiale. Figuriamoci un'azione complicata come liberare i canali di Taksya, intasati dal massivo afflusso di informazioni provenienti dall'esterno, e costruire una sorta di barriera per prevenire un nuovo blocco.
«Non dovete sentirvi responsabile,» cercò di consolarla Donald, sedendosi accanto al fuoco e mettendo a riscaldare la bevanda appena confezionata. «Non è colpa vostra quello che è successo.»
«Potevo evitarlo,» disse Ellemir con un filo di voce. «Potevo evitare tutto fin dal principio, se non mi fossi lasciata andare, lasciando che fosse lei a fare quello che spettava a me.»
«Ora siete qui, tra amici,» il rumore di neve caduta interruppe Donald, che si protese ad ascoltare, ma nessun altro suono provenne dall'esterno e sembrò tranquillizzato. «Presto sarete al sicuro a Castel Aldaran, il Nobile Edric si prenderà cura di voi e della vostra amica.»
Ellemir passò una mano tra i capelli di Taksya, stavano assumendo una sfumatura sempre più rossa. Nonostante tutto, anche lei poteva essere bene accetta sotto l'ala protettrice degli Aldaran.
«Bevete questo, vai leronis, vi riscalderà un po',» Donald le stava offrendo una scodella colma di vino dolce e caldo. «Tutto tornerà presto alla normalità. Il Nobile Edric vi aiuterà, statene certa.»
Le lacrime tornarono a bruciare negli occhi di Ellemir. Donald le sorrise compassionevole, tornando alle sue faccende e lasciandola accanto al fuoco, libera di esprimere i propri sentimenti senza vergogna. Libera di piangere l'amica morente senza dover nascondere il suo dolore, per orgoglio o chissà cos'altro.
"Povero Donald," pensò Ellemir, chinandosi ad accarezzare la fronte gelida di Taksya, "se solo potesse capire. Tutti credono che la mia disperazione sia dovuta alle tue condizioni, è impossibile che tu mi possa sentire, ma devi sapere che non è solo per questo che piango. Mi porteranno dove volevo andare e il mio vecchio amico vorrà farmi tornare la donna... no, la Custode che conosceva un tempo. Non una donna, non sono mai stata una donna, non ho mai saputo quello che una donna poteva provare o sentire. Però io non sono più una Custode e non posso fare nulla per aiutarti, non perché violerei una legge ma perché non voglio più essere una Custode."
Ellemir scosse la testa, colpita dalla freddezza dei propri pensieri. In quelle ultime ore aveva continuato a ripensare agli ultimi avvenimenti, a quello che aveva vissuto nei brevi momenti che avevano preceduto il loro ritrovamento. Sentiva che qualcosa era cambiato in lei, ma non avrebbe saputo dire cosa. Solo guardando il volto esanime dell'Amazzone poteva trovare una spiegazione al dolore e alla frustrazione che la riempivano.
Alaric si era avvicinato in silenzio. Non osava toccarla, l'educazione impartita durante la sua permanenza nella Torre era stata ben assimilata da Alaric che, come tutti, non riusciva ancora a vincere la secolare volontà che voleva le Custodi intoccabili.
«Tutto bene, vai leronis?» le chiese, porgendole una scodella piena di fumante stufato.
"Se solo qualcuno potesse cullarmi, tranquillizzarmi come si fa con un bambino..." «Sì, Alaric,» concluse ad alta voce.
Lui le sorrise, controllò un istante Taksya, poi tornò al tavolo da Donald, cominciando a confabulare concitatamente con il suo vecchio domestico. Ellemir sapeva che stavano parlando di lei e non le importava. Aveva capito che il terzo membro del gruppetto non le aveva in simpatia e sapeva che Alaric si stava accordando con il fidato scudiero sul modo migliore di proteggerla dalla scarsa affidabilità del loro compagno.
Terminò il pasto, senza assaporare quello che stava mangiando. Per anni aveva assimilato quello che le veniva preparato senza gustarlo, dopo tutto serviva solo per mantenere in forma il suo corpo. Perché potesse operare al meglio con le matrici. La disperazione per quello che stava accadendo tornò ad impossessarsi di lei.
Prima di scoppiare a piangere un'altra volta si sdraiò accanto a Taksya, coprendosi completamente con la calda pelliccia che Alaric aveva fornito loro come coperta. Al riparo sotto quella spessa coltre, Ellemir si stringe al corpo della compagna e chiuse gli occhi, cercando di isolarsi dalla vita che continuava nel rifugio.
Non sentì rientrare Domenic e non si accorse del clima gelido che regnava tra i due compagni di studi. Il giovane Aillard si servì della sua porzione di stufato, ormai freddo, e si concesse qualche sguardo compiaciuto rivolto alle due donne addormentate accanto al fuoco. Poi, vedendo che il suo comportamento strafottente non provocava reazioni, decise di sistemarsi per la notte e, dopo pochi minuti, stava già russando sonoramente.
Nel frattempo Alaric aveva già sistemato la sua branda e stava per coricarsi a sua volta, lasciando a Donald l'onore di dividere una parte del calore del camino con le due donne. Lui e Domenic avrebbero potuto sopportare il gelo che regnava nel resto della stanza con meno problemi. Aveva sperato che l'Aillard non desse spettacolo quella notte, anche se la Custode non ci avrebbe sicuramente fatto troppo caso, e sospirò sollevato quando sentì il sommesso russare dell'amico.
Trovava strano il comportamento di Ellemir, ma ammetteva a se stesso che non doveva essere stato facile passare dalla tranquilla vita in una Torre, protetta e riverita da tutti, a quella di una fuggiasca braccata. L'equilibrio psicologico di Ellemir era stato messo a dura prova ed avrebbe necessitato di un posto tranquillo e isolato, dove riprendere il controllo di se stessa.
Di sicuro la vicinanza di Domenic non era affatto di aiuto in quel momento. Un conto era affermare davanti a lui che nessuna delle due donne poteva essere una Custode, un altro era deriderle direttamente. Alaric era certo che Ellemir l'avrebbe presa come un'accusa nei suoi confronti, come se quello che aveva passato in quei giorni fosse bastato a distruggere il duro lavoro compiuto in anni di addestramento.
Improvvisamente Alaric capì cosa poteva aver causato un cambiamento così radicale in Ellemir. Era impossibile che le fosse stato concesso di lasciare Tramontana senza che venisse dispensata dal Giuramento che la legava ai suoi doveri di Custode.
Il Consiglio e le Torri non potevano permettere che una Custode addestrata e di notevoli capacità come era Ellemir se ne andasse e portasse il suo sapere e, il suo potere, al servizio del Dominio Perduto. Quindi un'altra Custode, probabilmente Fiona di Neskaya, dopo tutto erano amiche e la Torre di Neskaya era poco distante dal confine tra Aldaran e i Sei Domini, aveva liberato Ellemir dai suoi vincoli, legandola con altri forse ancora più pesanti da portare.
"Edric non sarà contento di queste novità," pensò Alaric un attimo prima di addormentarsi profondamente, "ma un Aldaran non è tenuto a rispettare le leggi del Consiglio... chissà se loro ci hanno pensato..."

***

Ellemir sorrise nel dormiveglia. Era strano come, nonostante la stanchezza, si sentisse così ricettiva. Alaric non si era preoccupato troppo di celare i propri pensieri, forse credendo tutti gli altri addormentati o troppo stanchi per mettersi a sbirciare i suoi ragionamenti.
In principio si era sentita lusingata dalle preoccupazioni che il giovane nutriva nei suoi confronti, ma si accorse di quanto il suo ruolo di intoccabile l'avesse resa agli occhi di tutti incapace di difendersi dai normali attacchi della vita. Alaric non immaginava neppure quanto il suo giudizio riguardo il suo precario equilibrio psicologico fosse vicino alla realtà.
Aveva capito immediatamente che le capacità laran di Domenic Aillard non erano state, per così dire, molto affinate dal suo anno di addestramento obbligatorio. Sicuramente la sua famiglia lo aveva mandato nella Torre di Dalereuth, la più vicina alla capitale del Dominio degli Aillard. Ed era noto che nell'ambito delle Torri che sia Dalereuth che Tramontana erano considerate buone solo per ospitare gli scarti del sistema.
Ellemir aveva scelto di svolgere la sua funzione di Custode a Tramontana solo perché la sua posizione isolata le avrebbe permesso di seguire i suoi studi sulla potenzialità e l'utilizzo del laran senza troppe domande da parte delle altre Custodi. Ma era stata una sua libera scelta, se avesse voluto avrebbe potuto continuare ad esercitare in una qualsiasi delle altre Torri, a patto che non fosse quella di Arilinn.
Per Domenic le cose dovevano essere andate molto diversamente. Probabilmente era stato accolto a Dalereuth con la stessa condiscendenza con cui a Tramontana avevano accettato la presenza dei rampolli Aldaran. Ma, e poteva dirlo con assoluta certezza, non aveva ricevuto la stessa educazione che era stata impartita ad Alaric e ad Edric.
Se Domenic non era in grado di riconoscere una Custode dal suo laran, che rimaneva perfettamente riconoscibile da qualsiasi telepate, anche se la donna in questione fosse stata travestita in maniera inconcepibile per essa, significava semplicemente che era appena in grado di svolgere le funzioni più elementari che il suo laran gli avrebbe permesso.
Appena giunti a Castel Aldaran, il giovane Aillard, così come Taksya, sarebbe stato sottoposto ad un nuovo ed intensivo addestramento. Infondo Alaric aveva ragione, nel Settimo Dominio nessuno l'avrebbe costretta a seguire le regole imposte dai comyn e dal loro Consiglio.
Taksya si lamentò nel sonno, risvegliando completamente Ellemir, un brivido gelato corse lungo la sua schiena. "Cosa sto dicendo non potrò mai più addestrare un telepate. Non sono più una Custode, non voglio più esserlo."
Per la prima volta, Ellemir cominciò a vedere la realtà della situazione. Non era spaventata solo dall'idea che Taksya morisse, aveva più che altro paura di essere lasciata sola, senza nessuno al suo fianco che la sorreggesse. Cosa le sarebbe accaduto se l'Amazzone fosse morta, se non fosse riuscita a sopravvivere fino al castello, dove Edric avrebbe potuto aiutarla nel curarle il corpo e la mente?
Aveva perso l'appoggio della nonna e del padre quando era stata condotta alla Torre di Neskaya per iniziare l'addestramento da Custode. Aveva perso Fiona nel momento in cui aveva deciso di lasciare i Domini per Aldaran. Aveva perso Edric, il cui amore era stato come una droga per lei, anche se non aveva mai voluto condividerlo e lo aveva quasi costretto a lasciarla per paura di farsi coinvolgere troppo, correndo il rischio di cominciare a desiderare che le speranze di lui diventassero realtà. Era rimasta ossessionata per mesi dal pensiero continuo dell'uomo che aveva allontanato ma, alla fine, la Custode di Tramontana aveva vinto sulla donna Ellemir.
Anche adesso che non era più una Custode avrebbe permesso ad Edric di ricostruire attorno a lei una nuova Torre, ed avrebbe accettato con gioia questa nuova prigione se gli eventi delle ultime settimane non le avessero permesso di scoprire un mondo di nuove sensazioni, che si stendeva fuori dalle fredde mura di qualsiasi Torre e che era intimamente intrecciato con i giorni trascorsi in compagnia delle due Amazzoni.
Quando credeva di aver trovato qualcuno con cui poter dividere queste emozioni che andava pian piano scoprendo, sconvolta non dal fatto che quella persona fosse una donna e non il nobile principe che le favole infantili avevano preannunciato a generazioni di fanciulle, ma semplicemente dall'idea che Ellemir Alton fosse in grado di provare emozioni del genere, ecco che rischiava di perdere anche lei.
Se Taksya non avesse risposto al richiamo di Alaric, come lei stessa non era stata in grado di fare, allora sarebbero morte entrambe e lei non sarebbe stata prima tentata poi, conoscendo Edric poteva scommetterci, costretta a rientrare nei stretti panni della Custode.
La verità apparve in tutta la sua chiarezza dinnanzi a lei. Se Taksya moriva, lei non avrebbe mai avuto la forza di opporsi alla volontà degli altri. Ellemir sapeva benissimo che Edric, che aveva rinunciato a lei senza opporsi, non le avrebbe mai permesso di abbandonare il destino che era già stato scritto. Non era più questione di desiderare o meno di cambiare la propria vita, il problema era che da sola non ci sarebbe mai riuscita.
Poteva diventare padrona del proprio destino, ma non sarebbe mai riuscita a tenere in mano le redini del proprio futuro se non avesse avuto qualcuno per cui combattere e con cui dividerlo. Non sarebbe più stata Custode di una Torre ma solo della sua stessa vita e Taksya sarebbe stata al suo fianco.
Rabbrividendo sotto la pesante coperta, Ellemir si strinse ancora più vicina all'Amazzone, sorridendo all'idea che finalmente poteva affrontare serenamente il nuovo giorno che stava per nascere.







StrangeLandsChronicles © 2004
© Simona Degli Esposti