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Titolo: Gli Dei di Darkover, capitolo 15
Autore: Simona Degli Esposti
Serie: Marion Zimmer Bradely's Darkover
Status: in lavorazione
Archivio: SLC
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Gli Dei di Darkover

Simona Degli Esposti



capitolo 15

Il malessere della soglia

Le condizioni di Taksya restarono stazionarie per diversi giorni. L'Amazzone alternava momenti di relativa lucidità, durante i quali riusciva a rispondere alle domande o a mangiare qualcosa, a fasi durante le quali la sua mente non reggeva il sovraccarico di informazioni captate dai centri del laran finalmente attivati.
Ellemir passava tutto il suo tempo accanto a lei. Parlandole di continuo, quando sembrava in grado di ascoltare, e continuando ad inviarle messaggi, con i quali tentava di sostenere il suo spirito, non potendo fare molto di più per il suo corpo martoriato.
La crisi più acuta si verificò dopo una settimana dall'arrivo a Castel Aldaran. Taksya aveva delirato per tutto il giorno, trasmettendo un senso di terrore così vivo che Ellemir aveva preferito attivare uno smorzatore telepatico nella stanza. A turno, Edric e Alaric avevano dovuto aiutarla a trattenere fisicamente Taksya, perché non si gettasse giù dal letto. Nessuno riusciva a capire il motivo di una paura così intensa, i fantasmi personali dell'Amazzone rimanevano infatti ben nascosti al di là della sua barriera mentale.
Al tramonto le sue condizioni subirono un ulteriore peggioramento. Nonostante lo smorzatore telepatico, Edric ed Ellemir furono investiti da un tale miscuglio di dolore e rabbia che fecero fatica a riprendere il controllo sulle loro menti.
«Non può andare avanti così,» ansimò Edric, cercando di riportare il ritmo delle sue pulsazioni a un livello normale. «Ucciderà se stessa e noi. Ellemir,» si voltò verso la donna e le prese delicatamente le mani, in un gesto di supplica quasi rituale, «devi bruciarle i centri del laran.» Ellemir ritirò le mani, inorridita. «Ascolta,» continuò Edric. «Sai che ho ragione. È passata un'intera settimana da quando le abbiamo liberato i canali e lei non riesce ancora a controllare il suo potere e noi non possiamo raggiungere la sua mente per aiutarla. Non c'è alternativa.»
Lei gli voltò le spalle, in un gesto di totale rifiuto. Ostinatamente Edric le girò intorno, fino a poterla di nuovo fissare negli occhi. «Sei una Custode, nonostante tutto. Hai il dovere di impedire che il laran venga usato per danneggiare gli esseri viventi. Ed è proprio questo ciò che lei ora sta facendo.»
Il viso della donna prese un'espressione pericolosamente ostinata. Una parte del cervello di Edric gli ricordò che era pericoloso provocare un Alton ma l'avvertimento fu subito soffocato dalla consapevolezza che Ellemir, la sua Ellemir, non gli avrebbe mai fatto deliberatamente del male.
«Edric di Aldaran,» la voce della donna era limpida e gelida come il ghiaccio sui rami. «Continui ad appellarti ai miei doveri di Custode, ben sapendo come la penso ora. Lascia allora che ti ricordi anche i miei diritti di Custode. Io sono responsabile delle mie azioni solo davanti alla mia coscienza. Nessuno ha il potere di dirmi ciò che devo o non devo fare, nemmeno tu.» Indicò il letto, dove Taksya giaceva, troppo debole anche solo per lamentarsi. «Sta lottando. Sta impegnando la sua forza e non farò nulla per menomarla. Tu possiedi il laran, dovresti sapere cosa vuol dire vivere senza. È come essere ciechi e sordi in un mondo fatto di colori e musica... No, Edric. Non prenderò neppure in considerazione la tua proposta.»
«E se fosse l'unico modo per salvarla?»
Ellemir sorrise stancamente. «Lei non lo vorrebbe. Non a questo prezzo.»
«Non stiamo parlando di qualcosa di astratto,» insistette Edric, ostinato. «È la sua vita che è in pericolo.»
L'espressione di Ellemir si fece assente e Edric si rese conto per la prima volta di quanto le loro anime si fossero allontanate.
«Sul Passo era pronta a gettare la sua vita per salvare un'estranea a cui era legata solo per contratto.» Tornò a guardarlo con indulgenza, come una madre davanti ad un bambino troppo piccolo per capire. «Credo che le vostre scale di valore siano diverse.»
Edric strinse le labbra, rassegnato. Aveva espresso i suoi dubbi e le sue opinioni, ma era lei l'unica a poter decidere. Si accostò di nuovo al letto, cercando di cambiare discorso. «Continuo a non capire come possa avere adesso il Male della Soglia.»
Ellemir lo raggiunse e si chinò su Taksya, controllando brevemente le sue condizioni ed inviandole l'ennesimo messaggio che le confermasse la sua presenza al suo fianco. L'organismo si stava facendo sempre più debole, ma l'Amazzone resisteva.
«Ricordo fin troppo bene quando successe a me,» Edric rabbrividì al pensiero. «Avevo tredici, quattordici anni al massimo.»
«Tredici,» confermò la Custode. «Il tuo laran e le tue energie sessuali hanno cominciato a svilupparsi quasi contemporaneamente e, dato che entrambe erano superiori alla media, le crisi che hanno provocato sono state davvero gravi.»
Edric arrossì sentendo parlare con tanta naturalezza della sua sessualità. Era sempre stato molto riservato sull'argomento e non ne aveva mai fatto tema di discussione, nemmeno col gemello. Automaticamente, cercò di cambiare nuovamente il soggetto del discorso.
«Già. Non ricordo neppure io giorno in cui sono arrivato a Tramontana. Mi hanno sempre detto che ero privo di conoscenza da ore.»
Senza volerlo, i suoi pensieri scivolarono indietro nel tempo, in quel sopramondo caotico e terrificante, ben diverso dall'ordinata struttura in cui si muoveva da anni, dove aveva visto Ellemir per la prima volta. Lei avanzava tra i vortici azzurri come una dea dell'antichità, con la veste cremisi che era l'unica macchia di colore in quell'assurdo universo monocromatico. L'aveva raggiunto e si era chinata su di lui, aiutandolo a rialzarsi. Poi l'aveva stretto tra le braccia ed erano precipitati attraverso un nulla azzurrino. Il suo viso preoccupato era stata la prima cosa che aveva visto tornando in sé e, anche se non era radioso come nel sopramondo, gli era sembrata la cosa più bella su cui avesse mai posato lo sguardo.
L'immagine e le sensazioni che la accompagnavano erano così intense che raggiunsero Ellemir nonostante l'attenuatore telepatico ma, grazie ai lunghi anni di addestramento, la sua mente non li registrò neppure.
«Perché non puoi aiutarla come aiutasti me?»
Ellemir sospirò. «È diverso. Il corpo deve scoprire da solo quali vie deve seguire. Nel tuo caso, le due energie si sono risvegliate contemporaneamente e tu hai dovuto imparare a mettere accordo tra di loro. Ora sai che entrambe hanno la loro rilevanza ma, allora, pensavi che avresti dovuto dare la precedenza a quello che credevi più importante. Il completo sviluppo del tuo laran era la sola cosa che sembrava interessarti. Le tue energie sessuali venivano messe in secondo piano e, non potendo sfogarsi all'esterno, avevano provocato un pericoloso sovraccarico.»
«Pensi che per lei sia diverso?»
Ellemir lo guardò, sorridendo tristemente. «Taksya è una donna completamente sviluppata, non sta attraversando il suo sviluppo adolescenziale. Le sue energie sessuali sanno benissimo che strada prendere e, anche se tu sei liberissimo di non credermi, lei sa bene anche come gestire le sue energie laran
Edric la guardò perplesso, passando poi lo sguardo su Taksya. «No, non lo credo possibile. Se davvero fosse in grado di reagire lo farebbe. Nessuno può desiderare di trovarsi in queste condizioni!»
«Tutto dipende da quello che ti aspetti debba accadere in seguito.»
«Io sono rimasto bloccato nel sopramondo, tu sei venuta a prendermi... dopo sono stato subito bene,» commentò Edric, polemico.
Ellemir scosse la testa. «Taksya non è nel sopramondo. Ho chiesto ad Alyssa e ad Alaric di controllare. Dovrebbe essere facile localizzarla. Se nel tuo caso c'era solo una tempesta, nel suo tutto l'ordine dovrebbe essere sovvertito. Ma non vi è alcuna traccia di interferenze. Se è nel sopramondo, allora è bloccata ad un livello a noi sconosciuto.»
Taksya riprese a lamentarsi e, come pochi minuti prima, Ellemir e Edric vennero investiti da un'ondata di terrore allo stato puro. Ma, questa volta, prima che la calma tornasse apparentemente a calare nella mente dell'Amazzone, Ellemir riuscì a captare qualcosa che sembrava nascondersi al centro del vortice rappresentato della paura di Taksya, uno stralcio di sensazione che ormai riusciva a collegare senza dubbi al ricordo ossessionante che l'Amazzone aveva della madre.
Edric fu costretto a sedersi, riprendere il controllo diventava sempre più difficile. «Dalla potenza con cui trasmette, se non fosse impossibile, si potrebbe quasi dire che possieda il tuo stesso donas, Ellemir.»
Vedendo gli sforzi a cui era sottoposto l'amico, Ellemir gli intimò di allontanarsi per qualche ora, non facendo troppo caso a quello che Edric aveva appena detto.
«Non puoi restare sola,» protestò Edric. «Se dovesse tornare ad agitarsi, non riusciresti a trattenerla.» Ma Ellemir fu intransigente e, dopo pochi istanti, Edric tornò barcollando verso le proprie stanze.
Rimaste sole, Ellemir tentò con calma di mettersi in contatto con Taksya ma trovò la cosa quasi impossibile. Stranamente, non si sentiva pronta ad ammettere che tutto ciò fosse in relazione con le condizioni della donna, le sembrava piuttosto che l'ostacolo fosse del tutto estraneo ad esse. In principio aveva pensato che fosse colpa della repulsione che Taksya provava per i contatti mentali che Ellemir era costretta ad imporle per tentare di aiutarla a passare le crisi. Ma le reazioni istintive che l'Amazzone utilizzava per sottrarsi ad esse si erano via via ridotte ad un semplice segnale di fastidio.
Allora aveva pensato l'ostacolo fosse quello che l'Amazzone era stata indotta a credere sulle Custodi e che, non essendo in grado di gestire coscientemente le proprie reazioni, si ritrovasse travolta dagli insegnamenti subiti durante la sua infanzia.
Se il motivo era questo, una parte della colpa era anche da attribuirsi al comportamento poco diplomatico di Edric. Lui era il solo che, in presenza di Taksya, pur sapendo che lei poteva ricevere qualsiasi pensiero o sensazione che venissero prodotti nella camera, non faceva altro che calcare la mano sulla sua desiderabile condizione di Custode del Castello.
Poi si era accorta che la donna aveva le stesse reazioni anche quando era un altro componente del gruppo a compiere quelle operazioni. La cosa aveva per un verso risollevato Ellemir, almeno sapeva che quella di Taksya non era un'avversione inconscia alla sua persona, ma non era anche riuscita a non farla ulteriormente preoccupare, infondo nessuno degli altri era ancora riuscito a mettersi direttamente in contatto con lei.
"Eppure siamo riuscite a comunicare," pensò Ellemir in quel momento, guardando con pena il volto affaticato dell'Amazzone. "Lei è riuscita ad entrare in contatto, sa come trasmettere i suoi pensieri, perché adesso non è più in grado di farlo... che la sua barriera abbia creato un ostacolo alla ricezione..."
Improvvisamente Ellemir si rese conto che la barriera che ostacolava il loro rapporto non era quella di Taksya, ma quella creata durante i suoi lunghi anni di addestramento e, dolorosamente, comprese che non era mai servita a proteggerla dagli stimoli esterni, bensì a soffocare gli impulsi che nascevano nella parte più profonda della sua anima.
Non le avevano insegnato a tenere fuori le emozioni altrui quanto, piuttosto, impedire alle proprie emozioni di manifestarsi. Per un istante la mostruosità della cosa la lasciò stordita. Tutti coloro che aveva amato e di cui si era fidata, maestri e compagni di lavoro, anche gli amici... anzi l'amico più caro, non avevano mai voluto altro che vederla trasformata in una macchina!
"E, forse, ci sono riusciti," pensò. Forse era davvero troppo tardi per cambiare, come le aveva detto Edric. Taksya non poteva cedere all'idea del futuro che Ellemir desiderava per entrambe se, dalla sua mente, non riusciva ad attingere le stesse informazioni che lei volutamente le inviava.
«No!» Ogni cellula del suo essere si ribellò a quell'idea.
Alzò risolutamente il capo, mentre i suoi occhi grigi assumevano un'espressione gelida. Ora non si trattava più di un sentimento nuovo o di una visione certa del suo futuro, di un desiderio di una vita normale... Lei era Ellemir Alton. Non il fulcro del potere di Tramontana o di una qualsiasi altra Torre. Era un individuo, con un nome ed una famiglia alle spalle. Una comynara e una donna, anzi una Donna.
L'amarezza tornò ad assalirla. Su Darkover una donna valeva meno di un cavallo. Poteva essere venduta e comprata come un oggetto, le bastava tornare con la mente al racconto di Dorilys per averne conferma, oppure essere usata unicamente per assicurare una discendenza al clan.
"Tutte cose da cui sono stata dispensata per il solo fatto d'essere una Custode," pensò tristemente. "Solo le Custodi e le Libere Amazzoni possono evitare tutto questo."
Si voltò verso Taksya, che sembrava essere sull'orlo di una nuova crisi, considerando la precarietà della vita delle Libere Amazzoni, che tentavano sì di opporsi a questo stato di cose ma che erano costrette a vivere ai margini della società, a malapena tollerate dagli altri abitanti del pianeta.
Tentò di vedere se stessa come una vera Rinunciataria e di immaginare l'espressione di Edric di fronte ad una tale eventualità. Ma, no... forse quella vita poteva andare bene per Taksya, ma lei non se la sentiva di affrontare lo stato di perenne tensione che avrebbe comportato una tale scelta.
No, doveva esserci un'alternativa. Come Custode possedeva un potere immenso, come donna avrebbe avuto a malapena il diritto di scegliere il colore dei suoi abiti. Eppure... In fondo alla sua mente un'idea stava cominciando a prendere forma. Ellemir la osservò affascinata, mentre assumeva contorni sempre più nitidi... era più che pericolosa, era sacrilega, ma era anche quello che lei, solo ora poteva comprenderlo appieno, aveva visto alla fine di tutte le visioni del futuro che il suo sangue Hastur le donava.
Sorridendo maliziosamente, Ellemir sfiorò appena il polso di Taksya lasciando che, forse per la prima volta, oltre alla sua vicinanza, lei potesse ricevere chiaramente la visione di tutto quello che provava e che aveva sempre tenuto inconsapevolmente barricato dentro di sé.
"Breda, tutto quello che ci hanno insegnato era sbagliato," le disse, lasciando che le sue nuove conoscenze fluissero liberamente fino alla mente di Taksya, senza costringerla ad ascoltarle, "non potranno impedirci di cambiare la nostra vita per il meglio e, se lo faranno, avranno tempo per pentirsene."
Fu come se Taksya non avesse atteso altro che questo segnale.
Dal principio lentamente, il suo corpo cominciò ad irrigidirsi, ogni muscolo sembrò tendersi fino al massimo consentito, facendolo inarcare in maniera impressionante, fino a quando solo i piedi e la testa dell'Amazzone sembrarono poggiati sul letto. Ellemir non aveva mai visto nulla del genere, temeva che alla fine avesse ceduto, ma non voleva allontanarsi per chiamare aiuto. Però, una volta raggiunto il culmine, Taksya si rilassò completamente ed Ellemir poté quasi vedere a occhio nudo il fluire dell'energia psi, tenuta fino a quel momento repressa, lungo i canali che l'avrebbero scaricata all'esterno.
Il tutto era durato poco più di un paio di minuti e, quando Ellemir fece un rapido controllo per cercare di capire quello che era accaduto, non trovò più traccia della congestione dei linfonodi che aveva già cominciato a ricrearsi e, soprattutto, trovò la mente di Taksya sgombra e tranquilla come non lo era mai stata.
Si lasciò cadere sulla poltrona che aveva occupato fino a pochi minuti prima, incredula. Era ancora ferma a fissare Taksya, che sembrava finalmente sprofondata in un sonno profondo e ristoratore, quando Alaric e Edric piombarono nella stanza.
«Cosa è successo?» chiesero all'unisono i due gemelli.
«Non ne ho la più pallida idea,» rispose lentamente Ellemir. «Controllate voi stessi, è pulita. Cinque minuti fa sembrava che stesse per cedere poi...» Ellemir schioccò le dita, non riuscendo a trovare un termine di paragone migliore per rendere quello che aveva visto, «tutta l'energia è defluita all'esterno. Adesso sta dormendo come una bambina.»
Alaric annuì in silenzio. Sia lui che il fratello, e forse ogni telepate nel giro di una decina di miglia, avevano sentito chiaramente quello che Ellemir aveva visto accadere in prima persona. Non aveva bisogno di controllare personalmente la situazione, come invece aveva fatto immediatamente Edric, per sapere che tutto era finito.
«Con tutto questo silenzio, questa sembra addirittura un'altra stanza!» disse scherzosamente.
«È fuori pericolo,» attestò Edric, al termine del suo controllo.
«Sembri quasi dispiaciuto,» borbottò Alaric, avvicinandosi a Taksya ma senza trovare il coraggio di toccarla.
«Non puoi fare altri danni, Alaric,» lo esortò scherzosa Ellemir, fingendo di non aver sentito il commento che aveva rivolto al fratello, visto che anche lei aveva avuto la stessa, sgradevole sensazione.
«Non ne sono sicuro,» si fece serio, «non sappiamo ancora cosa ci sia dietro a quella barriera.»
Taksya si rigirò nel letto, borbottando qualcosa di incomprensibile. Ma nelle menti dei tre telepati si formò un chiaro e ineluttabile invito a lasciarla dormire in pace.
Ellemir guardò sorridendo Alaric e, dopo aver comunicato a Taksya tutta la sua contentezza sfiorandole semplicemente il volto, uscì silenziosamente dalla camera, seguita immediatamente dai due fratelli.

***

Nel frattempo, gli altri telepati della famiglia si erano riuniti, come d'abitudine, nello studio privato di Edric, in attesa che i gemelli portassero loro qualche notizia dagli appartamenti di Ellemir.
Domenic, che fino a quel momento era stato dimenticato da tutti tranne che da Darren, aveva deciso di esporre i suoi dubbi riguardo la faccenda che sembrava aver travolto gli abitanti del castello. In special modo voleva far pesare anche sulle spalle degli altri quelli che continuava a nutrire nei confronti della cosiddetta Custode.
«Più o meno come se un allevatore delle pianure confondesse un cavallo da corsa con un cervine,» commentò seraficamente Alyssa, al termine dell'intricato discorso.
Domenic avvampò. Senza troppi giri di parole, Alyssa aveva affermato che a suo parere lui non aveva le capacità necessarie neppure per riconoscere un laran talmente potente come quello di una Custode.
Si voltò verso Darren, al momento l'unico uomo presente nello studio. «Qui permettete ad una donna di offendere un ospite? Le voci sugli Aldaran sono dunque vere!»
«Non sperate di scatenare una lite,» rispose invece Dorilys, forse per la prima volta in vita sua d'accordo con la cognata. «Ellemir poteva anche arrivare travestita da banshee, ma chiunque dotato di buon senso, e non semplicemente di laran, si sarebbe subito reso conto chi aveva di fronte!»
«Trovo comunque la cosa sconveniente,» continuò imperterrito Domenic, ben deciso a far valere le sue convinzioni. «Come può, allora, una Custode decidere di intraprendere un viaggio talmente rischioso servendosi solo dell'aiuto di due Libere Amazzoni...»
«Da quale pulpito viene questa predica!» sbottò Dorilys, lasciando a bocca aperta gli altri tre. «Voi, un Aillard, abituato a sottostare ai voleri delle vostre donne, vi permettete di criticare le decisioni prese da una Custode...» si alzò, dirigendosi verso la finestra, nel tentativo di raffreddare la sua ira. «Ditemi,» riprese con tono più gelido, «cosa avreste fatto se fosse venuta da voi e vi avesse chiesto un aiuto per venire a trovare un amico nel Dominio Rinnegato? Vi sareste fatti in quattro per preparare una spedizione armata e scortarla fin sotto le mura di Caer Donn?»
Domenic guardò Darren, come in cerca di aiuto, ma il marito della donna si strinse nelle spalle, ben deciso a rimanere fuori della discussione. Inoltre era convinto che la decisione presa da Ellemir fosse stata la migliore e si stupiva del fatto che anche sua moglie la pensasse allo stesso modo.
«Attraversare il confine con un seguito adeguato al proprio rango sarebbe sembrato un affronto agli occhi dei comyn degli altri sei Domini,» continuò Dorilys, tornando ad argomenti per lei più tipici. «Ci mancava solo un altro motivo di dissidio tra noi e loro... oltre a tutti quelli che già ci sono!»
Gli altri annuirono in silenzio e Domenic pensò, per il meglio, di restarsene zitto per non aggravare oltre i già precari rapporti con i presenti. Nonostante tutte le sue previsioni di una rapida fuga, sarebbe dovuto rimanere a Castel Aldaran almeno fino alla Festa del Solstizio, sempre che nel frattempo le nevicate invernali non avessero bloccato in maniera definitiva la strada verso Nevarsin.
Quando Edric, Alaric ed Ellemir fecero il loro ingresso nello studio, una decina di minuti dopo, il silenzio gravava ancora pesante nella stanza. Non ebbero comunque modo di accorgersene in quanto, non appena varcata la soglia, vennero subissati da domande di ogni genere. Tutti avevano capito che qualcosa di importante era accaduto e volevano solo sapere, ognuno con motivazioni diverse, se il risultato finale di quello che avevano percepito fosse stata o meno la morte di Taksya.
Le espressioni dei tre erano contrastanti ma, considerando la gioia che sembrava traboccare dalla figura di Ellemir, fu chiaro che il periodo di crisi si era finalmente risolto e che l'Amazzone era fuori pericolo.
Edric si sedette alla sua scrivania ed ascoltò in silenzio il resoconto di Ellemir, meditando a mente ben schermata sulla sfortuna che aveva avuto. Se la donna fosse morta sarebbe stato più facile per lui convincere Ellemir a tornare sulle sue decisioni, in modo da poterla coinvolgere in maniera indissolubile al suo progetto. Ma, con lei viva e sempre presente, la cosa sarebbe stata praticamente impossibile.
Nessuno degli altri fece caso al suo mutismo. Domenic cercava di non farsi coinvolgere nella cosa, la sorte dell'Amazzone non lo riguardava visto che avrebbe fatto di tutto per andarsene. Avrebbe ringraziato tutti della calorosa ospitalità e sarebbe tornato di filata ai suoi studi nella fredda Nevarsin, in barba a tutti i pensieri che aveva fatto durante i mesi precedenti la partenza dal monastero.
Per Dorilys la situazione si presentò improvvisamente molto più rosea, finalmente Ellemir si sarebbe immersa nel lavoro, accettando di riacquistare i suoi diritti di Custode e tentando di risolvere i suoi problemi prima e di portare alla realtà i sogni di Edric subito dopo. Sperava solo che quella senza casta decidesse di non creare interferenze o, sarebbe stata la soluzione migliore, di andarsene dal castello.
Darren era sollevato dal fatto che i dissidi tra la moglie ed Ellemir si fossero appianati e non vedeva la presenza di Taksya come un ostacolo. Anzi, ripensando ai racconti ascoltati durante la sua permanenza alla corte dei comyn, la cosa lo intrigava notevolmente.
Solo Alaric e Alyssa sembravano sinceramente sollevati dalla parziale ripresa della loro ospite. Alaric si sentiva ancora in colpa per quello che era accaduto e non tentava neppure di nascondere il panico che provava all'idea dell'addestramento che sarebbe seguito alla guarigione completa di Taksya. I suoi poteri sembravano così anomali rispetto agli standard che erano stati loro insegnati.
Alyssa era contenta e basta. Finalmente avrebbe avuto qualcuno con cui parlare che non fosse sua sorella, i loro discorsi finivano sempre sul convergere sulle condizioni degli animali e sui loro problemi, o Dorilys, con la quale amava conversare almeno quanto amava andare a recuperare un cervine fuggito sulle alture popolate da uccelli-spettro.
«Bene!» esclamò Edric, cogliendo tutti di sorpresa. «Credo che tutti avremo qualcosa da fare nelle prossime ore,» si voltò verso Darren e Dorilys, «per prima cosa dobbiamo riscattarci dalla pessima figura che abbiamo fatto davanti al nostro ospite. Potreste condurlo a visitare il castello, ad esempio.»
Dorilys capì che il cognato voleva mandarli via per poter parlare in privato con Ellemir, probabilmente per poter discutere con calma sui problemi che la donna aveva nel sopramondo. Si alzò e trascinò il marito e Domenic fuori dallo studio, dando appuntamento agli altri per la cena.
«Credo sia il caso di cominciare ad organizzare il soggiorno di Taksya,» anche Alyssa prese la palla al balzo, «vieni Alaric, aiutami a trovare degli abiti adatti ad una Libera Amazzone. Credo che qui dentro tu sia quello che ha studiato più approfonditamente questa materia!» esclamò maliziosa, uscendo subito dopo senza attendere commenti.
Alaric scambiò un'occhiata divertita col fratello ed uscì a sua volta, lasciandolo solo con Ellemir.
Il silenzio piombò sui due con la rapidità di un falco. Ellemir era ormai certa dell'avversità che Edric provava nei confronti di Taksya e, nonostante fossero passati solo pochi giorni dal loro arrivo, non riusciva più a parlare con lui con la stessa naturalezza di un tempo.
«Abbiamo un problema da risolvere,» esordì Edric seriamente.
Ellemir si mise subito sulla difensiva, possibile che non le concedesse neppure un attimo di tregua. Ma l'argomento di cui voleva parlare non riguardava lei o del suo futuro rapporto con Taksya.
«Da quanto tempo non dormi?» continuò lui.
«Riesco a dormire,» rispose Ellemir perplessa.
«Mettiamola in un altro modo. Per quanto tempo pensi di poter resistere senza salire nel sopramondo, prima di crollare?»
Ellemir abbassò gli occhi. Edric aveva ragione, poteva dire di non essere più riuscita a dormire profondamente da quando aveva scoperto la trappola preparata per lei.
«Non credo che ci sia molto da fare,» disse semplicemente, «ma posso riuscire a riposare, se ho qualcuno vicino a controllarmi.»
Edric non poteva sapere che Ellemir si stava riferendo alla vicinanza di Taksya, per ora la sola che, sia pur inconsciamente, era riuscita ad impedirle di cadere in trappola e di fare un sonno degno del suo nome.
«Non possiamo rischiare in eterno,» sbottò Edric, irritato dal fatalismo con cui Ellemir sembrava aver preso la cosa. «Attenderemo ancora qualche giorno, tanto per essere sicuri che Taksya sia definitivamente fuori pericolo,» "e che tu abbia smesso di preoccuparti più per lei che per te stessa," aggiunse mentalmente, sperando che Ellemir non fosse riuscita a cogliere il pensiero, «poi tenteremo di risolvere questa situazione di stallo.»
Ellemir rimase in silenzio. Conosceva Edric e sapeva che non c'era possibilità di smuoverlo da un'idea, non fino a quando non andava a sbattere contro il muro celato dietro di essa.
«Suppongo tu abbia un piano,» disse dopo un po'.
Edric annuì. «Ma non ho intenzione di dirti nulla,» la avvisò. «Se per caso tu salissi nel sopramondo, anche se ad un livello abbastanza basso da non farti prendere in trappola, loro potrebbero comunque riuscire a scoprire quello che stiamo progettando e correre ai ripari.»
Ellemir annuì, effettivamente poteva esserci questo rischio. Del resto erano riusciti a scoprire il percorso che avrebbero seguito per arrivare fino a Castel Aldaran. Qualcuno doveva essere riuscito a scoprirlo e lei poteva escludere a priori che l'inconsapevole spia potesse essere stata una delle sue accompagnatrici o, ancora più impensabile, Fiona.
Lui le sorrise maliziosamente. «Fidati di me,» le disse alla fine. «Io so quello che faccio.»







StrangeLandsChronicles © 2004
© Simona Degli Esposti