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Titolo: L'ultimo Horcrux
Capitolo 1/5: In partenza
Autore: sssilvia
Serie: J.K. Rowling's Harry Potter
Status: concluso
Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono a JK Rowling, anche quelli che ho inventato io, se li vuole!
Warning: Può contenere SPOILER per HARRY POTTER AND THE HALF-BLOOD PRINCE.
Note: Ok, sono sempre io, l'ho rifatto... Inizio subito col dire alcune cose: Prima cosa: questa fanfiction è il seguito di "L'ultimo Horcrux". Sarebbe davvero carino se adesso voi tutti andaste a leggervelo, ma per coloro che non hanno intenzione di farlo (e che sono, quindi, privi di cuore), metterò uno stringato riassuntino qua sotto. Seconda cosa: questa fanfiction non sarà affatto divertente come la prima (sempre assumendo che la prima abbia divertito qualcuno). E'molto molto più cupa. Siete avvertiti. E ora... riassuntino (attenzione, il riassuntino vi toglierà ogni gusto nel leggere la fanfiction precedente, pertanto se avete l'idea di farlo vi conviene fermarvi qua): "L'ultimo Horcrux": Magdalene (Lene) Rice proviene dal Texas, dove addestra cavalli per i rodei per i turisti. In vacanza nella grande Londra incappa per caso in una lotta tra Mangiamorte e membri dell'Ordine della Fenice. Inizialmente pensa che si tratti di una manifestazione folkloristica del luogo, ma quando le si para davanti un uomo minaccioso e con gli occhi rossi gli spara senza riflettere (è texana). Quelli dell'Ordine della Fenice scoprono che in realtà è una strega anche lei, solo che nessuno se ne è accorto fino a quel momento. Cosa strana, visto che parla con i cavalli da tutta la vita. Vedendo che l'Ordine della Fenice si interessa a lei e ancora offeso per essere stato "sparato" Lord Voldemort la rapisce. Dopo tutta una serie di demenziali peripezie i due iniziano a piacersi. Voldemort scopra anche che Lene è un' antiprobabilità vivente, nel senso che fa succedere di continuo cose impossibili. Così decide di mandarla da Harry Potter per chiedergli gentilmente se le rivela la profezia. Il piano funziona e i due presto arrivano allo scontro finale. Nel frattempo Harry non è riuscito a trovare nemmeno un horcrux, ma pensa di uccidere Voldemort prima e distruggere gli horcrux dopo. Lo scontro non va come previsto visto che Lene è da quelle parti e i due finiscono col fare una specie di tregua, decidendo che in fondo la profezia può anche avverarsi dopo più avanti. Lord Voldemort si ritira in campagna ad allevare api (sì, i piccoli insetti ronzanti) e di farsi chiamare da allora in poi L'Allegro Apicoltore. E ora... iniziamo!
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L'ultimo Horcrux

sssilvia



capitolo 1

In partenza

In Gran Bretagna la popolazione magica non è molto numerosa. Si calcola che tra Inghilterra, Galles, Scozia ed Irlanda del Nord i maghi non superino le tre migliaia, contro una presenza babbana di circa 58 milioni.
Forse era per questo che molti maghi si erano pian piano convinti di essere incredibilmente speciali.
Alcuni di loro si spingevano anche a sostenere che i maghi dovessero incrociarsi solo con altri maghi.
Lord Voldemort era moderatamente a d'accordo, anche se negli ultimi tempi era stato ben attento a non dirlo, ma in quel momento non poteva fare a meno di pensare che certi incroci fosse meglio non farli.
Fleming Paciock era l'evidente dimostrazione di questo concetto.
Dal padre Neville (assolutamente purosangue) aveva preso una certa consistenza budinosa e una sorta di goffaggine innata. Dalla madre Luna (molto purosangue anche lei) grandi occhi sporgenti e un'aria sognante che i maligni avrebbero descritto come rincoglionita.
Lord Voldemort distolse lo sguardo dalla stravagante creatura (evidentemente purosangue per dispetto) e tornò a concentrarsi sugli strilli della propria prole.
Tom Junior e Priscilla stavano, da soli, attirando un bel po' di attenzione.
Non era, per una volta, perché il loro papà era alto, scheletrico e dotato di inquietanti occhi rossi. Non era neanche perché in passato aveva terrorizzato l'intera comunità magica. E, no, non era perché la loro mamma vestiva uno stravagante paio di stivali di pelle di serpente.
Il motivo era che le due piccole serpi (nel vero senso della parola) stavano combattendo una battaglia di caccabombe sul marciapiede della stazione.
«Priscilla!» strillò Lord Voldemort, afferrando la femmina per la collottola e sollevandola di una ventina di centimetri dal suolo. Sfortunatamente una caccabomba le scivolò di mano e si infranse ai loro piedi.
«Ti avverto: se continui in questo modo ti trasformerò in un rospo!» minacciò, con voce gelida.
Ora, naturalmente Priscilla se ne infischiava altamente della sua voce gelida, come delle sue occhiate all'azoto liquido o delle sue espressioni di furia omicida, ma il resto dei genitori sul binario non erano altrettanto abituati.
Una decina di teste si voltarono nella sua direzione, gettando occhiatacce.
Voldemort abbozzò un sorrisetto di circostanza, dando un'altra scossarella alla bambina.
Nel frattempo Lene aveva acciuffato Tom Junior, e adesso lo stava rimbrottando aspramente.
Il grande treno scarlatto di Hogwarts emise uno sbuffo di fumo e i genitori iniziarono ad accompagnare i figli verso il treno.
Tom Junior e Priscilla, sospendendo momentaneamente la battaglia, spinsero i carrelli con i calderoni e i libri verso lo scompartimento più vicino.
Voldemort vide con la coda dell'occhio un bambino e una bambina con i capelli color carota che salivano prima di loro. Avrebbero benissimo potuto essere fratelli, invece erano cugini.
Un giovane mago dai capelli arruffati gridò al maschietto: «E non metterti nei pasticci, ok?»
Il bambino gli rivolse uno sguardo di sufficienza. Era evidente che aveva tutta l'intenzione di mettersi nei pasticci, non appena ne avesse avuta l'occasione. Era per questo che stava andando a scuola, no?
Voldemort fissò intensamente i propri gemelli.
«Lo stesso vale per voi,» disse, in tono serio. «E... Tom?»
Tom lo guardò con innocenti occhi serpentini. «Non pasticciare con le probabilità.»
«Mamma, Striscia ha cambiato pelle!» strillò Priscilla, tutta gasata, sventolando sotto il naso di Lene un serpentello verde brillante.
«Metti Striscia nella teca, tesoro,» si limitò a rispondere Lene, senza badarci.
Finalmente i ragazzi salirono sul treno e le porte si chiusero.
Voldemort passò un braccio intorno alle spalle di Lene, che sembrava prossima alle lacrime.
«Staranno bene?» mormorò lei, la voce preoccupata. «Soli... lontano da casa...»
Voldemort le diede un paio di pacche di rassicurazione.
«Tranquilla. Tempo una settimana e i terribili gemelli Riddle riusciranno a farsi espellere.»

***

Priscilla e Tom si infilarono con aria decisa dentro uno degli scompartimenti. Finalmente si erano liberati di quei due rompiscatole dei propri genitori.
Quello era il loro primo anno ad Hogwarts, e avevano tutta l'intenzione di divertirsi.
Seduti a fianco alla finestra c'erano due bambini dai capelli rossi, sulla destra un ragazzino cicciottello dagli occhi sporgenti.
«Ciao,» fece Priscilla, che era la più estroversa. «Striscia ha appena cambiato la pelle, volete vedere?»
Il ragazzino dai capelli rossi inarcò le sopracciglia.
«No, grazie,» disse, netto.
La ragazzina, invece, allungò la testa con aria curiosa.
«Hai un serpente come animale domestico?» chiese. «Pensavo che al primo anno si potessero avere solo gufi, rospi o topi.»
Priscilla arricciò il naso. «Beh, io ho Striscia. Mio fratello, invece, ha uno stupido gatto!»
Tom si accigliò: «Ozzy non è stupido,» borbottò.
«Beh, possiamo sederci?» fece Priscilla, senza dargli retta. «Io mi chiamo Priscilla Riddle e questo è mio fratello Tom.»
«Lo so,» disse il ragazzino dai capelli rossi, corrucciato.
Tom tirò Priscilla per la manica.
«Che cosa c'è!» fece lei, scocciata. Tom le bisbigliò qualcosa all'orecchio.
Priscilla aggrottò la fronte.
Per un momento sembrò tentata di retrocedere e uscire, ma poi il suo orgoglio ebbe il sopravvento.
«Beh, noi ci sediamo qua, eh? Tom metti il tuo gatto pulcioso nella retina.»
«Ozzy non è...» iniziò a lamentarsi lui, ma fece quello che gli avevano detto.
«Io mi chiamo Athena Weasley,» disse la ragazzina rossa, allungando la mano. Priscilla la scosse con convinzione, poi si sedette su una poltrona, aggiustandosi i lunghi e lisci capelli neri intorno.
«Io Fleming Paciock...» sussurrò il ragazzino cicciotello, con gli occhi a terra, diventando color papavero.
«E lui è Jimmy Potter,» aggiunse Athena, visto che il ragazzino non sembrava intenzionato a presentarsi da solo.
Detto questo tirò fuori un libro dalla borsa e iniziò a sfogliarlo.
«Mia mamma dice che Hogwarts è una scuola molto impegnativa,» continuò Athena. Priscilla inclinò la testa da un lato.
«Papà dice che se io e Tom ci facciamo buttare fuori ci da' da mangiare a Nagini.»
Athena inarcò le sopracciglia. «Davvero?»
Priscilla si strinse nelle spalle. «Non credo proprio. Nagini è vecchia e mangia solo omogeneizzati.»
Fleming si mosse a disagio sul sedile. «E' un animale?» domandò, arrossendo di nuovo.
«Una grossa e grassa vecchia serpentessa. E' mezza basilisco, ma non pietrifica nessuno. Dorme quasi tutto il tempo.»
«Certo che a voi piacciono i serpenti, eh?» fece Athena, leggermente schifata.
Priscilla aprì la bocca per rispondere qualcosa in tono petulante, ma Tom la precedette, sottovoce.
«Piacciono a papà. La mamma dice che sono buoni solo per fare stivali.»
Jimmy Potter, per la prima volta, ridacchiò.
«Certo che gli piacciono...» disse, con tono maligno. «E' un mezzo serpente anche lui, no?»
Né Tom né Priscilla replicarono, ma si scambiarono un'occhiata significativa.
«Jimmy!» sussurrò Athena, dandogli un calcio.
«Ai!» fece lui, scocciato.
Tom tirò su col naso. «La mamma ha detto...» iniziò.
«Non iniziare a piagnucolare, Tom!» schioccò Priscilla. Tom tirò ancora su col naso. «Sei proprio un bamboccio,» lo rimproverò sua sorella. «Non so come fai a essere mio fratello!»
Tom allargò gli occhioni rossi e lanceolati. «Non sono un bamboccio!» cercò di difendersi.
«Invece sì.»
«Invece no.»
«Invece sì.»
«Invece...»
«Adesso basta!» li interruppe Jimmy.
Priscilla e Tom lo guardarono entrambi, la prima con aria bellicosa, il secondo vagamente grato. Sapeva di non avere possibilità, contro sua sorella.
«Voi sapete già fare qualche magia?» cambiò discorso Athena.
«Scommetto che hai già letto tutti i libri,» disse Jimmy.
«Naturalmente. Ho già memorizzato alcuni incantesimi. E voi?»
«Io ne so tantissimi!» dichiarò Priscilla.
«Ma se papà ti ha requisito la bacchetta cinque minuti dopo averla comprata,» disse Tom.
«Non crederai mica che io non l'abbia recuperata di nascosto, vero?»
«E perché ti ha sequestrato la bacchetta?» chiese Athena.
«Perché ha fatto esplodere una parete,» fece la spia Tom.
«Era tutto calcolato!» protestò lei.
«Sì, come no.»
«In ogni caso so fare un mucchio di magie. Guarda!» detto questo puntò la bacchetta contro il fratello, i cui capelli si drizzarono in testa.
«Non è divertente!» disse Tom, cercando di abbassarli con le mani. Ma a giudicare dalle risatine degli altri non era proprio così. Solo Athena non rise, ma si limitò a guardarsi attorno come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa.
«Non hai pronunciato la formula!» sbottò alla fine.
«Certo che non l'ho pronunciata,» replicò Priscilla, tranquilla. «Mai mettere sull'avviso l'avversario.»
«Scommetto che anche questo te l'ha detto papà,» insinuò Jimmy.
Priscilla inclinò la testa da un lato. «Veramente papà ha detto che se lo facevo ancora mi avrebbe trasformato in un rospo. E tu fai sempre quello che ti dice papà?»
Jimmy sembrò preso in contropiede.
«Beh, no,» ammise.

***

Harry Potter e Ginny Waesley guardarono il treno finché non scomparve fuori dalla stazione.
«Pensi che Jimmy si troverà bene?» fece Ginny, che evidentemente era un po' preoccupata.
«Certo. E poi ci sono Athena e Fleming con lui. Si divertiranno un mondo.»
Nel mentre sentirono una voce piagnucolosa che arrivava da dietro le loro spalle. «... magari Priscilla, ma Tom... è così... piccolo...» stava dicendo.
Harry si voltò.
«Tom si sa difendere, Lene. Non iniziare a fasciarti la testa...»
L'alta figura scheletrica di Lord Voldemort si stagliava netta sulla banchina, con una figura più piccola appesa a un braccio.
«Sono così piccoli...» disse Ginny.
«Esatto...» replicò l'altra donna, gli occhi lucidi.
«Potrebbe succedergli qualsiasi cosa...»
«I ragazzi più grandi...»
Harry alzò gli occhi al cielo. «Minerva ci farà attenzione,» disse.
«Severus ci farà attenzione,» disse Voldemort nello stesso momento, roteando gli occhi anche lui.
«Gli altri bambini li prenderanno in giro...» continuò Lene, come se non l'avesse sentito.
«Oh, no,» intervenne Ginny. «Ho detto chiaramente a Jimmy che non doveva farlo!»
Lene inarcò un sopracciglio. «Già, beh...» tirò su col naso, «... molto gentile.»
«Quando Harry era piccolo c'erano un sacco di bambini che lo prendevano in giro per la cicatrice,» annuì Ginny. «Non è bello e non è educativo.»
«E' che a quell'età sono piccole carogne.»
«Compresi i tuoi figli,» le ricordò Voldemort.
«Sono anche figli tuoi.»
«Ti sbagli. Sono figli miei quando sono bravi e carini. Per il resto del tempo sono tuoi.»
Lene sbuffò una specie di risata.
«Ah, mi ricorda l'approccio di qualcuno...» disse Ginny puntando il pollice su Harry.
Lui grugnì.

***

Hogwarts si stagliava alta e tenebrosa sopra di loro. I ragazzi del primo anno, con le divise nuove che gli frusciavano addosso, non potevano staccare gli occhi dalla massa imponente del castello, mentre si accalcavano sulla banchina.
«Primo anno, di qua!» gridò una vociona.
Jimmy, Athena e Fleming salutarono allegramente con la mano. Un uomo alto almeno tre metri e largo due, con una grande barba incolta e un mantello peloso sulle spalle rispose al saluto.
Tom e Priscilla lo guardarono in silenzio, ponderandolo. Avevano parlato loro di Hagrid, naturalmente, ma non l'avevano mai visto di persona.
Lui fissò i suoi piccoli occhietti neri su di loro e fu chiaro che li avesse riconosciuti a sua volta, visto che fece un mezzo salto indietro.
D'altronde era difficile che non venissero riconosciuti. Avevano entrambi gli occhi rossi e lanceolati, i capelli nero inchiostro, lisci e lucidi, anche se Tom junior li portava più corti di sua sorella. La loro pelle era color gesso e mentre Priscilla aveva il naso all'insù di sua madre, Tom sembrava il ritratto di suo padre alla sua età.
«Tre per barca!» disse Hagrid in quel momento.
Tom e Priscilla si resero presto conto che "tre per barca" significava "due", nel loro caso.
Questo perse importanza quando Tom perse l'equilibrio e cadde nel lago, malgrado l'acqua fosse calmissima.
Priscilla, che era abituata a quel genere di cose, lo tirò su senza dir niente.
Quindi, quando entrarono nella sala grande di Hogwarts, col soffitto risplendente di stelle, Tom gocciolava come un rubinetto rotto e aveva un'espressione più infelice che mai.
Athena gli scoccò uno sguardo stupito, ma fu l'unica a dimostrare un minimo di interesse.
«Pensi che il Cappello ci metterà nei Grifondoro?» le chiese Jimmy, che era in fila davanti a lei.
«I Weasley sono sempre stati nei Grifondoro,» rispose Athena, ancora distratta dallo sgocciolio. «E anche tuo papà era un Grifondoro, ovviamente.»
Si voltò verso Priscilla. «In che casa vorresti essere?»
La ragazzina aggrottò la fronte.
«Non credo che ci sia molta scelta,» rispose, lei, un po' più seccamente di quanto avrebbe voluto.
«Il Cappello, con voi due, non ci penserà nemmeno mezzo secondo prima di mettervi nei Serpeverde,» intervenne Jimmy, sdegnoso.
«Potter, James,» chiamò la McGrannit, in quel momento.
La sala grande sembrò congelarsi all'improvviso. Ovviamente il giovane Jimmy era già una celebrità.
Il Cappello Parlante, un vecchio cappello tutto rattoppato e con uno strappo a fargli da bocca, non era nemmeno arrivato ad appoggiarsi sulla sua testa che gridò: «Grifondoro!»
La tavolata della casa applaudì entusiasta.
«Riddle, Priscilla,» chiamò la McGrannit. La sala, se possibile, diventò ancora più silenziosa. Ma questa volta il silenzio era tutt'altro che amichevole. Sembrava che nessun tavolo fosse entusiasta di accoglierla, anche se qualcuno tra i Serpeverde sorrideva con vaga aria di superiorità.
Il cappello si appoggiò sulla sua testa.
«Una rettilofona,» le sussurrò nell'orecchio. «E un cuore impavido,» aggiunse. «Grifondoro!» gridò, a gran voce.
Priscilla sbatté lentamente le palpebre, convinta che ci fosse un errore. Anche il tavolo dei Grifondoro doveva pensarla allo stesso modo, perché nessuno applaudì. Un paio di teste, anzi, si mossero a destra e a sinistra come a dire che non era possibile.
Priscilla si sentì spingere appena sulla schiena. «Quel tavolo là,» le disse la McGrannit, secca.
Priscilla si incamminò da quella parte, sempre nel massimo silenzio e si sedette in un angolo.
«Riddle, Thomas junior.»
Se con Priscilla il silenzio era stato ostile con Tom l'ostilità parve raddoppiare.
Lui, completamente zuppo, tremante e evidentemente spaventato si sedette sullo sgabello.
«Cervogiallo!» gridò il cappello.
La McGrannit si chinò verso l'oggetto, mentre nella sala si diffondeva un brusio stupito.
«Non esiste Cervogiallo!» sussurrò la McGrannit al cappello.
«Oh,» fece l'oggetto. «E allora dove vuoi andare?» chiese a Tom.
Tom, i lucciconi agli occhi, tirò su col naso. «Con mia sorella... per favore,» mormorò, con voce disperata.
«Ah... Grifondoro, allora!»
Priscilla lo guardò scivolare in silenzio verso di lei. Decisamente Tom stava per mettersi a frignare di nuovo, pensò.

***

Thomas Riddle Senior, in quel momento, era concentratissimo nella preparazione di una pozione. Le sue api lo preoccupavano. Negli ultimi tempi ronzavano in un modo che non gli piaceva neanche un po', come se fossero annoiate.
D'altronde, rifletteva tra sé e sé, la vita di un insetto non doveva essere tanto avventurosa. Era normale che fossero annoiate. Lui gli avrebbe preparato una pozione rallegrante.
Il miele dell'Allegro Apicoltore si basava proprio su questo: era allegro. Non poteva funzionare se le api non si divertivano.
Consultò l'ennesimo testo di magia nera, alla ricerca di una soluzione.
«Hem... credi che un fegato di Troll sia fuori discussione?» domandò oziosamente a Lene, che stava leggendo poco lontano.
Lei emise un vago rumore di assenso.
Molto strano. Lene non perdeva occasione per impedirgli di compiere qualche nerissima magia.
«Hey, ti senti bene?»
Altro suono di assenso.
«Lo sai che cosa penso? Che il fegato di un babbano sarebbe molto meglio. Esco un attimo a procurarmene uno.»
«Mm-mh.»
«Magari già che ci sono faccio anche esplodere un asilo nido, che ne dici?»
Lene sollevò lo sguardo.
«Mi sembra un'ottima idea, Tom...» fece, in tono vaghissimo.
«Lene?»
«Sì, tesoro?»
«Se la stanno cavando alla grande.»
«Ma certo. Non ci stavo pensando per niente.»
Voldemort sospirò. Tutta quella calma era assolutamente anormale. Lene era un concentrato di improbabilità altamente distruttiva, non rientrava tra le sue opzioni stare semplicemente seduta a leggere senza che le succedesse niente di strano intorno.
Era tutta la giornata che non... beh, che non esplodeva niente, o che non si materializzavano capre nel loro salotto, o che non gli veniva voglia di strozzarla.
Non andava bene.
Stava giusto riflettendo su come farla tornare all'anormalità quando un allocco planò nella sala attraverso il camino, seguito da vicino da una civetta bianca.
Niente capre? Niente capre. Solo posta via gufo.
Voldemort staccò i due papiri dalle zampe dei volatili e iniziò a leggere il primo.
«E' dei ragazzi,» disse.
Lene saltellò fino a lui come se fosse stata una pallina di gomma sparata da una fionda.
«Siamo stati smistati, dice,» lesse Voldemort. «E siamo entrambi nei Grifondoro, anche se il Cappello ha provato a mettere Tom nei Cervogiallo, ma poi la McGrannit ha detto che non esistono e così è venuto nei Grifondoro con me. Il Cappello ha detto che ho un cuore impavido, e che parlo il serpentese. Di Tom non ha detto niente di speciale. Domani iniziamo le lezioni. Il tempo è buono.»
Voldemort le passò la pergamena.
«Visto? Va tutto bene. A parte questa faccenda dei Grifondoro, ovviamente.»
Lene la rilesse cinque o sei volte, poi annuì in modo non molto convinto.
Voldemort, nel frattempo, stava srotolando l'altro foglio.
«Da Harry Potter.» lesse. A Voldemort quel ragazzo non stava molto simpatico, anche se non era più un ragazzo e, a suo favore, si poteva dire che negli ultimi undici anni non aveva più cercato di ucciderlo. Neanche Voldemort ci aveva più provato, ma questo non significava che si fosse dimenticato la questione.
«Ho sentito dire in giro che Lucius Malfoy è scomparso dalla circolazione,» continuò a leggere. «E mi chiedevo se questo non avesse niente a che fare con te. PS. Tuo figlio è nella stessa camera di mio figlio. Che preferirei che rimanesse senza cicatrici.»
«Che malfidente,» commentò Lene. «Come se Tom potesse far del male a una mosca.»
Voldemort si alzò e prese un pezzo di pergamena nuova dallo scrittoio.
Da Thomas Riddle, scrisse: «Non so un accidenti di niente di Lucius. Perché non chiedi a Draco, visto che siete vecchi amici (ah-ah). PS. Spero che mio figlio non si risveglierà privo di corpo, sai com'è...»







StrangeLandsChronicles © 2006
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