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Titolo: Under my skin (capitolo 2)
Autore: Snowhite
Serie: original
Pairing: Adam x Awen
Sommario: la proposta di Adam arriva ai capi dei Clan, compreso il padre di Awen
Rating: PG - Yaoi
Parti: 2/--
Status: in lavorazione
Disclaimers: stessa cosa del capitolo I, i personaggi sono miei bla, bla, bla... Buon divertimento a tutte le vittime che avranno il coraggio di leggere!
Note: "Atrebates" è una costruzione che funge da ritrovo per il Clan
Feedback: Anche il secondo capitolo è finito! Ragazzi che faticaccia... questo è un po' più corto del precedente ma anche più ricco. La storia comincia finalmente a prendere forma, e anche il carattere dei vari personaggi si sta definendo pian piano.
Ad essere sincera questo capitolo non mi piace molto, ma cosa volete, questo è il massimo che sono riuscita ad ottenere!
Confido nella vostra indulgenza di lettori! Grazie ancora per aver letto il mio racconto!!!
veronica_meruzzi[at]hotmail.com
veronica_meruzzi[at]hotmail.com
Archivio: HSC

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: Under my skin :

< Snowhite >



Capitolo Secondo

Awen sapeva che suo padre si sarebbe arrabbiato a causa del suo ritardo, ma non se ne rese pienamente conto finché non vide la collera e la rabbia dipinte sul volto del genitore.
«Sei davvero una creatura inutile! L'unica mansione a cui devi assolvere è quella di trasportare l'acqua dal fiume fin qui, e non riesci a fare nemmeno questo!»
«Vi prego... io mi sono ferito cadendo è per questo che ho tardato tan--!»
Enor era furioso, si scagliò contro il figlio minore, picchiandolo e insultandolo per la sua inettitudine. «Sei una vergogna per tutta questa famiglia!» Gaël e Mikaël cercavano di aiutare il fratello provando a rabbonire il padre, ma non ci riuscirono.
«Non immischiatevi voi due, questo non è affar vostro! Se non volete fare la stessa fine di vostro fratello vedete di non intromettervi!» la voce di Enor era imperiosa e non ammetteva contraddizioni.
I due fratelli guardavano preoccupati la scena non sapendo se intervenire o meno dopo l'ultimatum del padre.
Awen era spaventato a morte, cercava di proteggersi il viso con le braccia, gesto che fece irritare ancora di più il padre che prese a colpirlo con più foga e rabbia.
«Basta... vi prego!»
«Come osi rispondermi!? Avrei dovuto ucciderti quando sei nato, non ci hai portato altro che guai e vergogna!»
Nella colluttazione Enor colpì la ferita al braccio di Awen che urlando per il dolore si accasciò a terra stordito e dolorante.
«AWEN! » gridarono all'unisono Gaël e Mikaël.
«Lasciatelo dov'è! Non vi azzardate a toccarlo o ne pagherete le conseguenze!»
«Ma padre è ferito, sta perdendo molto sangue, dobbiamo medicarlo prima che la ferita si aggravi!»
Enor non li stava più ascoltando, ancora furente si stava dirigendo a grandi passi verso la porta.
Appena loro padre fu uscito, i due fratelli presero il più giovane appoggiandolo con delicatezza sul pagliericcio.
«Awen... Awen mi senti? Come stai? Awen!»


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Awen era stanco e si sentiva il corpo pesante e dolorante, la vista offuscata non gli permetteva di distinguere chiaramente chi fossero i suoi interlocutori.
"Qualcuno mi sta chiamando... chi siete?"
Avrebbe voluto parlare ma la voce gli morì in gola quando cercò di farla uscire.
I suoni intorno a lui si facevano sempre più ovattati finché non sentì più nulla e il mondo diventò buio.


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Gaël e Mikaël avevano curato la ferita sul braccio del fratello che per il colpo si era riaperta, ma che per fortuna non era peggiorata.
«Se le cose continuano così un giorno o l'altro lo ucciderà,» disse preoccupato Gaël.
«Lo credo anch'io. Ma questa volta è stata peggio delle altre... Se non fosse svenuto probabilmente avrebbe continuato a picchiarlo.»
Mikaël era il secondo dei tre fratelli, alto e forte come il maggiore aveva un particolare attaccamento verso Awen; passavano molto tempo insieme a esercitarsi con la spada per far piacere a loro padre, anche se Awen non faceva molti progressi.
«Gaël dobbiamo fare qualcosa il suo fisico non reggerà... e io non voglio che gli succeda qualcosa di male...»
«Gli è già successo qualcosa di male... Ma comunque non riesco a capire perché nostro padre si accanisca in questo modo su di lui.»
«Come non riesci a capire?! Non è forse evidente il motivo della sua collera? Awen è troppo debole per combattere e nostro padre lo considera il più grande dei difetti.»
Gaël era pensieroso, guardava il volto del fratello che nel sonno era disteso e rilassato.
"Da quant'è che non lo vedo così... tranquillo?"
Non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva visto ridere il fratello minore, eppure sapeva che il sorriso di Awen era caldo e solare, così dolce che riusciva a scaldare il cuore di quelli che lo vedevano; anche il suo.
«Mikaël tu ricordi l'ultima volta in cui hai visto Awen sorridere?» chiese Gaël al fratello.
Mikaël sembrò pensarci per un attimo poi guardò cupo verso il fratello.
«No, non lo ricordo... ha sempre lo sguardo malinconico e triste, quasi spento. A volte mi chiedo se in effetti non abbia perso la voglia di vivere.»
Gaël rimase qualche minuto in silenzio inumidendo con un panno umido la fronte del malato.
«Forse Awen è più forte di quanto crediamo, e di quanto creda nostro padre,» disse Gaël con un mezzo sorriso che non passo inosservato agli occhi di Mikaël.
«Forse.»


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Erano passati tre giorni dal giorno in cui Adam aveva incontrato Awen.
Il nobile si era recato spesso nel bosco per cercare d'incontrarlo di nuovo, ma sfortunatamente non si era ancora imbattuto nel ragazzo.
Aveva già preparato gli inviti per il banchetto che si sarebbe tenuto di lì a quattro giorni, e dei messaggeri li avrebbero recapitati quel giorno stesso alle famiglie più importanti dei vari Clan, compresa quella di Awen.
Adam era turbato dai sentimenti che provava, Awen l'aveva molto colpito certo, ma non era solo questo.
Il giorno in cui l'aveva visto la prima volta non se lo sarebbe mai dimenticato; era così fragile e delicato che sembrava una creatura eterea, senza sostanza, quasi fosse un fantasma che vagava senza pace nel bosco; ma c'era dell'altro.
"I suoi occhi... così pieni di tristezza e malinconia," pensò, "di una malinconia così dolce e straziante da lacerare il cuore."
Avrebbe voluto cancellare la tristezza dal suo volto, avrebbe voluto vederlo sorridere...
"Se la festa andrà come spero, forse riuscirò a salvarlo da un mondo che lo rende infelice."
Adam era ancora stupito di quello che stava facendo per poter aiutare un ragazzo che conosceva appena e che oltretutto era scozzese.
Suo padre odiava la Scozia e i suoi abitanti per un motivo di cui Adam era all'oscuro.
Lui invece amava immensamente quel paese che l'aveva visto nascere, i suoi boschi, i fiumi, le colline ricoperte di erica...
"Probabilmente se mio padre sapesse quello che sto per fare mi farebbe diseredare..."
Aprì distrattamente la pesante porta di legno della camera da letto ed esausto si gettò sul grande letto a baldacchino; anche oggi era andato a cavallo fino al bosco, ma Awen non si era visto nemmeno quel giorno.
Adam sbuffo sconsolato; proprio lui che tutti vedevano come un uomo freddo e distaccato ora rischiava di essere diseredato per il bene di un contadino.
"Non mi riconosco più nemmeno io..." pensò sorridendo.
Chiuse gli occhi per cercare di riposarsi, quando qualcuno irruppe rumorosamente nella stanza facendo sobbalzare il giovane per lo spavento.
«Adam che cosa credi di fare?!»
Una donna dai grandi occhi neri e i capelli lunghi aveva fatto irruzione nelle stanze di Adam; era belle e sinuosa come un albero, i suoi vestiti e l'atteggiamento altezzoso facevano largamente intuire a quale ceto sociale appartenesse.
«Eleanor, non è forse buona educazione farsi annunciare prima di entrare nelle stanze altrui? Ma come al solito tu hai dimostrato di avere l'eleganza e il tatto di un barbaro... a volte mi chiedo se tu, in effetti, non lo sia realmente!»
Eleanor era la sorella maggiore di Adam, di un anno più vecchia del fratello, aveva sposato un Lord inglese, uno dei tanti signori della guerra che era morto due anni prima a causa di una grave malattia; così che lei fu costretta a ritornare a vivere con la sua famiglia, dato che le fortune del suo defunto marito si erano ben presto dissipate; alta e bella aveva gli stessi lineamenti eleganti del fratello, ed un carattere totalmente opposto.
A differenza di Adam, infatti, che era sempre calmo e controllato in ogni situazione, Eleanor aveva uno spirito prorompente e vitale.
«Il tuo sarcasmo è davvero fuori luogo! Sono venuta a sapere che hai intenzione di organizzare un banchetto per accogliere i Capo Clan delle terre a nord. Che cosa speri di ottenere con questo gesto sconsiderato?! Di certo l'ira di nostro padre se non desisti in tempo!»
«Mia cara Elly, ciò che voglio ottenere è una tregua di pace con gli abitanti di queste terre che, ti ricordo, noi abbiamo invaso.»
Eleanor guardò il fratello come se fosse il peggiore dei pazzi.
«Hai forse perso il senno? Di quale tregua stai parlando?! Sono così deboli che non riuscirebbero nemmeno ad avvicinarsi alle mura esterne se ci attaccassero! E comunque nostro padre non ti permetterebbe di accoglierli, di questo puoi essere certo! Chi credi di essere per agire in questo modo?» la giovane donna aveva il viso rosso dalla rabbia e il respiro affannoso.
"Se non sapessi con certezza che è mia sorella sarei propenso a credere che Elly sia un drago..."
«Non c'è bisogno di incollerirsi in questo modo sorella. Vedi, quando nostro padre è partito mi ha lasciato carta bianca; perciò le tue prediche non saranno sufficienti a farmi desistere. E per quanto riguarda la tregua, non è di certo da loro che io desidero proteggermi, so bene anch'io che non avrebbero nessuna possibilità di vincere contro di noi, tuttavia, come ben saprai anche tu i Clan dell'est si stanno rafforzando sempre di più e se non trovassimo una soluzione ben presto diventerebbero un pericolo anche per noi,» spiegò diligentemente Adam alla sorella.
«E questa cosa ha a che fare con il banchetto che hai intenzione di organizzare per i Capo Clan?» chiese Eleanor non avendo capito dove il fratello volesse andare a parare.
«I Clan del nord e quelli dell'est sono in lotta tra loro, perciò se noi ci assicurassimo un'alleanza con loro, di certo avremmo più probabilità di vittoria se ci dovessero attaccare. E poi una tregua gioverebbe ad entrambi, ormai le loro risorse sono arrivate al limite; se la situazione peggiorasse manderebbero a combattere i neonati, in mancanza di altri uomini.»
Eleanor guardava dubbiosa il fratello, non era sicura che lui le avesse raccontato tutta la verità, era sempre così enigmatico e imperscrutabile; non si riusciva mai a capire a cosa stesse pensando o se ti stesse semplicemente prendendo in giro.
«Non credi che i Capo Clan potrebbero considerare offensivo il tuo gesto? Dopo tutto la tua tregua è solo uno stratagemma per mettere un Clan contro un altro Clan. Scozzesi contro scozzesi. Preferirebbero morire piuttosto che allearsi con te!»
Eleanor aveva ragione, tuttavia lo sguardo di Adam non mutò.
«Quello che dici è vero, ma vedi, se loro si alleassero con me potrebbero combattere i Clan dell'est. In seguito quando si saranno rafforzati abbastanza potranno combattere anche me, approfittando del nostro patto. Perciò in definitiva sono quasi certo che accetteranno... Vedi Elly non devi mai sottovalutare l'istinto di sopravvivenza dell'uomo.»
«Ma sei pazzo! Se quello che dici è vero non farai altro che aiutali a combatterti!»
«Eleanor non essere sciocca credi davvero che permetterei una cosa simile? Ricorda sempre che più il tuo nemico è vicino meglio potrai controllare le sue mosse.»
Eleanor era perplessa, tuttavia si fidava del fratello e sapeva che non era uno sprovveduto.
«Continuo a pensare che questa non sia una buona idea, ma so anche che non posso fare nulla per impedirti di farlo,» disse infine la donna.
«Sai bene che quando desidero qualcosa io la ottengo... sempre.»


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Era una sensazione così bella, piacevole e rilassante, avrebbe voluto che non finisse mai.
Il sonno era l'unica cosa che lo faceva sentire protetto e al sicuro; avvolto in un caldo tepore il suo corpo e la sua mente erano insensibili alle influenze del mondo esterno che lo facevano solo soffrire.
Non voleva svegliarsi, perché sapeva che se l'avesse fatto il dolore avrebbe ricominciato a tormentarlo; l'ultima lite che aveva avuto con suo padre era stata tre giorni fa, ma lui non era ancora riuscito ad alzarsi dal suo giaciglio.
"Non voglio svegliarmi... non voglio svegliarmi."
Di solito era questo che pensava quando nel dormiveglia sapeva che di lì a poco sarebbe stato completamente lucido.
Ma questa volta non era così; l'incubo che lo stava tormentando era così orribile, triste e pieno di dolore che Awen avrebbe voluto che qualcuno lo ridestasse.
C'era qualcuno che gridava... non riusciva a capire se fosse un uomo o una donna, ma le sue urla erano così acute e laceranti che gli provocavano un dolore quasi fisico.
«NOOOO... no ti prego!»
Vedeva qualcuno che correva verso di lui; la sua vista era offuscata e non riuscì a capire chi fosse.
Era una corsa disperata e senza meta perché, per quanto quella persona corresse, sembrava che non riuscisse ad avvicinarsi nemmeno di un passo.
Awen decise di andarle incontro ma quando ci provo il suo corpo restò immobile; le gambe inchiodate al suolo non volevano muoversi; cominciò a gridare per attrarre la sua attenzione, ma nessun suono uscì dalla sua gola.
"Che cosa sta succedendo? Perché non mi posso muovere perché non riesco a parlare!?"
Il panico si impadronì di lui, non sapeva perché, ma avvertiva che quella persona era in pericolo, e non poteva fare nulla per aiutarla.
Le urla si facevano sempre più disperate e isteriche.
«NOOOO... Noooo... ti supplico lascialo! NOOOOOOO!»


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«NOOOOOOO!» si era svegliato urlando; il sudore che gli scendeva dal collo e il cuore che pulsava alla follia.
«Awen! Cosa ti succede?» Mikaël si era avvicinato al letto del fratello con aria preoccupata.
"Cos'era quel sogno? Chi era la persona che stava urlando?"
Aveva il respiro affannoso, e gli occhi così spalancati che gli davano un'aria strana; la luce che filtrava dalla piccola finestra li faceva brillare come un prisma, così che non si riusciva più a distinguere quale dei due fosse verde e quale blu.
«Ehi, fratello, mi stai ascoltando? Cos'hai, ti senti di nuovo male?» Awen si era accorto solo ora che Mikaël era al suo fianco.
«N-no sto bene, ho solo avuto... un brutto sogno.»
«Accidenti Awen, mi hai fatto spaventare a morte!» Mikaël stava fissando il viso del fratello minore che sembrava volergli dire: "Scusami non volevo farti preoccupare."
«Oh, andiamo non fare quella faccia Awen!» gli disse Mikaël sorridendo. «Ora dimmi, come ti senti oggi? Pensi di riuscire ad alzarti?»
«Sì sto bene, ora mi sento meglio.»
«Oh, quasi dimenticavo, c'è una grossa novità... ne stanno parlando tutti al villaggio,» disse Mikaël con un sorriso eccitato sul volto.
«Di cosa si tratta fratello?»
«Lord Cussler ha ufficialmente invitato il nostro Clan a partecipare al suo banchetto che si terrà quattro giorni da oggi!»
Awen ebbe un tuffo al cuore. "Non posso crederci... l' ha fatto davvero..."
«Ehi, Awen mi stai ascoltando?»
«S-sì scusa, stavo pensando... Ma com'è possibile una cosa simile... Il Capo Clan cosa ne pensa?»
«Non lo so... Si sono radunati nell'atrebates per discuterne. Ci sono anche nostro padre e Gaël, ma non sono ancora usciti, credo che si dovrà aspettare ancora per un po'.»
Awen era incredulo, il giorno in cui aveva incontrato Adam credeva che stesse scherzando riguardo al banchetto, invece aveva mantenuto la parola.


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Erano ormai passate parecchie ora da quando gli uomini si erano radunati nell'atrebates, e nessuno sapeva ancora che decisione avessero preso.
Awen era seriamente preoccupato, il fatto che Lord Cussler gli avesse invitati ad un banchetto poteva essere interpretato in diversi modi dagli uomini del Clan.
La tensione stava crescendo nel villaggio, tutti si chiedevano cosa sarebbe successo; i ragazzi più giovani erano eccitati all'idea che ben presto sarebbe potuta scoppiata una battaglia.
Tre ore dopo gli uomini uscirono dalla tenda, tutto il villaggio si riunì attorno al Capo Clan per ascoltare il verdetto.
«Una decisione è stata presa.»
L'agitazione era al culmine, ma nessuno osava parlare.
«Il Clan McCain accetterà l'invito di Lord Cussler a parteciperà al banchetto che si terrà tra quattro giorni da oggi.»
Detto questo ritirò nella sua capanna con altri uomini.
Awen era rimasto ad ascoltare come tutti gli altri, e come tutti gli altri era sorpreso dalla decisione che era stata presa.
Tra la folla avvistò Gaël che gli veniva incontro.
«Awen sei qui, sono felice di vederti finalmente ristabilito,» disse il maggiore con un sorriso gentile sul volto.
«Fratello il momento è critico. Tutti credevano che Ael sarebbe morto piuttosto che accettare l'invito di Lord Cussler, invece la decisione che è stata presa è del tutto inaspettata. Ora ti prego dimmi qual è il motivo di questa scelta dato che il Capo Clan non ne ha voluto accennare.»
«Awen ti prego calmati, ti sei appena ripreso e il tuo fisico potrebbe risentire di tanta tensione.»
«Gaël tu ti preoccupi di me in un momento simile?! Non è davvero il caso, ora ti prego, rispondi alla mia domanda.»
«Io stesso sono rimasto sorpreso della decisione di Ael, ma vedi devi considerare che ora come ora noi siamo troppo deboli per poter solo sperare di intraprendere una guerra contro Cussler; e in secondo luogo quello che ci ha inviato è un' invito amichevole e se lo rifiutassimo potremmo sollevare le ire del Signore che di sicuro non ci penserebbe due volte ad attaccarci.»
Gaël aveva ragione, come sempre Ael aveva preso la decisione migliore per il Clan.
Awen era confuso, Adam aveva rischiato di scatenare un conflitto solo perché lo voleva come valletto.
"No, è assurdo, nemmeno un pazzo lo farebbe, sono certo che lo fa solo per assicurarsi un'alleanza con i Clan... e ha usato me come pretesto," questa era la spiegazione più logica; tuttavia ad Awen non dispiaceva; da quando aveva incontro Adam nel bosco tre giorni prima non faceva altro che pensare a lui, alla sua gentilezza, ai suoi modi eleganti, allo sguardo preoccupato che gli aveva rivolto quando l'aveva visto ferito a terra e al suo sorriso.
Avrebbe tanto voluto rivederlo ancora... Senza volerlo Awen si ritrovò ad arrossire dei suoi pensieri.
"Oddio ma cosa sto pensando?"
«Awen, ehi Awen!»
«Sì? »
«Hai un' aria strana, sei sicuro di sentirti bene?»
«Perché tutti quanti continuate a chiedermi se sto bene? Sono vivo e vegeto, non c'è bisogno di angustiarsi in questo modo.»
Aveva usato un tono aggressivo e arrabbiato e se ne vergognò subito chiedendo scusa al fratello maggiore.
«Scusami... sono davvero una pessima persona, tu ti preoccupi di me e io ti ho risposto in maniera sgarbata... E' solo che sono preoccupato per quello che sta accadendo,» aveva l'aria triste e tesa, il viso pallido e tirato.
«Stai tranquillo non sono arrabbiato. Piuttosto, non ti ho ancora detto che anche noi siamo stati invitati a partecipare al banchetto non è incredibile?»
Gaël notò che Awen non sembrava affatto impressionato, anzi, tutto l'opposto.
Suo fratello era stato più strano del solito in quei tre giorni, e lui non riusciva a capirne la causa, e questo lo addolorava profondamente.
Disapprovava suo padre per il modo in cui si comportava col minore dei suoi figli, ma nonostante questo non era mai riuscito a fare nulla perché la situazione migliorasse.
"Probabilmente è nervoso a causa della lite di tre giorni fa."
Anche se lo pensava non ne era realmente convinto, c'era qualcos'altro che turbava l'animo di Awen.
Avrebbe voluto domandargli cosa fosse la causa di tanta tristezza, ma non appena aprì la bocca per chiederglielo rinunciò.
«Forza Awen andiamo, non manca molto al banchetto.»


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I due fratelli si stavano dirigendo assieme verso la loro capanna, quando s'imbatterono in Mikaël che col fiatone gli si parò davanti.
«A-awen... Gaël...»
I due stavano fissando con aria curiosa e divertita il fratello aspettando che riprendesse abbastanza fiato per riuscire a parlare.
«Hai per caso rincorso una lepre da essere così spossato dopo una corsa? Mmmmh questo decisamente non va bene! Se ti stanchi per così poco che cosa penseranno di te le ragazze del villaggio?!» disse sarcasticamente Gaël con un sorriso.
«Oh... non ho... affatto rincorso una lepre... e comunque la mia prestanza fisica è pressoché uguale alla tua fratello!»
«Ah! Ah! Ah! Su questo ho seri dubbi, ma ora dicci perché ci stavi cercando con tanta urgenza.»
«Oh, sì giusto, nostro padre ci ha mandati ha chiamare con urgenza, credo che voglia riferirci qualcosa riguardo alla decisone di Ael.»
«Allora sarà meglio andare subito, o rischieremmo di farlo incollerire.»


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Quando arrivarono alla capanna, i tre fratello trovarono loro padre al centro della stanza davanti al focolare che li stava aspettando.
Aveva la solita espressione seria e imbronciata. Gli anni avevano lasciato tracce indelebili sul viso di Enor che comunque manteneva i bei lineamenti che i suoi avi gli avevano tramandato. Nonostante non fosse più giovane come un tempo, il suo fisico sembrava essere stato scolpito nella roccia; alto e possente, aveva il potere di mettere in soggezione chiunque gli si parasse davanti.
Questo lo aveva molto aiutato nelle varie battaglie a cui aveva partecipato e a cui, per bravura o per fortuna, era riuscito a sopravvivere.
«Finalmente siete arrivati, sedetevi non ho tutto il giorno.»
I tre obbedirono senza replicare. Si sedettero silenziosamente su dei vecchi sgabelli di legno che qualcuno avrebbe dovuto riparare al più presto per evitare incidenti poco piacevoli.
«Padre ci hai fatto chiamare. Qual è la questione di cui volevi parlarci?» disse garbatamente Gaël per rompere il silenzio.
«Come anche voi avrete sentito Ael ha deciso che il Clan dovrà partecipare al banchetto di Lord Cussler... nonostante io non approvi la sua decisione non posso sottrarmi, ma cosa più importante è che noi siamo stati invitati.»
Mikaël saltò in piedi per la sorpresa; era l'unico della famiglia che ancora non lo sapeva, perciò la sua reazione fu più che naturale.
«State dicendo sul serio, padre?»
«Certo che sì, non mi sembra argomento su cui scherzare questo! E ora smettila di agitarti in quel modo, non c'è da essere tanto entusiasti per una cosa simile.»
Il carattere di Enor era tutt'altro che paterno, e la sua indole aggressiva non migliorava le cose, bastava poco per far sì che si arrabbiasse. Quando Awen era piccolo e gli altri ragazzi lo prendevano in giro per lo strano colore dei suoi occhi o perché era il più debole tra loro, era da Gaël che andava a piangere. Non si sarebbe mai sognato di andare a lamentarsi dal padre che sicuramente lo avrebbe rimproverato perché non si sapeva difendere. Avrebbe voluto che sua madre fosse ancora viva per consolarlo, per abbracciarlo quando era triste, per dargli l'amore che suo padre gli aveva sempre negato, ma lei era morta di malattia quando era ancora troppo piccolo per ricordarsi il suo viso.
Questo era un argomento tabù nella sua famiglia; Enor non amava parlare della moglie defunta, e Awen aveva smesso di fare domande a riguardo, perché sapeva che tanto non avrebbe comunque ottenuto risposta, anzi, di solito quando si cominciava a parlare di Enora, perché questo era il nome della madre di Awen, Enor si irritava terribilmente e se ne andava senza proferir parola.
"Chissà se almeno lei mi avrebbe amato per quello che sono? ..."
"Sarei dovuto morire io al suo posto..."
"... così forse mio padre non mi odierebbe..."
"Forse se io morissi tutti sarebbero più felici... e io non mi sentirei più così... solo..."



... continua ...














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