Titolo: Il bicchiere della staffa
Autore: Genkai
Serie: Darkover di Marion Zimmer Bradley e il gioco "The Elvas Project" ad esso ispirato
Pairing: Damon x Kelan
Spoiler: Dopo aver incontrato le sorelle credute morte, Kelan cade nello sconforto. Conclusione de "Il bicchiere della staffa" di Kelan MacAran
Rating: NC-17 - Yaoi
Parti: 1
Status: concluso
Disclaimer: tutti i diritti su Darkover sono di Marion Zimmer Bradley e di chi la rappresenta. I personaggi di Elvas appartengono agli autori delle storie che li coinvolgono
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IL BICCHIERE DELLA STAFFA

Genkai

Nel momento in cui varcarono la soglia della Torre, Damon avvolse quel che rimaneva del nido di Kelan in una barriera di laran. Forse così avrebbe risparmiato a Kelan di trasmettere a tutti i telepati della Torre quel che provava in quel momento.
Lo lasciò avvolto nella barriera e corse nella stanza del Cerchio a prendere uno smorzatore. Al suo ritorno Kelan era esattamente dove l'aveva lasciato: appoggiato alla parete, gli occhi chiusi, le guance arrossate dallo sbalzo di temperatura, sembrava dormire. Damon sorrise, se Kelan già dormiva forse il peggio era passato, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando vide il petto di Kelan alzarsi in un singulto. Lo raggiunse e lo sostenne quando vide che le ginocchia gli si stavano piegando.
Salire la rampa di scale fino al primo piano fu un incubo, Damon dovette prima spingere poi trascinare Kelan, sbandarono contro le pareti più di una volta, ma finalmente posarono i piedi sul pavimento del piano dove erano situate le loro stanze.
I globi di luce illuminavano lo stretto spazio; mentre oltrepassavano la porta degli appartamenti della Custode, Damon sperò che Fiona fosse già addormentata profondamente e che non si accorgesse del loro passaggio.
"Damon?"
Da dietro le sue barriere l'Aldaran sospirò e alzò gli occhi al cielo; nulla sfuggiva alla loro Custode, specie se riguardava i membri del Primo Cerchio di Elvas.
"Sì, Fiona?"
"Come sta Kelan? Percepisco appena la sua presenza, è come se fosse nascosto."
Damon sorrise, Fiona, come tutti nella Torre, dava per scontato che lui e Kelan fossero assieme, e in effetti da quando erano giunti a Elvas l'autunno precedente i due bredhin erano stati quasi inseparabili, quasi a colmare gli anni in cui erano stati separati.
"Non molto bene, Fiona, abbiamo bevuto un po' troppo e adesso ce ne andiamo a dormire."
Nella sua stanza Fiona scosse la testa sconsolata: i suoi telepati avrebbero mai messo la testa a posto?
"Non chiedere agli Dei, Fiona, potrebbero esaudire i tuoi desideri e ti ritroveresti annoiata a morte dopo due ore!"
"Damon Aldaran!" Ma anche Fiona stava ridendo. "Buona notte e per una volta sii tu a prenderti cura di quell'aquilotto selvatico."
"E triste, Fiona, molto triste. Buona notte Custode."
"Buona notte Damon."
Intanto, svoltato l'angolo, apparve loro la porta del salottino che condividevano. Damon fece appoggiare nuovamente il suo fratello di spada alla parete e varcò la soglia; appena entrato estrasse lo smorzatore dalla tasca e lo posò sul tavolino affiancato al divanetto attivandolo.
Nel corridoio trovò Kelan, che accovacciato a terra singhiozzava. Damon lo raggiunse e carezzandogli il capo cercò di convincerlo ad alzarsi.
Il salottino era illuminato dal fuoco che ardeva vivace nel camino; nel momento in cui Kelan lo vide cercò di uscire dalla stanza e nonostante lo smorzatore il panico che s'impossessò della mente di Kelan quasi stordì anche Damon.
«Andiamo nell'altra stanza, Kelan.»
«Il fuoco, Damon. Dobbiamo spegnerlo altrimenti moriranno tutti... Marguerida e i bambini sono nell'altra...»
Kelan si accasciò inerte tra le braccia di Damon che lo portò nella sua stanza. Dopo averlo steso sul letto gli tolse gli stivali e mise un paravento davanti al camino in cui accese un basso fuoco, così avrebbero ricevuto meno calore, ma Kelan non avrebbe visto le fiamme. Stese sopra Kelan una pelliccia e tornò nell'altra stanza a prendere lo smorzatore. Controllò comunque il fuoco, non aggiunse altra legna; si sarebbe spento nel giro di un'ora.
Nell'altra stanza Kelan si agitava nell'incoscienza, mormorava qualcosa e quando Damon si sedette sul letto si accorse che era lui che Kelan chiamava.
«Sono qui, Kelan, qui vicino a te.»
Trasse un profondo respiro preparandosi all'assalto delle sensazioni e delle angosce di Kelan e gli strinse una mano. Si sentì sommergere dalla paura, era come essere immersi nelle acque dense del lago di Hali.
Kelan spalancò gli occhi, in cui c'era il terrore più puro che Damon avesse mai visto; poco a poco il suo sguardo si focalizzò sull'Aldaran.
«Damon.»
«Sono qui, Kelan.»
Accentuò la stretta.
«Non lasciarmi.»
«Non aver paura, Kelan, non ti lascio.»
Si chinò ad abbracciare l'amico, le braccia di Kelan si strinsero alla sua schiena. Damon si sentì trasportare indietro nel tempo e si accorse di stare baciando i capelli di Kelan solo dopo avervi posato parecchi baci. Kelan alzò la testa e le loro labbra s'incontrarono. Il rumore di un ciocco che cadeva malamente nel camino attirò l'attenzione di Damon che si sciolse dall'abbraccio e si alzò. Kelan annaspò per un attimo privato del calore di Damon, ma un nuovo fuoco gli scaldava le membra. Mentre Damon era di spalle si liberò di quasi tutti i capi di vestiario che indossava, restando solo in camicia e calze.
Damon finì di sistemare i ciocchi nel camino perché ardessero tutta la notte e si voltò; quel che vide lo lasciò senza fiato: Kelan era seduto sul letto che armeggiava con una calza, solo la camicia copriva il suo corpo, il resto degli abiti sparsi sul pavimento.
Qualcosa si agitò nel suo stomaco... e non era certamente il poco firi che aveva bevuto. Vedere Kelan così... così... gli mancarono le parole, non riuscì a trovare una parola per descrivere quanto, in quel momento, il suo bredhu, gli sembrasse... attraente, ecco attraente poteva andare, ma non descriveva del tutto quel che provava in quel momento. Anche se il suo cervello annaspava alla ricerca delle parole, il corpo di Damon non aveva bisogno di trovare la parola giusta, e neanche quella quasi giusta. Il corpo di Damon aveva reagito istantaneamente alla vista di Kelan seminudo e quando il MacAran alzò gli occhi, ad incontrare quelli del suo signore, il corpo di Damon reclamò il proprio predominio sul cervello. Ed il cervello si arrese, smise di cercare parole vane e vuote per concentrarsi sull'uomo che aveva davanti.
Si avvicinò al letto. Intanto Kelan si era liberato di entrambe le calze e lo guardava avvicinarsi, semisdraiato, la camicia che non nascondeva le sue condizioni.
Tese le mani e Damon le prese tra le sue, questa volta non ci fu paura, ci fu solo un amore quasi sterminato in cui Damon si lasciò scivolare, dolcemente ricambiando quel sentimento se non con la stessa misura, ma con una profondità pari.
Le mani di Kelan lo attirarono più vicino e Damon si lasciò cadere sul letto, i loro corpi a contatto, solo i vestiti li separavano ed entrambi decisero che quelli di Damon erano decisamente troppi.
L'Aldaran allora si sedette ai piedi del letto, tentò di chinarsi per togliersi gli stivali e slacciarsi le fibbie che trattenevano il fondo dei pantaloni, ma fu catturato al collo dalle caviglie dell'altro, che con una gentile, ma costante trazione lo attirarono nuovamente contro il corpo del MacAran. Damon vide gli occhi di Kelan farsi sempre più vicini finché non li chiusero entrambi nel momento in cui le loro labbra si univano. Le mani di Damon salirono ad accarezzare il petto dell'altro, prima attraverso la stoffa della camicia, poi intrufolandosi dallo scollo direttamente sulla pelle.
Quando le dita di Damon gli sfiorarono un capezzolo, che subito s'inturgidì, Kelan trattenne il fiato. Le sue mani vagarono sul corpo di Damon finché non trovarono i lacci del farsetto e della camicia. Mentre Kelan gli sfilava di dosso quegli indumenti Damon si raddrizzò e togliendosi i pantaloni si mise di fronte al suo bredhu.
Kelan lo guardò intensamente; Damon era cambiato, non era più il ragazzino che aveva diviso con lui il calore dei loro corpi, era un uomo adesso, ma altrettanto desiderabile. Con un brivido intimo Kelan si chiese se Damon lo trovasse desiderabile.
"Davvero hai dei dubbi? E poi... non si vede?"
Kelan si diede dello stupido per essersi posto una domanda così sciocca, ma fu interrotto da un bacio di Damon che, oltre ai pensieri, gli mozzò il fiato. Non pensò più a nulla, per il resto della notte, che non fosse come dare piacere all'altro e soddisfare l'urgenza del proprio corpo.
Damon percorreva la pelle di Kelan avanti e indietro fermandosi spesso sulle numerose cicatrici che segnavano la pelle bianca del suo scudiero. Ogni segno era una ferita che Kelan si era procurato difendendo Damon, e molte di più erano le fratture che avrebbero dovuto intaccare le ossa di Damon ed invece segnavano quelle di Kelan.
Ognuna di quelle ferite era un legame tra loro, era qualcosa che avevano vissuto insieme. In quel momento Damon si rese conto di trovarle molto eccitanti, chiuse gli occhi e si leccò le labbra.
Sentiva la cedevolezza del materasso sotto di sé ed il calore di Kelan dentro di sé crescere di momento in momento. Raggiunsero l'apice contemporaneamente ogni volta, il piacere dei corpi fuso e riverberato l'uno nella mente dell'altro. Come quando erano ragazzini tra loro non c'era alcun segreto, alcuna barriera, l'uno era a proprio agio nella mente dell'altro come nella propria.
Mentre gli ultimi tizzoni del fuoco nel camino morivano, l'alba sorprese i due uomini abbracciati sotto le coperte a sognare lo stesso sogno.







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