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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +2, marzo (1)] [Credits & Disclaimers]



Occhio per occhio

Alar Montrel

Da quanto tempo sono là sotto?» Alyson iniziava ad essere preoccupata. «Non sarà il caso di andare a controllare?»
Will si strinse nelle spalle, continuando imperterrito a pulire il bancone. «Cosa vuoi che stiano facendo?» chiese ironico alla moglie. «Non fanno altro che discutere tutto il giorno.» Lanciò un'occhiata divertita alla donna. «Non sarai preoccupata di perdere la tua alleata?»
Alyson si limitò a sbuffare, rientrando nelle cucine. «È ora di aprire,» disse. «Fai qualcosa di utile!»


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«Dovremo procurarci altre scorte,» stava ripetendo per l'ennesima volta Alar. «Nessuna delle tue amiche è in partenza? Un viaggio a Neskaya o a Thendara ci farebbe comodo.»
«Ma perché non a Sainsha?» il tono di Dana era ancora calmo e tranquillo, ma il locandiere poteva percepire la prima punta di irritazione.
«Quello potrei chiederlo a Illa,» ribatté seriamente. «Ma nelle Terre Aride non troverei nulla di decente per questi...»
L'occhiataccia dell'Amazzone gli impedì di concludere la frase con qualche apprezzamento poco simpatico nei confronti degli altri valligiani, soprattutto i comyn.
Erano trascorse ormai tre ore da quando, ancor prima del sorgere del sole, Alar l'aveva trascinata in cantina. Illa aveva lanciato all'ex mercenario una serie di improperi, ma non lo aveva fermato. Fin dalla fine del vento fantasma il pensiero fisso dell'uomo era il rischio di rimanere senza riserve per la cucine della taverna.
«Anche alla Gilda siamo state costrette a buttare quasi tutto,» ripeté per l'ennesima volta Dana. «Non è così grave.»
Alar si voltò a guardarla. Le mani posate sui fianchi strette a pugno. «Voi date da mangiare solo a voi stesse! Non dovete provvedere ai bisogni dell'intera valle!»
«C'è abbastanza roba qui sotto da arrivare senza problemi fino alla fine dell'inverno,» replicò con voce calma Dana. «Di cosa hai paura? Che cambino locale, se per caso le porzioni saranno meno abbondanti?»
Alar le voltò le spalle e risalì verso la locanda, senza rispondere. Era ovvio che il rischio di perdere clienti non esisteva, dopo tutto lo Scoundrel era il solo locale in tutta la valle. Però il fatto di averci rimesso soldi, scorte e guadagni lo irritava in maniera incredibile.


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Per tutta la mattina Alar aveva continuato a borbottare tra i denti, maledicendo il vento fantasma e tutti i problemi che aveva causato. Will lanciò un'espressione esasperata a Renaldo, rimasto in panciolle allo Scoundrel mentre Illa era impegnata con qualcosa di importante con Dana e Mikhail aveva ripreso in parte la sua attività alla Torre, con grande dispiacere per entrambi. Il mercenario rispose con una alzata di spalle.
«Cosa vuoi che faccia?» chiese all'amico in un momento di pausa. «Sembra completamente fuori di testa, non lo vedevo così dalla prima volta che ebbe a che fare con Bertrand.»
«Continuare a discutere con Dana non gli servirà a nulla,» continuò Will, sedendosi accanto a Renaldo. «Soprattutto perché lei ha ragione.»
«Non posso credere alle mie orecchie!» la voce squillante di Alyson fece sobbalzare i due uomini e attirò l'attenzione di Alar. «Tu che dai ragione a Dana!»
«Piantatela tutti!» Alar sbatté con violenza un boccale di legno sul bancone. «Volete smetterla di criticare tutto quello che faccio?»
«Hai bisogno di distrarti, capo,» Will si alzò, seguendo la moglie nelle cucine.
«Non avevi detto di aver identificato il colpevole?» chiese Renaldo, ricevendo un cenno affermativo da parte di Alar. «Allora, perché non ti fai ripagare il materiale buttato?»
Alar si lasciò cadere sulla sedia lasciata libera da Will. «Perché non posso far pagare un branco di bambini.»
«Non hanno dei genitori?» il tono di Renaldo era un po' sorpreso. Il fatto che fossero bambini non avrebbe dovuto essere un problema per Alar.
«Certamente,» indicò con un cenno del capo i gemelli MacAran seduti al bancone. «Loro sorella è la madre di quei delinquenti.»
Alar e Renaldo avevano conosciuto Dyan e Edric nello stesso periodo, quando i MacAran si erano uniti alla loro banda, e il mercenario poteva comprendere la ritrosia mostrata dal locandiere nel pretendere un pagamento da parte di un loro parente. «Perché non cerchi di trovare un accordo?»
«Con loro?»
«Con loro cognato.» Alar rispose con un grugnito. «Se non ci provi neppure, non puoi poi passare tutto il giorno a lamentarti,» continuò Renaldo.
Alar si strinse nelle spalle, annuendo con poca convinzione. «Edric, Dyan,» fece loro cenno di avvicinarsi. «Devo parlarvi.»


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La discussione con i gemelli era durata molto poco. Edric e Dyan sapevano dei disastri compiuti dai nipoti durante il vento fantasma e, sotto sotto, erano già tranquillizzati del fatto che fossero i piccoli MacAran i soli accusati di azioni al limite della legalità.
«Possiamo parlarne a Coryn,» avevano risposto, alternando una frase dopo l'altra come erano soliti fare. «Non credo che lui e nostra sorella Elorie abbiano da parte molti soldi. Sai che lei è stata male durante il vento e non è ancora in grado di aiutare Coryn nella gestione della fattoria.»
«Quello che so è che alla Gilda, per riparare il danno fatto alla serra, Marelie sta facendo i doppi turni di lavoro, in modo da permettere a Dana e a Shonnach di lavorare alla Torre per fare solo Zandru sa cosa...»
Edric abbassò lo sguardo, Dyan gli stava bisbigliando qualcosa in un orecchio e assunse un'aria assorta.
«Potremmo fare dei lavori per te,» si propose poi, dando voce ai suggerimenti del gemello. «Pulire la stalla, portare legna, aiutare Will...»
Alar scosse la testa, interrompendolo. «Non mi importa chi pagherà e come,» concluse, allontanandosi. «Quello che voglio è essere ripagato di tutto il materiale andato perso per colpa di quei piccoli mocciosi. Aspetto una risposta. Domani!»
I gemelli si erano scambiati uno occhiata contrita ed erano usciti dallo Scoundrel, seguiti dallo sguardo cupo di Alar e da quello, più stupito che altro di Damon Aldaran.


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Durante tutto il viaggio di ritorno alla fattoria dei MacAran, i gemelli avevano continuato a parlare della richiesta fatta da Alar e entrambi erano concordi riguardo la necessità di rifondergli i danni provocati dai nipoti. Avevano dato una mano al locandiere e si erano resi conto di quanta roba avesse gettato, soprattutto cibo e bevande. Se non fosse stata la sola locanda del villaggio, lo Scoundrel si sarebbe ritrovata presto sull'orlo del fallimento.
«Potremmo dire a Coryn che ci siamo offerti per aiutare Alar e che saremo impegnati con lui per le prossime settimane,» disse Dyan, trattenendo il gemello per un braccio. «Senza fare riferimento al debito.»
Edric si fermò, controllando che nessuno della famiglia stesse scendendo a valle o fosse fermo ad attenderli, nascosto dall'ultima curva che celava ai loro occhi la familiare costruzione.
«Dovremmo chiedere ad Alar di non parlare della sua richiesta con Coryn o Elorie. Non è quello che lui vuole, lo conosci bene anche tu, e se Coryn lo venisse a sapere da un'altra fonte, noi saremmo nei guai.»
Dyan sospirò, riprendendo il cammino. «Diciamo a Coryn della richiesta e ci proponiamo come suoi sostituti per azzerare il debito. Con il lavoro che ha alla fattoria, adesso che Elorie è malata, non può farlo lui.»
Edric annuì, indicando con un cenno del capo la figura del cognato che si avvicinava alla casa, provenendo dai campi posti alle spalle della costruzione. «Lo prendiamo ora che è stanco?»
«Direi che è la cosa migliore.»
«Salve ragazzi,» li salutò Coryn, arrivato prima di loro sulla soglia di casa. «Siete in anticipo.»
Edric e Dyan si scambiarono uno sguardo d'intesa. «Abbiamo un messaggio da riferirti,» dissero in coro.
«Dalle vostre facce, direi che non sono buone notizie,» commentò Coryn, salutando Elorie con un cenno. «Diteci.»
I gemelli si guardarono nuovamente e, alternandosi nella descrizione dei fatti, raccontarono alla coppia della richiesta di Alar e della loro proposta di sostituirsi a loro per il pagamento del debito.
«Non è giusto,» disse Elorie. «Non è colpa vostra, non dovete assumervi obblighi che non vi riguardano.»
«Ma non potete farlo neppure voi,» riprese Dyan. «Avete la casa e i campi da mantenere.»
«Mentre noi potremmo essere più utili ad Alar,» concluse Edric.
Coryn era rimasto silenzioso. Era un uomo d'onore, comprendeva la richiesta fatta da Alar (anche se continuava a ringraziare tutti gli dei conosciuti, grato del fatto che i suoi figli non avessero provocato danni più gravi, al villaggio o a loro stessi) e sapeva che era suo dovere ripagare di persona i danni causati dai figli, ma non poteva dare torto neppure ai gemelli. Finché Elorie non si fosse ristabilita del tutto non poteva pretendere il suo aiuto nei campi o con gli animali. I gemelli non erano in grado di aiutarlo in quei lavori, avrebbero provocato più danni che altro, mentre non avrebbero avuto problemi alla locanda.
«Edric, Dyan, vi ringrazio,» disse alla fine. «Ma non potete fare tutto voi.»
«Tu non puoi!» esclamarono i gemelli all'unisono.
«Pensavo ai veri colpevoli, almeno i più grandi,» li tranquillizzò Coryn, ricevendo un cenno di assenso da parte della moglie. «Ne parleremo stasera a cena.»


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Lo Scoundrel aveva da poco aperto i battenti quando la taverna era stata invasa da una nutrita rappresentanza dal clan MacAran. Coryn aveva presentato, un'altra volta, le sue scuse ufficiali ad Alar per i danni causati dai figli e, per venire incontro alle richieste di risarcimento del locandiere, aveva spiegato all'uomo che i suoi figli maggiori e i gemelli avrebbero lavorato per lui fino a quando non si sarebbe sentito ripagato completamente delle perdite.
Alar aveva fissato il gruppo dei suoi nuovi dipendenti e, guardando gli sguardi speranzosi di Edric e Dyan, si trattenne dal commentare che, da bravo predone, avrebbe preferito una cospicua somma in denaro. Accettò di buon grado l'offerta e concluse il contratto di risarcimento con una vigorosa stretta di mano con Coryn.
Damon se ne era stato tranquillo in un angolo ad ammirare la scena. Non stava spiando i pensieri del locandiera, ma lo conosceva abbastanza per poter immaginare quello che aveva pensato nel vedersi offrire una abbondante manodopera al posto di rame sonante. Per un attimo si trovò a pensare per quanto tempo Alar avrebbe sfruttato i gemelli e i piccoli MacAran, prima di sentirsi soddisfatto, ma venne distratto dall'arrivo di Dana, che interruppe i già difficili calcoli.
«Così, Alar ha trovato dei nuovi sguatteri,» commentò, sedendosi, la Rinunciataria.
«Non pensavo avrebbe accettato così facilmente la proposta di Coryn,» ribatté Damon.
Dana sorrise sarcastica. «Piedro farà in tempo a sposarsi, prima di estinguere il debito,» disse, dando voce ai timori di Damon. «Alar non poteva pretendere denaro, ma farà in modo di guadagnarci comunque.»
Damon rimase in silenzio, guardando di sottecchi il locandiere che, con lo stesso piglio di un generale, distribuiva i lavori del giorno ai sottoposti.
«Non stare a preoccuparti troppo,» concluse Dana, prima di allontanarsi in compagnia di Renaldo. «I MacAran hanno la pelle dura, Alar non riuscirà a fiaccare il loro spirito.»


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Era ormai il tramonto quando Damon riuscì a liberarsi dal lavoro alla Torre, ma si sentiva ancora carico di energie. Aliciana aveva preferito andare subito a riposarsi e nessuno degli altri telepati sembrava disposto a passare qualche ora con lui, in modo da far scaricare le energie in eccesso.
L'Aldaran era uscito dall'alta costruzione, indeciso se dirigersi alle Terme o allo Scoundrel. Poi, incuriosito dalla presenza di Alar, fermo fuori dalla locanda, si era diretto verso di essa.
«Vai Dom,» lo salutò l'uomo, con il solito sorriso ironico stampato sulle labbra.
«Alar,» Damon lanciò uno sguardo dentro la taverna, dove l'attività ferveva come al solito. «Alyson ti ha finalmente cacciato fuori dal locale?»
Il locandiere si strinse nelle spalle. «Troppa gente intorno,» fu la laconica risposta.
«Non dirmi che è bastata una giornata per averti fatto pentire delle tue decisioni?» la frase, forse troppo ironica, uscì dalle labbra del comyn prima che Damon se ne rendesse conto.
Alar lo fissò freddamente. «E' indubbio che avrei preferito dei soldi,» replicò, «ma se questo è il solo modo per rientrare dalle perdite, allora ci farò l'abitudine.»
«Posso nutrire dei dubbi?»
«Voi credete che non sia in grado di sopportare un branco di ragazzini impertinenti e i loro zii fin troppo servizievoli?» il tono formale delle parole fece capire a Damon di aver colto nel segno.
«Sinceramente? No!» rispose, con tono pacato. «E sono convinto che anche tu la pensi allo stesso modo.»
«Quando troverai il modo di risolvere la situazione, vai Dom, fammelo sapere!» concluse irritato Alar, rientrando nella locanda senza attendere risposta.
Damon rientrò pensieroso alla Torre. Una vaga idea andava formandosi nella sua mente ed avrebbe voluto parlarne con Kelan, per avere alcune conferme o consigli, ma il MacAran era irreperibile in quei giorni e non poteva fare conto su di lui. Gli serviva però qualcuno con uno spirito abbastanza pratico con cui discutere della sua intuizione e, l'indomani, con le idee un po' più chiare, avrebbe cercato la persona adatta.


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Anche quella giornata, nonostante le speranze di tutti, fu pesante e ricca di lavori impegnativi. Ogni giorno che passava metteva in evidenza i problemi lasciati in eredità dal vento fantasma e riparare i danni causati all'ambiente era più difficoltoso che cercare di assemblare una matrice di nono livello.
Il vero problema, come Fiona aveva spiegato a pranzo, era la carenza di matrici vergini da utilizzare per gli schermi e le griglie. Senza strumenti validi, il lavoro era rallentato e più pesante per tutti, ma trovare abbastanza matrici per realizzare quanto necessitavano era forse un'impresa ancor più difficile.
Damon aveva scordato quasi completamente i propositi riguardanti Alar e, uscendo dalla Torre in compagnia di Aliciana e di Mikhail, aveva come unico argomento di conversazione le parole della Custode riguardanti la loro situazione. Solo dopo aver varcato la soglia dello Scoundrel si ricordò dell'idea maturata la sera prima e, approfittando della presenza di Mikhail, chiese di poter parlare con Renaldo.
«Perché vuoi parlare con lui?» il tono dell'Ardais era fin troppo sospettoso. «Cosa vuoi sapere che io non possa dirti?»
Damon scosse la testa divertito. «Non voglio sapere nulla su di lui,» lo tranquillizzò. «Mi servono solo un paio di informazioni su Alar.»
«Perché non hai chiesto a Dana?» si stupì Aliciana. «Se non lo conosce lei!»
«Mi serve il parere di un uomo,» rispose Damon, sorridendo alla fidanzata.
«Allora puoi chiedere a Shonnach...» commentò a bassa voce Mikhail, ricevendo un calcio sotto il tavolo da entrambi i compagni.
Il rumore di piatti infranti li interruppe e le grida di Alar sovrastarono per un istante il frastuono del locale, ma nessuno dei clienti sembrò farci troppo caso, soprattutto se alle urla dell'uomo non seguivano quelle ben più alte e fastidiose di Alyson.
«Ecco Renaldo,» il volto di Mikhail sembrò illuminarsi. «Chiedi in fretta,» intimò a Damon, «non ho intenzione di restare troppo in questa gabbia di matti.»


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Non erano trascorsi neppure i primi dieci giorni e già Alar si era pentito della sua decisione di far pagare a Coryn e Elorie MacAran i danni provocati dai loro figli alla locanda. Non l'avrebbe mai ammesso con nessuno, anzi non faceva altro che vantarsi della mano d'opera extra su cui poteva fare affidamento in quel periodo.
Purtroppo però, chi lo conosceva bene sapeva anche riconoscere il suo vero stato d'animo e da veri amici avevano iniziato a scommettere fino a quando sarebbe riuscito a resistere prima di liberarsi, in un modo o nell'altro, dei suoi nuovi sottoposti.
Damon, dopo aver parlato con Renaldo, aveva continuato a spiare le mosse del locandiere in silenzio, rispondendo a tono ad eventuali battute ma senza prendere parte a discussioni o scommesse che avessero come tema la salute mentale di Alar.
Seguendo le indicazioni del mercenario, il comyn aveva tenuto per sé le proprie intenzioni, attendendo con pazienza che si presentasse il momento giusto per portarle a termine e, alla fine della prima decina di giorni, approfittando del primo giorno di riposo dei MacAran concesso loro da Alar, Damon decise di passare all'azione.
Lo Scoundrel era ormai deserto e, avvicinandosi l'ora di chiusura, dietro il bancone era rimasto solo Alar. Già da un paio di minuti aveva iniziato a fissare con astio i clienti ancora impegnati a bere o chiacchierare e, facendo più rumore del necessario, stava riordinando le stoviglie che Alyson aveva lavato prima di andarsene a casa.
Quando finalmente l'ultimo avventore decise di raggiungere il proprio letto, Alar si rese conto di non essere solo. Dal solito tavolo d'angolo Damon Aldaran lo fissava con interesse. Il locandiere cercò di non dargli peso, ma l'idea che il telepate potesse compiere chissà quale trucchetto ai suoi danni lo innervosiva al punto da dargli la pelle d'oca.
«Un ultimo bicchierino?» chiese alla fine, esasperato.
Damon si avvicinò al bancone, sempre con il sorriso sulle labbra. «Uno dei tuoi intrugli?» chiese, sedendosi. «No, ti ringrazio. Volevo, invece, proporti una sorta di affare.»
Alar sentì un brivido gelato scendergli lungo la schiena. «Non sono dell'umore giusto per concludere affari,» borbottò tra i denti. «L'ultimo non sta andando troppo bene,» concluse, mordendosi poi la lingua quando si rese conto di cosa gli era scappato detto.
«E' propri di questo che volevo parlare,» riprese Damon, sedendosi comodamente su uno degli sgabelli. «Quale sarebbe, in denaro, l'ammontare dei danni provati dai piccoli MacAran?»
«Troppo per loro.»
«Non è quello che ti ho chiesto.»
Alar scoppiò in una risata. «Vi hanno mandato in loro soccorso, Vai Dom?» chiese ironico. «La famiglia MacAran vi ha nominato suo protettore?» L'espressione seria dell'Aldaran fece morire la sua risata. «Cosa volete?» chiese più seccamente.
«Nessuno deve venire a conoscenza di questa nostra conversazione,» riprese Damon, «nessuno dei MacAran accetterebbe di buon grado una risoluzione del genere.»
«Non sarebbe un problema mio,» ribatté Alar.
«E' opinione comune che tu stia esagerando,» continuò Damon, senza scomporsi. «Che, costringendo Coryn a privarsi dell'aiuto dei gemelli e dei figli più grandi, rischi di perdere parte del raccolto,» il comyn sorrise nel vedere il volto di Alar incupirsi. «Senza contare le condizioni precarie di Elorie e il fatto che resti da sola per buona parte del giorno, rischiando di stare male senza assistenza.»
Per qualche istante Damon si chiese se non stesse esagerando, ma l'espressione di Alar si era fatta via via meno sicura e il pensiero di passare dalla parte del torto, sfruttando i giovani MacAran a discapito della salute dell'intera famiglia, sembrò mettere sul piano della bilancia tutti i lati negativi della faccenda che non aveva valutato fino ad allora.
«Non parliamo poi della tensione che ti crea avere tutta quella gente in giro per lo Scoundrel... ma la tua salute non rientra nelle mie preoccupazioni al momento attuale,» concluse con tono più divertito.
Alar si versò un bicchiere di firi, senza preoccuparsi di offrirne al comyn, e lo trangugiò tutto d'un fiato. «Cosa proponi?» chiese poi seccamente.
«Tu continui a far lavorare i gemelli e i ragazzi ancora per un mese, così manterrai la tua fama di affamatore di famiglie,» rispose Damon, ricevendo un'occhiata non proprio amichevole da parte dell'altro. «Mentre io ti pago il resto dei danni, così da far terminare prima la tua tortura,» concluse, restando in attesa di una risposta.
«Se si venisse a sapere dell'accordo diverreste un eroe, vai Dom,» commentò Alar, poco convinto dalla cosa ma allettato dall'idea di ricevere soldi e di potersi liberare da qualsiasi altro incomodo. «Tranne che per i vostri amici MacAran, ovviamente...»
Damon esibì il suo più serafico sorriso. «Sono certo che la tua reputazione non ne uscirebbe tanto limpida.»
«Ho il sospetto che tu abbia già preparato una splendida storia su come ti ho costretto a pagare per loro, vero? Da bravo predone delle Terre Aride che sono, non potevo esimermi dallo sfruttare la vostra buona fede, vero vai Dom?» Alar scoppiò in una risata liberatoria.
«Allora siamo d'accordo!» Damon allungò una mano attraverso il bancone.
«Mio padre si rivolterebbe nella tomba alla sola idea di suo figlio che stringe un patto con un comyn,» ridacchiò Alar, facendo temere il peggio a Damon. «Ma che Zandru mi fulmini se questo mi impedirà di prendere dei soldi da uno di loro!» Afferrò in una stretta vigorosa la mano che gli veniva porta. «E posso assicurati che non saranno pochi...»









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Disclaimers

Alar decide di farsi rimborsare profumatamente da Coryn MacAran per tutti i danni causati dai figli durante il vento fantasma.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008