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! Questo racconto tratta anche di tematiche omossesuali,
se siete contrari all'argomento o se vi offende non procedete nella lettura !



Conseguenze

Aliciana Alton & Kasentlaya Ridenow

Kennard irruppe nella camera di Aliciana come una furia, e, senza curarsi dello strillo di sorpresa e paura che la ragazza aveva lanciato al suo apparire, si diresse verso di lei, con cipiglio quanto mai infuriato.
«Ma ti rendi minimamente conto di ciò che hai fatto? Hai commesso un errore a dir poco imperdonabile, un errore stupido, che ha portato a conseguenze disastrose!» le urla di Kennard erano furiose. Si aggirava per la stanza come una belva in gabbia, senza trovare pace, lo sguardo fisso sul pavimento, che percorreva avanti ed indietro a grandi e rabbiosi passi. Improvvisamente, alzando le mani in un gesto di stizza, si fermò davanti ad Aliciana.
La ragazza, comprensibilmente terrorizzata ed incapace ancora di comprendere quale potesse essere la sua colpa, era caduta sul letto, sedendovisi pesantemente, uno sguardo sperduto ed interrogativo fisso sull'adirato Kennard.
«Tu! Tu, che avresti potuto avere una parte così importante in questa disgraziatissima faccenda, non hai fatto nulla per impedire questa terribile immoralità! Tu! Che hai un così grande ascendente su quella... pazza di Ridenow, non sei riuscita a farla ragionare! Che dico, non ci hai nemmeno provato! Hai acconsentito a questo depravato disegno... anzi, l'hai pure incoraggiata! Incoraggiata a perdere tempo in questa stolida e inutile relazione... Oh, purché non provino nemmeno a pensare che possa durare! Quelle due pazze! Due comynare! Ah, i Ridenow, l'ho sempre detto io che...»
Aliciana, ritrovato un po' di animo, stava ancora cercando invano di capire quale fosse il senso dell'irrefrenabile discorso di Kennard, quando l'uomo concluse tra svariati improperi il suo sfogo. «Si può sapere cosa avrei fatto? Sinceramente non ho l'ho ancora compreso!»
Il volto di Kennard divenne, se possibile, ancora più paonazzo, la rabbia sembrava un alone visibile tutto intorno al suo corpo; ogni empate della Torre doveva avvertire la sua furia come una marea montante, distruttiva: persino Aliciana poteva sentirne la portata.
«Che cosa hai fatto? Tu hai lasciato che quelle due... incoscienti instaurassero una relazione! Hai addirittura incoraggiato il loro avvicinamento! Ed ancora hai lasciato che scappassero dalla Torre, come due adolescenti innamorate, per una fuga d'amore! Riesci a capire quello che hai combinato? Per tutti gli inferni di Zandru, in che guaio si sono cacciate quelle due! Hanno agito come due vere irresponsabili, trasportate da chissà quale istinto (non mi abbasso a chiamarlo sentimento), senza curarsi di quale sarebbero state le conseguenze delle loro azioni!»
Finalmente Aliciana riusciva a comprendere la situazione: naturalmente, e forse tutti se lo aspettavano, Kennard era infuriato per la relazione che si era creata tra sua sorella Rys e Kasentlaya. Se prima molti, e soprattutto lui, potevano pensare che quella fra le due fosse solo un'intima amicizia, dopo gli eventi del Vento Fantasma, nessuno aveva più dubbi sulla natura del loro legame.
Solo in quel momento, Aliciana si rese conto che la situazione era precipitata più di quanto lei non credesse, e si ritrovò a condividere quasi del tutto il punto di vista di Kennard.
«Kennard... mi dispiace ammetterlo, ma devo darti assolutamente ragione. Ho sbagliato ad assecondare la cosa, ma pensavo, come credo pensassi anche tu, che la cosa non degenerasse fino a questo punto. Di certo il loro non è un comportamento morale. Anch'io credevo che il tutto si esaurisse al più presto, che insomma sfociasse in una normale e sanissima amicizia. Cosa possiamo fare?»
«Cosa puoi fare tu, vuoi dire! Devi immediatamente parlare a quella pazza di Kas, e convincerla, a qualsiasi costo, a rinunciare alla relazione con mia sorella. Sicuramente le passerà... non può assolutamente essere un sentimento duraturo! Dobbiamo risolvere la situazione al più presto, prima che quelle due si rendano ridicole agli occhi di tutta la valle (anche se comunque è troppo tardi!) quindi sbrigati!»
Detto questo, senza nemmeno salutare, l'Hastur se ne andò sbattendo la porta, portandosi dietro tutta la sua collera.
Aliciana si lasciò cadere stesa sul letto, una mano sulla testa per riflettere.
Kennard aveva perfettamente ragione: come poteva essere stata tanto stupida da non vedere... da non capire! Una comynara non avrebbe mai agito in un modo talmente... sbagliato! La colpa era tutta di Rys, di quella Hastur piena di sé! Di certo Kas non aveva avuto parte attiva nella cosa, Aliciana davvero non riusciva a crederlo. Kennard si sbagliava quando diceva che la pazza era la Ridenow: la colpa ricadeva tutta sulla sua cara sorellina, che era, fra l'altro, più adulta della sua breda. Di certo non più matura, visto quello che aveva combinato! Doveva subito porre rimedio al suo terribile sbaglio.
Rossa in volto, sospirando rassegnata, lasciò la sua stanza, pronta ad affrontare l'amica, decisa a far valere le sue ragioni.
Kas era nella sua stanza, stesa a riposare. Aliciana entrò senza bussare, imitando l'ingresso furioso di Kennard.
Pensava però di parlare a Kas con molto più tatto di quanto non avesse usato l'uomo: la sua collera era motivata soprattutto dalla ragione, più che dai sentimenti; Aliciana era convinta dei suoi argomenti, non aveva certo bisogno di una rabbia cieca e furiosa per esporli.
«Ciao, breda!» la salutò sorridendo Kas; il sorriso le morì però subito sulle labbra vedendo il volto scuro dell'amica.
«Spero tu ti renda conto della sciocchezza che hai compiuto, che la consideri tale e che la dimentichi al più presto,» il tono di Aliciana era tagliente come un pugnale, il suo sguardo era quello di un inquisitore pronto a tutto pur di convincere la sua vittima a confessare.
«Di cosa stai parlando?» la voce di Kas era incrinata dall'insicurezza, ma si sentiva serena: non aveva certo fatto qualcosa di male.
«Di cosa sto parlando? Della tua scandalosa relazione con quella Hastur! Come hai potuto spingerti a tanto? Stupida tu! E ancora più stupida io a lasciarti fare, addirittura ad assecondarti! Cosa ti dice il cervello? E più che il cervello, cosa ti dice la tua moralità? Credi di essere nel giusto? Un atto, un sentimento così immorale, non è ammissibile! Devi assolutamente sciogliere il tuo legame con quella donna! Per la Misericordiosa Avarra! Cosa ha fatto per convincerti ad abbassarti a tanto? Due comynare! Due figlie di Comyn! Come hai potuto rinunciare al tuo onore fino a questo punto?»
Il volto di Kasentlaya si era fatto di pietra: «Se essere una comynara vuol dire rinunciare ai propri sentimenti per degli stupidi pregiudizi, allora preferirei non esserlo!»
«Saranno pure pregiudizi, ma una figlia di Comyn non potrà mai abbassarsi a tanto! Come puoi dire questo? Io posso comprendere che il tuo passato non ti renda orgogliosa di essere una Ridenow... ma essere comynare, avere i capelli rossi... vuol dire possedere il laran! Il dono di cui entrambe siamo così orgogliose! Dov'è finita la tua educazione? Non ti hanno davvero insegnato nulla? La moralità, la decenza, condannano i tuoi atti!» Aliciana era sull'orlo di una crisi di nervi, stava per perdere il controllo: era così chiaro da quale parte stesse la ragione... come poteva Kas non capirlo?
«Forse ti sfugge un particolare: io amo Rys, e lei ama me!» Aliciana, che fino a quel momento era stata in piedi di fronte al letto di Kas, incredula, portandosi ancora una volta una mano sulla fronte, come per capacitarsi delle parole dell'amica, si voltò di scatto, per non mostrarle la sofferenza, mista ad una certa ripugnanza, che le alterava il volto.
Nonostante le sue barriere fossero alzate Aliciana poteva percepire i sentimenti della ragazza, il profondo amore che provava per Rys... ma come a negare quel sentimento avvertì di nuovo la collera di Kennard e i propri pregiudizi.
«No, non ci credo! Mi stai mentendo, lei... lei deve averti plagiato, non puoi dire sul serio. Kas io non ti riconosco più! Anche Ken...»
"Che diavolo centra Kennard in tutta questa storia?" Kas non ottenne risposta.
"Bel coraggio ha il nostro comyn!" Pensò tra sé. "Se ne va in giro tutto tronfio mostrando il pugnale che ha vinto in duello e poi manda te a farmi le ambascerie! Non ha nemmeno il coraggio di dirmi le cose in faccia! E pensare che sono una semplice donna!"
Kas riprese a parlare con tranquillità. «Come posso spiegarti se ti rifiuti di ascoltare? Come posso farti capire che l'amore che provo per lei è così forte, così immenso che a volte mi sembra che il cuore stia per scoppiarmi? Per lei sarei disposta a rinunciare al laran non una ma mille volte! Sarei disposta a rinunciare ai miei capelli rossi, al mio maledetto orgoglio di comyn, e a sputare sul mio stupido nome!»
Aliciana sbiancò ancor di più. «Sei giunta a tanto? Non posso dire altro... io vorrei solo che tu fossi felice, breda...» e quella parola le tremò sulla labbra come una menzogna, «ma questa volta non aspettarti la mia approvazione. Non l'avrai mai.»
Senza voltarsi lasciò la stanza, amareggiata e ferita oltre ogni dire: mai avrebbe pensato che l'amica potesse essere tanto cieca di fronte all'evidenza.
Non riuscì a capire se le lacrime che le rigavano il volto erano di dolore, di stizza o di paura.


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"ALICIANA HA FATTO COSA?" Attorno al corpo della sua compagna Kas poteva quasi scorgere l'alone della sua collera.
«Mi spiace dirtelo ma credo che non sia solo farina del suo sacco,» ribatté invitandola a sedersi accanto a lei. Ignorando il suo gesto Rys continuò a camminare avanti e indietro.
"Chiya, smettila di agitarti o finirai per fare un solco nel pavimento!"
La battuta strappò una risata a Rys che si sedette vicino alla compagna appoggiando le spalle al muro.
«Tu pensi che mio fratello sia arrivato a tanto? Sapevo che era arrabbiato, ma rivoltare Aliciana contro di noi? E poi semmai la colpa di tutto dovrebbe essere mia. Sono io la più vecchia,» aggiunse con un sorriso triste.
"Ma sono io la Ridenow e si sa, noi Ridenow siamo estremamente immorali," Kas le sfiorò impercettibilmente il polso, "comunque sapevo benissimo quello che stavo facendo... Dei onnipotenti non tornerei indietro per nulla al mondo!"
«Nemmeno io.» Rys sospirò. «Credo che molto presto dovrò fare due chiacchiere con il mio caro fratellino. Se crede di poter decidere della mia vita si sbaglia di grosso! Ed è inutile che tiri in ballo il clan, il clan è lontano mille miglia da Elvas.» Rys raddrizzò le spalle e assunse quell'aria decisa e imperiosa che contraddistingueva tutti i figli di Hastur.
Kas disse con dolcezza: «Sarà dura, ma io sono disposta a lottare per te, bredhiya
Rys le sfiorò una guancia cercando di alleviare le sue preoccupazioni. "Tu sei mia e non permetterò a nessuno di separarmi da te..." poi proseguì. «Non siamo noi a essere in torto, io so di non aver sbagliato. Io ti amo. Possibile che ci sia qualcosa di male in questo? Non stiamo proseguendo questa relazione per capriccio, qualunque cosa possano dire Kennard e Aliciana!»
Dopo aver abbracciato Kas si alzò avviandosi verso la porta. «Ci vediamo stasera chiya. E non preoccuparti, riusciremo a risolvere tutto!»
Dopo che Rys se ne fu andata Kas restò a lungo ad ascoltare la Torre. Poteva avvertire la collera di Ken che sembrava permeare le pietre stesse e meno forte, ma non meno dolorosa per lei, la profonda tristezza di Aliciana.
Nei giorni seguenti non si sarebbero certamente annoiate. Ma perché doveva essere tutto così difficile? E Kas sapeva, con assoluta certezza, che presto Fiona le avrebbe mandate a chiamare.


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Mikhail ripose la matrice nel sacchetto e rivolgendosi alla sua pupilla disse: «Per oggi abbiamo finito, puoi andare.»
Kas non si mosse, continuando a fissare il tavolo come se lo vedesse per la prima volta. Il suo tutore la fissò preoccupato. «Che c'è chiya
Kas sorrise ironica. «Ma come? Pensavo che lo sapessi... ormai, con il baccano che ha fatto Kennard, la notizia dovrebbe aver fatto il giro di tutta Elvas!»
Mikhail la guardò tristemente. «So che stai soffrendo per questo e non volevo tirar fuori il discorso.»
Kas gli espresse mentalmente la sua gratitudine. «Forse allora non sono tutti degli orsi... però, se avessi voglia di parlarne io?»
«Ti ascolterei naturalmente, lo sai che sono un gran curiosone!»
"E che tra te e la Vedova ci si può aggiornare su tutte le novità di Elvas? Sì, lo sapevo..."
Mikhail rise divertito. «Ti scongiuro non farti sentire da lei! Credo che se la prenderebbe molto se le dicessi che è una pettegola!»
«Io non ho detto questo, ho solo detto che è informata...comunque ho una domanda da farti, riguarda il comportamento di Aliciana e Kennard.»
L'Ardais la invitò a proseguire con un cenno del capo.
«Perché quando nei Domini due ragazzi fanno il giuramento di bredin e promettono di essere amici per tutta la vita tanto che neppure la moglie ed i figli potranno intromettersi tra di loro, quella promessa viene considerata sacra e onorevole, ma quando sono due ragazze a fare il giuramento nessuno le prende sul serio o tutt'al più lo intendono come: ti amerò fino a quando un uomo non si intrometterà tra di noi? Perché le due cose devono essere diverse?»
Mikhail sospirò. «Ti risponderò con un'altra domanda, chiya, sei arrabbiata con Aliciana? O con Kennard?»
La ragazza ci pensò un po' su. «Con Aliciana no,» decise infine, «in fondo la capisco, lei ha ricevuto una certa educazione io invece... ma con Kennard sì. Perché gli uomini cercano sempre di piegare le nostre decisioni ai loro desideri. E perché se non ci riescono dicono che stiamo sbagliando.»
«Secondo me è perché gli uomini non prendono mai sul serio quello che fanno le donne a meno che non riguardi loro ed i loro interessi.»
Kas sbuffò. «Ma tu sei diverso, facendo un esempio stupido non potrei parlare con... Damon come sto parlando con te!»
Mikh scoppiò a ridere di gusto. «Certamente no! Anche perché correresti il rischio di venire strangolata da Aliciana!» Poi ritornò serio. «Diciamo che io sono l'eccezione che conferma la regola, e poi lo sai,» le fece l'occhiolino, «gli Ardais sono tutti un po' tocchi!»
"E pettegoli..." completò Kas per lui.
"Giusto..." Mikh sorrise ancora.
«Ma allora vuol dire che le cose non possono cambiare?» Kas cominciava a dubitare che avrebbero mai risolto i loro problemi.
«Non ho detto questo. E mi pare che stiate già stravolgendo tutte le convenzioni. Magari tra cinquant'anni le cose saranno diverse, ma per il momento dovete ancora lottare. Comunque permettimi di darti un consiglio, coloro che vi accusano di immoralità cercheranno in tutti i modi di ostacolarvi...»
La giovane lo interruppe con impazienza. «Ma perché lo fanno? Passi per l'educazione, ma noi non stiamo facendo nulla di male!»
«Per chi è laido di mente tutte le cose sono sconce, chiya. E le lingue oziose quando non hanno altro da fare amano occuparsi dei problemi altrui invece che dei loro. E adesso lasciami terminare... per una volta che riesco ad assumere il ruolo della suocera ficcanaso!»
Kas rise fino alle lacrime. «Ti avevo immaginato in molti modi, ma alla suocera non ero ancora arrivata!»
"Perché credi che se mai avessi dei figli sposati non mi divertirei a ficcanasare nei loro affari?"
"Oh, certo! Ma non voglio pensare ai risultati!"
Mikh la guardò ammirato. «Per la beata Cassilda, è la prima volta che non trovo le parole per ribattere!»
«Forse perché l'allieva sta superando il maestro?» Kas sorrise maliziosamente.
"Forse... e non solo riguardo le battute..." Kas sentì che Mikh era davvero felice per lei. "Certo piccola... ma non l'avevi ancora capito?"
Mikhail sembrava imbarazzato dalle sue stesse parole. Non aveva mai dimostrato così apertamente il suo affetto per la ragazza. Da quando l'avevano affiancato a lei aveva iniziato a considerarsi una sorta di fratello maggiore e, in quei lunghi mesi di addestramento, aveva visto la bambina insicura che si mascherava dietro la sua dissacrante ironia, trasformarsi in donna. E non poteva esprimerle quanto era orgoglioso del risultato finale di quel mutamento sapendo bene che era anche merito suo.
Kas parve intuire che l'uomo era imbarazzato e lo trasse velocemente d'impiccio.
«D'accordo suocera! Vai avanti con il discorso, giuro sul mio onore che non ti interromperò più!»
«Ah, ah, spiritosa! Sono sicuro che stai tenendo le dita incrociate. Ma passando alle cose serie... cercate di comportarvi in modo decoroso così che nessuno possa sfruttare il vostro comportamento per accusarvi.»
Kas annuì. «Non metteremmo mai in imbarazzo nessuno e non vogliamo creare guai al Cerchio più di quanto non abbiamo già fatto.»
"Allora non c'è bisogno che ti faccia la ramanzina (tanto ci penserà Fiona)! Ma mi raccomando, ufficialmente sei stata sculacciata!"
«Sarò muta come una tomba, suocera! E farò mille smorfie ogni volta che mi toccherà sedermi.»
«Purché siano smorfie convincenti. E adesso vai, sono sicuro che Rys è estremamente curiosa di sapere di cosa abbiamo parlato!»
Quando Kas, dopo avergli rivolto un ultimo sorriso, fu uscita dalla stanza, Mikhail cercò di pensare ad altro senza riuscirvi. La sua allieva aveva davvero imparato fin troppo bene, in cuor suo l'uomo le augurò tutta la fortuna possibile. Avrebbero sofferto entrambe. E lui avrebbe sofferto per loro.


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Kasentlaya fu svegliata da qualcuno che bussava alla porta. Aprendo gli occhi scoprì che il sole illuminava già la sua stanza. "Devo aver dormito più del previsto..."
Il lavoro che avevano svolto il giorno prima era stato difficile e molto pesante anche per l'atmosfera che si respirava dentro la Torre.
Bussarono di nuovo, stavolta con più insistenza. «Un attimo!» esclamò Kas cominciando ad irritarsi e cercando nel contempo di recuperare le scarpe finite sotto il letto.
Quando aprì la porta Rys e Manolo la fissarono sollevati. L'umanoide emise uno dei suoi versi alzando gli occhi al cielo quasi a ringraziare gli dei per il termine della lunga attesa.
Rys fu molto più esplicita. «Finalmente! Stavamo pensando di venire a cercarti con un reggimento di cadetti!» Vedendo la faccia di Kas farsi confusa spiegò spazientita. «Fiona ci ha mandato a chiamare.»
Manolo si intromise facendo loro segno di seguirlo lungo il corridoio e scrutandole nel contempo con profonda disapprovazione.
Kas avrebbe voluto nascondersi dallo sguardo accusatorio di quei luminosi occhi azzurri; conosceva perfettamente il motivo della convocazione e visto che anche il servitore della Custode le guardava così severamente non era difficile capire cosa quella conversazione avrebbe portato.
E oltretutto non era neppure riuscita a fare colazione! Naturalmente avrebbe potuto anche svegliarsi prima.
Qualunque cosa potesse dire però, era certo che si meritavano di essere duramente castigate per la loro bravata.
Purché anche Fiona non si mettesse a criticare la loro relazione! Di quel tipo di rimproveri Kas ne aveva piene le tasche.
Quando giunsero davanti alla massiccia porta di quercia che le separava dal loro tragico destino Manolo si fermò aspettando pazientemente che Fiona desse loro il permesso per entrare e tenendo nel contempo d'occhio ogni loro gesto.
«Beh?» Kas lo guardò storto. «Hai paura che ce ne andiamo?»
Il servitore della Custode grugnì in modo eloquente e la ragazza fece una smorfia. «Perché potremmo farlo di nuovo? Grazie della fiducia...»
Manolo sorrise avvertendo la stizza nella voce della giovane. Poi, obbedendo ad un richiamo che le due giovani non avevano udito, aprì la porta e fece loro cenno di accomodarsi.
"Scusate se vi ho fatto aspettare ragazze, ma volevo che provaste la stessa angoscia che abbiamo provato noi nel sapervi fuori dalla Torre nel bel mezzo del Vento."
Rys si morse le labbra; le parole della Custode non promettevano nulla di buono.
A testa bassa Kas, lanciando di sfuggita alcune occhiate alla Custode, cercò senza molto successo di capire quanto irata fosse la donna. Nulla da fare, a lei Fiona sembrava quella di sempre, remota nei suoi abiti cremisi.
«Non sono arrabbiata Kasentlaya,» mormorò Fiona senza lasciar trasparire il suo divertimento, «non tanto almeno,» aggiunse, abbassando ulteriormente la voce.
Poi fece loro cenno di sedersi; mentre obbediva Kas lanciò un'occhiata a Rys accorgendosi che anche lei era nella sua stessa situazione anche se il suo cipiglio deciso non lasciava trasparire nulla.
«Credo che voi sappiate perché vi ho convocate qui,» riprese la Custode rompendo il gelido silenzio che riempiva la stanza.
Rys alzò gli occhi e rispose con un filo di voce. «Non accadrà più.»
Fiona sospirò. «È quello che spero chiya. Ragazze, dovete capire che non vi sto chiedendo di rinunciare alla vostra vita privata, ma io devo sempre sapere su chi posso contare per il lavoro nel Cerchio.»
Poi con un gesto che sorprese le due giovani estese la mente entrando in rapporto con loro. D'improvviso Rys capì, voleva conoscere i loro sentimenti! Lasciò che la Custode sondasse la sua mente e Kas, intuendo il motivo di quella inaspettata situazione fece altrettanto.
Alla fine Fiona sciolse il rapporto e senza una parola levò gli occhi al cielo sospirando.
"Misericordiosa Avarra! Altre due..."
Poi sorrise alle due giovani che si rilassarono visibilmente. «Mikhail mi aveva avvertita, ma volevo vedere con i miei occhi. Se fosse stato solo un vostro capriccio non vi avrei mai esentato dal Cerchio, nemmeno se mi aveste pregata in ginocchio. Ma se le cose stanno così... purché non sia troppo spesso,» le guardò tornando torva per un istante, «e voglio essere avvertita prima. Voi non avete idea dei guai che avete causato! Eravamo tutti molto preoccupati, soprattutto Loreena. Era spaventata a morte.»
Nel sentire quelle parole le ragazze si vergognarono ancora di più.
Fiona proseguì implacabile, dato che il suo intento era proprio quello di farle vergognare di loro stesse. Voleva essere sicura che in futuro non avrebbero combinato altri guai e voleva anche capire se il loro pentimento era sincero.
«È stato estremamente difficile completare il lavoro senza la vostra forza. Adesso che siete parte attiva del Cerchio dovete assumervi le vostre responsabilità. Non pretendo che siate sempre disponibili, poiché non è umanamente possibile, e per questo ora che siamo più numerosi esistono dei turni di lavoro. Inoltre non mi piace che nella mia Torre succedano cose di cui non sono al corrente, specialmente se danneggiano in qualche modo quello che stiamo facendo qui. Lavorare in un Cerchio non è un passatempo, ma un lavoro a tempo pieno ed io mi aspetto impegno e maturità da entrambe. Siete state abbastanza mature da decidere di abbandonare tutto per venire qui, siate anche abbastanza mature per viverci.»
Le due giovani restarono in silenzio immerse nei loro pensieri. Erano ancora unite dal legame telepatico creatosi poco prima e percepivano chiaramente l'una i sentimenti dell'altra.
«Noi... noi non avevamo pensato alle conseguenze...» Kasentlaya si interruppe incerta, ma Fiona la invitò a proseguire. «Ci dispiace, Custode, abbiamo pensato prima a noi stesse che alla comunità e non ci siamo curate di quello che gli altri avrebbero provato sapendo che eravamo sparite...» scrollò le spalle, «è successo tutto così in fretta, io...»
Rys continuò il discorso iniziato dalla compagna. «Nessuna di noi due avrebbe resistito a lungo lontano dall'altra... quello che è successo... sarebbe successo comunque prima o poi.» Sorrise al ricordo dei giorni precedenti la partenza, quando avevano persino paura di toccarsi perché avrebbero perso il controllo. «La maggior parte della colpa è mia, sono stata io ad avere l'idea. Sono più vecchia e ci si aspetterebbe che fossi più saggia, invece...»
"Sei innamorata," concluse Fiona.
Le tre donne sorrisero e la tensione si sciolse definitivamente.
"E poi io ti ho seguita! Quindi la colpa va divisa a metà." Soggiunse Kas.
«E anche la punizione...» gli occhi di Fiona brillarono. Se la donna fosse stata un gatto, in quel momento avrebbe avuto del latte sui baffi.
Le ragazze la fissarono preoccupate. Che cosa le sarebbe venuto in mente?


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Le due settimane successive furono quanto di più arduo si potesse immaginare, non solo per Aliciana, Kasentlaya e Daenerys, ma per tutta la Torre.
Il comportamento di Aliciana era scostante ed infantile fino alla nausea e, spesso, molti dei telepati proprio non riuscivano a sopportare il suo atteggiamento: anche Damon, a volte, si trovava allibito di fronte al livore covato dalla compagna.
Quando la ragazza incontrava Kasentlaya la salutava appena, per pura educazione, e, se proprio doveva parlarle, lo faceva con un tono gelido e distaccato.
Tutt'altro comportamento veniva riservato alla povera Daenerys.
Dimenticando persino le norme principali dell'educazione, l'Alton si comportava in tutto e per tutto come se la Hastur non esistesse; quando la incrociava per i corridoi della Torre o nella sala da pranzo, il suo sguardo la attraversava come se fosse stata aria; se Daenerys le rivolgeva la parola, e ciò avveniva sempre più raramente, nel corso delle due settimane, Aliciana non rispondeva; faceva finta di non aver sentito.
Se possibile, la tensione era ulteriormente cresciuta dopo un episodio a cui Aliciana aveva assistito.
Aliciana, cercando Dana, era giunta fino alla serra, il regno della Rinunciataria, ma, aprendo la porta, aveva trovato ben altri occupanti, nel giardino della Torre.
Kas era premuta contro il muro dal corpo di Rys, che le accarezzava in maniera provocante il fianco, mentre la più piccola teneva le mani serrate intorno alla vita della compagna; i volti accesi dalla passione, le due si scambiavano un bacio infuocato.
Aliciana, diventando paonazza, era subito ritornata sui suoi passi, non prima però di aver fatto sbattere sonoramente la porta dietro di lei, interrompendo le due innamorate. Kas aveva subito capito chi era l'intruso che le aveva scoperte, e, con un sorriso quantomai malizioso aveva sussurrato alla compagna: «Questa volta l'abbiamo fatta grossa!»
Dopo quel giorno, Aliciana aveva metodicamente evitato ogni contatto diretto, fisico o verbale, anche con Kasentlaya.
Tutti si rendevano conto che la situazione era impossibile da portarsi avanti, ma nessuno aveva il coraggio di parlare all'infuriata Aliciana. Molti discutevano della situazione con la più ragionevole Daenerys, che però non riusciva a trovare una soluzione al problema: lei riteneva di essere nel giusto; se Aliciana aveva qualche conto in sospeso con lei, doveva essere l'Alton a fare il primo passo.
Tutti comprendevano il ragionamento di Aliciana, nonostante pochi lo approvassero: Kasentlaya, una ragazzina di sedici anni, con una magrissima esperienza di vita, era stata piegata e plagiata dalla più navigata Daenerys, che nella sua seppur breve vita, era riuscita a portare quasi a termine l'addestramento come Custode ed anche a uscirne senza condizionamenti.
La colpa della relazione nata tra le due donne era quindi, agli occhi di Aliciana, tutta da far ricadere sulla Hastur.
Ed Aliciana non poteva perdonare a quella vipera di averle tolto l'affetto e la stima, o così almeno pensava lei, della sua breda.
Damon aveva cercato più e più volte di farla ragionare: nonostante condividesse, in linea di massima, il suo giudizio sulla relazione portata avanti dalle due giovani, non poteva certo accettare che Aliciana fosse l'artefice di una tensione talmente alta da poter compromettere il lavoro e la serenità del Cerchio e di tutta la Torre.
«Devi giungere ad un compromesso, chiya,» cercava di convincerla Damon, «non puoi assolutamente continuare così. Stai distruggendo tutta la serenità del Cerchio. Presto non saremo più in grado di lavorare insieme, se non la smetti con il tuo comportamento infantile! Il mondo non può girare attorno a te, Aliciana, è ora che tu capisca che ogni persona è responsabile solo di fronte alla propria coscienza, della sua vita privata. Se Kasentlaya ha deciso di intraprendere una relazione con Daenerys, non sarai certo tu che potrai farle cambiare idea.»
«No!» esclamò Aliciana, mentre in lei si risvegliava l'ira cieca e incontrollabile che ormai da tempo le riempiva la mente. «Non posso assolutamente permettere che la cosa tra loro due continui. Va contro la mia morale, contro la MIA coscienza. Prima o poi Kasentlaya capirà il suo errore, e lascerà quella depravata di Daenerys Hastur. Deve solo passare un po' di tempo!»
Aliciana era assolutamente convinta di ciò che diceva, Damon poteva avvertirlo chiaramente; sospirò, incredulo di fronte a tanto risentimento: «Tesoro... non capisci che il tuo rancore ti sta consumando? Mi sembra che tu abbia perso la ragione! Il tempo peggiorerà solo le cose, perché Kas e Rys non si lasceranno così facilmente. Ho parlato con Fiona: ha condiviso i loro sentimenti, ed ha affermato che essi sono profondi e sinceri. Chiya... devi fartene una ragione... non puoi tenere il broncio all'infinito, come una bambina a cui è stato negato un giocattolo. Kas è libera di fare le sue scelte, e non per questo tu le devi togliere la tua amicizia... anzi! Se fossi una vera amica, la sosterresti comunque, qualunque fossero i suoi sentimenti e il suo modo di vivere. Ed io so che le sei veramente amica. Ti supplico Aliciana... torna a sorriderle.»
Le lacrime si affacciarono sul volto teso di Aliciana, rotolandole silenziose lungo le guance, spezzando per qualche secondo il cipiglio duro e impassibile che aveva ormai da giorni.
Ma poi, come un guizzo, Damon vide passare negli occhi della giovane il tanto famoso orgoglio degli Alton, e Aliciana si asciugò le lacrime: «Mai! Finché Kasentlaya si accompagna con una come Daenerys Hastur, evidentemente non necessita della mia amicizia. Ed io non sono certa disposta a dargliela.»
Riteneva che il discorso fosse concluso, già voltava le spalle a Damon (in quel periodo anche il loro rapporto si era raffreddato, nonostante gli eventi di alcuni giorni prima, a causa del litigio fra le tre giovani), ma lui le afferrò il braccio: ora il suo sguardo era torvo, quasi minaccioso; non era più il suo fidanzato, il suo adorato promesso sposo; ora era il suo maestro, il primo meccanico di Elvas, e per giunta infuriato: «Se non vuoi farlo per te stessa, per la tua stessa dignità e reputazione (non credere che qualcuno, oltre quel pazzo di Kennard, condivida le tue idee!) DEVI farlo per Elvas ed il Cerchio! I tuoi problemi personali non possono influire sul nostro lavoro, proprio ora, poi, che esso si sta avviando come dovrebbe!»
Aliciana rimase interdetta. Di fronte a quelle parole ed al viso di Damon (un brivido le percorse la schiena, mentre la paura le esplodeva nel cuore: che oltre alla sua breda stesse perdendo anche l'amore dell'uomo che per lei era più importante della vita stessa?), ma ancora una volta, come un'inesorabile padrone che nulla concede alla propria misericordia, l'orgoglio tornò ad impadronirsi di lei: «Non dire sciocchezze, Damon. Sai benissimo che io e Daenerys siamo entrambi monitori, e che i turni creati da Dana evitano che lavoriamo nello stesso Cerchio. Non ci saranno problemi. Hai ragione su una cosa, voglio ancora bene a Kasentlaya. Questo impedirà che ci siano problemi nello svolgersi delle attività del Cerchio. Il mio problema rimarrà solo mio. Conosco fin troppo bene cosa sia l'autocontrollo, tu dovresti saperlo.»
E detto questo, anche se il cuore le doleva ancora enormemente, sfuggì alla stretta dell'uomo e si dileguò lungo il corridoio.
Damon rimase senza parole. Stentava a riconoscere la donna che aveva stretto tra le sue braccia fino a pochi giorni prima: era davvero quella formica-scorpione piena di veleno e rancore che non voleva arrendersi nemmeno di fronte all'evidenza?
L'uomo scosse la testa: Aliciana aveva perso il controllo, di certo, solo momentaneamente. Spettava anche a lui farla tornare quella di sempre. Per la serenità propria e di tutta Elvas.


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Rys si stava pettinando nella sua stanza, canticchiando allegramente una canzone insegnatale da Kas.
Poche volte nella sua vita era stata così felice; forse solo nei momenti che aveva condiviso con la sua famiglia a Heatwine.
La sua famiglia: Kennard. Il pensiero le tolse subito ogni gioia dal volto. Non aveva ancora avuto il coraggio di affrontarlo.
Era da vigliacchi, lo sapeva benissimo, ma non aveva davvero trovato la forza per sostenere l'ennesima discussione con il fratello.
Subito dopo il suo burrascoso colloquio con Aliciana, Kennard era dovuto partire per una breve viaggio, verso Caer Donn.
Era tornato da appena un giorno, ma lui e Rys si erano solo scambiati pochi sguardi: infuriati quelli di Kennard, orgogliosi e senza paura quelli della donna.
Era venuto il momento di parlare con lui, di risolvere finalmente la questione: Kennard non era come Aliciana; era sangue del suo sangue, la amava con tutto il cuore; avrebbe certo faticato ad accettare la cosa, ma una volta messo di fronte alla totale felicità della sorella, si sarebbe piegato. Daenerys lo sapeva con assoluta certezza. Ma sapeva anche che avrebbe dovuto prima sopportare colpi dolorosi, parole piene di risentimento scagliate dalle labbra della persona che amava di più... dopo Kas.
Si fece forza. Il suo silenzio era durato fin troppo: quella terribile situazione aveva due facce, quella di Aliciana e quella di Kennard.
Forse, una volta risolta una delle due, l'altra sarebbe andata a posto da sola; o almeno lo sperava.
Il comportamento di Aliciana la feriva moltissimo; nonostante l'ira furiosa che sentiva covare nell'altra ogni volta che le passava accanto, proprio non riusciva ad odiarla. Quasi riusciva a comprenderla. Comprendeva innanzitutto che il suo risentimento era in realtà, per una buona parte, solo gelosia. E comprendeva che la sua educazione, il suo essere comynara, non poteva in nessun modo accettare un legame come quello di Kas e Rys.
Eppure, nonostante comprendesse tutto questo, e che di fronte alla Alton riuscisse a mantenere calma e orgoglio, nel profondo non si sentiva poi tanto forte come appariva. Aveva paura delle conseguenze. Aveva paura che il rapporto con Aliciana fosse compromesso per sempre. Aveva paura del dolore che poteva derivare da questo per la sua Kas. Tutto quello che faceva soffrire Kas faceva soffrire anche lei. E questa paura la rendeva incapace di decidere razionalmente sul da farsi. Continuava a rimanere muta e impassibile, davanti agli altri, mascherando il suo dolore con la fierezza; ma in realtà non era poi così sicura delle sue azioni.
Forse, risolvendo le cose con il fratello, avrebbe alleggerito il fardello che le gravava sul cuore. E sarebbe riuscita a riportare, in parte, la serenità ad Elvas.
Sbatté i pugni sul tavolo, guardandosi allo specchio: un sguardo risoluto e molta sicurezza erano ciò che le serviva per affrontare il fratello. Si accertò di averne in abbondanza. Poi sistemandosi in fretta e furia i capelli (naturalmente tenendo coperto il collo, come voleva il suo adorato fratellino) lasciò la stanza: ora che aveva deciso di affrontare Kennard, non voleva perdere nemmeno un minuto.
Il fratello era anch'egli nella sua camera, intento a scaldarsi dopo una lunga cavalcata, le gambe allungate verso il fuoco e riscaldate ulteriormente da una coperta che Rys aveva ricamato per lui quando ancora vivevano ad Heatwine.
Kennard la stava accarezzando dolcemente, un sorriso triste e malinconico stampato sul volto, come se stesse ricordando un passato ormai morto e sepolto.
Rys bussò educatamente e Kennard, una volta avvertita la presenza della sorella, tirando un sospiro di fronte all'inevitabile resa dei conti, la invitò ad entrare. Rapidamente Ken nascose la coperta, ma non prima che Rys potesse scorgerla e riconoscerla; un fugace sorriso le attraversò il volto: forse l'impresa sarebbe stata meno ardua del previsto.
La giovane sapeva che nessuna parola poteva convincere il fratello della sincerità del rapporto tra lei e Kas; sapeva che l'unico modo di venire a capo della questione era, grazie alla sua empatia, trasmettere al fratello tutti i sentimenti da lei provati da quando era cominciata la storia con Kas (naturalmente evitando di condividere con l'uomo quelli meno... casti) e grazie ad essi farlo partecipe della sua immensa felicità e dell'amore che provava per la ragazza.
Rys voleva però fare un ultimo tentativo diplomatico, prima di passare all'azione, per capire quale era il grado di frustrazione e risentimento di Kennard. Dallo sguardo che le rivolgeva in quel momento, doveva essere piuttosto elevato.
«Cosa vuoi?» le chiese senza mezzi termini, con un tono per niente accondiscendente.
«Sai fin troppo bene perché sono qui, bredu. È una situazione che va risolta, lo sai meglio di me. Fa male ad entrambi, e non ha motivo di sussistere.»
«Non ha motivo di sussistere?» la sua voce tagliava come un coltello. Kennard era calmo, a differenza dell'ultima volta che aveva discusso dell'argomento, ed intendeva rimanerlo. «Dopo che hai disonorato te stessa e il tuo nome, dimenticando la tua dignità per legarti sentimentalmente a una donna... tu mi dici che dovrei dimenticare tutto e fare buon viso a cattivo gioco, perché il problema non sussiste?»
Rys doveva ammettere che per un comyn era una situazione difficile da accettare. Rys pensava che se fosse rimasta ad Heatwine, a vivere come una comynara qualunque, sotto la protezione del fratello, mai avrebbe pensato di poter... amare una donna.
Un anno dopo il suo ritorno dalla Torre di Arilinn, aveva avuto una relazione sentimentale con un suo lontano cugino, durata quasi un anno. Era innamorata di lui, ed era certo convinta di essere normale. Ma il piacere che aveva provato tra le braccia di Kas, la felicità che le riempiva il cuore, erano qualcosa che non poteva nemmeno essere paragonato con le tiepide emozioni provate nella sua adolescenza.
Capiva perfettamente Kennard, comprendeva il suo furore nonché il suo disappunto. Forse il fratello sperava ancora che lei si sposasse, e che partorisse dei figli per il clan. E la sua relazione con Kas spegneva tutte queste speranze.
Comprendeva anche che la morale di Kennard condannava veementemente l'amore delle due giovani.
E poteva anche capire che il fratello fosse geloso. Dopotutto, per la prima volta nella sua vita, per Rys c'era qualcuno che contava più di lui. Daenerys giustificava Kennard, non era adirata con lui, anche se le aveva fatto male il modo in cui si era scagliato contro Aliciana incolpando lei e Kas dell'accaduto.
Rys sperava di far capire tutte quelle cose al fratello e che egli a sua volta si rendesse conto della ragionevolezza delle argomentazioni della sorella.
La giovane sospirò sonoramente: «Hai ragione, bredu. Io ti capisco, comprendo le ragioni della tua ira. Ma devi capire che non posso rinunciare alla mia felicità in nome di pregiudizi vecchi di secoli che ci sono stati inculcati durante l'infanzia. Pensi che io non mi sia mai posta delle domande? Credi che non mi sia mai sentita in colpa? All'inizio lo ero, e molto. Ma poi ho compreso che le mie paure erano assurde. Ho capito che il mio amore per Kas era talmente grande da essere in grado di cancellare tutto, pregiudizi e sensi di colpa. Io ora, fratello, ti chiedo di guardarmi negli occhi. Ti chiedo di ascoltare il mio cuore, di renderti conto di quanto questa relazione mi stia rendendo felice. So che la tua reazione è dettata dal tuo amore per me. E so che questo amore è più forte del pregiudizio; so che vuoi la mia felicità, bredu. Ebbene, io la felicità l'ho trovata. Tra le braccia di Kas.»
Gli prese la mano, e gli toccò piano la tempia nella loro carezza di sempre; Kennard era rimasto in silenzio, lo sguardo rivolto al suolo, incapace di ribattere, cercando la forza per rialzare il viso verso sua sorella.
Non riusciva a dire quanto gli facessero male le sue parole, il fatto che lei avesse trovato l'amore in una donna; ma sapeva che alla fine, avrebbe ceduto.
Alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi di Rys, e lei gli sorrise: in un attimo in lui scorsero tutte le emozioni della sorella, riempiendolo come un fiume in piena. Ed egli capì ciò che lei aveva voluto dire: ritrovò nei sentimenti di Rys ciò che anche lui stava provando in quei giorni per la prima volta; e fu geloso del fatto che Rys potesse stringere tra le braccia l'oggetto del suo desiderio, cosa che a lui non era concessa. Sorrise, abbracciando finalmente la sorella, mentre le lacrime scorrevano sui volti di entrambi.
«Perdonami, chiya, ma io proprio non capivo. Non riuscivo ad accettare che tu potessi... ribellarti al nostro stile di vita. Ho sbagliato, lo comprendo. Ti chiedo solo del tempo per abituarmi all'idea. Ora so che tutti i tuoi sentimenti sono sinceri. Non farò più nulla per ostacolare la vostra relazione.»
Rys sorrise, accarezzando i capelli del fratello. Sapeva che non sarebbe finita così. In realtà quella non era una vera pace, ma solo una tregua; eppure a Rys bastava, perché sapeva che il fratello, per ora, proprio non poteva concederle di più.
Rimase con Kennard fino all'ora di cena, discorrendo con lui come non faceva più da prima del Solstizio: quanto le era mancato il suo adorato fratello!


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La sala da pranzo era piena. I kyrri avevano già servito la prima portata e i commensali sedevano silenziosi di fronte al loro piatto.
Ancora una volta, la tensione era altissima: il comportamento di Aliciana metteva in imbarazzo tutta la Torre, la serenità sembrava essere solo un ricordo per i telepati di Elvas.
La porta della sala si aprì lasciando entrare due ritardatarie: Kas e Rys. Le due giovani si scusarono per il loro ritardo con la Custode, che era seduta a capotavola tra Aliciana e Damon, e si andarono a sedere al capo opposto della tavolata.
Evitando di lasciarsi influenzare dal fortissimo malumore che regnava nella sala, Rys scostò galantemente la sedia a Kas per farla sedere e la compagna la ringraziò con un languido sorriso, che fu visibile a tutti. Una volta sedutale accanto, Rys ricambiò lo sguardo adorante, poggiando la sua mano su quella di Kas in una carezza fuggevole.
Aliciana non si era persa nemmeno un istante della scena e mentre il suo volto assumeva un acceso colorito a causa della rabbia ancora una volta repressa, si ritrovò a pensare con forza inaspettata: "Guarda quelle due! Devo sopportare anche che mettano in piazza la loro scandalosa relazione!"
Aliciana riprese a mangiare, ma fu subito interrotta da un rumore brusco: Kasentlaya si era alzata in piedi, il volto bianco come un cencio. Lo sguardo che rivolgeva ad Aliciana racchiudeva una pena infinita: "Perché mi devi trattare così, che cosa ti ho fatto?" Sembravano chiedere gli occhi colmi di lacrime della ragazza.
«Scusami, Custode, non mi sento molto bene,» si scusò frettolosamente Kas, prima di uscire precipitosamente dalla stanza, sbattendo la porta dietro di sé.
Aliciana rimase a bocca aperta: come poteva Kas avere sentito il suo commento?
Pochi istanti dopo l'uscita della compagna anche Rys si alzò in piedi e lanciando uno sguardo infuocato ad Aliciana seguì la ragazza fuori dalla sala.
Aliciana, sempre più sbalordita, rivolse il suo sguardo verso Damon, sperando di trovare conforto. Non era affatto preparata a quello che vide: lo sguardo pieno d'ira, Damon la guardava con una smorfia di disgusto disegnato sul viso; sotto i suoi occhi di ghiaccio Aliciana sentì la testa girarle, sembrava che il suo fidanzato volesse vederla morta.
Alzandosi in piedi, trattenendo a stento l'ira nella sua voce, Damon disse: «Aliciana, ti prego si seguirmi, ho urgente bisogno di parlarti.»
Detto questo si allontanò dalla tavola dopo aver fatto un cenno di saluto in direzione di Fiona, la quale rimase sbalordita di fronte a quelle defezioni a catena: dove sarebbero giunti, continuando di questo passo?


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Aliciana non aveva potuto far altro che seguire Damon fuori dalla stanza. Doveva ammetterlo: aveva paura. Mai, da quando lo conosceva, aveva visto nello sguardo di Damon un tale furore. Non sapeva cosa potersi aspettare dal suo promesso, e tutte le sue certezze cominciavano a vacillare. Che volesse lasciarla? Che quella stupida storia avesse compromesso la cosa più importante che aveva nella vita, il suo amore per Damon? Non voleva neppure pensarlo. Eppure negli occhi di Damon non sembrava esserci neppure una traccia dell'amore che le manifestava. Si ritrovò a tremare, mentre seguiva l'uomo lungo le scale della Torre, e capì di non avere freddo ma un terrore quasi cieco; al solo pensiero di poter perdere Damon si sentiva mancare l'aria. Avrebbe rinunciato a tutto... anche alla coerenza, alla morale? Non voleva chiederselo, sperava egoisticamente che Damon non la mettesse davanti a quella scelta, ma pensando razionalmente alla situazione, capiva che molto probabilmente era quello che l'Aldaran voleva fare.
La sua rabbia ed il suo rancore si erano sciolti come neve al sole di fronte alla collera dell'uomo, ma poteva avvertire, chiaramente, ancora intatto dentro di lei, il proprio orgoglio. Quell'orgoglio che, lo sapeva, non l'avrebbe mai lasciata.
Erano arrivati sul tetto della Torre, Damon voleva essere lontano da occhi indiscreti.
Era il tramonto. Il sole cremisi come gli abiti di una Custode, calava lentamente oltre le montagne. Presto sarebbe stata notte, e avrebbe preso a nevicare. Il vento sferzava le guance di Aliciana, strappandole mille ciocche dall'acconciatura e facendo sventolare le sue gonne. Il volto di Damon sembrava di pietra, insensibile alle fredde raffiche. Aliciana lo guardò con occhi disperati, come un condannato a morte che supplica il proprio carnefice. Damon non sembrava provare pietà.
«Aliciana,» la ragazza deglutì a vuoto, di fronte alla freddezza del suo tono, «questa volta hai davvero superato ogni limite. Il tuo comportamento non ha scusanti, non ne ha ora e non ne avrà mai. Ti ho già fatto questo discorso, odio ripetermi, ma questa è stata davvero l'ultima goccia. Ti riempi la bocca di parole come morale, decenza, coscienza e poi ti permetti di comportarti in questa maniera, dimenticando persino la buona educazione. Hai offeso Kas, Rys, ME, e l'intera Torre con il tuo a dir poco inappropriato commento. Per Zandru, l'avranno sentito da qui a Caer Donn! Come hai potuto? Davvero non riesco a crederci! Mi hai deluso, mi hai deluso in una maniera che non credevo possibile...»
«Damon, io...» cercò di ribattere Aliciana, «di certo non pensavo che tutti sentissero...»
«Zitta! Lasciami finire. Hai perso il diritto di ribattere!» la voce di Damon era più fredda della neve che aveva cominciato a cadere su di loro. La testa di Aliciana girava vorticosamente. «Ho cercato di comprendere le tue ragioni, ho cercato di scusarti, di giustificarti. Ci ho provato, ma tu non mi hai dato ascolto. Sei talmente cieca da non esserti neppure accorta di quanto questa cosa ci abbia allontanato! Ci ho provato, mille volte, ma il tuo comportamento va al di là di qualsiasi possibile giustificazione. Il tuo comportamento va anche al di là dell'amore. Non sei più tu, Aliciana. Non è questa la donna che io voglio come compagna. Ancora non posso credere di essermi potuto sbagliare così grossolanamente.»
Scosse la testa, ora la sua pena era evidente, Aliciana poteva scorgerla in ogni suo lineamento contratto... quanto avrebbe voluto accarezzargli il volto e dimenticare tutto, stringersi a lui e sapere che tutto sarebbe andato bene. Ma dentro di lei il freddo cresceva; la vista quasi le si annebbiava, e Damon sembrava allontanarsi da lei ad ogni sua parola. Il suo respiro era pesante, stanco, sgomento. «Eppure...» un lungo sospiro disperato gli sfuggì dalle labbra, «non sei tu che io amo. Rivoglio la MIA Aliciana. E se non è mai esistita...» si interruppe, la gola serrata dalla paura e dalle lacrime. Non aveva voluto arrivare fino a quel punto, ma non c'erano alternative; Aliciana era imperdonabile.
«Mi dispiace, non posso più essere nulla per te. Fino a che... Non riesco ad amare una persona così egoista, viziata, egocentrica, incapace di intendere ragione; il tuo orgoglio ti ha accecato... non riesci a vedere più in là del tuo naso. Non sei tu la donna che io amo con tutto me stesso. Mi dispiace.»
Senza aggiungere altro, senza guardarla negli occhi dal momento che non avrebbe sopportato quello che avrebbe visto, avrebbe certamente ceduto e l'avrebbe stretta tra le braccia, la sorpassò, lasciandola sola sul tetto della Torre.
Quando Aliciana sentì la porta sbattere dietro a Damon cadde a terra in ginocchio, stordita. Le parole dell'uomo le rimbalzavano nella mente, come boati assordanti ed incomprensibili. Non poteva essere vero. Le lacrime presero a scorrerle lungo le guance, mentre continuava a fissare un punto indefinito all'orizzonte. Non poteva essere vero. Non poteva essere vero. Damon era la sua vita, tutto quello che lei voleva, tutto ciò che aveva sempre desiderato. Se tutti gli esseri umani fossero morti e lui avesse continuato a vivere, la sua vita sarebbe stata felice ugualmente. Ma se lui moriva, e tutti gli esseri umani rimanevano in vita, per lei l'esistenza non sarebbe stata che un baratro di infelicità. Ed ora lui la lasciava... era ancora peggio che se fosse morto.
Aliciana si rendeva conto, ora, che aveva fatto di tutto per essere detestata da Damon; aveva dato per scontato il suo amore, la sua venerazione per lei, e non aveva capito che invece il loro amore era una pianta da allevare ed accudire giorno per giorno, perché potesse maturare e dare frutti. Non aveva capito nulla, accecata dal suo orgoglio... Aveva ragione...
Ma ormai era troppo tardi... troppo tardi... non avrebbe mai più potuto sorridergli, stringerlo, baciarlo, fare l'amore con lui, scherzare, ridere, discutere, cantare, ballare, cavalcare, correre...
Mille immagini le scorrevano come turbini davanti agli occhi, le lacrime oscuravano il suo sguardo, ancora fisso nel nulla...
La notte era ormai calata sulla valle, la nevicata che investiva Elvas si faceva più fitta. La neve turbinava intorno a lei, ma il suo sguardo cieco non sembrava accorgersene. Aliciana non era in grado di sentire nulla...
Nulla che non fosse il dolore lacerante e totale del suo cuore spezzato...
Come poteva riparare? Sarebbe andata subito a chiedere scusa a Rys, a Kas, a tutti... tutto, purché Damon si rimangiasse quelle terribili parole... ma era troppo tardi... non sarebbe tornato indietro...
Un gemito le sfuggì dalle labbra, mentre nel petto le esplodeva un dolore insopportabile; si accasciò a terra prendendo a singhiozzare istericamente... che cosa aveva fatto? Che cosa aveva fatto a se stessa ed all'uomo che amava più di qualsiasi cosa?
Un urlo disperato le proruppe dalla gola, ma non ebbe la forza di attraversare l'aria pesante della sera.
Si sarebbe ammalata... sarebbe morta. Si ritrovò a desiderare la morte con un fervore violento.
"Ma cosa stai facendo Aliciana? Non dire sciocchezze e torna dentro! La vocina dentro di lei era flebile, ma era sempre qualcosa a cui aggrapparsi Avrai perso l'amore... sei sola, è vero... ma hai ancora il laran... ricorda cosa è davvero importante per te... Per il laran eri pronta a tutto..."
«Per Damon ero pronta a tutto,» si ritrovò a dire con voce che voleva essere alta e forte, ma risultò un singulto strozzato. "Basta... torna dentro... passerà... sarà dura ma passerà... l'amore non è certo tutto per una comynara, non te l'hanno mai detto?"
Il respiro della ragazza si era un po' tranquillizzato. Con uno sforzo disumano si issò in piedi, rischiando poi di ricadere a terra. Barcollò tremante fino al cornicione, mentre i singhiozzi si rimpossessavano di lei.
"Non temere... Elvas è ancora la tua casa, la tua famiglia. E poi... c'è ancora il tuo orgoglio..."
L'orgoglio... Aliciana voleva bestemmiare... ma dopotutto, l'orgoglio era tutto ciò che le rimaneva. Respirò a fondo, e, tenendosi saldamente al parapetto, raggiunse le scale e poi la sua camera.
Aveva sempre creduto che l'amore fosse tutto per una comynara... Sapeva che una donna dei Domini non poteva avere altro, non poteva sperare altro... figli ed un marito amorevole... non era amore quello?
La passione che aveva trovato nelle braccia di Damon andava al di là di ogni sua possibile aspettativa. Si ritrovò a ripensare al Vento Fantasma, alla prima volta che avevano fatto l'amore. Ricordò ogni carezza, ogni sussurro, ogni bacio...
Ora le rimaneva solo il ricordo... avrebbe vissuto nel ricordo. La voce dentro di lei si sbagliava: l'amore per lei era troppo importante. Non avrebbe mai potuto dimenticare, mai potuto cancellare i suoi sentimenti.
Per un attimo si chiese se sarebbe mai più riuscita a trovare la forza di lavorare nel Cerchio, o se si sarebbe semplicemente lasciata andare, trascorrendo la sua vita a ricordare quei pochi mesi di felicità che le erano stati concessi.
No. Il laran, forse, avrebbe in parte lenito il suo dolore. La ferita sarebbe rimasta per sempre, mai avrebbe potuto cicatrizzarsi.
Doveva fare qualcosa, e il laran era la soluzione più evidente. Ma quando si lasciò cadere sul suo letto, tutti i pensieri sul suo futuro la abbandonarono. Un dolore sordo, che la stordiva, simile ad una nebbia fitta che le avvolgeva la mente, la pervase. Le lacrime scorsero, senza più fermarsi, fino a che l'alba non la scoprì addormentata. Sognava Damon, il suo sorriso ed i suoi baci.
Mai sogno le era sembrato più irrealizzabile di quello.


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Kasentlaya percorse quasi di corsa il tragitto che l'avrebbe portata alla quiete della sua stanza. Non aveva potuto fare a meno di alzarsi ed andarsene, Aliciana... al solo pensiero delle parole di quella che, fino a poco tempo prima, era stata la sua migliore amica, si sentì assalire dall'ira.
Come aveva potuto farle questo? Le sembrava impossibile che la odiasse così tanto... eppure, rifletté amaramente, fino a due settimane prima avrebbe detto di conoscerla, di sapere che la sua breda comprendeva le sue scelte.
Breda? Aveva ancora significato quella parola? La giovane cominciava a chiederselo.
Incurante delle smorfie che avrebbe fatto Manolo se l'avesse vista in quel momento si sbatté con violenza la porta alle spalle. Non riusciva a togliersi dalla mente le parole di Aliciana né il suo volto che rifletteva il disprezzo... per lei, ma soprattutto per Rys.
Cercando di cancellare il dolore afferrò il cuscino e lo scagliò con quanta forza aveva contro il muro, unico segno visibile della sua collera per troppo tempo repressa.
Poi, come svuotata di ogni energia, si gettò sul letto incapace di trattenere le lacrime.
Daenerys, che l'aveva seguita, entrò silenziosamente nella stanza; poteva avvertire la rabbia bruciante della sua compagna trasformarsi in tristezza. Involontariamente sorrise tra sé, difficilmente Kasentlaya si lasciava andare a sfoghi simili conoscendo bene i rischi, dovuti al suo pericoloso donas, che poteva comportare la perdita di autocontrollo.
Senza una parola si sedette accanto alla ragazza più giovane carezzandole dolcemente i rossi capelli. Kas non si mosse, sembrava non respirare nemmeno, ma Rys poteva capire dal leggero tremito delle spalle che stava piangendo.
"Preciosa..." Rys sfiorò con la sua mente la coscienza di Kas e contemporaneamente la prese per le spalle.
A quel tocco gentile la giovane si rilassò un poco permettendo a Rys di girarla verso di sé.
Daenerys restò a fissarla per alcuni momenti poi tenendola ferma contro il materasso baciò le lacrime che rigavano il suo volto, quasi a voler cancellare il dolore della compagna. Se solo fosse stato così semplice...
Sospirando Kas si spostò un poco permettendo alla sua amante di stendersi accanto a lei.
"Mi spiace breda...ma se fossi rimasta con lei un minuto di più io..."
Rys rimase in silenzio limitandosi a stringerla di più a sé, la giovane Ridenow proseguì. "Non sopporto più questa tensione, mi sembra quasi che l'aria stessa si sia fatta irrespirabile... come durante un incendio. Aliciana... ci dipinge come due mostri!"
"E invece il mostro è lei!" esclamò Rys con stizza. "Io in una certa misura posso comprendere le sue reazioni ma vedere che ti fa soffrire così... non lo sopporto!"
"Ed io non sopporto che critichi te... ma perché ti osteggia così?"
Rys sorrise con un pizzico di malizia. "Secondo me è gelosa..."
Kas la guardò stupita. "Gelosa? Di noi? Ma io le voglio bene come prima! Non mi sono comportata così quando mi ha detto di essere innamorata di Damon, di certo non l'ho odiato."
Rys restò in silenzio per un istante come a riordinare le idee. "Il rapporto che c'è tra un uomo ed una donna è diverso, credo. Ricordi quando ti parlai del giovane di cui pensavo di essere innamorata?"
Kas annuì invitandola a proseguire.
"Ecco, quando stavamo insieme avevo la sensazione che lui non mi comprendesse completamente. Oh, si sforzava, devo dargliene atto, ma il rapporto che ho con te è estremamente diverso. Spesso non faccio nemmeno in tempo a terminare un pensiero che tu già hai capito cosa voglio! È come se ognuna di noi compensasse i difetti dell'altra... come l'ordito e la trama di un arazzo per farti un esempio."
Kasentlaya le accarezzò la guancia cercando di assimilare il suo discorso. "Quindi tu pensi che una donna possa conoscere meglio un'altra donna di quanto non faccia un uomo?"
Rys scosse il capo. "Dico solo che è più facile. Se devo dire la sincera verità a volte mio fratello è un vero rompicapo!"
Scoppiarono a ridere tutte e due poi l'espressione di Rys si fece di nuovo triste. "Posso restare qui con te, bredhiya? Non ho proprio voglia di sorbirmi le occhiatacce dei benpensanti della Torre!"
"Ma che domande fai? È ovvio...ba'kha!" aggiunse utilizzando una delle parole preferite di Illa.
Rys, che ne aveva intuito il significato, si alzò di scatto raccogliendo il cuscino che giaceva dimenticato in un angolo.
«Ah, e così sarei una stupida eh?» sollevò il cuscino alto sopra la testa ed esclamò con voce minacciosa. «Adesso vediamo! In guardia fellona!»
Kas scoppiò a ridere cercando di proteggersi dagli assalti della compagna. "Non vale! Io sono disarmata!"
Si ritrovò seduta sul tappeto con Rys, spettinata e con gli occhi che brillavano di allegria, che incombeva su di lei. "E adesso il colpo di grazia..." esclamò l'Hastur, poi, vedendo che la sua compagna si portava una mano ala spalla con una smorfia di dolore, abbassò l'arma impropria con espressione preoccupata. «Ti ho fatto male chiya?»
Kas non rispose ed approfittando della distrazione della più vecchia le si lanciò contro afferrandola per la vita e facendole perdere l'equilibrio.
Le due ragazze rovinarono sul letto ormai sfatto. Kas immobilizzò le braccia di Rys e piegandosi su di lei le bisbigliò all'orecchio.
«Visto? Non hai speranza di battere questa vecchia volpe...»
"Tanto per cominciare la volpe è Shonnach, e poi lo credi davvero? Non ho ancora alzato bandiera bianca..." nonostante la posizione Rys riuscì a mordicchiarle giocosamente l'orecchio, poi sentendo che la stretta di Kas sulle sue braccia si era allentata si liberò e attirando la sua breda più vicina, la baciò con tenerezza.
Kas si lasciò cadere accanto a lei e sorrise mentre Rys le accarezzava il volto con la punta delle dita. "Riconosco la mia sconfitta, la fortezza è conquistata mio generale!"
Rys sorrise a sua volta assaporando quei brevi momenti di pace.
Le due amanti avevano combattuto per gioco. La battaglia contro Aliciana, che Rys intravedeva ormai prossima, sarebbe stata molto diversa.


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Damon era andato contro se stesso, contro i suoi sentimenti, agendo in quel modo. Ma sapeva che era la sola cosa giusta da fare. Non voleva rimanere alla Torre un minuto di più... non poteva rimanervi, non sarebbe mai riuscito a mantenere fede alla parola data. Amava Aliciana... ma non QUELLA Aliciana. Il dolore gli lacerava il petto e gli mozzava il respiro, mentre sellava il cavallo, e partiva per uno qualsiasi dei rifugi della valle. Due giorni di solitudine, e tutto sarebbe stato più chiaro e... più facile, sperava...
Lanciò Astrale al galoppo, mentre la velocità ed il freddo cancellavano momentaneamente il suo turbamento.
Non voleva pensare a nulla. O meglio, non voleva pensare ad Aliciana.
La neve gli sferzava il viso, gli oscurava la vista... o erano lacrime? Damon non voleva saperlo.
Si chiese se non avesse buttato al vento la felicità del suo futuro, che tanto perfetto sembrava apparire nei progetti di Aliciana. Come poteva non pensare a lei?
Volutamente lui non le aveva lasciato alcuna speranza, ma sapeva fin troppo bene che invece una speranza c'era.
La voleva dare a se stesso, perché sapeva fin troppo bene che senza Aliciana la sua vita non avrebbe più avuto lo stesso significato.
Se lei fosse riuscita ad aprire gli occhi sul suo enorme sbaglio, sul suo comportamento infantile ed egoistico, lui l'avrebbe riaccolta subito tra le sue braccia. Era quello che sperava. Se lui le avesse detto: «Tornerò da te quando sarai rinsavita!»
sicuramente Aliciana, pur di riavere Damon, avrebbe ceduto immediatamente, avrebbe fatto ammenda. Ma il suo non sarebbe stato un pentimento sincero, bensì solo dettato dalla paura di perderlo. Perciò Damon era stato così duro e categorico. Sperava che alla fine ritrovasse da sola il buonsenso, la razionalità e la comprensione.
Forse l'aveva fatto solo per provocazione... No. Era convinto di aver agito nel modo giusto non solo per Aliciana ma anche per se stesso. La donna che covava così tanta rabbia per la felicità della sua migliore amica non era quella che lui amava. Ne era sicuro. Non era in grado di sopportare il suo comportamento, non era in grado di discuterne con lei serenamente. Era una questione di principio imprescindibile.
Galoppò nella notte fino a quando non sentì che Astrale non avrebbe ancora resistito a lungo. Scese di sella e prese a camminare accanto al cavallo, sperando di trovare in fretta un rifugio. "Solo i pazzi e i disperati viaggiano di notte per Darkover." Ma cos'era lui, se non pazzo e disperato? Sospirò sonoramente. No, non sarebbe stato così pazzo da passare la notte all'addiaccio.
Mentre formulava quel pensiero, scorse, in lontananza, il rifugio che aveva cercato. Grazie agli dei non c'era nessuno. L'ultima cosa che desiderava era la compagnia di un estraneo.
Una volta portato Astrale nella stalla, aveva accesso un fuoco di fortuna, e vi si era seduto di fronte.
Incapace di prendere sonno, aveva passato l'intera notte a fissare le fiamme, mentre ricordava con acuto dolore tutti i momenti passati con Aliciana. Era tutto finito? Sperava davvero di no... ma sicuramente sarebbe passato del tempo...
Si ritrovò a chiedersi in che condizioni fosse la donna, ma non ebbe il coraggio di controllare. Anche il più piccolo contatto con lei, lo sapeva, lo avrebbe indotto a tornare sui suoi passi, e non voleva. I raggi del sole appena sorto che entravano dagli spiragli della finestra serrata lo trovarono di fronte al fuoco spento, incapace di muovere anche un solo muscolo. Aveva il terrore di scoprire che tutta quella pena non faceva parte solo di un terribile incubo.


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Aliciana rimase tutto il giorno successivo rinchiusa nella sua camera, senza la forza necessaria nemmeno per levare la testa dal cuscino. Si limitava a guardare fuori dalla finestra, in realtà senza vedere nulla, perché accecata dalle proprie lacrime.
Nessuno aveva tentato di farla uscire contro la sua volontà: la sua pena era avvertibile con forza da tutti gli empati della Torre.
Kasentlaya si era svegliata tra le braccia di Rys, avvertendo la sorda presenza dentro di sé del dolore di Aliciana. Ne era stata scossa, aveva continuato a preoccuparsi per lei, ma senza poter far nulla per aiutare la sua amica.
Anche Rys si era ritrovata a provare pietà per la pena della Alton, di cui nessuno, apparentemente, conosceva la natura.
Ma l'assenza ingiustificata di Damon da Elvas forniva molti spunti all'immaginazione dei telepati della Torre e, quando Fiona ammise che Damon era introvabile perché egli stesso non voleva essere trovato, allora finalmente nessuno ebbe più dubbi sulla natura del dolore di Aliciana.
Nei due giorni seguenti nulla cambiò. La Alton ancora non aveva la forza di compiere alcun gesto.
Passava le ore immerse in un penoso dormiveglia, cercando invano di trovare una scappatoia dal suo dolore.
Quando arrivò la mattina del terzo giorno, Aliciana riuscì in qualche modo a trovare il coraggio di uscire.
Non cercò nemmeno di mascherare il suo volto arrossato dal pianto, gli occhi gonfi e cerchiati di rosso, sempre lucidi, il respiro affannoso, quasi stentato.
Nella sofferenza cieca che la pervadeva, aveva capito che quel dolore non doveva farle perdere di vista i suoi doveri verso la Torre e verso gli altri telepati. Sapeva che quel pomeriggio ci sarebbe stato un turno al Cerchio, e quindi doveva sforzarsi.
Nessuno, quando entrò nella cucina affollata per la colazione, le fece notare il suo aspetto emaciato e depresso, e di questo fu molto grata; eppure poteva vedere benissimo gli sguardi pieni di compassione che le venivano rivolti da tutti, ma soprattutto dagli empati. Aliciana cercò di ignorarli, insieme ai sentimenti che le nascevano in cuore di fronte a quella pietà, sorridendo a tutti e scusandosi con la Custode per la sua prolungata assenza.
«È confermato il turno del Cerchio, Fiona?»
«Sì, chiya. Purtroppo abbiamo alcune defezioni, ma dovremmo riuscire a risistemare i turni, in qualche modo. Spero che non ci saranno problemi e che sapremo adattarci.»
Aliciana non era in grado di comprendere quello che Fiona voleva dirle: per lei lavorare, anche con Zandru in persona, sarebbe stato preferibile alla propria situazione. Le avrebbe liberato la mente, si sarebbe dimenticata, anche se per poco, di ciò che l'assillava.
Il pensiero del suo odio per Rys e Kas quasi non la sfiorava più: si sentiva un animo elevato sopra le meschine cure dell'umanità, le gelosie, le invidie, gli odi nati da situazioni contingenti, afflitta com'era da un dolore che per lei aveva le caratteristiche dell'assoluto e della morte. Se fosse riuscita a superare quella prova, come stava cercando di fare, allora niente al mondo avrebbe mai potuto toccarla. Rys e Kas, per lei, potevano essere felici nel modo che meglio aggradava loro. A lei non interessava. A lei non interessava nulla dei sentimenti, pensava di averli perduti per sempre, eccezion fatta per la pena e la disperazione. Solo il laran e il lavoro indefesso di telepate l'avrebbero potuta porre in una condizione perlomeno di accettabile apatia, lontana, o perlomeno non troppo vicina al dolore.
Non si rendeva conto di quanto fosse patetica, non se ne sarebbe resa conto fino a quando tutto non fosse finito.
La sua arroganza nel provare quei sentimenti sarebbe stata in odio anche alla creatura più dolce e buona della terra.
Ma accecata dall'angoscia, non si rendeva conto di quanto relativo fosse il dolore che provava.
Paragonato a quello di tante altre disgrazie che possono colpire l'uomo, il suo era passeggera tristezza.
Ma lei non aveva mai provato davvero un dolore forte, come quello di una perdita definitiva o di un tradimento, e non poteva sapere quanto superiore fosse la sofferenza provocata da quelle circostanze.
E così quasi si ritrovava a cullare il suo dolore, come fosse un cucciolo da coccolare, qualcosa da tenere sempre con sé... per non essere sola, per sentirsi importante. Per sentirsi, grazie alla sua sventura, grande.
Non poteva rendersi conto di quanto infantile fosse il suo atteggiamento.
Ma anche gli eterni bambini, prima o poi, maturano. E quello era il momento giusto perché anche la romantica e ingenua Aliciana crescesse davvero, e non solo a parole.


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Riuscì a trascorrere la mattina senza lacrime, studiando in solitudine un volume sui compiti dei monitori.
Quando un kyrri venne a chiamarla, o meglio, le fece capire che era giunta l'ora della riunione del Cerchio, Aliciana si sbrigò a recarsi nel livello inferiore della Torre, dove si tenevano le sedute dei telepati.
Il gruppo era alquanto smilzo, e Aliciana si rese finalmente conto delle parole di Fiona pronunciate alla mattina: insieme ad Anndra, Shonnach, Mikhail... c'erano anche Kas e Rys, la seconda in funzione di monitore.
In un impeto di antico orgoglio rizzò le spalle ed assunse un aria di disprezzo nei loro confronti, ma poi si rese conto che non era certo quello il modo giusto per cominciare il lavoro. Troppo tardi! Fiona aveva notato il suo sguardo, e la ricambiò con uno altrettanto infuocato.
Amareggiata, Aliciana abbassò la testa, pronta ad inghiottire tutto l'amaro che ci sarebbe stato da inghiottire.
«Bene, ci siamo tutti, possiamo cominciare. Dana e Kelan non sono reperibili, quindi per stasera il monitore sarà Rys.» Annunciò Fiona atona, cercando di far capire, soprattutto ad Aliciana, che quella era una situazione inevitabile e che tutti la dovevano accettare, lei compresa.
La Alton tirò un respiro profondo, e si preparò a mettere alla prova le sue forze. Non più tardi di quella mattina aveva affermato, dentro di sé, che di Kas e Rys nulla più le importava.
Vide per un attimo un velo di angoscia negli occhi di Kas, e capì che era preoccupata per lei. La cosa la rese più disponibile a rassegnarsi alla situazione, e, sorridendo agli altri, prese posto nel Cerchio.
Il flusso di energon li legò insieme come in una catena, e con non poca sorpresa vide che non trovava così tanta difficoltà nell'entrare in contatto con la tanto denigrata Kas. Tutto sembrava andare per il verso giusto, il Cerchio era chiuso, ed ora, prima di iniziare il lavoro, bastava che si inserisse il monitore, Rys, per controllare durante il lavoro le loro funzioni vitali.
Volutamente la Hastur aveva lasciato per ultima Aliciana, sapendo che il contatto fra loro sarebbe stato problematico.
Con leggerezza e precisione si collegò a tutti i membri del Cerchio, provando poi ad insinuarsi piano nel corpo di Aliciana.
In uno schiocco sonoro si sentì lanciare fuori dal contatto, perdendo nello stesso istante il rapporto con tutti gli altri.
Escludendo il monitore da sé, erigendo una barriera mentale, Aliciana aveva spezzato il legame anche con gli altri: il Cerchio era rotto. Tutti si guardarono dubbiosi ed incerti sul da farsi: avevano potuto perfettamente avvertire l'odio profondo che aveva scosso Aliciana e che l'aveva costretta a rinunciare al contatto con Rys.
Fiona la guardò con cupa aria di rimprovero, e Aliciana si sentì per un attimo piccola e piena di colpa; con un filo di voce chiese scusa e incitò tutti a riprovare.
Ma anche il secondo tentativo non andò a buon fine e lo schiocco del precedente rifiuto di Aliciana si trasformò quasi in uno schianto, che lasciò tutti sotto shock.
L'aria di rimprovero di Fiona si era trasformata in ira repressa a stento.
Aliciana voleva quasi piangere: ma mai e poi mai il suo orgoglio avrebbe potuto accettare un contatto con quella depravata di una Hastur.
«Scusatemi, davvero, non volevo... Oggi evidentemente non sono in grado... me ne vado. Penso possiate fare anche senza di me...» si stava già avviando verso la porta, quando Rys, ancora scioccata dal rifiuto così perentorio della compagna, indignata, la superò, oltrepassando la porta e ringhiando in modo quasi incomprensibile all'impaurita Aliciana: «Seguimi, è ora di parlare!»
Le due sparirono dalla stanza, il turbine rutilante dell'ira di Rys e l'inattaccabile durezza dell'odio di Aliciana, svanirono con loro, lasciando perplessi e interdetti gli altri membri del gruppo.
Tutti gli sguardi si appuntarono su Kas: era noto che ciò che stava succedendo interessava in gran parte anche lei.
«Perché mi guardate così?» sussurrò la ragazza divenendo piccola piccola. «Cosa ho fatto di male?»
Shonnach la guardò irritata e poco accondiscendente, e poi esclamò: «Ho capito! Nemmeno stasera se ne fa niente... questa Torre sta andando in rovina ancora prima di essere rimessa in piedi!» Lasciò la stanza sbattendo la porta, ed i suoi passi cadenzati e pesanti nel corridoio lasciavano intuire tutto il suo disappunto.


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Rys precedette Aliciana nella sala da pranzo, fortunatamente deserta a quell'ora.
La tensione era avvertibile nell'aria, come tante piccole scariche elettriche che si rincorrevano; la stessa cosa che avrebbero voluto fare le due fanciulle, se solo ne avessero avuto la possibilità.
Ma fortunatamente il loro buon senso non era stato del tutto accantonato e loro sapevano benissimo che c'era un solo modo per affrontarsi, forse ancor più letale di quello fisico.
«Devi ascoltarmi, Aliciana,» il tono di Rys voleva essere accondiscende, pacificatore, ma in esso si poteva chiaramente avvertire il disprezzo e la rabbia trattenuta a stento, «questo tuo comportamento deve finire, o ne saremo tutti danneggiati!»
Quelle parole erano le stesse che le aveva rivolto Damon... prima di lasciarla...
Alzò il mento, orgogliosa, giurando che mai avrebbe piegato il capo di fronte alla Hastur, a qualsiasi costo.
«Forse è il comportamento di qualcun altro, che sta danneggiando tutti... o quanto meno molti... troppi, per i miei gusti!»
«Smettila di dire sciocchezze!» il volume di voce di Rys si era alzato sensibilmente... Aliciana la vedeva fremere di sdegno, di fronte alla sua impudenza; non fu in grado di reprimere un ghigno mentale. «Noi non facciamo del male a nessuno, amandoci!»
La risata di scherno di Aliciana riempì la stanza come un fulmine improvviso, lasciando senza fiato dalla collera Rys.
«Come puoi dire una sciocchezza simile? Amarvi! Voi? Due donne? E poi Kas è così inesperta... sono sicura che questa situazione è tutta opera tua... l'hai plagiata!»
«Basta! Nemmeno Kas ne può più di queste tue stupide illazione, frutto solo di pregiudizio e di cecità! Non ti avrei mai creduto così gretta... MESCHINA!» Rys urlò ancora. Tratteneva a stento le lacrime: non c'è nessuno di più sordo di chi non vuol sentire... e questo la faceva stare davvero male. Come poteva la sua amata Kas essere amica di quell'essere così orgoglioso, testardo e irragionevole?
Il sorriso di sfida sul volto di Aliciana non era più così sicuro come prima... Ma l'orgoglio ancora le nascondeva la verità, l'aiutava a credere vere, reali, solo le proprie considerazioni.
Il respiro di Rys si era intanto calmato, e la rabbia inarrestabile che aveva provato si stava trasformando in pietà e compassione, per quella che riteneva una povera creatura sola e cieca. Doveva aiutarla a comprendere la verità; era certa che allora Aliciana non avrebbe potuto far altro che essere contenta della felicità dell'amica... e anche della propria.
Lei, una ragazza destinata a diventare una Custode, dopo l'infrangersi del suo sogno era anche riuscita a trovare l'amore e la felicità più profonda... come poteva non capirlo, Aliciana, quanto profondo e sincero fosse il suo sentimento per Kas?
Decise di provare il tutto per tutto, tendendo verso quella di Aliciana la propria coscienza, nel tentativo di trasmetterle tutti i propri sentimenti, ricordi e emozioni che riguardavano Kas; sapeva, lo avvertiva, che le barriere della Alton erano alzate fino all'inverosimile, per evitare uno spiacevole contatto come quello di pochi minuti prima nel Cerchio.
Anche lei aveva cercato di non esporsi, cercando di difendersi dall'odio della giovane come meglio poteva.
Ma ora era venuto il momento di rischiare, per trovare finalmente una risoluzione a quello stupido problema.
Allungò piano una mano verso Aliciana, ed insieme ad essa avvicinò a lei anche la propria mente, aprendosi piano per fare in modo che Aliciana potesse ricevere i suoi pensieri.
«Ascoltami Aliciana,» cominciò ad alta voce Rys, per poi continuare telepaticamente, "voglio che tu provi ad ascoltarmi... solo a guardare... non ti chiedo altro..."
Proiettò la sua coscienza nel Sopramondo, pronta ad affrontare lì l'ira di Aliciana.
Sfiorò piano la coscienza della ragazza, una solida e gelida lastra di metallo che sembrava alzarsi fino alle lune...
"Non toccarmi!"
L'ira di Aliciana l'investì con tutta la potenza del suo laran; una tempesta fortissima di energia si scatenò dalla Alton, e prese a vorticare nella piana grigia del Sopramondo. Rys rimase sconvolta dalla potenza di quell'attacco, e faticò a rimettersi in piedi dopo essere stata sbalzata lontano dall'onda d'urto.
Aliciana Guardando Aliciana il suo cuore perse un battito: una terribile figura animata dall'odio più smisurato, le braccia aperte, i vestiti fluttuanti intorno a lei e gli occhi di ghiaccio che riuscivano a ferirle l'anima come una lama.
"Non osare toccarmi mai più, seminatrice di discordia! La tua depravazione ha rovinato non solo la vita di Kas, precipitandola in un abisso di menzogne e lusinghe, ma anche la mia, quella di Kennard... Damon!"
E pronunciando il nome dell'uomo la sua furia sembrò aumentare ulteriormente, anche se Rys non lo credeva davvero possibile.
Avrebbe mai avuto la forza per fronteggiarla... e batterla?
SI! Lei era stata addestrata come Custode, la sua forza era grande, e soprattutto, lo sapeva, più grande di quella della Alton.
Si alzò in piedi, a fatica, ma decisa. Un'espressione di profonda determinazione le salì sul volto e, stringendo i pugni, avanzò verso Aliciana.
Protese una mano davanti a sé, lo sguardo fermo e deciso rivolto in quello infuriato e quasi impazzito della Alton: non si sarebbe lasciata sconfiggere per nulla al mondo!
"La tua pazzia deve finire... ORA! Sono davvero stanca della tua ottusa testardaggine! BASTA!"
Aliciana sembrò tentennare per qualche momento, per poi tornare all'attacco più feroce di prima: "MAI!" urlò isterica, e Rys sentì che quell'urlo era stato avvertito in tutto il Sopramondo.
Aliciana si scagliò contro di lei, le vesti bianche del monitore fluttuanti nella tempesta da lei creata; Rys era ancora con la mano tesa, e per un attimo si rivide con le vesti cremisi delle Custode, e da quella visione attinse tutta la forza che le era necessaria; quando la mano di Rys sfiorò il corpo di Aliciana proiettato verso di lei un boato riempì il Sopramondo, trasmettendosi anche al mondo reale.


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In quel momento, nella sala comune, le finestre andarono in mille pezzi sotto la forza delle due giovani menti a confronto; in un rifugio nella valle, la mente scossa e obnubilata di Damon si riscosse: "Amore mio!" gridava, precipitandosi a cavallo; nella stanza del Cerchio, alla sorpresa seguì subito la paura per l'incolumità delle due ragazze.

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Un istante dopo, la calma sembrava essere ritornata nel Sopramondo.
La coscienza di Aliciana sembrava essere avvolta da una calda coperta di emozioni; ancora non si rendeva conto di quello che era successo, ma quando riaprì gli occhi vide con sorpresa che entrambe erano ancora nelle posizioni precedenti, una mano di Rys era delicatamente appoggiata al petto di Aliciana. Le forze delle due menti, fronteggiandosi, si erano annullate; ma in realtà aveva vinto Rys, che aveva creato il ponte fra la propria e la mente di Aliciana. Attraverso quel contatto la ragazza riceveva tutte le emozioni dell'avversaria... se ancora poteva chiamarla così.
Mille immagini di gioia e tenerezza si rincorrevano nella sua mente, momenti che nell'ultimo periodo Kas e Rys avevano condiviso, cullandosi nel loro neonato amore, avvolgendola in un tepore che non avvertiva più da quando Damon se ne era andato... il tepore dell'amore... dell'amore vero.
Incapace di trattenerle oltre, Aliciana lasciò che le lacrime le scivolassero lungo il volto. Accorgendosi del suo dolore, Rys avanzò ulteriormente verso di lei, prendendola poi tra le braccia e cullandola come una madre avrebbe fatto con la propria figlia svegliata dagli incubi.
"Ti avevo detto che sarebbe stato facile... e naturale... Ora puoi vedere la realtà... avresti potuto farlo da tempo risparmiando a noi, e a te stessa, tanta sofferenza. Come potevi pensare che il sorriso di Kas non fosse autentico... che la mia gioia non fosse veritiera... Adesso capisci? È tutto vero! Noi ci amiamo... e sarà così per sempre... come per te e Damon..."
I singhiozzi di Aliciana crebbero di intensità; Rys le carezzò piano i capelli, cercando di calmarla; un pensiero di angoscia inarticolata le giunse alla mente, uno straziante brivido di dolore quasi fisico, ma Rys non poté fare a meno di sorridere amorevole: "Oh... non pensare che non tornerà da te! Non senti come è preoccupato?" Rys trasmise le emozioni che aveva ricevuto da Damon, che stava galoppando verso la Torre con il cuore in gola, preoccupato per la sorte dell'amata. "Non ha mai avuto intenzione di lasciarti, sciocchina!"
Aliciana, tirando su con il naso come un'infante, alzò gli occhi lucidi di pianto sul volto della Hastur: "Oh, Rys... potrai mai perdonarmi per la mia cecità... il mio astio, il mio furore ingiustificato... così stupido... perdonami... ti prego... io... non potevo crederlo... la mia educazione, i pregiudizi, le apparenze... io... povera, povera la mia breda... come deve aver sofferto per la mia ottusità!"
"Molto, a dire il vero... ma ora è tutto finito... Né io né Kas ti porteremo mai rancore, chiya... tutti hanno capito che il tuo era uno stato di... follia momentanea!" ridacchiò Rys, continuando ad accarezzare i capelli della compagna.
"È tutto finito? Senza conseguenze? Non mi sembra nemmeno giusto... dovrei pagare... per la mia stupidità..."
"Non dire sciocchezze chiya! Non saremo certo noi a giudicarti e condannarti... non i tuoi amici, la tua nuova famiglia! Nessuno è perfetto,e tutti qui lo sappiamo bene... Ora vieni, Ali... torniamo ai nostri corpi... alla nostra famiglia e a chi ci ama..."
Aliciana annuì alzandosi e, prendendo la mano che Rys le offriva, le due si incamminarono verso la forma della Torre che si intravedeva poco lontano.
Per un momento lo spirito pratico di Rys ebbe il sopravvento: "La forma astrale della Torre è troppo visibile... se non ovviamo in qualche modo, presto avremo guai seri! Ma ci penseremo un'altra volta..."
Entrambe si sentirono venir meno, a causa dello sforzo eccessivo che le menti avevano dovuto sopportare; ma sui due volti esanimi che Kasentlaya ammirò perplessa e preoccupata una volta entrata di corsa nella stanza, era dipinto un candido e soddisfatto sorriso.









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Disclaimers

Il legame instauratosi tra Daenerys e Kasentlaya mette a dura prova la serenità della Torre.

Credits

La canzone scelta come accompagnamento al racconto è Ritsuko's Theme, dall'anime Neon Genesis Evangelion. Seguendo il link, che vi porterà alle pagine della sezione musicale, avrete ulteriori informazioni sulla canzone e sugli autori.

L'immagine Aliciana è tratta dal film THE LORD OF THE RINGS - THE FELLOWSHIP OF THE RING


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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008