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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +1, marzo (25)] [Credits & Disclaimers]



La sera della verità

Allart Regis-Duvic Hastur MacAnndra

Salirò in cielo,
al di sopra delle stelle di Dio eleverò il mio trono;
mi assiderò sul monte dell'assemblea, ai confini del Settentrione; salirò sopra le nubi più alte,
sarò simile all'Altissimo!
(Isaia 14:13-14)


Piacevolmente indolenzito dal lavoro manuale, Allart rientrò in casa per la cena, completamente dimentico delle novità preannunciate da sua madre, al pari di Dom Damon, che lo seguiva. Perciò, entrambi si arrestarono, stupefatti, vedendo che dalla cucina uscivano le cinque cameriere, cariche di vassoi e dirette verso la sala da pranzo, che usavano soltanto per le feste di Mezza Estate e del Solstizio d'Inverno, allorché dovevano accogliere, si può dire, tutta la popolazione della valle.
Scambiandosi occhiate perplesse, i due si affrettarono a seguire le ragazze, che, certo ansiose di liberarsi di tanti vassoi, marciavano con il passo rapido delle montanare. Ma cosa dovevano nutrire, un reggimento? Allart e Dom Damon conclusero, ciascuno per conto proprio, che doveva essere arrivato qualche ospite tanto importante quanto inatteso, probabilmente un nobile Comyn con il seguito e la scorta; tuttavia, non si sarebbero immaginati di entrare nella sala (dall'ingresso di servizio, usato dalle cameriere) e scorgerla pressoché deserta, eccezion fatta per una dozzina di Guardie e per Alanna Hastur, intenta a conversare con una perfetta sconosciuta, all'altro capo della sala, dove si trovava il tavolo padronale.
Mentre cercavano di riordinare le idee, l'ospite sconosciuta si voltò con grazia, li scorse, si alzò sorridendo e venne verso di loro, subito seguita da Alanna.
«Voi dovete essere Dom Damon MacAnndra, Signore di Navan,» esclamò in perfetto casta, rivolgendo un inchino al padre di Allart. «E' per me un onore conoscere un guerriero tanto illustre. E voi,» si volse verso il ragazzo, inchinandosi altrettanto profondamente, «siete certo il Nobile Allart Regis-Duvic Hastur y MacAnndra; vostra madre mi stava appunto parlando di voi. Io sono Domna Melora Leynier, Terza nella Torre di Neskaya, al vostro servizio.»
Allart, ancora stupito di essere stato trattato come un adulto, quasi non badò al nome o alla provenienza dell'ospite, ma Dom Damon, forse perché addestrato a reagire in fretta, replicò con grazia all'inchino, di cui profittò altresì per contemplare la bella figura di Domna Leynier, evidente anche sotto l'ampio abito azzurro. Anche se - in omaggio alle consuetudini delle Pianure - non la fissò direttamente negli occhi, era evidente anche ad Allart (e a sua madre, che inalberava un insolito sorrisetto divertito) l'attenzione con cui, di sottecchi, studiava il viso regolare, incorniciato dai capelli ramati, e gli occhi chiarissimi, quasi incolori della nobile visitatrice. Poi dovette rammentare improvvisamente che la sua ospite era una leronis, perché arrossì e distolse lo sguardo; ma, quando infine il Signore di Navan parlò, tutti seppero a cosa si dovesse il timbro lievemente roco della sua voce:
«Voi date grazia a questa riunione serale, vai leronis;» e qui Allart, sentendo il titolo, sarebbe rimasto a bocca aperta un'altra volta, se non fosse stato per un'occhiata della madre, «una grazia inattesa, debbo dire, poiché non ci era giunto alcun sentore del vostro arrivo, altrimenti avremmo organizzato una festa degna di voi e dell'onore che ci rendete.»
Quando voleva, Dom Damon sapeva sfoggiare le maniere e il linguaggio di un perfetto Comyn; nessuno avrebbe mai indovinato che aveva appena finito di coltivare il proprio orto, con l'aiuto del figlio.
Intervenne Alanna Hastur-Vallonde, con un tono lievemente guardingo:
«Marito mio, la Nobile Sapiente giunge qui da Neskaya per mio invito; non ve ne ho parlato proprio perché non ritenevo opportuno circondare il suo arrivo del consueto clamore.»
Ormai, anche Dom Damon cominciava ad avere un'aria smarrita; ma la cortesia gli venne in soccorso:
«Discuteremo di ciò più tardi; intanto, vai leronis,» e si profuse in un nuovo inchino, anche più profondo del precedente, «degnatevi di onorare la nostra rustica mensa, al posto d'onore che a voi si confà. Sarete certamente stanca, dopo un viaggio così lungo, e non disdegnerete un pasto caldo, sebbene le nostre cucine non siano certo all'altezza dei nobili delle Pianure.»
Al che, Allart restò completamente di sale: suo padre che proclamava l'inadeguatezza delle cucine? Ma se n'era sempre vantato, con i rari ospiti che avevano avuto in passato...
«Quegli ospiti,» gli sussurrò la madre, non appena si furono assisi al tavolo padronale, «non erano Comyn. Tuo padre sa perfettamente che nulla, qui a Navan, è degno di un Comyn
E il ragazzo, meditando su queste parole, non prestò la minima attenzione al pasto. Non vide, quindi, che gli stessi vassoi che egli e il padre avevano giudicato sufficienti per un reggimento bastarono a malapena per quel drappello di Guardie, a cui anche Dom Damon - che pure conosceva l'appetito del soldato - lanciava, di tanto in tanto, sguardi stupiti. Non notò neppure - nonostante la golosità - il vassoio di dolciumi messo da parte.
Infine, concluso il pasto, Dom Damon si alzò.
«Seguitemi, vi prego, vai leronis; penso che per noi sia giunta l'ora di parlare in privato, lasciando i soldati ai loro schiamazzi.» In effetti, i soldati avevano un'aria alquanto avvinazzata e rumorosa, ma non più dei loro ospiti al Solstizio di Inverno. Allart, però, non ebbe bisogno di chiedersi cosa avesse in mente suo padre, essendo anch'egli ansioso di scoprire cosa avesse condotto una vai leronis fin lì.
Sebbene nulla fosse stato detto riguardo a lei, anche Alanna Hastur-Vallonde seguì il marito e il figlio fino allo studio; Dom Damon aggrottò la fronte, ma non disse nulla.
Non appena si furono tutti accomodati sulle poltrone, disposte intorno al fuoco che splendeva nel camino, Domna Melora Leynier parlò:
«Secondo l'etichetta, Dom Damon, dovrei trascorrere la prossima mezz'ora intenta a profondermi in ringraziamenti per la vostra ospitalità; ma credo che siate ansioso di venire al punto, quindi spero che vorrete darli per fatti.»
Allart era troppo impegnato a scrutare il padre per scoppiare a ridere, divertito da tanta audacia, ma dovette comunque fingere un colpo di tosse per riprendere il controllo. Forse volutamente, la vai leronis fraintese e, rivolgendosi a lui (!), soggiunse:
«Non intendevo dimenticarmi di voi, Nobile Allart, no davvero, visto che vostra madre mi ha chiesto di venire fin qui proprio a causa vostra.»
Prima che il ragazzo potesse replicare in qualche modo, il padre lo aveva già preceduto:
«E posso chiedere a voi, oppure a mia moglie,» al cui indirizzo scoccò un'occhiata che avrebbe fatto tremare un branco di banshee, «cosa possa avere a che fare mio figlio con una leronis
«E' presto detto,» replicò Domna Melora, con un grazioso sorriso. «Vostra moglie e io ci siamo conosciute alla Torre, prima del vostro matrimonio; eravamo molto unite e per questo si è messa in contatto con me...»
«In che modo?» la interruppe Dom Damon in tono secco; poi, ricordando le buone maniere, abbozzò una scusa. «Vogliate perdonarmi. Non intendo certo mancarvi di rispetto, vai leronis, ma davvero non capisco come mia moglie si sia messa in contatto con voi, senza allontanarsi dalla Valle.»
La loro ospite assunse un'espressione profondamente stupita.
«Come? Non sapete che vostra moglie è stata addestrata in una Torre?»
«So che l'hanno mandata a Neskaya, per un breve periodo, ma non vedo come...» si bloccò. «Ah,» e il tono era cambiato, «intendete dire... il Potere
«Naturalmente,» replicò con grazia Domna Melora.
"Naturalmente." Allart aveva un'ottima memoria, ma non ricordava di aver mai sentito la madre accennare al Potere, né tantomeno affermare di possederlo. Eppure, era stata in una Torre...
"Oh, naturalmente lo possiede: è una Hastur. E io..."
Solo a questo punto, Allart si rese davvero conto di ciò che aveva udito. Sua madre... il Potere! Il segno tangibile, la prova che i Comyn discendevano dagli Dèi! Il Potere che dava diritto ad un seggio nel Consiglio di Thendara, all'eredità in un Dominio... Potere nel senso concreto della parola, anche a voler trascurare tutte le leggende.
"E potrei possederlo anch'io! Sono suo figlio, sono un Hastur."
"No, non è possibile!"
"Ma, in fin dei conti, perché no?"
Improvvisamente, l'insistenza della madre sul suo rango di Hastur assumeva un significato ben diverso, un suono... vero. Non poté più contenersi e rise, una risata lunga, profonda, esultante. E forse contagiosa, visto che Domna Melora stava sorridendo, quando finalmente poté riprendere:
«Alanna, se posso permettermi di chiamarla così, si è messa in contatto con me servendosi del Potere, convinta che le nausee e i capogiri di cui soffre vostro figlio siano dovuti al risveglio del suo Potere. Io sono qui per accertarlo.»
Dom Damon sembrava reggere bene alla sorpresa, o forse la scossa aveva colpito troppo in profondità; fece un gesto misurato, ma stanco, e disse:
«Siamo ai vostri ordini, tutti quanti. Personalmente, non mi ero preoccupato affatto dei malesseri di Allart, ma, da quel che mi dite, probabilmente avevo torto.» Incapace di trattenersi, si voltò verso la consorte: «Perché non mi hai detto...? Pensavo fossero le solite preoccupazioni di una madre, se avessi saputo che tu...»
Gli occhi di Alanna era fondi e imperscrutabili, mentre replicava, in tono sommesso:
«Non volevo suscitare inutili allarmi... o false speranze.»
Sulla stanza calò il silenzio, mentre le ultime informazioni venivano digerite. Poi la leronis si schiarì la gola, richiamando l'attenzione di tutti:
«Se siete tutti d'accordo, io procederei con l'esame del Nobile Allart.»
I suoi genitori annuirono all'unisono, concordi - una volta tanto! - nel giudicare che la cosa più importante fosse verificare le condizioni del ragazzo e, soprattutto, se davvero possedesse il Potere.
«Molto bene. Alanna, avrò bisogno di te come Monitore, per ogni evenienza. Nobile Damon... credo che voi dovrete limitarvi ad assistere. Nobile Allart... veniamo a noi.»
Il giovane annuì, troppo emozionato per parlare.
La leronis si portò le mani al collo, estraendone un sacchetto di seta, in tutto simile a quello che portava anche sua madre; lo aprì con cautela, rivelando un bagliore azzurro che gli fece distogliere gli occhi con un gemito. Vide che anche suo padre guardava altrove, facendo gesti di scongiuro... un comportamento a dir poco inconsueto, ma ormai Allart non si stupiva più di nulla.
«Credo che la nostra prima domanda abbia già trovato una risposta,» annunciò la leronis, in tono soddisfatto. «Se il Nobile Allart reagisce in questo modo ad una matrice esposta, possiede il Potere, almeno a livello potenziale. Credo, anzi, che il suo talento sia molto forte, oppure che lo siano le sue barriere, perché, altrimenti, non avrebbe reagito con tanta intensità.»
Allart non pensò neppure ad esultare: era troppo intento a chiedersi quali fossero le altre domande.
«Adesso cercherò di entrare in contatto con la sua mente.»
E, all'improvviso, Allart udì una voce, forte, nella propria testa:
"Riuscite a sentirmi?"
Il ragazzo ne fu tanto sorpreso che non riuscì ad articolare un pensiero in risposta, ma, evidentemente, non era necessario, perché la leronis annuì soddisfatta:
«Bene. Davvero molto bene. Il suo primo contatto mentale, immagino?»
La domanda era rivolta ad Alanna Hastur, che annuì in silenzio.
«Notevole, davvero notevole. Sono entrata in contatto con la sua mente senza che fosse necessario ricorrere alla matrice o al kirian. Dom Damon, questo è un giorno fausto per la vostra Casa: il Nobile Allart possiede il laran.» L'interpellato si inchinò in silenzio, chiaramente impressionato; ma Allart non ci fece neppure caso.
"Il laran!"
"Ora sono un vero figlio del Dominio di Hastur, ora posso indossare con onore l'azzurro e argento."
Solo una parola sembrava in grado di esprimere tutta la sua esaltazione, una parola che riempiva la sua mente, ripetuta da un angolo all'altro, ogni volta con qualche sfumatura diversa, come le variazioni su un tema musicale: Permanedàl.
Il motto degli Hastur e la loro essenza.
L'euforia del ragazzo richiamò su di lui l'attenzione di Melora: «Come vi sentite, Nobile Allart?»
"Perfettamente," pensò il ragazzo, anche se, ai margini della sua coscienza, aleggiava un leggero mal di testa. Ancora una volta, il pensiero parve soddisfare la leronis.
«Dunque, le sue barriere naturali non sono molto alte. Forse questo renderà un po' più lungo l'addestramento di base, ma, al momento, è una vera fortuna. Meno male che ho portato con me una discreta scorta di kirian
Domna Melora aveva parlato tra sé e sé; quel discorso a mezza voce, che soltanto Alanna sembrava in grado di seguire senza difficoltà, non turbò minimamente il ragazzo, ma Dom Damon, riemergendo dalle proprie riflessioni, superò il proprio intimo disagio e lasciò campo libero al pragmatismo del militare:
«Perdonatemi, Domna,» interloquì con un tono leggermente secco, «ma, appurato che gli Dei hanno onorato mio figlio con i Doni dei Comyn,» Allart si stupì di non trovare traccia dell'abituale ironia, nella voce del padre, «che cosa dovremmo fare, secondo voi?»
La leronis abbassò gli occhi, contrita.
«Vogliate perdonarmi, Dom Damon, se ho dato l'impressione di non curarmi della vostra legittima ansietà. Più che legittima, direi, dal momento che - per rispondere alla vostra domanda -il Nobile Allart deve essere portato a Neskaya con la massima urgenza.»
Sulla stanza piombò un silenzio improvviso, fatto di occhiate stupefatte. E la più stupita sembrava proprio Domna Melora.
Il Signore di Navan ritrovò la voce: «Allart... a Neskaya? Ma perché? E perché questa urgenza, vai leronis?» Nel suo tono era comparsa una vena di preoccupazione profonda, peraltro rispecchiata dall'espressione di Domna Melora; non ci capiva più niente.
La telepate della Torre aggrottò la fronte, riflettendo rapidamente.
«Debbo chiedervi nuovamente perdono, vai Dom. Sono abituata a trattare con persone che sanno tutto del Potere e del suo risveglio, ma questo non giustifica la mia scortesia nei vostri confronti.» Si interruppe, come in cerca delle parole più adatte, e Dom Damon interloquì:
«So ben poco del Potere, vai leronis, ma vedo che siete preoccupata per mio figlio e vorrei che me ne spiegaste la ragione.»
«Naturalmente. Il Nobile Allart gode del dono del laran in misura superiore alla norma, tanto che sospetto la presenza di uno dei sette donas; e ciò mi induce a credere che anche il malessere della soglia sarà particolarmente grave.»
«Finora non è andato oltre i capogiri e il senso di nausea,» osservò la madre in tono calmo, benché la sua ansia fosse quasi palpabile.
«Questo perché il suo laran non è ancora veramente emerso; ma, ora che ha sperimentato il contatto mentale...»
«Che cosa rischia?» intervenne Dom Damon, che detestava non riuscire a seguire un discorso. Fu Alanna a rispondergli, cercando di nascondere il pallore.
«La morte. Il malessere della soglia uccide molti telepati.»
Il Dom restò a bocca aperta, inorridito.
«Con il vostro permesso, Dom Damon, credo che il Nobile Allart debba venire a Neskaya con me. Soltanto una leronis può aiutarlo a superare il malessere senza danni.»
Quelle parole furono seguite da una riflessione lunga, silenziosa e cupa; soltanto i pensieri di Allart restavano esultanti. Le due telepati si scambiarono uno sguardo gravido di significato: quanto era giovane, anche interiormente, il ragazzo! Aveva accantonato all'istante la possibilità di una morte repentina, come si accantonano le ipotesi più azzardate che per giunta, se anche si avverassero mai, comporterebbero soltanto una bellissima avventura.
"E se fosse morto davvero?"
Melora e Alanna sapevano molto bene che il malessere della soglia avrebbe colpito senza preavviso; se fosse successo durante il viaggio, prima che raggiungessero la sicurezza di Neskaya... se fossero incappati nei banditi, o in qualche tormenta fuori stagione... se, per qualsiasi motivo, fossero stati trattenuti...
"Beata Evanda! Alanna, smettila! Lo so, lo so anch'io, va bene? Ma non possiamo fare altro."
"Hai ragione. Scusa."
"No, scusa tu. Dopotutto, è tuo figlio..." Dai ricordi di Melora emerse, per un attimo, l'immagine di un neonato dal viso bluastro, ma fu respinta con determinazione.
Dom Damon si schiarì la gola e tutti trasalirono; si erano già abituati al silenzio.
«Vai leronis, non potreste restare qui ad aiutare mio figlio?» La voce era calma, ma anche un telepate avrebbe avvertito quell'angoscia contenuta a stento. "Se deve morire, almeno che non accada lontano, che possa vederlo un'ultima volta... partecipare ai funerali..."
«Temo di no, Nobile Damon,» rispose il Tecnico con gentilezza. «Innanzitutto, non sappiamo ancora quando si verificherà la prima crisi, anche se crediamo che sia imminente.» Si rese conto, con un leggero stupore, di aver parlato al plurale, includendo automaticamente Alanna, nonostante i lunghi anni di lontananza. «Ma, per l'appunto, si tratterà della prima crisi, capite? E' pur vero che, di solito, essa è anche la più grave, ma non per questo, una volta che l'avesse superata, il ragazzo potrebbe essere considerato fuori pericolo; il malessere può durare per mesi interi e, purtroppo, né io né le Guardie che mi accompagnano possiamo restare lontani da Neskaya tanto a lungo.»
«Capisco.» Il Dom parve riflettere un istante ancora. «Dunque, voi consigliate una partenza rapida?»
«Tanto rapida che, se fosse possibile, partirei domani stesso. Ma, naturalmente, uomini e cavalli hanno diritto a un po' di riposo - io stessa sono esausta - e vostro figlio non ha certamente i bagagli pronti...»
«No.» Fu Alanna a rispondere. «Sai, non ero sicura che... che sarebbe stato necessario...»
Melora annuì, comprendendo quello che non le veniva detto: avendo trascurato il proprio laran per tanti anni, Alanna non si fidava più completamente del proprio addestramento come Monitore.
Il Signore di Navan riprese la parola:
«Molto bene. I preparativi per la partenza cominceranno all'alba di domani; agli Dèi piacendo, non richiederanno più di un giorno.»
«Lodo la vostra decisione, Nobile Damon. Il tempo è essenziale, per noi.»
In qualche modo, Dom Damon riuscì a sorridere: «Lo è anche il riposo, vai leronis. Credo che ne abbiamo tutti un gran bisogno... anche se io non credo che dormirò molto, questa notte.»
Allart annuì: non aveva mai avuto meno sonno in tutta la sua vita. In compenso, gli era venuta fame: stava divorando con metodo, in assoluto silenzio, il vassoio di dolciumi che era riuscito a sfuggirgli durante il pasto.
Melora rise: «Meno male che non abbiamo bisogno di ritemprarci! Mangiate, mangiate pure, Nobile Allart...»
L'esortazione era quanto mai superflua, giacché le ultime leccornie stavano scomparendo nelle fauci del ragazzo.
"Quanto appetito! E così, all'improvviso... Che sia il contatto mentale? Possibile?"
Ma rimandarono all'indomani ogni ulteriore indagine o riflessione: colta da un improvviso attacco di stanchezza, Melora sbadigliò indecorosamente - Allart la fissò con tanto d'occhi, quasi attendendo l'immancabile ceffone materno - e Dom Damon, scusandosi a più riprese per averla costretta a restare alzata tanto a lungo, dopo un viaggio così faticoso, la sorresse, scortandola fuori della porta, seguito dalla moglie e dal figlio. La cameriera personale di Domna Melora - una certa Lynesse, anzianotta e sussiegosa - attendeva la padrona e squadrò con aperta disapprovazione l'omaccio che la sorreggeva. Una tale mancanza di riguardo!
Ma tacque. Tacquero tutti. In silenzio, si diressero verso le rispettive stanze, Melora e la cameriera da una parte, Alanna e Dom Damon dall'altra, Allart per conto proprio, sempre assorto nell'euforia e nei sogni di grandezza, gli occhi lucidi che brillavano anche nella penombra della camera da letto. Era evidente che non avrebbe dormito.
Molto più saggia dei propri abitanti, la Grande Casa era già assopita e avvolgeva i loro passi nell'atmosfera ovattata della notte, inghiottendo i piccoli rumori degli umani importuni come trascurabili inezie nella quiete dell'Universo.
Solo la Casa seppe dormire, quella notte.










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Disclaimers

Alanna Hastur, sospettando che il figlio Allart accusi i primi sintomi di malessere della soglia, si mette in contatto con Melora Leynier, Tecnico a Neskaya e sua vecchia conoscenza, che accetta di venire a controllare il ragazzo.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008