[Home] [La storia del Progetto Elvas] [Regole Utilizzate]
[Personaggi] [Luoghi] [Racconti] [Download]
[Cronologia] [Genealogia] [Dizionario] [Musiche] [Immagini e Disegni]
[Giocatori] [Incontri] [Aggiornamenti] [Credits] [Link] [Mail]
barra spaziatrice
[torna a Racconti] [E.S.T. dE +2, maggio (17)] [Credits & Disclaimers]



Le pieghe del destino

Amyra Hastur

Fiamma si risvegliò, cullata dolcemente fuori dal dormiveglia, con ancora gli strascichi del piacevole sogno della notte che le sussurravano nella mente. Aggrottò leggermente la fronte, cercando di rammentare le scene disconnesse che il suo subconscio aveva creato a suo beneficio. Le era sembrato così reale, e al contempo così lontano dalla realtà, come un sogno impossibile che si vede improvvisamente realizzato. Una parte della sua mente, forse quella più razionale, le fece notare che non aveva tempo per fantasticare: Kelan l'aspettava, non doveva arrivare in ritardo! Ma respinse quei pensieri, voleva afferrare i brandelli di quel sogno, capire cosa aveva provocato quelle reazioni... Finalmente carpì il segreto, rivide quelle immagini, ma non fu la gioia della riscoperta a pervaderla, bensì l'irritazione verso se stessa, perché, benché il suo io volesse negarlo, e fosse riuscito benissimo nell'intento nelle settimane precedenti, fu il viso di Rafael quello che vide disegnarsi nella sua mente.


barra

Rafael si sentiva agitato da una funesta premonizione. Non riusciva a capire da dove sarebbe giunta la minaccia, e le sue capacità non lo aiutavano, se non facendo suonare quel continuo campanello d'allarme che da ormai una settimana lo assordava. Prima la paura, poi il panico, avevano lasciato posto ormai ad una costante irritazione, che lo rendeva scontroso verso tutti. Nessuno sembrava capirlo, sembravano tutti troppo occupati per accorgersi che qualcosa non andava, e di sicuro non sarebbe stato lui il primo a parlarne! Aveva provato a riferire la cosa in un primo momento a Danilo, ma gli scherzi irriverenti dell'amico gli avevano chiuso la bocca, nella paura che qualcun'altro potesse trattarlo allo stesso modo. Benché non osasse ammetterlo, voleva essere confortato piuttosto che aiutato, come un bambino piccolo che viene cullato dalla madre dopo un brutto sogno. E colei che avrebbe dovuto divenire sua sposa, un giorno, dov'era in questi momenti? Invece di farsi più vicino a lui si allontanava!
Il pensiero di Amyra lo irritò ancora di più. Doveva ammettere a se stesso che il matrimonio non gli era mai sembrato così allettante. La ragazza aveva preso una posizione nel suo cuore che superava anche quella delle Torri. Lui, che aveva voluto rifugiarsi ad Elvas per amore della scienza delle matrici e per timore del matrimonio, adesso avrebbe voluto che le cose fossero andate in maniera diversa. Ma, benché la ragazza in un primo momento fosse sembrata felice di dover divenire sua sposa, adesso sembrava essersi tirata indietro, frapponendo tra loro una certa distanza, troppo assorbita dall'addestramento come tecnico per lasciarsi distrarre da pensieri che non riguardassero il suo imminente compito. Doveva però ammettere che Amyra aveva mantenuto una sorta di fredda amicizia e la cosa, oltre a spezzare il suo cuore di innamorato, lo aveva indotto paradossalmente a provare una sorta di bramosia verso la ragazza. Al posto di scoraggiarlo, la aveva fatta apparire ai suoi occhi ancora più affascinante. Certo, le avrebbe permesso di compiere i suoi studi, ma poi avrebbe reclamato la promessa fatta dal padre di lei!
Di certo lo stress nervoso di quei giorni aveva influito molto sul suo pensiero, perché gli avvenimenti si erano susseguiti uno dietro l'altro, prima Amyra, poi la premonizione... e il suo stato d'animo, già dolorosamente distorto, non gli aveva permesso di vedere le occhiate di preoccupazione che gli altri telepati gli lanciavano.
Ma quella sera era almeno deciso a calmare quel senso di allarme che lo stava facendo impazzire. Dopo aver chiamato il suo fido scudiero e amico Danilo, si recò insieme a lui allo Scoundrel, deciso ad annegare nel firi le sue paure.
«Amico mio, adesso basta. Mi sembra che stasera tu abbia reso già abbastanza ricco Alar,» gli disse Danilo, trattenendolo dall'ordinare l'ennesimo bicchiere del forte liquore. In effetti, l'alcool gli aveva offuscato la mente già da un pezzo, producendo in lui una di quelle ubriacature che difficilmente si dimenticano. Ma, nonostante quello, il senso di allarme continuava, con suo estremo dispiacere.
Lasciò a Danilo il compito di saldare il conto. Poi il suo compagno fu costretto ad aiutarlo ad alzarsi, ma Rafael fu abbastanza convincente da far sì che Danilo lo lasciasse rientrare da solo alla Torre, benché rimanesse a guardarlo avanzare barcollando verso l'entrata con occhio scettico.
Non voleva farsi aiutare, ce la faceva benissimo da solo!
Questi pensieri furono momentaneamente interrotti da una pausa durante la quale Rafael si chinò a vomitare.
Forse aveva veramente esagerato.
Gli sembrò di vivere il resto del percorso fino alla sua camera come in un sogno appannato. Vide se stesso arrancare sulle scale, appoggiandosi occasionalmente alle pareti.
All'improvviso davanti a lui apparve Amyra, con il viso tirato dalla stanchezza. Molto probabilmente Diotima aveva trattenuto la ragazza fino a tardi.
La sorpresa lo fece barcollare, perse l'appoggio contro il muro e fece per scivolare all'indietro. Amyra, in un gesto istintivo, gli prese la mano e così gli evitò una brutta caduta.
Rafael, al contatto con quella pelle morbida, e nel ricevere dalla ragazza i suoi sentimenti di sgomento, preoccupazione e affetto, perse anche la poca lucidità che gli rimaneva.
Guardando con incredibile tristezza la giovane che da tanto tempo aveva imparato ad amare, la supplicò: «Oh, Amyra, perché sei così lontana da me? Non comprendi che io ti amo? Perché scappi? Ti prego, suvvia, dammi un bacio, uno solo, come prova del tuo affetto!»
«Rafael, cosa stai dicendo! Sei ubriaco, amico mio, e per tuo riguardo non terrò conto di quello che hai detto. Vai a dormire!»
Così dicendo la ragazza era visibilmente arrossita e aveva girato la testa, imbarazzata e ferita dal comportamento del suo promesso. Come aveva anche solo pensato di umiliarla in quel modo?
Rafael, a quel rifiuto, e sentendo i pensieri quasi irati di Amyra, ritornò immediatamente alla ragione, e mormorò, mortificato:
«Damisela, perdonami, non so cosa mi abbia preso!»
«Non preoccuparti. A domani.»
E così dicendo, improvvisamente come era apparsa, Amyra scomparve dalla sua vista, diretta probabilmente in cucina per ripristinare le sue energie.
Rafael, con l'umore a terra, si diede dello stupido, pensando che peggio di così c'era solo la morte.


barra

«Suvvia Amyra, perché quella faccia? Era ubriaco, succede. Perché invece di preoccuparti solo del tuo orgoglio ferito non guardi gli aspetti positivi? Ti ha detto in faccia che ti ama! Quante ragazze di buona famiglia, maritate o promesse, potrebbero vantare la stessa fortuna?»
«Ma, Fiamma, l'hai detto tu stessa, era ubriaco! Come posso essere certa che quello che ha detto gli veniva dal cuore e non fosse invece la voce dell'alcool che gli circolava abbondantemente nelle vene? E perché allora non ha avuto il coraggio di dirmelo in faccia?»
«Ma, Amyra, è un uomo, e sai quanto è difficile per loro esprimere i sentimenti!»
«Ma come! Se hai sempre lodato la sensibilità di Rafael!»
«Ma... ma questo cosa c'entra?» mormorò Fiamma, arrossendo, sentendosi tirata pericolosamente in causa.
Amyra, non avvenendosene, continuò a parlare, come persa in un mondo tutto suo o nel ricordo di quello che era successo solo la sera prima.
«Dovevi vedere il suo sguardo, tu che l'adori tanto! Era così... non so... Fiamma, ti giuro, sembrerà irrazionale, ma io ho avuto paura! Per un attimo... oh, mi sento una stupida solo a dirlo, so che mi rimprovererai ma... ho davvero temuto che... che mi volesse violentare!»
«Che idiozia, Amyra! Come puoi aver pensato una cosa del genere? Di Rafael, poi! Che ti ha sempre... adorato silenziosamente! E io che ti invidiavo così tanto...»
«Come?»
«In che senso?»
«Ripeti l'ultima cosa che hai detto.»
«Ehm... non mi ricordo!»
«Ti ricordi benissimo, invece!» sorrise maliziosamente Amyra. «Tu... innamorata di Rafael?»
«Non ho mai detto una cosa del genere!» gridò scandalizzata Fiamma.
Amyra ridacchiò tra sé.
«Ti conosco troppo bene! Avanti, perché non me l'hai mai detto? Adesso che l'ho scoperto sento la tua mente che quasi lo urla!»
«Ma non... non.. Oh, va bene. Diciamo che lo trovo affascinante,» disse la sorella, lasciandosi andare, grata che finalmente potesse dirlo a qualcuno.
«Lo sapevo! Ma... Fia... questo non creerà problemi a... noi tre? Dopotutto... sono io la promessa, non tu,» mormorò depressa Amyra.
«Non creerà problemi se noi non glielo permetteremo. Tranquilla.»
E così dicendo sorrise maliziosamente. Amyra restituì il sorriso, e così fra loro si ricreò quella complicità che aveva permesso a entrambe di affrontare tanti momenti difficili.


barra

Il senso di allarme era scomparso. Ora rimanevano solo le lacrime.
Una spedizione di Rinunciatarie, appena arrivata ad Elvas, aveva portato a Rafael la notizia che suo fratello Gabriel era morto. Una fioritura improvvisa di kireseth aveva fatto impazzire una mandria di cavalli, che aveva prima travolto la cavalcatura del Ridenow, mentre controllava le condizioni dei poderi di famiglia, e poi l'aveva calpestato quando era caduto di sella.
Le notizie cattive hanno le ali, si sa, ma questa aveva tardato abbastanza da fargli sapere che il funerale di suo fratello era già stato celebrato. Non gli aveva recato l'ultimo omaggio, e questo lo faceva impazzire.
Solo con il suo dolore, allontanò Danilo, che invano cercava di consolarlo, per rinchiudersi in se stesso e silenziosamente celebrare il ricordo di suo fratello, rivivendo nella mente i bei momenti passati insieme.


barra

Danilo bussò alla porta, trovando nella stanza le due ragazze che cercava, che lo guardarono stupite, dato il suo aspetto affannato.
Percepivano le ondate di dolore che venivano da Rafael, ma non ne capivano il motivo. Danilo riuscì a chiarire loro le idee. Sapeva che le ragazze erano vicine al cuore di Rafael, e sperava che il loro intervento potesse alleviare il suo dolore o, almeno, impedirgli di commettere qualche idiozia.
I suoi occhi speranzosi si posarono su Amyra, ma lei si ritrasse, abbassando lo sguardo, e dicendo: «No... mi dispiace, ma... non ce la faccio. Non dopo...»
Fiamma capì, e trattenne Danilo dall'accanirsi contro di lei. Vedeva un'occasione per essere vicina a Rafael, e non se la sarebbe fatta scappare.
Amyra, infatti, come sperato disse: «Fiamma, ti prego... vai tu.»
E così dicendo mise in moto una serie di eventi che mai avrebbe potuto immaginare. Il destino di tre persone, come una veste che, volteggiando, mostra le sue pieghe, si stava spiegando.


barra

«Rafael...»
Il ragazzo alzò la testa, di scatto.
Fiamma stava accanto alla porta, una mano sullo stipite, e aveva un'aria così tenera, così preoccupata per lui. Improvvisamente capì anche lui che quella ragazza lo amava.
Fiamma guardò il bel volto incorniciato da riccioli biondi, ormai umidi di pianto. Le si sciolse il cuore. Aveva un'espressione così... disperata! Quanto lo amava! Voleva... voleva lenire il suo dolore, buttarsi fra le sue braccia e implorarlo di mostrarle un po' di affetto, di riservarle un posticino nel suo cuore, anche il più piccolo! Avrebbe fatto volentieri la sua barragana, al momento delle nozze con la sorella, pur di stargli al fianco!
Rafael dovette percepire i suoi pensieri, perché le prese il viso fra le mani. Una parte dentro di lui, quella più razionale e fredda, notò la sua somiglianza con Amyra, la sua amata... non lo stava facendo solo per quello?
Scacciò quei pensieri, e avvicinò le sue labbra a quelle di lei, perdendosi in un oblio di certo migliore di quello offerto dall'alcool.









barra









Disclaimers

L'equilibrio tra Fiamma, Amyra e Rafael viene alterato dall'arrivo di cattive notizie per il comyn.

torna all'inizio







The Elvas Project © 1999 - 2008
© SDE Creations
Ultimo aggiornamento: 31/12/2008