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L'arrivo a Elvas

Anndra Castamir

Basta poco per cambiare la vita di un uomo, ed altrettanto poco per cambiare quella di suo figlio. Sono nato figlio di re e finito a dieci anni figlio... di nessuno. Mia madre si chiamava Ambrosia Hastur, sorella di Istvan e nipote di re Marius. Mio padre, Ruwen Ardais la conobbe in una Festa del Solstizio: la conobbe, l'amò (il loro amore durò meno di una notte, ma fu sufficiente per far nascere me) e morì cadendo da cavallo due mesi dopo, giusto il tempo di riconoscermi anche se non nato. Oh, sia in Casa Hastur che in casa Ardais gli scandali si insabbiano bene, e poi un'Hastur, anche se incinta è sempre un ottimo partito. Ma mia madre sfiorì ed avvizzì come un fiore di kiresth e morì nel darmi alla luce. Certo Arnad Castamir fu buono con me: ma trovatosi vedovo sposò subito di catenas Yllana e fui per loro il primo figlio (ed un ottimo affare politico, credo). Ma poi arrivarono Despard ed Hylary, ed ancora Colin e Maellen... ed io fui di troppo. Anche perché il male della soglia venne prestissimo, violento e a dieci anni ero già chiuso nella Torre di Neskaya. Diventai un meccanico delle matrici e mi specializzai nell'estrazione dei minerali. Ma anche se nella Torre la provenienza non contava ero pur sempre nessuno, solo, sempre più solo. Finché una notte, mentre girellavo come spesso facevo nel sopramondo raccolsi questo appello, l'appello della Torre di Elvas.
E per me si accese La Luce: un progetto, una speranza, un luogo in cui lavorare per qualcosa.
Ed ora, dopo dieci giorni di cavallo, eccomi qui, in questa valle, davanti alla porta di questa Torre. Scendo da cavallo e mi avvicino al portone. Non faccio in tempo a bussare: un'anta si apre e si affaccia un uomo alto e robusto. Mi sorride e mi sfiora leggermente il polso destro con le dita.
«Benvenuto Anndra, ti stavamo seguendo da vari giorni. Sono Damon, la nostra Custode ti sta aspettando.»


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Vengo accompagnato in una stanzetta, tanto piccola quanto disadorna. La rotondità di una delle pareti lascia indovinare che sono nella Torre vera e propria. Tendo automaticamente la mente a cogliere i particolari fuori della stanza, ma mi rendo conto che manca il sottofondo di potere che permea le Torri. La pesante tenda di seta isolante si solleva... ed ho una delle più grandi sorprese della mia vita.
«Custode... Fiona, avrei dovuto immaginarlo che eri tu!»
«Che fanno a Neskaya? Hanno messo in liquidazione il Cerchio?» mi risponde Fiona sorridendo. «Ti ho percepito nel Sopramondo, ma non speravo di portare qui un meccanico esperto.»
«Più che esperto, vecchio, Fiona. E stufo di una vita sempre uguale.»
«Ci sarà molto da lavorare qui, più che a Neskaya. Vedremo di sfruttare al meglio le tue capacità.»
Sospirai. «Anche qui avete bisogno di minerali, vero? Avrei dovuto immaginarlo.»
«Anche.»
La parola sibilò nell'aria come una scudisciata, ed istintivamente mi ritrassi. Ma accettai la sfida.
«Sai bene che a Neskaya venivo utilizzato soprattutto per quello, ma qui vorrei fare anche,» e calcai il tono delle parole, «altre cose...»
Fiona si era resa conto che la temperatura mentale della stanza era scesa di vari gradi e smorzò subito, con un sorriso, i toni di un colloquio che ambedue non volevamo incanalare in modo sbagliato.
«Sei sempre il solito banshee solitario e permaloso. Vieni con me, ti mostro il mio laboratorio.»
Mi fece strada salendo le scale in uno svolazzo di seta dell'abito cremisi.
«Dovrai fare anche altre cose naturalmente. Intanto dare una mano a Damon Aldaran a modificare sia la forma di alcune bottiglie di vetro che in alcuni punti la struttura cristallina della griglia principale. E poi, visto che hai mantenuto la tua abitudine di girare nel Sopramondo...»
Si girò, fissandomi per un attimo, e proseguì in un tono che non ammetteva repliche: «Naturalmente qui lo farai solo quando lo dirò io e soprattutto non lo farai più senza qualcuno che ti controlli.» Con un gesto della mano mi impedì di replicare. «Dicevo che dovrai andarci e fare delle ricerche... indietro nel tempo.»
La mia eccitazione doveva aver passato le mie barriere, perché Fiona mi invitò alla calma con un leggero movimento della testa. Intanto aperta una porta entrò in una grande stanza, facendo cenno di seguirla.
«Abbiamo bisogno di riscoprire molte cose del nostro mondo, e non tutto si ritrova nei libri...»
«Ma... il Patto...» cominciai.
Il suo volto divenne serio: «Non intendiamo riscoprire la pece magica e la polvere mangiaossa, soprattutto qui, in questa valle. Ma... sai di quanti livelli può essere una matrice?»
«Teoricamente non esiste un limite,» risposi.
Nel frattempo era entrato un umanoide apparentemente maschio, con la pelle scura come gli abitanti delle Terre Aride e dall'aspetto decisamente robusto.
«Questo è Manolo,» disse Fiona, «è un nostro aiutante. Non sa parlare, ma ti capirà benissimo, anche se non ha laran. Ti mostrerà la tua stanza, intanto. Poi riprenderemo il nostro discorso, ora ho ancora molto da fare.»
Leggermente deluso la salutai con il rispetto che si deve ad una Custode e seguii Manolo. Mentre uscivo dalla stanza risentii la sua voce...
«Teoricamente non ci sono limiti, ma già un decimo livello è un buon obiettivo. Ci vediamo a cena, Anndra.»
Con un breve suono inarticolato Manolo mi fece cenno di seguirlo. Salì al terzo piano e percorso un breve corridoio mi ritrovai davanti ad una porta di legno di pino che emanava ancora un gradevole odore di resina. Era evidentemente nuova, come, come nuovo era il modesto arredamento interno. Il mio gradimento doveva trasparire anche dal mio viso, perché Manolo sorrise soddisfatto strizzandomi un occhio, e mi lasciò solo. Una piccola finestra munita di vetri colorati e protetta da una pesante imposta lasciava intravedere un paesaggio aspro e selvaggio: la aprii ed assaporai l'aria gelida e ricca di intensi profumi di bosco. La richiusi e mi soffermai ad esaminare quello che sarebbe stato il mio piccolo mondo personale per gli anni a venire: era modesto (come in tutte le Torri, del resto), ma allegro e funzionale. Il letto, alto e a baldacchino, era protetto alla testa e dalla parte del muro (quindi dall'esterno) da un drappo verde chiaro di seta isolante e munito di grosse coperte di lana ruvida e da un copripiedi di pelliccia rovesciata. Un piccolo armadio, due sedie ed una scrivania completavano l'arredamento. In un angolo un caminetto pronto per essere acceso, quasi un lusso. Vidi in terra le bisacce che avevo portato con me e che contenevano tutti i miei averi, un po' di vestiario, il mio coltello personale, due antichi testi, uno sulle caratteristiche dei laran e degli esperimenti genetici delle leronis e l'altro sul Sopramondo, che provenivano direttamente dalla biblioteca di casa Hastur.
Li presi in mano con una cura quasi religiosa e liberatili dalla morbida pelle scamosciata che li aveva protetti lungo il viaggio li misi sulla scrivania. Ero un po' stanco per il viaggio e mi coricai sul letto, solo per qualche minuto...
Quando mi svegliai era già buio. Qualcuno aveva acceso due lampade ad olio, anche queste nuove, e le aveva messe sulla scrivania.
"Anndra, dormiglione, vieni giù che stiamo per andare a cena!"
La voce della Custode mi squillò nella testa allegra ed argentina e subito dopo ebbi chiara nella mente la disposizione di tutti i locali della Torre e delle dipendenze. Naturalmente era stata Fiona, che mi aveva appoggiato il tutto in un angolo della mente: appena sveglio la mappa mi si era subito presentata per essere memorizzata. Sorrisi fra me: era una Custode un po' diversa dalle altre orgogliose ed altere figlie di comyn che governavano le Torri di Darkover e questo era uno dei modi con cui cercava di mettere a loro agio i telepati del suo Cerchio.
A proposito, cosa aveva detto? Decimo livello? E forse più? Ma per farci cosa? Le matrici di decimo livello conosciute si contavano sulle punte delle dita di una mano umana. Avevo sentito parlare di una matrice di dodicesimo livello, ma era forse poco più di una leggenda. Le domande erano troppe, e troppo poche le risposte. Feci mentalmente spallucce ed entrai nella sala da pranzo per conoscere i miei nuovi compagni.


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Dopo dieci giorni di viaggio, scanditi da una dieta a base di carne secca di cervine, noci e fichi secchi, la cena mi sembrò paragonabile a quella di una festa per il Solstizio. Riempii per ben tre volte la mia ciotola di una gustosa e bollente zuppa di farro e noci. Ci inzuppai con voluttà larghe fette di pane nero e poi attaccai con vigore un mezzo coniglio arrosto fornito - mi dissero - da Shonnach, che provvedeva di selvaggina la Torre. Era un tecnico addestrato a Tramontana, una Lanart , alta e magra, sempre scattante e nervosa. Mi dissi che essendo un membro del Cerchio era indispensabile andarci d'accordo, e mi complimentai un paio di volte con lei per l'abilità nella caccia. Ma ammorbidì solo di poco l'azzurro ghiacciato dei suoi occhi.
Potei contare, invece su un impensabile quanto gradito caldo benvenuto da parte di Dana, con cui avevo lavorato a Neskaya. Era un monitore, e nei miei viaggi nel Sopramondo avrei dovuto affidare il mio corpo alla sua attenzione e capacità.
Alla sua o a quella di Kelan, un MacAran di cui non avevo mai sentito parlare, ma che era stato ben addestrato dalla leronis di Castel Aldaran. Fiona me lo presentò mentalmente come una vera e propria miniera di forza, cui attingere in caso di bisogno. Ma onestamente mi sarei sentito più tranquillo con Dana, ottima conoscitrice del corpo umano e guaritrice, sostituta di Fiona in caso di bisogno. Completava il Cerchio Damon Aldaran, altro componente proveniente da Tramontana. Era quello che mi aveva accolto all'arrivo ed anche se lo vidi più ascoltare che parlare sentivo che era veramente il numero due della Torre di Elvas.
Quella sera, mi disse Fiona, avevamo cenato da soli proprio perché voleva che mi unissi fisicamente al Cerchio senza interferenze da parte di altri ospiti che avevano accolto il suo invito ad Elvas.
Eravamo tornati nel suo laboratorio e sentivo che voleva un parere da me su quello che avevo visto e sentito.
«È un bel Cerchio,» le dissi senza preamboli, «ma è troppo piccolo per molte delle cose che vuoi fare.»
«Abbi pazienza,» mi rispose, «abbiamo altra gente da inserire. Alcuni giovani, altri stagionati come noi. Un altro tecnico che ha lavorato a Neskaya, ad esempio.»
«Chi è?»
«Un Ardais,» disse con aria misteriosa, «è fuori a caccia, torna domani.»
«Mikhail? Non mi dire! Sapevo che era andato via, forse dagli Aldaran, ma che fosse venuto qui... proprio non l'avrei detto.» Un pensiero mi attraversò la mente. Gli Aldaran, Tramontana...
«Cosa c'è sotto Fiona, siamo sotto le ali degli Aldaran? Non stanno mica tramando qualcosa contro le Famiglie, vero?» Non mi occupavo attivamente di politica, ma ero sempre stato attento a quello che succedeva su Darkover, e quando si sentiva parlare degli Aldaran... beh, si era più sospettosi di un coniglio che in mezzo ad una radura vede un falco volare basso.
«No, stai tranquillo, né gli Aldaran né gli Ardais, anche se dobbiamo proprio a loro i mezzi per la ricostruzione di questa Torre.» Abbassò la voce, come se qualcuno potesse sentirci nonostante le spesse mura di pietra. «Dietro ci sono le Custodi delle Torri, di tutte le Torri. Sono tempi strani Anndra, tempi strani e terribili e noi delle Torri dobbiamo farci trovare pronti. Tutti coloro che sono dotati di preveggenza hanno avuto dei frammenti di visioni terribili, di pericoli sconosciuti che gravano sul nostro pianeta. Dobbiamo riscoprire le nostre antiche capacità.»
«Ma Fiona,» l'interruppi, «vuoi dirmi che le Famiglie non sanno nulla di tutto questo?»
«Esatto, e tanto meno gli Aldaran. Ma non stiamo facendo politica. Ecco perché ho bisogno di tutti i telepati che posso reclutare, tutti quelli talmente liberi e svincolati dalla politica del Consiglio da poter ragionare con la propria testa e contribuire al progetto. Ecco perché ho bisogno anche di te e della tua capacità di estrarre minerali. E della tua facilità nel muoverti nel Sopramondo.»
Per qualche lungo minuto rimanemmo in silenzio. Fuori si sentivano scrosci di neve contro le imposte ed il sibilo del vento ingigantì fino a riempire la stanza.
Fiona aveva le barriere parzialmente abbassate per farmi capire che stava dicendomi la verità; era un comportamento talmente strano ed impensato da parte di una Custode che per un momento pensai che fosse uscita di senno. Dovette accorgersene, perché sentii la sua mente diventare come una morsa d'acciaio e stringermi in un abbraccio mortale e doloroso. I suoi occhi viola si fissarono brutalmente nei miei per un attimo.
"Sono con te, Fiona," le risposi telepaticamente abbassando gli occhi ed aprendo anch'io, parzialmente, la mente. Tornai a parlarle con la voce: «Per l'estrazione dei minerali è troppo presto, qui non l'ha fatto nessuno ed io invece ho bisogno di un Cerchio pienamente addestrato. Per il resto sono a disposizione. Ma c'è da lavorare molto. Non ho visto una griglia funzionante, manca la gente per turni costanti ai relais. E poi siamo ancora in pochi.»
«Non ti preoccupare,» mi rispose alzandosi per farmi capire che il colloquio era finito, «sistemeremo tutto. Hai ragione per i minerali, comincia ad addestrare il Cerchio con l'aiuto di Damon. Quando sarai pronto fammelo sapere. Manolo!» chiamò.
Doveva essere dietro la porta perché comparve subito.
«Buona notte, Anndra, vai a riposarti. Ci vediamo domani.»
Raggiunsi pensieroso la mia stanza. Nel silenzio, rotto solo dal rumore dei tuoni e delle raffiche di vento, ripensai a tutto quello che mi aveva detto Fiona ed un brivido mi corse lungo tutto il corpo. Perché anche nel Sopramondo, a tratti, aleggiavano una strana elettricità ed un senso di minacciosa attesa.









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Disclaimers

Al villaggio di Elvas arriva Anndra Castamir e si incontra con Fiona, che ha già conosciuto quando erano entrambi a Neskaya.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008