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Lezioni private per giovani cristoforos

Aurora n'ha Viviana

Il disgelo era iniziato: Elvas era tutto un gocciolare dagli alberi e dai ghiaccioli appesi ai tetti, il fiume aveva ricominciato a scorrere, la neve si stava sciogliendo. Il sole splendeva rosso nel cielo, ed era la giornata ideale per andare a raccogliere l'argilla senza dover spalare per ore la neve: Aurora aveva preso Preciosa e si era diretta al fiume approfittando di un pranzo di famiglia di Jacqual. L'anziano uomo si comportava a volte in maniera protettiva e, se gliel'avesse detto, avrebbe forse voluto accompagnarla. Non che la sua compagnia le dispiacesse, ma si sentiva più che in grado di compiere da sola quel lavoro e, dopo la gravidanza e i lunghi mesi invernali, era felice di poter finalmente uscire un po' sotto il sole, nell'aria tiepida, e magari approfittarne per farsi una bella cavalcata!
Spronò la giumenta pezzata, anch'essa felice di rimettersi a correre dopo la quasi totale reclusione invernale, e raggiunsero in pochi minuti il luogo in cui raccogliere l'argilla migliore. La ragazza aveva portato alcuni recipienti per conservarla umida e trasportarla fino alla bottega del suo datore di lavoro. Mentre li scaricava dal bagaglio, si accorse che nei dintorni doveva esserci qualcun altro: distratta dalla bella giornata, non si era resa conto del fatto che il fango era stato calpestato da stivali da uomo e zoccoli di chervine. Poteva sentire anche dei movimenti poco lontano: possibile che Jacqual l'avesse preceduta? No, non doveva essere lui: poco più avanti vide un chervine, che non apparteneva al vasaio più anziano...
Si trattava infatti di Francisco Cavanagh, il cestaio. Ora che si era rialzato dalla posizione china, dandole le spalle, ne vedeva la sagoma snella fra i giunchi, ne riconobbe i capelli corti, che sfioravano appena la nuca. Anche lui stava procurandosi le materie prime per il proprio lavoro. Aurora lo guardò per qualche momento e ne apprezzò la tecnica: non tagliava mai una pianta per intero, accontentandosi di raccogliere un certo numero di rami, in modo che potessero agevolmente ricrescere per la volta successiva. Dal momento che non voleva infastidirlo, si mise a fare il proprio lavoro e decise che l'avrebbe salutato più tardi.
Aveva conosciuto Francisco l'anno precedente quando, ancora incinta ma stufa della reclusione del noviziato, aveva iniziato a lavorare con Jacqual. Dal momento che il cestaio era amico e collaboratore del libero compagno di Asillin n'ha Fiora, figlia del datore di lavoro di Aurora, lo aveva incontrato molto spesso sul lavoro, e molto di rado al di fuori. L'uomo si era affezionato a Davin - Aurora aveva sentito dire che, nonostante la sua età, l'uomo non aveva mai avuto figli, o forse li aveva persi - e si fermava spesso vicino al tornio, alla culletta, per accarezzargli la testolina e scambiare qualche parola con lei. Soltanto dopo un po' di tempo, quando Maia e Asillin glielo avevano fatto notare, l'Amazzone si era resa conto di quanto fosse strano non soltanto che lei parlasse così serenamente con un quasi sconosciuto, ma soprattutto che qualsiasi donna discutesse con un uomo di pannolini e sonni interrotti!
Ma lei e Francisco parlavano anche di lavoro: fra una chiacchiera e l'altra, avevano inventato degli oggetti da produrre e vendere insieme in modo da sfruttare le abilità di entrambi. Dapprima Jacqual, più conservatore di loro due, era stato diffidente, ma aveva cambiato idea dopo aver visto gli esempi che avevano creato durante il tempo libero. Aurora preparava vasi, pentole, piatti e vassoi, decorandoli con i suoi famosi tralci stilizzati, ma anche con rappresentazioni di piante e animali; Francisco invece costruiva di volta in volta, portavassoio di giunchi intrecciati ("Vedi, mestra, con questo non ti scotterai le mani se dovrai servire alla tua famiglia uno stufato bollente!") o sottopentola intagliati nel legno ("Anche nel giorno di festa, la tua miglior tovaglia di lino ricamato non si brucerà e non si macchierà!"), che riprendevano i motivi decorativi dipinti da Aurora. Egli aveva anche dato prova di grande abilità come venditore al mercato, e le loro invenzioni erano state tutte acquistate in breve tempo. Finalmente, la ragazza era riuscita a estinguere il proprio debito con la Gilda e a mettere da parte un po' di denaro per sé (aveva in progetto di acquistare un coltello, non appena se lo fosse potuto permettere), mentre sapeva che l'uomo aveva ristrutturato una piccola casa alla periferia di Elvas.
Alzando il capo dal proprio lavoro, vide che Francisco era fermo, voltato verso di lei, e l'osservava con aria assorta. D'impulso sollevò il braccio e lo agitò, salutandolo con un sorriso; egli rispose al saluto, ma le sembrò che avesse avuto un momento di esitazione.
"Conoscendolo, starà meditando nuove invenzioni!" Si disse, e tornò al lavoro. Di tanto in tanto, sollevava lo sguardo dall'argilla, che ormai le inzaccherava gli stivali e le mani e tornava a cercare con gli occhi la figura familiare. Un paio di volte, si accorse che l'uomo la stava osservando, per poi distogliere immediatamente lo sguardo quando la vedeva voltarsi. Era uno strano comportamento, da parte sua: che volesse parlarle? Ma anche in tal caso, per quale motivo non l'aveva avvicinata subito? La terza volta, si rese conto che lo sguardo di lui non incrociava che di sfuggita il suo, dal momento che l'uomo le guardava la nuca.
Soffocò una risata. Le era capitato diverse volte di notare reazioni simili in uomini sconosciuti: alcuni, vedendo una Rinunciataria, non riuscivano a evitare di dirigere lo sguardo nei punti che le altre donne nascondevano - perciò guardavano istintivamente la nuca e le gambe coperte solo da pantaloni - per poi distoglierlo precipitosamente quando si rendevano conto della propria mancanza di delicatezza; certo, ad altri non importava nulla della delicatezza, e altri ancora erano quasi ripugnati dall'idea di una donna vestita come un uomo. Ormai aveva fatto l'abitudine a comportamenti simili, però non se lo sarebbe mai aspettato da Francisco Cavanagh, che conosceva ormai da mesi! Ma egli era un cristoforo, ricordò. Davvero era possibile che fosse così scandalizzato dal suo aspetto? Rise nuovamente tra sé e sé, e decise di dimostrargli che un paio di pantaloni non facevano una persona.
Il sole era quasi in mezzo al cielo, e l'uomo stava ricominciando ad avvicinarsi, con un fascio di giunchi tra le braccia. Sarebbe stato scortese distogliere lo sguardo così improvvisamente, fingere di non aver visto il suo sorriso, quando era così vicino, perciò Aurora sollevò il mento e decise di affrontarlo.
«Buongiorno, mestru Francisco. E' un piacere lavorare con questo clima dolce!»
«Lo penso anch'io. E magari la prossima decade potremmo discutere nuovi progetti.» L'uomo teneva lo sguardo basso. Era una norma di cortesia che gli uomini non guardassero le donne direttamente negli occhi (anche se non sempre questa regola era applicabile a una Rinunciataria!), ma Francisco fissava addirittura i rami che aveva in mano!
«Mi sembra un'ottima idea, dato che i nostri lavori sono piaciuti così tanto! Un paio di donne hanno chiesto alcuni pezzi da donare alle figlie come parte della dote; di questo passo, più che una moda diventeremo una tradizione per tutta la valle!» Gli rispose allegramente, per poi cambiare discorso: «Ormai è ora di pranzo, ho portato provviste in abbondanza, ti andrebbe di dividerle con me?» Quando, il mese precedente, si erano concentrati sul nuovo progetto lavorativo, avevano spesso pranzato insieme, anche se la maggior parte delle volte insieme a Jacqual e alla sua famiglia, pochi bocconi sul posto di lavoro, per evitare che la fame li distraesse. Rifiutare sarebbe sembrato decisamente strano, da parte dell'uomo. In questo modo, si disse Aurora, avrebbe potuto capire cosa gli era preso!
«Con piacere, ma ho anch'io formaggio e noci che potremmo dividere.»
Aurora si rimboccò le maniche e si lavò mani e viso nel fiume, dopodichè andò a prendere le proprie provviste: carne arrosto freddo, pane e un paio di fette di una focaccia di verdure, tutti avanzi della ricca cena del giorno prima. Nel frattempo, l'uomo stava facendo la stessa cosa un po' più in là.
Sedettero su un grande masso piatto, con il cibo fra di loro, e ancora l'uomo cercava di evitare di guardarla troppo. Alla fine, la Rinunciataria arricciò il naso, fermandosi un istante a riflettere, prima di uscirsene con un: «Ho due gambe.» Diede un morso alla focaccia, aspettando una reazione, che non arrivò. Perlomeno, non come se l'era aspettata: Francisco sollevò lentamente lo sguardo e la guardò come se stesse pensando che era impazzita. Beh, forse avrebbe potuto essere più diretta: «Intendo che ho due gambe come qualsiasi uomo - e qualsiasi donna - e non quattro zampe come un chervine. Oltretutto, ho dei pantaloni molto più ampi di quelli di molti uomini, inclusi quelli che indossi tu in questo momento. E ho anche una nuca, l'ho sempre avuta. Anche tu porti i capelli così corti da lasciarla scoperta...»
Stavolta ottenne perlomeno una reazione: vide il rossore salire sul volto dell'uomo.
"Beccato in pieno! Allora era proprio questo, il problema: non può essere così bigotto da arrossire al solo sentir parlare di gambe."
«Io sono un uomo,» si giustificò lui.
Ad Aurora venne automatico, dopo tante riunioni e lezioni e addestramenti alla Gilda, rispondere con parole simili a quelle che aveva sentito pronunciare tante volte: «E con ciò? Non penserai forse che noi donne, solo perché spesso le teniamo nascoste, non abbiamo alcune parti del corpo?»
«Non intendevo questo.» Forse per prendere tempo, schiacciò una noce tra le mani e ne mangiò il gheriglio. «Forse è perché non ti ho vista spesso vestita così, e mai quando eravamo soli.» Rispose infine, in tutta sincerità.
Aurora si rese conto che, effettivamente, egli non aveva mai avuto una visione così chiara né delle sue gambe né della sua nuca: sul lavoro lei indossava sempre ampi grembiuli e una cuffia, in modo da proteggere dalla sporcizia abiti e capelli. Il suo abbigliamento, in quei casi, non differiva molto da quello che aveva avuto un anno prima, nel proprio villaggio di origine, prima di pensare che la vita da Rinunciataria potesse andar bene per lei. Evidentemente, per Francisco si trattava davvero di una questione di abitudine, dato che non le pareva di avere gambe e nuca molto più seducenti di quelle di Asillin o delle altre Rinunciatarie che l'uomo conosceva. Tuttavia, la ragazza non riusciva del tutto a capacitarsi della cosa.
«Bene, ora mi hai vista. E' così grave?»
Sempre senza incontrare il suo sguardo, egli rispose: «E' solo strano. E' imbarazzante pranzare vicino a una donna vestita in una maniera così...» Sembrò che si fermasse per cercare il termine giusto o, pensò Aurora dopo che egli ebbe terminato la frase, forse stava cercando - senza successo - di trovare una maniera per ingentilire le cose. «... così immodesta.»
Sentì il fastidio aumentare, ed inspirò a fondo per darsi il tempo di riflettere su cosa dire. Non funzionò.
«Immodesta?» Ripeté. «Stai cercando di dirmi in che modo mi dovrei vestire?»
«No, non sono sicuro di averne il diritto. Ti sto dicendo soltanto qual è la mia reazione al tuo abbigliamento. So che sei una Rinunciataria, lo sapevo anche prima, però non dovresti sorprenderti di sapere che preferisco vedere una donna vestita come una donna e non come un... un pescatore!»
Un pescatore? Questa era bella. La donna non sapeva più se scoppiargli a ridere in faccia o arrabbiarsi. L'ultima volta che qualcuno aveva commentato il suo abbigliamento, ritenendolo poco femminile, era stato quando suo padre l'aveva trovata a pulire la stalla con addosso un paio di pantaloni smessi di suo fratello. Aurora aveva pensato di essere sola, e si era sentita morire quando il padre l'aveva scoperta. Si era scusata in tutti i modi ed era corsa ad indossare la gonna, anche se poi aveva dovuto rimboccarla in modo da scoprire le caviglie, per evitare che si sporcasse di letame. Rispose quello che, un tempo, avrebbe dovuto dire a suo padre: «I pantaloni sono comodi per lavorare.» Disse, prima di proseguire: «Io sono una donna, ma sono anche una vasaia e, dal momento che mi guadagno da vivere per conto mio, penso di avere il diritto di vestirmi come voglio, soprattutto mentre sto lavorando.»
Contrappose la logica a quella che le sembrava una deliberata ottusità da cristoforo. Purtroppo, era abituata a discorsi del genere da parte degli uomini. Sbocconcellò del pane, poi iniziò a fare delle palline di mollica. Dopo un attimo l'uomo riprese.
«Sì, ma forse questo lavoro non è quello che dovresti fare. Dovresti lasciarlo a Jacqual, dato che sei una donna e hai un bambino ancora in fasce. So che voi Amazzoni pensate di poter fare tutto quello che volete...»
«Rinunciatarie.» Gli rispose, con voce gelida. Francisco si interruppe.
«Cosa?»
«Si dice Rinunciatarie. E ad ogni modo no, non pensiamo di poter fare tutto quello che vogliamo.» Negli occhi dell'uomo lesse un barlume di comprensione: egli si rendeva conto di averla ferita e fatta arrabbiare, ne sembrava dispiaciuto, ma probabilmente non riusciva a capire in che modo lo avesse fatto. Era del tutto convinto di quel che aveva detto. La voce di Aurora si addolcì: non voleva recitare la parte della donna bisbetica, anche perché questo non avrebbe fatto altro che avvalorare la tesi di Francisco. «Sai perché ci chiamiamo in questo modo? Secondo la legge, non possiamo parlare ad altri dell'Ordine delle Comhii-Letzii, ma generalmente questo vale per le altre donne, perché non possiamo fare proselitismo. Chiamiamo noi stesse Rinunciatarie perché, per avere questi privilegi, rinunciamo per sempre ad altri.» Egli taceva, attento, giocherellando con la frutta secca, e la lasciò continuare. «Privilegi come il matrimonio, salvo che per il giuramento di liberi compagni, o il diritto di rivolgerci a un uomo perché difenda i nostri diritti e la nostra persona. Il diritto di lasciare che qualcuno prenda decisioni difficili al posto nostro, o si assuma per noi delle responsabilità che non gli appartengono. Se non fossi una Rinunciataria, avrei potuto chiedere a un altro uomo di difendermi, quando mi hai detto che ero immodesta. Probabilmente, quell'uomo ti avrebbe già sfidato a duello quando mi hai guardato la nuca. Ma non posso, e non desidero, farlo: preferisco che tu capisca le mie ragioni. Non puoi rivolgerti a me come a una qualsiasi delle donne del villaggio. So che rispetti Lin come compagna del tuo amico Nathan e Dri come figlia di Jacqual, ma forse è arrivato il momento di pensare a loro - e a me - come persone e basta. Se Nathan cercasse di difendere Asillin, lei si offenderebbe a morte, sai?»
Francisco ebbe un timido sorriso. «Non lo sapevo. Tutto quel che mi hai detto... non sapevo che fosse addirittura vietato per voi chiedere aiuto a un uomo.» Sembrava piuttosto confuso. «E... come fate, allora?»
«Come fate, voi uomini?»
«Ma noi siamo uomini...» Iniziò lui, poi si interruppe. Aveva già affrontato il discorso in quel modo, e non era arrivato da nessuna parte. «Voglio dire, a noi viene insegnato fin dalla nascita, così come ci viene insegnato a proteggere voi donne in ogni situazione e ad aiutarvi sempre.»
«Noi lo impariamo dopo, invece.»
«Non deve essere semplice.» Notò l'uomo, e questo la sorprese. Ma sapeva di avere davanti a sé una persona dall'intelligenza viva: era ora che egli arrivasse a capire! Apprezzò che Francisco avesse parlato di insegnamenti e non di banalità come la forza fisica (molte sue Sorelle erano più forti di diversi uomini, ma Aurora non aveva voglia di mettersi a sottilizzare).
«Non lo è affatto,» gli rispose con un sorriso. Ancora adesso, non le piaceva ripensare a ciò che l'aveva portata a voler imparare i nuovi comportamenti, il nuovo atteggiamento verso se stessa e il mondo; tuttavia, era orgogliosa di essere diventata quella che era adesso, la donna che stava parlando con un uomo, e difendeva il proprio punto di vista. «Non dopo che tutto il mondo ti spinge a comportarti nella maniera contraria. Ma, a volte, alcune persone non riescono più a vivere come avevano sempre fatto, non riescono a trovare negli uomini la protezione di cui hanno bisogno, non possono più aver fiducia e non intendono sottomettersi quando viene chiesto loro troppo, quando essere una donna sembra voler dire rinunciare alla propria dignità e...» s'interruppe. Gli occhi castani si erano offuscati, e lei aveva parlato più di quanto avesse voluto all'inizio. «Molte Rinunciatarie hanno storie tristi alle spalle.» Concluse con un'alzata di spalle.
Ora Francisco la guardava negli occhi, ma il suo sguardo non era decisamente un affronto: le sembrò di riconoscervi della compassione, forse non per lei (non conosceva la sua storia!) ma per tutte coloro che avevano vissuto un'esperienza così sconvolgente da spingerle a pronunciare il Giuramento. Abbassò lo sguardo, non perché imbarazzata, ma perché non voleva che egli potesse, in qualche modo, capire che quelle storie appartenevano anche a lei. Si servì di una fetta d'arrosto, e continuò a masticare in silenzio anche mentre l'uomo si scusava per la propria ignoranza e i propri modi.
«Non credevo ci fosse così tanto, dietro.» Aggiunse. «Quando, per un certo periodo, ho lavorato a Nevarsin, vedevo alcune Amaz... Rinunciatarie dirigersi verso San Valentino delle Nevi; non so se studiassero nella biblioteca del monastero o se commerciassero con i monaci. Sentivo ogni sorta di battute sconce su di loro ma le avrebbero fatte su qualsiasi donna si avvicinasse al monastero! Erano così strane, con i loro capelli corti, e spesso imbacuccate perché molte venivano da Thendara o dal Valeron, dove il clima è più caldo... a volte ci sembravano degli uomini. Non parlavano mai con nessuno, se non per lavoro. Per quel che può valere adesso, mi dispiace aver diffuso delle barzellette sul loro conto senza saperne niente. E poi, a dire il vero, quando vi ho conosciute, non riuscivo davvero a inquadrare te, Lin e Dri in quest'immagine... Avrei dovuto immaginare che c'era qualcosa che non andava!»
La donna continuava a mangiare, senza una parola.
«Sei ancora arrabbiata?»
«No.» Gli rispose. «La maggior parte delle persone la pensa come la pensavi tu. Crede che siamo delle svergognate per i nostri capelli corti, che andiamo in giro a tentare gli uomini o le altre donne, che pensiamo di poter fare quello che ci pare, senza badare alle conseguenze del nostro comportamento. Non mi importa cosa pensano gli altri, soprattutto perché, se solo si prendessero la briga di conoscerci meglio, si renderebbero conto da soli di essere in errore. Però non voglio che tu la pensi così, perché dobbiamo lavorare fianco a fianco e non sempre mi vedrai con il grembiule e la cuffia. Sono comodi per quel tipo di lavoro, certo, ma ormai fa troppo caldo per tenere la cuffia anche quando non rischio di schizzarmi con l'argilla. E non dobbiamo essere distratti da stupide discussioni o incomprensioni, mentre lavoriamo, non credi?» Senza aspettare la risposta dell'uomo, si alzò per andare a lavarsi mani e faccia sulla riva del fiume. Mentre si allontanava, lo sentì mormorare in tono divertito qualcosa riguardante le distrazioni e le nuche scoperte.
«Ti ricordo che sono in grado di difendermi da sola,» gli disse a voce alta e molto chiara, «in particolar modo con varie secchiate di argilla umida!» E anche questa era fatta, si disse. Ancora una stagione, e sarebbe stata peggio di Shonnach nell'addestramento delle novizie.










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Disclaimers

Aurora spiega a Francisco cosa significhi essere una Rinunciataria.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008