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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +2, aprile (14)] [Credits & Disclaimers]
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! Questo racconto tratta anche di tematiche omossesuali,
se siete contrari all'argomento o se vi offende non procedete nella lettura !



L'attendente

Brydar Elhalyn

Ma non sei capace di tenere quella spada come se fosse una spada?» il tono di Duane non voleva essere troppo cattivo ma Alban, nel sentirsi criticare dal cugino, si immobilizzò nel bel mezzo dell'azione e abbassò l'arma con cui stava cercando di difendersi.
Duane restò allibito davanti alla reazione del cuginetto.
«Alban,» mormorò piano, avvicinandosi. «Se continui a reagire così tutte le volte che qualcuno critica il tuo modo di combattere, allora non riuscirai mai a farti prendere sul serio.»
Alban scosse la testa, tristemente. «Cosa vuoi saperne tu? Non ha mai dovuto sentire le critiche di quei due,» indicò con un cenno i gemelli MacAran, impegnati in combattimento con Brydar Elhalyn.
Duane sospirò, rinfoderando la spada. «Ho passato un anno nei Cadetti della Guardia di Thendara,» rispose, restando affascinato dalla fluidità dei movimenti dei tre uomini impegnati nello scontro. «Ti assicuro che non erano gentili come loro.»
Alban si strinse nelle spalle, sbuffando e allontanandosi verso casa brontolando tra i denti.
Duane non gli prestò la benché minima attenzione. Edric e Dyan si davano il cambio nell'attaccare Brydar, di cui aveva scoperto la presenza al villaggio solo quando i gemelli gli avevano proposto di aiutarli negli ultimi lavori che restavano per concludere la casa del comyn.
Il nobile, evidentemente un ottimo spadaccino, non sembrava aver problemi nel passare da un avversario all'altro. In pochi minuti mise fuori combattimento Edric, per essere poi messo al tappeto da Dyan dopo pochi istanti.
La lotta sembrava aver soddisfatto tutti i contendenti e, non appena si furono ripresi, si congratularono a vicenda, dandosi appuntamento alla prossima sfida.
Brydar Brydar raccolse la giubba foderata in pelliccia che aveva abbandonato su una roccia vicina e si avvicinò sorridendo a Duane. Prese la borraccia posata ai piedi del McKee e bevve una lunga sorsata, passandola poi al ragazzo.
Il giovane si sentì arrossire, senza riuscire a spiegarsene il motivo e, per nascondere le cosa, fece finta di asciugarsi il volto dal sudore speso nel breve combattimento avuto con il cugino, facendo cenno di non aver sete.
«Così sei stato nei cadetti,» commentò Brydar, dopo essersi rivestito. «Hai una faccia conosciuta, ma non riesco a collegarti a nessun nome.»
Duane, si voltò di scatto, alzandosi e sistemandosi gli abiti. Se sua madre lo avesse visto in quelle condizioni non avrebbe esitato a dargli una bella strigliata. Non avevano molte entrate e il mantenimento suo e di Keith cominciava a pesare sull'economia della famiglia.
«Forse perché, quando ero a Thendara, mi chiamavano con il nome di mio padre,» Brydar continuava a fissarlo, in maniera non propriamente decente. «Lui era un Darriel. Fino a quando sono stato costretto a frequentare l'Accademia ho portato il suo nome.»
«Duane Darriel,» il comyn assunse un'aria pensosa, liberando il McKee dal suo sguardo. «Eri nel gruppo di Allart DiAsturien.»
Duane annuì, come poteva ricordarsi di lui? «Ho frequentato solo il primo anno, poi mia madre ha cominciato ad avere problemi con gli altri parenti di mio padre e ho dovuto abbandonare,» non sapeva che scusa utilizzare per andarsene di lì, la forte presenza fisica di Brydar sembrava metterlo in soggezione. «Però non ricordo di avervi mai visto.»
Brydar ridacchiò, continuando a fissarlo con interesse. L'evidente stato di agitazione in cui era caduto non faceva altro che risvegliare in lui sentimenti ben poco cavallereschi. «Frequentavo altre compagnie,» commentò seccamente. «Devi avere pochi anni meno di me.»
«Ho da poco compiuto diciassette anni,» disse. «Ma, nonostante tutto, se arriverò dopo l'orario di cena mia madre mi scuoierà vivo.»
«Sembra proprio che nei McKee siano le donne a comandare,» replicò Brydar, seguendolo sulla strada per il villaggio.
Duane arrossì violentemente. Provenendo dalla bocca di un comyn, quel commento non era esattamente un complimento. «Finché non troveremo un lavoro che ci permetta di mantenere la famiglia...»
Brydar sollevò una mano, per zittirlo. «Mi basta mia sorella a recriminare sulle capacità di una donna di vivere senza un uomo che la sostenga e protegga,» commentò cinicamente. «Che compiti avevi, mentre eri nei cadetti?»
L'espressione di Duane si era fatta cupa. «Dopo il primo mese, sono stato incaricato di attendere a Merryl Lindir,» rispose seccamente.
I due proseguirono in silenzio fino alle propaggini del villaggio. Arrivati alla fontana, Duane stava per salutare formalmente Brydar, per dirigersi poi verso il negozio di Shann, quando l'avvicinarsi di Patrick e di Daenerys Hastur lo immobilizzò sul posto.
I due telepati salutarono cordialmente entrambi i giovani e Daenerys si attardò per un istante, informandosi con Duane sulla possibilità di un incontro con sua madre, o sua zia, non riusciva ancora a distinguerle.
«Mi hanno detto che hanno realizzato splendidi oggetti con il cuoio lavorato,» disse la donna. «Presto sarà la festa di Kasentlaya e vorrei donarle qualcosa di particolare.»
Duane sbirciò il volto di Pat, del tutto perso nell'ammirazione della sua compagna di passeggiata. «Lo riferirò a mia zia,» rispose poi, cercando di non far trapelare l'irritazione che provava nel tono della voce. «È lei che si diletta di questi lavori.»
Daenerys lo ringraziò, allontanandosi. Pat si voltò verso il McKee, prima di seguirla, trasmettendogli qualcosa che Brydar evitò di origliare.
L'espressione di Duane non migliorò dopo quel breve scambio di battute e, vedendolo così abbacchiato, Brydar decise di portarselo dietro allo Scoundrel.
«Se tua madre dovesse protestare, dai la colpa a me,» ribattè alle proteste dell'altro, spingendolo oltre la porta.
Al bancone trovarono Keith, impegnato nel tentativo di scroccare una bevuta ad Alar. I due fratelli si scambiarono qualche frase. Duane indicava Brydar, già seduto al solito tavolo appartato, mentre Keith sembrava commentare irrispettosamente la cosa.
Raggiungendolo al tavolo, Duane lanciò un'ultima occhiata al fratello che, sbuffando, lasciò qualche moneta sul bancone e si diresse verso casa, per avvisare il resto della famiglia che lui non sarebbe rientrato per cena.
Cenarono in silenzio. Di tanto in tanto Brydar chiedeva informazioni riguardo il periodo trascorso da Duane nei cadetti e lui rispondeva a monosillabi, cercando di non offrire spunti per altre domande.
«Ti metto a disagio?» chiese alla fine Brydar, sorseggiando l'ultimo liquore inventato da Alar.
Duane annuì, arrossendo senza rispondere altro.
«Posso chiederti perché? Non credo sia perché sono un comyn, se ci pensi bene lo sei anche tu, nonostante tutti i tentativi che hai fatto per troncare qualsiasi rapporto con il tuo passato.»
Duane sollevò lo sguardo. «Noi non siamo comyn. Nostro padre non apparteneva alla stessa razza di quelli che ho incontrato a Thendara.»
Brydar sospirò. «Mi sembra di sentir parlare Alar. Allora qual'è il problema?»
«Niente,» rispose Duane, scuotendo la testa ed assumendo un'espressione decisa. «Nessun problema, mi mettete solo in soggezione.»
Brydar non riuscì a trattenere una risata, attirando gli sguardi dei pochi clienti della taverna. «Ho solo un anno più di te e, qui intorno, valgo molto meno del cane di tuo zio,» commentò non appena fu in grado di parlare. «E ti metterei in soggezione?» Duane era perplesso, non aveva mai visto la situazione da quel punto di vista. «Anche alla Torre sono meno interessati a me di quanto lo siano di te o del tallo
«Pat?» chiese, barricando la propria mente, nel tentativo di non far trapelare quello che dalla sua espressione per Brydar era chiaro come la luce del sole.
«Chi altri?» commentò Brydar, senza cercare di reprimere il tono di disgusto dalla propria voce. «Non è un mistero che non nutra per lui una grande simpatia,» riprese, dopo aver svuotato il bicchiere che aveva davanti e chiedendone uno nuovo ad Alar. «Ma è evidente che per loro, lo studio del vostro laran è molto più interessante del mio.»
Ormai il pasto era finito e non c'era più motivo per fermarsi lì. «Devo ringraziarvi per la cena,» disse Duane, facendo cenno di alzarsi.
Brydar lo fermò, sfiorandogli impercettibilmente la mano. «Ho una proposta per te,» disse, facendogli cenno di aspettare un istante. «La mia casa sarà terminata in fine settimana e la donna che ho assunto come governante dovrebbe sistemarla entro l'inizio della prossima.» Duane lo guardava inespressivo. «Quello di cui ho bisogno, non appena mi sarò trasferito, è di un attendente.» Bloccò Duane prima che potesse parlare. «Sei stato nei cadetti e sai come funzionano le cose. Ho passato gli ultimi tre anni della mia vita nella Guardia e, anche prima, ero abituato ad avere qualcuno che si occupasse della mia persona. Temevo di non trovare nessuno adatto allo scopo, in questo villaggio di pazzi, ma evidentemente mi sbagliavo.»
Duane lo fissò in silenzio, come se non avesse compreso le parole dell'altro. «Io... perché?» chiese alla fine.
Brydar lo guardò divertito. «A chi dovrei chiedere, secondo te?» Attese per un istante, ma non arrivò risposta. «La governante, per inciso la sorella di Alyson,» indicò la donna che si era appena sporta dalla cucina, «si fermerà solo di giorno, per le pulizie, cucinare e poco altro. Tu, se vorrai, potrai fermarti anche a dormire.» Percepì, più che vederlo, il rossore che era salito fino alle guance dell'altro. «Vitto e alloggio, più una piccola paga, se accetterai.»
Duane si alzò dal tavolo. «Ci devo pensare,» disse, prima di allontanarsi.
«Hai tempo fino all'inizio della prossima settimana,» rincarò Brydar. "Poi potrei trovare di meglio."
Duane si fermò sulla porta, voltandosi a guardarlo prima di uscire. "Ti sfido farlo!" gli rispose, stupendosi della propria intraprendenza.


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La decisione fu piuttosto facile da prendere.
Durante l'inevitabile riunione di famiglia, avevano deciso che dopotutto il lavoro sarebbe stato poco impegnativo. Duane aveva sostenuto il fatto che quello propostogli da Brydar era anche il solo mestiere che aveva imparato a fare bene. Inoltre, anche se avesse dovuto sottostare a tutte le richieste del comyn, come era capitato durante il suo anno nei cadetti con i suoi superiori, cosa poteva fargli fare di così complicato in un posto come Elvas?
Anche il trasferimento, nonostante Kyera non vedesse di buon occhio la perdita del suo piccolo, era comunque un vantaggio per la famiglia.
Se fosse restato a casa forse il compenso sarebbe stato maggiore ma, trasferendosi da Brydar, poteva avere vitto e alloggio assicurati e parte di quello che avrebbe guadagnato sarebbe stata passata a loro senza problemi.
Keith, pur non gradendo l'idea della lontananza dal fratello, lo aveva spinto ad accettare l'offerta.
«Se non ti trovi bene puoi sempre decidere di tornare indietro,» gli aveva detto, durante l'ultima giornata di lavoro alla casa di Brydar. «Infondo non è troppo male,» aveva aggiunto, ma Duane non voleva sapere se il commento fosse diretto alla casa o al proprietario.
Da quando aveva raccontato a Keith la verità sui suoi rapporti con Kasentlaya e Patrick, il fratello continuava a punzecchiarlo ad ogni occasione. In principio aveva anche sentito di provare gli stessi interessi nei confronti degli uomini ma, dopo l'ultima seduta alle Terme, aveva avuto la certezza di essersi sbagliato. Il solo fatto che li aveva distinti, durante la crescita, era stato l'anno passato nella Guardia, tra i cadetti, e Keith aveva deciso che lui non avrebbe corso rischi del genere.
Entrambi i fratelli erano a conoscenza del fatto che gli interessi del comyn non erano diretti verso l'universo femminile e, dopo la confessione di Duane, Keith temeva che il suo caro fratello potesse cadere vittima della seduzione non solo sua ma di qualsiasi uomo del paese e si divertiva sadicamente tormentandolo.
«Cerca di non farti fregare,» gli aveva detto la mattina della partenza del fratello per la nuova abitazione. «Non cedere al primo tentativo. Sii forte!»
Duane aveva fatto finta di soffocarlo col cuscino, poi si erano abbracciati e il più vecchio dei due era uscito diretto alla sua nuova casa.
In principio era stato indeciso se andare fino allo Scoundrel, per aspettare Brydar e aiutarlo con i bagagli, poi aveva deciso che non sarebbe stata una buona mossa. Si era diretto alla nuova casa e lo aveva aspettato seduto in un angolo della cucina, guardando Miranda, la governante, sistemare le provviste nella dispensa.
Quando Brydar fece il suo ingresso ufficiale nella sua nuova casa, li sorprese immersi in una divertente discussione che spaziava dai pettegolezzi sugli ultimi arrivati al villaggio, fino al passato burrascoso di sua sorella Alyson e del marito Will.
Miranda riprese immediatamente il proprio lavoro, dedicandosi alla preparazione dei pasti per quella giornata, mentre Duane restò come imbarazzato nel suo angolo dove si era seduto.
«Hai intenzione di fermarti lì?» chiese alla fine Brydar dalla stanza principale, che era separata dalla cucina solo da una piccola arcata in legno a cui era stata fissata una tenda di lana decorata.
Duane si riscosse immediatamente, afferrando la sacca con le poche cose che si era portato dietro e seguendo la voce che lo chiamava.
La casa non era grande, Brydar non aveva bisogno di tanto spazio. Al piano terra la cucina e la sala da pranzo erano un unico locale, che poteva essere separato solo tirando il pesante tendaggio. Una scala in legno fiancheggiava la parete di fondo, conducendo al secondo piano, mentre sul retro del piano terra si apriva la stanza da letto del comyn, l'unico bagno ed un ultimo locale dall'uso ancora non precisato.
«Tu dormirai sopra,» Brydar indicò la scala a Duane, sollecitandolo a salirla, restandolo a guardare per un istante prima di seguirlo. «La tua stanza è la prima,» Brydar si era fermato sulla soglia, appoggiato allo stipite. «È molto spartana, ma credo che possa andare.»
Duane osservò la disposizione dei locali. Sullo stretto ballatoio si aprivano solo tre porte mentre, sul fondo, una scala a pioli conduceva al sottotetto. Si affacciò in quella che sarebbe stata la sua camera e restò sorpreso. Era molto meglio di quella che aveva condiviso fino a quella mattina con Keith.
Il letto era robusto e il materasso non era il pagliericcio su cui si era abituato a dormire, nell'attesa che le loro finanze potessero permettere la spesa di qualcosa di più resistente, ma sembrava realizzato in crine o, forse, addirittura in lana.
Posò la borsa ai piedi del letto e si lasciò cadere sul materasso, provandone la resistenza. Brydar, sempre fermo sulla porta, continuava ad osservarlo, senza nascondere il suo interesse.
La voce di Miranda che lo chiamava dalla cucina distrasse momentaneamente il comyn che, sospirando, scese nuovamente a piano terra, lasciando il suo attendente libero di sistemare quello che si era portato dietro.
La donna voleva solo avvisarlo che aveva concluso i lavori previsti per la giornata. Il cibo per quel giorno era stato cucinato e, per il momento, non c'era bisogno di fare altro. Ormai era ora di pranzo e, se al padrone non veniva in mente altro, lei se ne sarebbe tornata volentieri a casa.
Brydar non trovò nulla in cui poterla impegnare e, sinceramene, preferiva che l'esplorazione della casa continuasse senza la sua presenza. Non aveva intenzione di fare nulla a Duane, non quel giorno almeno. Era già più che soddisfacente vederlo fremere tutte le volte che lui si avvicinava, pensando a chissà quali intenzioni da parte sua.
Il comyn restò ad osservare la donna allontanarsi. Era sicuramente una bella donna, più alta della sorella, una massa di capelli castani, ricci e ribelli, che a stento il fermaglio riusciva a contenere. Doveva stare attento, non era ancora sicuro che Duane fosse completamente disinteressato a quella parte di popolazione, la sua attrazione per Pat poteva essere solo un momento transitorio, dovuto alla necessità di trovare una persona a cui appoggiarsi nel momento del bisogno.
Si voltò, sentendo i passi del McKee scendere le scale.
L'espressione che aveva sul volto era di malcelata eccitazione. L'idea di avere un'intera casa appena realizzata da esplorare e sistemare con il proprio gusto, e non seguendo i desideri della madre o della zia, dovevano essere una novità entusiasmante.
«Volete mangiare prima,» disse Duane raggiungendolo sulla porta, «oppure sistemare le vostre cose?»
«Duane,» il tono della voce del comyn lo face irrigidire. «Credo siano inutili tutti questi formalismi, non importa che ti rivolgi a me con quel tono.»
Il McKee deglutì a vuoto un paio di volte, prima di rispondere. Brydar si era avvicinato a lui, allungando un braccio a bloccare il lume della porta, sentiva il suo corpo contro il proprio quasi più che se lo stesse veramente toccando.
«D'accordo, Brydar,» concordò con lui. «Non mi hai detto cosa vuoi fare...»
«Mangiamo finché è ancora caldo,» rispose, liberandolo dalla sua ombra e precedendolo in cucina. «Poi vedremo come sistemare le cose qua dentro.»
Duane non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo. Non sapeva quali erano le intenzioni dell'altro, le sue occhiate e la sua sola presenza bastavano a tenerlo sotto pressione anche se, doveva ammetterlo, la tensione non era del tutto sgradevole.
Il resto della giornata passò rapidamente.
Le cose che Brydar si era portato da Thendara bastavano appena a riempire un terzo del cassettone che era stato sistemato nella sua camera. Duane era restato a guardarlo mentre sistemava gli oggetti di valore al sicuro e la spada da cerimonia in bella vista sul camino nella stanza principale al pianterreno. A lui erano bastati dieci minuti per mettere via i propri indumenti e di prezioso forse aveva solo gli stivali che indossava.
Avevano fatto una scappata in paese, alle scuderie, per prendere il cavallo di Brydar e condurlo fino alla stalla costruita accanto all'abitazione.
Duane era sicuro che gli sguardi di tutti quelli che incrociavano si posassero su di lui con riprovazione. Ma nessuno gli rivolse la parola, se non per salutarli.
Shann li aveva scrutati con aria cupa, prendendo da parte il nipote per assicurarsi che fosse ben certo della scelta fatta. Se aveva bisogno di lavorare poteva sempre dare una mano alle scuderie o al negozio, non era necessario diventare una sorta di domestico per un comyn che non aveva la fama di essere molto bendisposto con i sottoposti.
Duane lo aveva tranquillizzato e, davanti l'insistenza dello zio, gli aveva risposto seccato che quello era l'ultimo dei suoi problemi.
Shann l'aveva guardato con una strana espressione poi, allargando le braccia, si era arreso davanti alla sua irrevocabile decisione.
«Sei un uomo,» disse scuotendo la testa. «Non sono io che devo dirti cosa fare della tua vita.»
Brydar l'aveva atteso fuori dal negozio, appoggiato al proprio cavallo con espressione distante. Aveva notato Pat sulla porta della Torre, intento a guardare nella loro direzione. Era certo che si sarebbe avvicinato per parlare con Duane, cosa che avvenne regolarmente.
Lo scambio telepatico tra i due fu breve. Lo sguardo di Duane era come un ferro caldo infilato nello stomaco, ma Brydar non fece nulla per interromperli. Attese in silenzio fino a quando non si congedarono, poi riprese con il giovane la via di casa.
L'orario di cena li sorprese mentre stavano sistemando la provvista di legna accanto ad ognuno dei camini sparsi per la casa.
La fame comparve all'improvviso e, come lupi, si gettarono sui piatti preparati da Miranda quella mattina, ricordandosi a stento di riscaldarli prima di divorarli.
Poco prima che l'ultima briciola venisse spazzolata, una bottiglia di liquore fece la sua apparizione sulla tavola.
«Dobbiamo inaugurare degnamente la casa,» commentò Brydar, liberando il collo della bottiglia dalla ceralacca che lo proteggeva.
Nonostante le proteste di Duane, riempì generosamente i due boccali da birra che avevano utilizzato fino a quel momento e, un brindisi dopo l'altro, fecero sparire l'intero contenuto.
Accaldato, Duane si slacciò il collo della camicia, pentendosene subito dopo.
Brydar, apparentemente non provato dall'alcool ingerito, lo guardava con un'espressione da predatore stampata sul volto.
«È meglio che andiamo a dormire,» disse poi, alzandosi e portandosi alle sue spalle. «Pensi di riuscire a raggiungere la tua stanza?» gli sussurrò nell'orecchio, chinandosi fin quasi a sfiorarlo.
Duane balzò in piedi di scatto, barcollando vistosamente. «Sono perfettamente in grado di fare qualunque cosa!» la voce impastata tradiva le sue vere condizioni.
Brydar si allontanò leggermente da lui, seguendolo passo passo fino alla base della scala. Quando Duane, dopo aver posato il piede sul primo gradino, rischiò di cadere all'indietro, lo sostenne con decisione, lasciando che le sue mani si soffermassero più del necessario sui fianchi del giovane.
«Fai attenzione,» il fiato caldo e aromatizzato dall'odore del liquore bruciava come l'inferno sulla pelle accaldata di Duane. «Non vorrei perdere il mio attendente solo dopo il primo giorno di lavoro.»
Un brivido percorse la schiena di Duane, riscuotendolo dallo stato di ebbrezza in cui era precipitato. Con più decisione si afferrò alla balaustra e cominciò ad issarsi lungo la scala.
«Buona notte, coileán,» gli sussurrò Brydar all'orecchio, sfiorandogli il viso con i propri capelli, «a domani.»
Il profumo emanato dai capelli del comyn, unito all'aroma del liquore e allo stato di eccitazione che percepiva chiaramente in lui, fecero mancare il respiro a Duane per un istante. Prima di rischiare oltre, cominciò ad inerpicarsi lungo la ripida salita che l'avrebbe condotto al sicuro, nella sua stanza, ben consapevole della presenza di Brydar in fondo alla scala, in attesa di vederlo varcare la soglia e non ruzzolare indietro, rompendosi l'osso del collo.
Arrivato in cima non si voltò, caracollò nella camera, precipitando sul letto, sprofondando la testa nel cuscino per non sentire ancora il profumo dell'altro, che gli era restato indelebilmente attaccato addosso.
Brydar attese ancora qualche istante, sondando la stanza al piano di sopra, per essere ben certo che Duane non stesse davvero male per la bevuta a cui l'aveva costretto e a cui, evidentemente, non era abituato.
Quando fu certo che tutto fosse tranquillo da quel punto di vista, entrò nella propria camera e si distese sul letto.
La trappola si era stretta sulla sua preda e ora non restava che attendere che il laccio si stringesse fino a non lasciargli più scampo.









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Disclaimers

La casa di Brydar è completata e il comyn decide di assumere Duane come attendente, con la benedizione di tutte le donne di casa McKee e solo un po' di apprensione da parte del fratello Keith.

Credits

Brydar, immagine tratta dal manga KUSATTA KYOUSHI NO HOUTEISHIKI di Kazuma Kodaka

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008