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Il Primo Cerchio

Dana n'ha Angela

La camminata dalla Torre alla casa di Coryn e Elorie MacAran era stata più stancante del previsto.
La neve era caduta incessantemente in quell'ultima settimana e, nonostante le strade del villaggio fossero tenute sgombre e praticabili, uscire dal confine cittadino e arrampicarsi verso la fattoria era stata una bella faticata.
Il sentiero era aperto, per permettere ai MacAran di raggiungere il villaggio, ma la neve fresca caduta quella notte aveva reso necessario l'uso delle racchette.
Dana era stata incaricata da Fiona di andare da Elorie per commissionarle degli abiti. La Custode voleva organizzare il nuovo Cerchio, inserendo anche i nuovi addestrati, aumentando così il numero di telepati disponibili e rendere i turni di lavoro meno massacranti.
Però voleva che i suoi telepati indossassero abiti nuovi. Tuniche realizzate sulla base degli scritti trovati nel corso degli anni.
Abiti lunghi, stoffe fluenti e un taglio comodo, con i colori che nei secoli andati distinguevano i vari ruoli all'interno delle Torri.
Bianco, per i monitori come lei, verde per i meccanici e azzurro per i tecnici... e la sola persona che Fiona riteneva in grado di realizzare gli abiti necessari per rivestire i membri del Cerchio era Elorie.
A dire il vero era stata Madre Gwennis a suggerire il nome della donna, dopotutto la Gilda si serviva del suo valido aiuto quando qualcuna delle Amazzoni necessitava di abiti nuovi.
«... e questo anche quando eravamo a Caer Donn!» aveva esclamato, a riprova delle capacità di Elorie.
Fiona era stata ben lieta di fornirle del lavoro, soprattutto in questa stagione, quando i proventi delle loro coltivazioni o del bestiame bastava appena a sostenere la sua numerosa famiglia.
L'Amazzone si fermò per un istante. Ormai mancava poco, le voci urlanti della banda di guastatori costituita dai figli della coppia arrivavano distintamente alle sue orecchie e Dana era felice di poter trascorrere un pomeriggio lontano dalla Torre, anche se circondata da piccole pesti urlanti.
Erano passati mesi da quando avevano cominciato l'addestramento di Kasentlaya, Aliciana e Loreena ed il primo lavoro didattico dei membri del Primo Cerchio si era tenuto pochi giorni prima.
Kelan monitorava Damon, Shonnach, Mikhaill e Dana, al lavoro sotto la guida di Fiona e sotto lo sguardo attento dei nuovi acquisti.
Ma sembravano passati secoli dalla prima volta in cui Fiona aveva descritto la sua idea di addestramento.
La Custode era rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere come una sola chiacchierata era bastata a Loreena per capire come costruire una prima rudimentale barriera che trattenesse il suo laran in espansione.
Quando Dana le aveva spiegato come ciò era accaduto, di come cioè le avesse fatto vedere di persona il proprio modo di lavorare, Fiona assunse un'espressione pensierosa.
Dana alzò gli occhi al cielo, prese una sedia e si mese comoda. Ormai conosceva fin troppo bene le reazioni della loro Custode e sapeva che la donna stava meditando su qualcosa che, probabilmente, non sarebbe piaciuto quasi a nessuno.
Proprio in quel momento Damon e Kelan avevano fatto il loro ingresso nel salotto privato della Custode e Dana aveva fatto cenno di mettersi comodi e di stare zitti.
Damon si era seduto accanto a Dana e si era messo a fissare la Custode.
Kelan invece preferì accomodarsi accanto alla finestre, in modo da poter seguire la situazione ma anche di avere una bella visuale dell'esterno.
Da quella finestra si vedeva tutta la piazza di Elvas, le case ricostruite, la fontana ghiacciata al centro, la gente che si spostava senza sosta da uno stabile all'altro.
Il MacAran sospirò pensieroso, Come era cambiata Elvas in così poco tempo.
I due uomini non avevano bisogno di spiegazioni su quella situazione, ne erano interessati a sapere cosa aveva provocato lo stato meditativo di Fiona. Come d'abitudine, la Custode avrebbe presto esposto la sua proposta e tutti loro, dopo le prime proteste che non potevano mancare, si sarebbero accordati su come portarla a compimento.
Dopo qualche minuto, come attirata da una forza sconosciuta anche Shonnach fece il suo ingresso nella stanza.
Kelan la salutò con un cenno del capo e, in risposta al cenno interrogativo dell'Amazzone, si strinse nelle spalle.
"Manca solo Manolo," si ritrovò a pensare Damon, ben sapendo che la presenza dell'umanoide non avrebbe fatto tutta quella differenza.
I cinque telepati erano il nucleo originario di Elvas e sempre, quando capitava che due o tre di loro fossero riuniti da qualche parte, anche i restanti arrivavano di lì a poco. L'inverno passato in isolamento forzato nella valle, senza nessun altro contatto, se non quello tramite il sopramondo, con altri esseri umani li aveva legati in una maniera tanto speciale che pochi degli altri abitanti del villaggio potevano capire.
Quando erano tutti presenti ed era il gruppo a prendere vita, si smorzavano le tensioni che solitamente tendevano a tenerli separati nei momenti normali della giornata.
«Terapia di gruppo,» aveva detto Dana quando avevano notato questo fatto. «Dovremmo farlo più spesso, anche solo per appianare le divergenze più banali.»
La sola cosa certa era che il loro esiguo Cerchio, se di Cerchio si poteva parlare con solo tre telepati, un monitore e la Custode, riusciva a lavorare molto più in sintonia e produttivamente di tutti gli altri Cerchio più grandi con cui avevano mai lavorato.
Erano entrati così tanto in sintonia che a Fiona bastava pochissimo per accordarli e guidarli sul giusto ritmo.
Peccato che, con l'inserimento di nuovi elementi, questa armonia si sarebbe inevitabilmente incrinata e avrebbero dovuto riprendere il duro lavoro di sincronizzazione per allinearsi tutti sulla stessa frequenza.
I giovani da addestrare erano, in fin dei conti, il minore dei loro problemi.
Kasentlaya e Aliciana, comynare di nascita, avevano già la giusta impostazione. Loreena, dopo la prima lezione di Dana, aveva già subito un cambiamento nel comportamento che l'aveva trasformata dalla ragazzina dal pianto facile in una giovane determinata.
"Forse la via è proprio questa," si disse Fiona, trattenendo per sé il pensiero.
Ormai decisa, alzò gli occhi e si trovò a fissare quelli di Dana.
«Io sono contraria per principio,» disse l'Amazzone. «Rischiamo che in questo modo si crei un legame troppo profondo e difficilmente eliminabile.»
Damon si era incuriosito. «Cosa?» chiese rivolto alle due donne. «Volete spiegarvi.»
«Se non piace a Dana, allora non piacerà neppure a me!» esclamò Shonnach.
«Shonnach!» esclamò Kelan. «Dai almeno il tempo a Fiona di spiegarci cosa vuole farci fare. È evidente che sia colpa di qualcosa che ha fatto Dana, ma forse non è così terribile!»
Dana sorrise a Kelan. «Sei sempre così gentile,» gli disse ironica.
Fiona, che nel frattempo si era versata un po' di liquore, riempiendo anche quattro bicchieri per gli altri del gruppo, tamburellò con le unghie sul cristallo, per attirare la loro attenzione.
«Ragazzi!» esclamò poi. «Un po' di contegno!»
I quattro si guardarono ridacchiando e presero ognuno un bicchiere.
«Avanti Fiona,» sospirò Kelan. «Prometto che faremo i bravi...»
La Custode gli sorrise, si mise comoda sulla sua poltrona e cominciò ad esporre il suo progetto.
«Dobbiamo cominciare l'addestramento delle tre ragazze,» disse. «Loreena è indiscutibilmente sotto la tua tutela,» continuò rivolta a Dana, che in riposta sollevò il suo bicchiere parodiando un brindisi e bevve un lungo sorso di firi. «Ma dobbiamo assegnare anche Kasentlaya e Aliciana ad un tutore, per rendere più rapido l'addestramento.»
Damon si accigliò. «E perché? Non mi sembra un gran vantaggio...»
Fiona sorrise e Damon si zittì immediatamente. «Dana, spiegagli quello che hai fatto con Loreena.»
L'Amazzone fulminò con lo sguardo Kelan, che aveva aperto la bocca per un 'sapevo che era colpa tua!' e ripeté quello che aveva già detto a Fiona.
Mentre la donna parlava, l'espressione di Damon mutò completamente, aveva capito dove voleva arrivare la loro Custode.
«Tu credi che se ognuno dei, come li hai definiti? Tutori?» Fiona annuì. «Se ognuno di loro si prende in carico una sola delle giovani e comincia a lavorare mentre è collegato con lei... è come se fossero loro stesse ad eseguire il lavoro.»
Kelan annuì. «Sentirebbero le nostre azioni come se fossero loro a compierle.»
«E come facciamo a capire che sono in grado di fare da soli?» Shonnach non era convinta.
«Poco a poco noi ci tiriamo indietro e lasciamo che siano loro a fare tutto,» rispose Kelan, a cui l'idea piaceva.
«Fino a quando il contatto non sarà tagliato e loro saranno veramente i soli esecutori,» concluse Fiona, soddisfatta che il progetto fosse stato di gradimento.
Dana continuava ad essere seria. «Potrebbe diventare un legame troppo esclusivo e potrebbe diventare difficile troncarlo.»
Fiona sospirò, era uno dei rischi, ma era anche un'esperienza che non potevano non tentare.
«Dovrete tenere sotto controllo la situazione,» disse, «se dovessero manifestarsi dei problemi, o se uno degli altri dovesse notare qualcosa di poco chiaro, il minimo accenno di morbosità, allora interromperemo tutto e torneremo per vie più normali.»
Dana sospirò, arrendendosi. Tanto Loreena sarebbe stata da seguire comunque passo passo e per lei non avrebbe fatto differenza.
Damon si alzò, cominciando a camminare nervosamente per la stanza.
«Dando per scontato che Dana sarà il tutore di Loreena,» si voltò, sorridendo alla donna. «Chi si occuperà di Aliciana e di Kasentlaya? Io...»
Fiona alzò una mano, interrompendolo. «Shonnach resterà fuori,» l'Amazzone la guardò riconoscente, «e Kelan, per il momento, non può essere coinvolto. Con Dana impegnata con Loreena ci serve un monitore sempre libero.» Il tono della Custode non ammetteva repliche.
«Ma allora...» improvvisamente Damon realizzò. «Io?» chiese sbalordito.
Dana lo guardò divertita. «E perché mai non tu?» ribattè a sua volta. «Aliciana sembra essere entrata abbastanza in sintonia con lui, direi che è l'ideale... anche se il rischio è di certo maggiore in questo caso...» propose a Fiona.
La Custode annuì, sorridendo seraficamente all'uomo.
«Resta Kasentlaya,» disse Kelan, avvicinandosi e sedendosi sulla poltrona lasciata libera da Damon. «Sicura di volermi lasciare fuori?» chiese a Fiona.
La donna annuì. «Mi serve un monitore che sia sempre libero, dobbiamo trovare un tutore nel gruppo di telepati addestrati che sono arrivati a Elvas.»
Il silenzio cadde nella stanza.
I telepati addestrati e con una certa esperienza da essere in grado di tentare un esperimento simile non erano tanti... a pensarci bene si poteva contare su un solo nome disponibile.
«Non sarà facile farlo accettare,» disse Dana che, oltre alla Custode, era la sola che conosceva Mikhail Ardais in maniera più approfondita.
«All'interno del Cerchio si è inserito bene, forse perché conosceva già sia Dana che Fiona,» commentò Shonnach. «Credo sia in grado di sopportare la tensione di una nuova tecnica educativa.»
Fiona annuì. «Tra tutti i telepati che potranno arrivare dalle altre Torri, se mai verrà qualcuno con un grado elevato di anzianità, credo che Mikhail resterà quello con cui avremmo avuto meno difficoltà a sincronizzarci.»
«Ho trovato strano il fatto che adesso sentiamo difficoltà a lavorare in Cerchio con gente conosciuta da poco,» commentò Damon. «Ho cambiato Torri e Cerchi con una notevole frequenza, ma non ho mai avuto così tanti molti di tensione.»
Dana si alzò, appoggiando il bicchiere ormai vuoto e dando una rapida occhiata fuori dalla finestra, per calcolare che ora potevano aver fatto.
«Credo sia tutta colpa del primo inverno passato qui,» disse, avviandosi verso la porta. «Abbiamo passato mesi in assoluto isolamento, lavorando con tecniche di cui avevamo solo letto nei vecchi manoscritti. A qualcosa una collaborazione così completa e profonda avrà pur portato!»
Detto ciò, salutò con un ceno la compagnia e fece per andarsene.
«Aspetta, vengo con te!» la fermò Kelan. «Ho bisogno di parlare con Marelie, potresti farmi da scorta.»
Dana sorrise, tenendogli al porta aperta e spingendolo fuori.
«Suppongo che dovrò dirlo io a Mikhail,» aggiunse uscendo, senza aspettare commenti.
Dalla stanza, il coro delle risposte entusiaste dei tre rimasti, la raggiunsero quando ormai era già fuori sulla piazza.



Erano passati alcuni giorni prima che il progetto di Fiona potesse prendere forma.
Mentre Dana aveva continuato ad istruire Loreena su come rafforzare e rendere stabile la sua barriera. Poi, con fermezza, aveva cominciato a spingerla verso l'altra giovane telepate che avrebbe seguito il suo stesso tipo di addestramento.
Nei primi momenti era sorta una specie di rivalità tra Loreena e Kasentlaya, soprattutto per colpa della prima, che si riteneva inferiore e sfortunata al confronto della comynara. ma presto, quando ebbero modo di raccontarsi quella parte della loro vita che aveva preceduto l'arrivo a Elvas, le cose erano cambiate ed erano diventate inseparabili.
Anche Aliciana, benché il suo addestramento sarebbe stato più rapido e meno difficoltoso, fu messa a contatto diretto con le giovani apprendiste.
Dopo qualche incertezza si era deciso di aspettare la conferma di Mikhail, fuori per una battuta di caccia assieme ad Alar, e di partire in contemporanea con l'addestramento di tutte e tre.
Aliciana, più esperta nell'uso della matrice per tutto quello che un comyn compie abitualmente senza neppure pensarci, era fonte di stupore e ammirazione nelle altre due che ancora vedevano il laran come qualcosa di misterioso e lontano da loro.
Quando Mikhail fece finalmente ritorno a Elvas, carico di selvaggina e visibilmente distrutto, Loreena e Kasentlaya avevano raggiunto un buon livello di gestione della loro pietra.
Damon, non volendo aspettare oltre, aveva invece cominciato a farsi affiancare da Aliciana tutte le volte che faceva qualcosa per la Torre.
Che fosse il turno ai relè, il controllo di una griglia di matrici o qualcosa di più complicato, magari eseguito con l'aiuto di Kelan o di un altro telepate, Damon era sempre in contatto con la giovane che, molto rapidamente, sembrò apprendere le basi del lavoro in una Torre con notevole rapidità.
Dana, che fino a quel momento aveva tenuto a bada sia Loreena che Kasentlaya, si era appostata nella Taverna, ben sapendo che, dopo un bagno ristoratore alle Terme, Mikhail sarebbe arrivato in cerca di cibo.
Alar, apparentemente meno provato dal compagno di battuta e già perfettamente rientrato nei suoi ranghi, aveva offerto all'Amazzone il ricavato del suo ultimo esperimento, ricavandone una smorfia disgustata.
«Non voglio sapere come l'hai ottenuto,» commentò la donna, allontanando il bicchiere e indicando il sidro. «So solo che è orribile!»
Alar assunse un'espressione sconsolata. «Stasera lo faccio provare a Shonnach,» disse a mo' di sfida, riempiendo due boccali di sidro.
«Ottima mossa!» esclamò Dana, svuotando quasi completamente il suo, nel tentativo di levarsi il saporaccio del liquore. «Così ti accuserà di aver tentato di ucciderla.»
L'uomo la guardò critico. «Forse hai ragione... proverò con Benton!»
Dana scosse la testa, scrutando nel frattempo l'entrata del locale, nella speranza di veder spuntare la sua preda. Quando tornò a guardare Alar, l'espressione dell'uomo si era fatta seria. Lo fissò interrogativamente e lui, per tutta risposta, riempì nuovamente i boccali.
«Deve essere successo qualcosa di grave,» Alar non offriva mai più di un giro, neppure alle vittime dei suoi intrugli.
L'uomo sospirò, tracannando in poche sorsate l'intero boccale.
La battuta di caccia era stata divertente e rilassante, nonostante i timori iniziali riguardo le possibili prestazioni venatorie di Mikhail, che aveva temuto essere troppo smidollato per tenere il suo passo. Tutto sarebbe proceduto splendidamente, se in uno dei rifugi dove si erano fermati non avessero incontrato parte degli uomini di Illa, di ritorno dalla loro ultima missione.
«Ho incontrato Bertrand e Renaldo, in uno dei rifugi dove ci siamo accampati,» non aveva bisogno di spiegare chi fossero. Dana conosceva i membri abituali del gruppo di mercenari prediletto dalla compagna, anche perché erano gli stessi uomini che ciclicamente venivano assoldati da suo padre per compiere missioni di vario genere.
L'Amazzone restò in silenzio, bevendo con calma il suo sidro e aspettando la notizia che sembrava mettere così a disagio Alar.
«Erano di ritorno da Carthon,» continuò l'uomo. «Hanno lasciato Illa e gli altri sulla strada per il Valeron...»
Dana finì il suo sidro, appoggiando per un attimo la testa sulle mani incrociate sul boccale posto sul bancone. Adesso era chiaro perché Illa aveva rifiutato ogni contatto con lei in quell'ultima settimana.
«Ti hanno detto quanti anni ha?» chiese semplicemente, fissando Alar direttamente negli occhi, per quanto poco educato potesse essere.
«Sedici,» Alar sostenne lo sguardo senza problemi. «A che numero è arrivato?»
Dana sospirò, facendogli cenno di riempire di nuovo il boccale. «Credo sia la settima, ma almeno l'età non cambia.»
«L'età di cosa?» Mikhail era comparso alle sue spalle in silenzio ma, come prevedibile, non era riuscito a coglierla di sorpresa. «Non glielo avrai detto?» aggiunse con tono di rimprovero, rivolto ad Alar.
Alar lo fissò con malcelato disgusto. «Non sono cose che ti riguardino,» disse semplicemente. «Comyn...» borbottò, allontanandosi prima che Mikhail potesse ordinare qualcosa.
Dana scosse la testa, ridacchiando. Ad Alar non andava giù l'idea di dover familiarizzare con i nobili darkovani, anche se di tanto in tanto gradiva la loro compagnia, come per la battuta di caccia appena terminata, ma solo se era strettamente necessario o non trovava di meglio.
Il fatto poi che qualcuno lo vedesse comportarsi gentilmente con chiunque gli dava enormemente sui nervi. Era una parte del suo carattere che doveva restare ben nascosta e che in pochi conoscevano, al momento attuale solo lei e Illa, probabilmente.
«Non avrebbe dovuto dirtelo,» ribattè Mikhail, sedendosi accanto alla donna. «Se ti conosce bene come dice, dovrebbe sapere anche lui che non gradisci discutere di certi argomenti.» Vedendo che il padrone della locanda non sembrava interessato a prendere la sua ordinazione, Mikhail fece cenno ad una delle cameriere, chiedendo una porzione di tutto quello che potevano avere nelle cucine.
Dana sospirò, stiracchiandosi leggermente. «Alar sa che non amo sentir parlare di mio padre, ma sa anche che prima o poi sarei venuta a saperlo,» il pensiero andò alla compagna e alla prima volta che si sarebbe decisa a rientrare in contatto con lei. «È stato meglio così, una nuova tacca per la fama di Diego Ridenow!» Alzò il boccale di sidro e lo svuotò completamente.
Mikhail la guardò senza parlare. Sapeva che era stato a causa della morte della quinta moglie del padre che lei aveva deciso di diventare una Rinunciataria e non aveva intenzione di rivangare quei momenti. Di sicuro Dana era molto più a suo agio con i pantaloni e la spada in mano che non rinchiusa dentro una Torre o nella casa di qualche nobile impegnata a sfornare figli.
«Perché ho il sospetto che tu mi stessi aspettando?» chiese poi, dopo aver ingoiato l'ultimo boccone del suo abbondante pasto.
«Perché è cosi,» rispose lei, sorridendo.
Mikhail alzò le mani a mo' di difesa, cominciando a scuotere la testa negativamente. «Non mi coinvolgerete in nessun progetto strano!» disse subito. «Riconosco l'aria che si respira nella Torre quando Fiona ha un'idea da realizzare... non ci riuscirete!»
Dana continuò a sorridere seraficamente mentre, quasi magicamente, un bicchiere colmo del miglior firi delle cantine di Alar compariva davanti alla sua preda. Mikhail sentiva lentamente chiudersi attorno a sé il cappio della trappola che Dana, con la complicità di Alar, gli aveva teso. Con circospezione sollevò il bicchiere, annusando il contenuto con aria sospettosa.
«Guarda che non intendo avvelenarti,» lo rassicurò Alar, dall'altro lato del bancone. «Almeno per il momento,» concluse, provocando uno scoppio di ilarità generale tra i pochi avventori della taverna.
Mikhail lo ringraziò con un cenno. «Cosa volete farmi fare?» chiese poi a Dana, rassegnato. Se non avesse accettato subito, Fiona di sicuro avrebbe trovato il modo di convincerlo, utilizzando sistemi meno... piacevoli. Svuotò il bicchiere di liquore, prima che Alar decidesse di portarglielo via perché ritenuto non gradito, e per predisporre il suo animo alla fregatura che di sicuro stava arrivando.
Per l'ennesima volta l'Amazzone spiegò quello che era accaduto e l'idea di Fiona riguardo l'addestramento delle giovani telepati. Mikhail, pur lamentandosi e criticando ogni singola frase, cominciava a sembrare interessato alla cosa.
«Non voglio farne parte se Shonnach è nel gruppo dei tutori!» fu l'unico punto su cui si mostrò irremovibile.
«Shonnach in contatto continuo con una giovane mocciosa?» Alar, restato per tutto il tempo alle loro spalle, era sembrato interessato alla cosa, pur non capendoci praticamene nulla. «Neppure se la costringono con la forza!» e se andò ridacchiando divertito.
Mikhail lo guardò di sottecchi. «Non sarà un problema?» chiese sottovoce a Dana. «Nel giro di poco lo saprà l'intera vallata.»
«Come il mio donas particolare?» gli chiese di rimando Dana, riferendosi all'ultima chiacchierata tenutasi tra di lui e la Vedova e che aveva fatto il giro dello Scoundrel nel giro di poche ore.
Mikhail abbassò lo sguardo, arrossendo fino alla radice dei capelli. «Non te la sarai presa?» chiese piano, tenendo lo sguardo fisso sul bancone.
«Mi sembra tardi per rimediare...» Alar continuava a comparire nei momenti migliori, contribuendo a rendere più instabile la sua posizione.
«Alar, piantala!» Dana si stava divertendo, ma l'oste stava esagerando.
L'uomo alzò le mani in segno di resa, allontanandosi dal bancone e fingendo di interessarsi anche agli altri avventori del locale.
«Allora?» chiese poi al comyn. «Cosa hai deciso?»
Mikhail restò in silenzio, meditando sui pro e i contro della proposta.
Sarebbe diventato un membro insostituibile del Cerchio, almeno fino a quando la fase dell'addestramento non si sarebbe conclusa. Dopo forse avrebbe di nuovo potuto trovare qualche momento di libertà, uno dei punti a sfavore dell'intera faccenda, che di sicuro sarebbero mancati completamente fino al raggiungimento di quel traguardo.
«Chi?» chiese alla fine, arrendendosi.
«Kasentlaya,» rispose Dana, facendo cenno ad Alar di portare qualcosa per festeggiare.
Mikhail sospirò, aveva temuto di peggio, potevano aver deciso di affidargli Aliciana. Tutti erano a conoscenza delle sue preferenze, non ne aveva mai fatto mistero, ma era certo che non sarebbe stato in grado di gestire un rapporto così stretto con una giovane donna così appetibile. Con una ragazza più giovane ci sarebbero state meno tensioni e meno problemi, almeno sperava.
Quando si riscosse dai suoi ragionamenti si accorse che Dana lo stava fissando divertita. «Ti fa male stare troppo vicino ad Alar!» fu il suo unico commento, prima di mettersi a ridere. «Andiamo da Fiona,» disse poi, cercando di riprendersi, «così cominciamo a pianificare un po' il nostro lavoro!».


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I mesi che erano seguiti erano stati faticosi ma non privi di soddisfazioni.
Loreena e Kasentlaya erano riuscite ad impadronirsi dei segreti del lavoro con le matrici in breve tempo, grazie anche all'affiatamento tra Dana e Mikhail che, quando potevano, univano i loro sforzi nel coinvolgere le due ragazze in compiti più complessi.
Aliciana, in brevissimo tempo, sarebbe stata perfettamente in grado di sostituire Damon nelle operazioni anche più complesse tanto che, dopo le prime indecisioni di Fiona, era stato deciso che la donna avrebbe potuto assistere alle sedute del Cerchio, quando i lavori da compiere non fossero stati troppo impegnativi.
In breve, quando alle soglie dell'autunno, anche Kasentlaya e Loreena vennero introdotte per la prima volta all'interno del Cerchio, come semplici osservatrici, Aliciana era già in grado di fornire il suo supporto nelle operazioni più semplici, senza la supervisione di Damon.
Quando i primi venti freddi cominciarono a soffiare dalle cime più alte degli Hellers, ricordando a tutti che l'inverno era alle porte, il Cerchio era pronto alla prima dimostrazione pubblica del grado di sincronia raggiunto. Ed era stata una splendida dimostrazione, con tutte le loro allieve in sintonia perfetta con il Cerchio principale e, per qualche breve istante, anche libere dal cordone ombelicale che le univa ai loro tutori.
Dalla tranquillità della camera sotterranea della Torre, dove i primi costruttori di Elvas avevano posto il centro nevralgico delle operazioni, il Cerchio era stato in grado li liberare i condotti che portavano acqua alla fontana che sorgeva al centro della piazza, liberando così anche l'afflusso di acqua termale a tutte quelle costruzioni che ne erano rimaste tagliate fuori dopo la frana che aveva bloccato il corso dei torrenti sotterranei.
Adesso, con la neve ormai arrivata a ricoprire la vallata, isolandola dal resto di Darkover, era iniziata al seconda fase dei lavori. Le esercitazioni necessarie per rendere completamente autosufficienti le tre telepati e per permettere il loro inserimento nella turnazione nel lavoro del Cerchio.
Per distrarsi un po' dal lavoro e dagli impegni, Mikhail e Fiona avevano cominciato a discutere sulle abitudini dei loro antenati, sui diversi stili di vita che aveva accompagnato la loro permanenza forzata nelle Torri in epoche dove il loro lavoro era spesso sinonimo di produzione di armi per i clan in guerra.
In breve avevano avuto la splendida idea di confezionare degli abiti che ricordassero quelli descritti nei testi che Mikhail aveva copiato o trafugato dalle celle di Nevarsin... e per portare a termine il nuovo progetto avevano, come sempre, incastrato Dana, inviandola in missione da Elorie MacAran, la sola persona in grado di realizzare la loro idea in tempi utili per il prossimo lavoro del Nuovo Cerchio.


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«Mamma, mamma!» Dorian entrò correndo dalla porta, mentre altri tre dei fratelli spingevano dentro Dana, dandole appena il tempo di lasciare racchette e mantello innevati fuori dalla porta della stanza comune.
«Guarda! C'è Dana! Mamma!» Elorie uscì dalla cucina, asciugandosi le mani sul grembiule.
«Spero che il caldo benvenuto non ti abbia arrecato troppi danni!» disse a mo' di saluto la donna.
Dana scosse la testa sorridendo, mentre si sedeva sulla panca che correva lungo la parete, accanto al grande tavolo di legno.
«Ho passato anni a tenere dietro i miei fratelli. Sono abituata a cose ben peggiori.»
«Peggio di loro?» Elorie osservò con occhio critico la banda scatenata che, come un sol uomo, era corsa a cercare il padre, per avvisare anche lui dell'arrivo della visitatrice.
«Tante sorelle viziate e fratelli perdigiorno,» ricordò l'Amazzone. «Ero tra le più grandi ed era meno costoso affidarli a me che assumere una bambinaia a stagione e, quando non servivo, passavo il mio tempo alla Torre di Neskaya. Ho fatto avanti e indietro per non so più quante volte.»
Elorie rientrò in cucina. «Non sarai venuta fin qui per ricordare i bei vecchi tempi,» disse, ricomparendo con un bricco colmo di jaco fumante e un dolce che sembrava appena sfornato.
Dana sospirò. «Vecchi forse, belli non direi,» si passò una mano sul collo, accarezzando la corta coda. «Avrei i capelli più lunghi altrimenti.»
Elorie rimase in silenzio per un attimo, indecisa sul come interpretare le parole della donna. Ma il rientro del marito la tolse dall'imbarazzo di dover rispondere qualcosa.
«Mestra!» salutò rispettoso Coryn. «Kyril dice che sul sentiero ha visto una figura scura, che sembra essere sparita rapidamente dietro un albero.»
«Probabile,» commentò Dana, sorseggiando con cautela il jaco bollente. «Deve essere Illa. Doveva rientrare dalla sua battuta di caccia nel pomeriggio. Forse mi ha vista venire qui e mi ha seguito.»
Elorie e Coryn si scambiarono uno sguardo di comprensione. La voce che Dana fosse legata sentimentalmente a questa mercenaria senza scrupoli aveva fatto il giro di Elvas ma, a dispetto di tanti altri pettegolezzi, la notizia non aveva attecchito in nessuno dei due luoghi principe del pettegolezzo.
Né Alar né la Vedova si erano preoccupati di far circolare nuove voci e la cosa, nonostante il primo stupore causato dalla stranezza costituita dalla coppia, si era presto esaurita.
Dana sorrise, controllando nel contempo la situazione fuori dalla casa. Illa le rispose con un presente telepatico, quando percepì la sua esplorazione e Dana rispose con la versione telepatica di una pacca sul sedere, chiudendo il contatto sul ringhio di risposta della compagna.
Il frastuono dei bambini, corsi attorno al tavolo attratti dal buon profumo della torta, e la divisione della medesima in tante parti uguali, tenne impegnata Elorie per una buona decina di minuti.
«Come mai sei venuta a trovarci?» chiese Piedro, il più grande.
«Perché la tua amica è restata là fuori?» si intromise Yllana.
«Marelie e lo zio Kelan come stanno?» chiese subito dopo Dorian.
Coryn interruppe la quarta voce prima che una ennesima domanda venisse formulata. «Datele il tempo di rispondere.»
«Kelan e Marelie... da quando non li vedete?» chiese Dana, partendo dall'ultima domanda.
«Ieri sera!» fu il coro dei piccoli MacAran.
Dana restò pensierosa per qualche istante. «Io ieri mattina, allora dovete dirmi voi come stanno. Stanno bene?»
«Sì!» risposero sempre in coro.
«La tua amica?» sollecitò qualcuno.
«Rafael!» Elorie richiamò imbarazzata il proprietario della voce.
Dana le fece cenno di stare tranquilla. Aveva passato solo quattro anni nelle Rinunciatarie, generatrici di ogni sorta di commento o pettegolezzo, altrettanti in una Torre, dove le chiacchiere erano il solo contatto con il mondo esterno, e il resto a rispondere alle domande innocenti ma perfide dei bambini. Aveva le spalle robuste.
«Illa si starà congelando da qualche parte là fuori, invece che mangiare la torta di vostra madre,» rispose evasiva.
«Ma... è vero che siete come mamma e papà?» chiese la piccola Caitlin.
Coryn diventò rosso fino alla punta dei capelli e Elorie si nascose il volto tra le mani.
Dana ci pensò un po' su. «Se vuoi dire che ci vogliamo bene come loro, allora sì. Se mi stai chiedendo se vogliamo mettere insieme così tanti figli, allora credo proprio di no!»
«Non ci prendere in giro!» si lamentò Piedro. «Due donne non possono fare bambini!»
Dana lo osservò con occhio indagatore. «Come sei esperto...» si chinò verso Coryn, con aria seria. «Lo terrei d'occhio se fossi in voi.» Poi tornò a rivolgersi al pubblico esigente.
«No, è che a Illa non piacciono quelli più piccoli di lei... e neppure quelli più grandi, a pensarci bene,» aggiunse dopo un attimo di riflessione.
«Ma lei è tanto cattiva?» riprese Piedro.
Dana scosse la testa. «Questo chiedetelo ad Alar. Lui le racconta meglio le storie di battaglie e sangue.»
Coryn si alzò in piedi, afferrando i due figli più vicini e sollevandoli di peso.
«Fuori e tutti, adesso!» intimò al resto della banda. «La mamma e Dana devono parlare. Forza...»
Borbottando e salutando, il gruppo di bambini uscì dalla casa e, dopo poco, trovò di nuovo il modo di scatenarsi all'esterno.
«Spero che i bambini non ti abbiano offeso,» si scusò Elorie, sistemando la tavola.
«Non più di quando facciano tutti gli altri in questo periodo,» la tranquillizzò. «Certo, con loro è più divertente. Spero solo che adesso non vogliano trascinarvi da Alar per sentire qualche altra storia.»
Elorie rise. «Sangue e battaglie? Per quello basta mia sorella!»
Dana sorrise, pensando ad una delle tante battaglie di Marelie e cui aveva assistito.
«Torniamo a noi,» Dana assunse un tono professionale, per quanto ce ne potesse essere bisogno. «Fiona ha una proposta per te.»









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Disclaimers

Da aprile a novembre le giovani telepati di Elvas vengono addestrate dai vecchi telepati della valle... mentre si sta recando da Elorie per commisionarle un lavoro, Dana ricorda alcuni episodi dei mesi appena trascorsi.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008