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[torna a Racconti][E.S.T. pE -2, dicembre] [Credits & Disclaimers]



La mano aperta

Dannil Macrae y Lindir-Aillard

Arliss Lyonore Macrae! Non provare a sfidare la mia autorità!» Sentii l'urlo di mia madre ancor prima di vedere volare mia sorella attraverso la porta del salottino azzurro e contro la parete del corridoio, ma capii immediatamente che non era il momento di piombare in mezzo alla tempesta di laran scatenata da mia madre senza conoscere bene la situazione.
"Ma come diavolo farà, senza concentrarsi su una matrice?" Mi domandai, oziosamente, mentre Arliss, con un ansito, si risollevava in piedi e alzava tutte le sue barriere mentali. Avevo ben note le opinioni di mia madre sull'uso delle pietre azzurre che potenziavano il laran e schiarivano la mente, le avevo sopportate per tutta la vita.
"E' una Aillard, zuccona e testarda! Ecco come fa!" rispose mia sorella, con un furente sguardo nella mia direzione, "non ti intromettere, tu!"
"Ti ho sentito, ragazzina!" inviò mia madre, dall'altra stanza. Un libro rilegato di cuoio volò attraverso la porta e si schiantò contro la parete, a un braccio sopra la testa di Arliss, poi ricadde sulla sua testa con un tonfo ma senza arrecarle danno. Mi infilai veloce nella porta, davanti a mia sorella, e mi sedetti su un basso divanetto liso che mia madre aveva portato insieme ad altri mobili nella nostra casa quando aveva sposato mio padre, vent'anni fa e che ora, danneggiato dal tempo, faceva bella mostra di sé nel salotto buono, con le pareti di pietra e legno dipinte di azzurro. Mia madre era in piedi, le braccia sui fianchi del suo vestito verde mare, con i capelli bruni che sfuggivano alla laboriosa acconciatura in cui li aveva costretti. La mano sinistra stringeva convulsa quel che restava di un foglio spiegazzato. La busta era ai suoi piedi, non riuscivo a scorgere il sigillo, ma non serviva: l'unico corriere che era giunto a Hollow Tree in mattinata proveniva da Dalereuth.
Arliss rientrò nella stanza, con uno sguardo offeso. «Madre, sai bene che non hai il diritto di contestare questa decisione.»
«Sono ancora io la signora di questa tenuta!» sibilò in risposta nostra madre. «Non scordarlo!» La stanza era carica di energia laran, i capelli mi si rizzarono sulla testa.
Mia sorella sbuffò la sua derisione. «Hollow Tree è nelle terre del dominio, i Macrae e i Lindir sono vassalli delle Aillard... non c'è niente da dire. E lo sai benissimo!»
Il tavolino a tre gambe al centro della stanza cominciò a tremare, il servizio da tè a traballare pericolosamente nel vassoio di legno, un quadro cadde a terra con rumore sordo. L'ira di domna Alarice stava montando nuovamente. D'istinto mi coprii il volto con le mani e lanciai un richiamo per calmarle entrambe.
«Smettila subito,» mi dissero all'unisono loro, ma gli oggetti nella stanza smisero di muoversi. Le due donne della mia vita (fino ad ora) sospirarono e presero posto una di fronte all'altra, sedute al tavolino.
«Che succede?» domandai, dubbioso, a mia madre.
«Tua sorella è stata invitata a Dalereuth, ancora.»
«Anche tu sei stato invitato, questa volta,» precisò Arliss, tamburellando con le dita sul legno scuro del tavolo.
Non capivo dove fosse il problema, già altre volte avevamo fatto quella strada con il solo Juliano come scorta, per non lasciare la tenuta senza braccia per lavorare, quindi guardai mia madre senza proferire una parola.
«La Madre del Dominio vi ha convocato con urgenza,» terminò mia madre.
«Allora partiremo domani mattina,» liquidai io, con il gesto della mano. «Avvertirò la cuoca di preparare le razioni necessarie e porteremo Juliano... se non è un problema vorrei anche Robard che...» fu un grave errore e me ne accorsi subito poiché mi riverberarono in mente le stesse parole, ma pronunciate da mia sorella.
«Siete sempre d'accordo, voi due, vero?» sibilò mia madre con un tono appena controllato. «Neanche foste gemelli.»
«E' perché la proposta di Dannil è la più ragionevole!» mi difese Arliss, a braccia conserte e con gli occhi verdi esultanti.
«Non è ragionevole per niente, chiya,» rispose la voce di mia madre, di nuovo incollerita. «E' tutto fuorché ragionevole! Solo i pazzi e i disperati viaggiano d'inverno! Mancano cinque giorni al Solstizio.»
«Non siamo negli Hellers, madre. Dalereuth è a due giornate di cavallo, è pieno di rifugi e locande tra qui e la città, saremo al sicuro.»
«Siete dei bambini,» precisò mia madre, ma io percepii un forte dolore dalla sua mente e le vere parole che intendeva: "E' un bambino... "
Rimasi di sasso... avevo compiuto dodici anni da più di mezzo anno, ormai!
«Io non sono un bambino!» dissi calmo, guardandola. Arliss sorrise: adesso sarebbe stato più facile contrastare nostra madre e forse aveva puntato su questo, probabilmente. Mia sorella - come me, del resto - era una manipolatrice assai abile e tra tutti e due potevamo spuntarla su tutti, a parole. Se eravamo d'accordo nessun ostacolo che nostra madre avrebbe inventato ci avrebbe fermato. Ma io non capivo ancora cosa c'era sotto.
«Ritieni che Juliano e Robard non bastino come scorta?» domandai. Era vero che il figlio del guardiacaccia era solo un quindicenne, ma il vecchio soldato aveva combattuto contro i predoni delle Città Aride per gran parte della sua vita, prima di mettersi al servizio di mio padre.
«Non è di loro che mi preoccupo,» rispose nostra madre.
«Pensi che ci sia qualche pericolo? Hai avuto una premonizione?» chiesi, entusiasta. Il potere di mia madre era decisamente più concreto, quindi il pensiero di vederla avere visioni del futuro era strano e buffo.
«Non dire sciocchezze!» disse lei, indispettita. «Voglio che i miei figli stiano qui, a casa.»
«Ma perché? Se la Madre chiama...»
«Ed io? Non sono vostra madre anch'io?»
«Uh? Certo, mamma. Ma che c'entra?» feci in risposta, confuso.
«Si deve obbedienza agli ordini della Madre,» intervenne Arliss.
«Non è necessario che Dannil venga con te.»
«Lo è. Altrimenti non sarebbe stato chiamato.»
«E' troppo giovane, ha superato il malessere della soglia solo l'anno scorso!»
«Grazie a Avarra e alle leroni Aillard. Quindi sarebbe bene ascoltare le nostre parenti.»
«E' il Solstizio! Devo festeggiare senza i miei figli?» tentò mia madre. C'era decisamente qualcosa di strano, nella sua opposizione alla richiesta delle Aillard. Senza farlo vedere mi concentrai sulla mia matrice e tentai di ascoltare i pensieri di mamma e sorella. Percepii un colloquio mentale serrato quanto quello a voce, i cui contenuti e implicazioni sfuggivano alla mia comprensione.
«Ci saranno altri solstizi...» "C'è bisogno del suo potere."
«Non voglio passarlo senza Dannil.» "E' troppo giovane per la prova."
«Ti terrà compagnia il kiyu"Papà aveva solo un anno di più."
«Lascia stare il coridom, avrà troppo da fare.» "Lascia stare tuo padre..."
«Sai che puoi contare su di lui, invece, e noi torneremo subito.» "Il Dominio non può restare senza un Macrae maschio attivo ancora a lungo, lo sai meglio di me..."
«No, resterete lontani per almeno due decine.» "C'è Mical. E' giovane e forte!"
«Passeranno in fretta, madre, vedrai che saremo di ritorno presto.» "Mical non è bravo come potrebbe esserlo mio fratello."
Cominciavo a non capirci più nulla ed era meglio far loro capire che stavo ascoltando anche il sottofondo telepatico, quindi inviai deciso. "Che cosa vuole la Madre da me? Cos'è che non vi va di spiegarmi?"
Entrambe le conversazioni cessarono immediatamente. Avevo colto tutte e due di sorpresa. Mia madre guardò mia sorella e abbassò gli occhi. «L'hai fatto apposta,» sentenziò con un leggero fremito della voce.
«No. Il fratellino non è stupido... non lo è mai stato. Gli ho detto di non intromettersi, ma sai che è impossibile per lui.» «Bene,» sospirò mia madre alzandosi. «E' ovvio che farai di testa tua, figlia mia. E tuo fratello si ficcherà dalla trappola al tegame allegramente dietro di te. Spiegagli tutto quello che puoi senza causare troppi danni, lascia il resto alla saggezza della Madre del Dominio e alle leroni... tornate vivi e con l'onore di vostro padre integro.»
Lasciò la stanza con grande dignità e, appena fuori la sentii lanciare un urlo indispettito. Anche stavolta non era riuscita a spuntarla. Le sue parole sembravano un commiato, più che un permesso, e la cosa non mi piaceva affatto. Mi preparai ad ascoltare le illuminanti parole di mia sorella con animo triste. Chissà perché, ma l'ultima frase di mia madre aveva spento il desiderio di partire.
«Mi hai nascosto qualcosa, bredilla?» chiesi con uno sforzo ad alta voce.
«No. Ma avevo promesso alla Madre di non parlarne con nessuno che non fosse già a parte del segreto, e tu non eri tra questi... almeno fino ad ora. Tutto qui,» si sporse a raccogliere la lettera sgualcita lasciata sul tavolo da nostra madre e si mise a leggere ad alta voce. Mi concentrai al massimo per non perdere nessuna parola e nessun sottinteso.
«Ad Alarice Jaida Melora Macrae y Lindir-Aillard, Domna di Hollow Tree e di Three Widows Bay dalla Dama Liane Aillard di Aillard, Signora di Castel Aillard e dell'Alto Seggio, Comynara del Dominio, Voce di Dalereuth e del Valeron.»
Questa era già una piccola bugia... la lettera non proveniva dalla Dama Aillard ma dalla sua parente Jaida Ellemir Aillard di Aillard, la Madre del Dominio. Il potere politico era nelle mani di Liane ma erano le ancor forti mani di Jaida - quasi ottantenne - che detenevano quello spirituale, se così si poteva dire. Arliss mi squadrò un solo momento, poi riprese nella lettura.
«Cara parente, da tempo aspetto una visita del giovane Dannil Rafael Keith e mi farebbe piacere che raggiungesse l'Alto Seggio per il solstizio per condividere la festa con tutto il clan. Tu sai quanto gradita è per me la presenza dei tuoi figli a corte e quanto il rryl di Arliss Lyonore sia di giovamento per la gioia e la salute della mia vecchia kiya; ti prego di non indugiare oltre a mandarmi tue notizie, cara parente, poiché non ho ricevuto alcuna risposta al mio precedente invito e ancora me ne dolgo.»
"Quindi è già la seconda missiva che la mamma riceve da Dalereuth..." dedussi io. "Che le passa per la testa? Rifiutare un invito della Madre del Dominio!"
«Il mio donas non mi mostra ancora i tuoi figli in viaggio e credo che tu abbia scordato chissà come i loro obblighi nei confronti del clan e del dominio. Voglio sperare che tutto ciò sia solo uno sciocco equivoco e che motivi gravi o di salute non impediscano oltre la visita dei tuoi figli. Non sarà una ricaduta del mal della soglia, vero? Nessuna delle mie leroni, d'altro canto, ha visto il giovane Dannil costretto a letto, quindi ti chiedo nuovamente di inviarlo qui a Dalereuth dove io e i suoi lontani parenti lo attendiamo con ansia. Se desideri unirti a loro sei la benvenuta, e anzi, potremo così discutere nuovamente di quei puledri e delle fattrici che il dominio ha recentemente acquisito dai MacAran e che erano destinati a Hollow Tree. Li farò certamente giungere nella tua tenuta dopo la festa del Solstizio insieme a qualche stalliere o bracciante dei miei, in modo da favorirti con altra forza lavoro. Come stanno le tue sorelle a Lindirsholme? Da tempo non ricevo notizie neppure da loro... devo cominciare a preoccuparmi dei loro matrimoni? E' tempo ormai di trovar loro mariti adatti. Con tutto il mio affetto, Liane Aillard di Aillard.»
Rimasi silenzioso per un poco, digerendo il contenuto della lettera. Non sembrava del tutto innocente, anzi: a pensarci meglio era decisamente minacciosa. Che Zandru mi storpiasse i piedi se non c'erano guai!
«La vecchia kiya è la Madre, se non l'hai capito,» precisò Arliss, «stallieri e braccianti saranno guardie personali del dominio che verranno a prenderci se non partiremo al più presto. Le sorelle minori di nostra madre sono già sposate...»
«La Madre ha minacciato anche loro?» domandai attonito.
«No... non credo. La Madre del Dominio non capisce questa mancanza di collaborazione da parte di nostra madre, vuole solo spingere quella testarda a spiegare il suo comportamento. Ma anche solo questo ti dimostra l'importanza del suo invito.»
«Certo che non ho mai sentito dire che la Madre minacciasse qualcuno...» commentai, sorridendo
«Se è per quello, io non ho mai sentito qualcuno opporre un rifiuto alla Madre,» ribatté lei. «La mamma è fuori di testa!» dato che le sue parole irriverenti ricalcavano i miei pensieri, sorrisi. Sembrava sempre che io e mia sorella maggiore condividessimo la mente, come i gemelli della favola... Arliss sorrise automaticamente e completò il mio pensiero "... gli Hammerfell che riconquistarono il loro castello con un esercito di conigli e che vissero insieme il resto dei loro giorni per poi morire nello stesso istante, a tarda età!"


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«Spiegami il motivo di questo invito,» domandai io. Non mi piaceva che mia sorella avesse tenuto per sé informazioni sui donas di famiglia! Lei lesse nel mio cuore il mio dispetto e corse ai ripari, accarezzando la mia testa bionda con fare materno.
«Riguarda un bel po' di storia della nostra famiglia: sei disposto ad un'altra lezione noiosa, bredu
«Certo,» dissi io, sconsolato. Capivo che mi era stato nascosto ben più di un particolare, in questa faccenda e che invece Arliss e mia madre conoscevano tutto quanto. Era qualcosa che riguardava il malessere della soglia che mi aveva costretto a letto per due decine, l'anno precedente?
«Ricordi che i Macrae erano vassalli degli Elhlalyn e che, usciti dal programma di selezione del laran avevano scelto una sorta di esilio volontario e avevano cambiato signore. Questo avvenne poco prima della fine delle Ere del Caos e molte cronache registrarono la cosa, compresi i monaci di Nevarsin e i sapienti di Neskaya.»
«Anche se non mi hai spiegato perché,» puntualizzai io, tanto per chiedere.
«Non si sanno le vere ragioni, bredillu,» rispose lei, sorridendo in tralice, «e a quel che si capisce dalle cronache era stato fatto un qualche tipo di affronto agli uomini Macrae da parte di nobili DiAsturien o Elhalyn, o addirittura dal Re di Thendara, che avevano rifiutato di onorare diversi contratti matrimoniali con donne delle loro famiglie.»
Essere esclusi dal programma di selezione dei sapienti a quell'epoca doveva essere ben più di un affronto. Da quel che sapevo la serie di alleanze dei Cento Regni si basava da una parte su una quantità di matrimoni dinastici e incroci genetici per favorire la nascita di veri e propri mostri di potere che i sapienti selezionavano e incrociavano tra loro per migliorare il laran o ricercare donas sempre più potenti e strani. Dall'altra in guerre fratricide e spietate in cui clan rivali e faide interminabili falcidiavano eserciti di guerrieri e nobili casate. Il risultato era stato la quasi distruzione del mondo conosciuto, la sparizione di diversi casati e l'adozione del Patto. Il processo di unificazione degli staterelli e delle miriadi di clan negli odierni Sette Dominii dei Comyn aveva fatto il resto, cristallizzando le poche famiglie superstiti e legandole tra loro indissolubilmente. I matrimoni combinati erano rimasti, le guerre anche. Il laran era divenuto sempre meno diffuso, anche fra gli stessi Comyn.
«Tutto ciò avrà causato una faida senza fine!» esclamai scontento.
«No. I Macrae si unirono alle Aillard, adottarono i loro colori e divennero fedeli vassalli al servizio della Madre. I laranzu'in di Aillard tornarono ad interessarsi del loro potere.»
«D'accordo. I nostri avi sono stati intelligenti. Ma cosa ci hanno guadagnato?» domandai dubbioso. Era ovvio che dall'alleanza con le Aillard avevamo ricavato solo il dubbio onore di sposare le loro donne (che in fin dei conti erano sempre comyn) e allevare cavalli. La ricchezza della casata era svanita. Il clan Aillard invece era tra i più ricchi e potenti dei comyn, commerciavano il sale, l'olio di pesce e tante preziose merci vendendole a caro prezzo a tutti gli altri dominii, compresi gli Aldaran rinnegati.
Arliss rimase un momento in silenzio raccogliendo le idee per meglio rispondere alla mia domanda.
«E' complicato,» disse poi. Restò a guardarmi. «Qual è il donas della nostra famiglia?»
Come potevo rispondere? Conoscevo solo una manciata di telepati; lei, nostra madre e Juliano a Hollow Tree, le parenti di nostra madre a Lindirsholme e a Dalereuth, la vecchia Carnia giù a Three Widows Bay che leggeva il tempo e prevedeva le tempeste dell'unico mare del nostro mondo! «Non lo so!» risposi sinceramente. «Quando la leronis Aliciana mi ha parlato del mio laran ha detto che era simile a quello di kiyu Mical e al tuo. Che quando avrei raggiunto il potenziale si sarebbe rivelato da sé.»
«Esattamente. Hai citato Aliciana in modo preciso,» mi disse Arliss. «Le esatte parole, ero lì con lei.»
Non mi stava dicendo niente che già non sapessi ed io cominciavo a spazientirmi. Le inviai con il pensiero un richiamo leggero tanto per spingerla a parlare, lei sorrise accorgendosi della mia manovra.
«Non dirò niente. Ma tu sai già tutto.»
«Cosa? Io so già tutto?»
«Sul donas dei Macrae. Hai raggiunto il potenziale, quindi lo sai.»
Rimasi seduto a guardarla, non capendo. Lei aspettava. La risposta venne da sola, come Aliciana aveva previsto.
«Il richiamo,» dissi io, dirigendo l'equivalente laran di un bel calcio sull'equivalente zona laran del mio corpo astrale! Per un paio d'ore il mio 'didietro' psichico non si sarebbe seduto!
«Esatto. Alcuni hanno l'empatia con gli animali, altri il vecchio 'tocco' dei MacAran ed entrambe sono forme di potere. Simili ma differenti. Per quanto riguarda Aillard e Macrae il potere è simile, quasi identico poiché ci siamo incrociati tra noi per secoli divenendo le due facce della stessa moneta. Io e te siamo figli di Macrae e Aillard nella stessa misura, ereditando dai nostri genitori entrambi i doni: il potere di parlare con creature non-umane e il potere di attirare i viventi, di fargli desiderare le cose.»
Se c'erano parole per descrivere quello che faceva il richiamo erano proprio quelle; mia sorella non avrebbe potuto esprimersi meglio. Il richiamo non si riduceva a far scendere dagli alberi gli uccelli sulla mia mano (come avevo fatto proprio il giorno prima) per beccare il cibo, o a farmi cavalcare stalloni imbizzarriti senza pericolo; faceva in modo che gli uccelli desiderassero scendere sulla mia mano, gioiosi e contenti. Faceva sì che lo stallone volesse farsi cavalcare da me. Ora che riflettevo sulle implicazioni vedevo l'ingenuità del mio modo di usare il donas... mia sorella mi aprì la sua mente, inondandomi di pensieri.
"Se la cuoca desiderasse fare sempre il mio piatto preferito, se il mercante volesse comprare tutti i miei cavalli al prezzo da me fissato, se il Re volesse compiacermi donandomi un castello, se un bel giovane desiderasse sposarmi, se il mio nemico volesse morire sulla punta della sua spada piuttosto che ferirmi!"
Rimasi scioccato da tutte le immagini che vedevo, capendo che qualcosa mi sfuggiva. "Con questo potere perché non siamo sul trono? Perché lavoriamo come cani per le Aillard? Perché facciamo i nostri turni alle reti, d'estate?"
«Per colpa della Madre...» rispose a voce Arliss, compiaciuta, «... o grazie alla Madre. Scegli tu! Il potere del richiamo è pericoloso ma ha molti limiti. Per esempio: funziona in modo assoluto solo sugli animali, un po' meno sugli uomini comuni che hanno poco laran o ne sono privi, quasi per nulla sui membri delle famiglie comyn. Una leronis addestrata non potrebbe mai cadere nella trappola del richiamo, scivolerebbe sulle sue barriere come acqua. Poi lascia tracce: un forte telepate capirebbe di essere stato usato e verrebbe a chiederne conto. I Macrae si troverebbero nei guai,» ridemmo entrambi e nella mente mi si formò la pazza immagine di una lunga fila di mercanti truffati, cuoche imbestialite, aspiranti suicidi vendicativi!
«Quando scoprirono il potere della nostra famiglia i leronin delle Aillard cercarono di fissarlo nei loro tratti genetici ma scoprirono ben presto che la caratteristica era recessiva e legata al sesso: solo i maschi trasmettevano il dono alla prole e solo alcuni sviluppavano il pieno potere del dono, la maggior parte morivano del malessere della soglia a causa di allucinazioni e convulsioni.»
«E' per questo che noi abbiamo subito tutto quel dolore e quelle allucinazioni terribili: abbiamo il pieno dono?» domandai.
«Già. Nostro padre non ne aveva quasi per niente però lo zio Mical, suo fratello minore, ne ha una buona dose. Ma lui non ha sposato una Aillard, solo una Leynier che non gli ha generato che figli nati morti.»
«Perché le Aillard sono legati ai Macrae?» chiesi incerto.
«Nelle Ere del Caos i sapienti Aillard svilupparono tecniche per controllare geneticamente le caratteristiche letali dei laran più pericolosi. Per esempio furono donne Aillard a controllare la pazzia degli Elhalyn, trasformando la visione dei molteplici futuri nella preveggenza degli Aldaran e fu a causa dell'abbandono del programma di selezione che gli Elhalyn sono di nuovo instabili.»
Ero a conoscenza dei ripetuti casi di pazzia nella casata regnante e non mi stupii della cosa. Avevo avuto la mia parte di allucinazioni e sapevo che la mente umana non era in grado di reggere a tante visioni tormentose... chissà cosa provava un uomo che vedeva avverarsi una parte delle sue visioni? Un brivido corse lungo la mia schiena.
Mia sorella proseguì nella narrazione ed io vidi davanti a me la storia del nostro popolo ad immagini, molto vivide, per altro.
«Inoltre le Aillard, dominati fin d'allora dalle donne, potevano sacrificare i loro figli maschi per mantenere la nostra linea di sangue ininterrotta. E donne Aillard di Aillard hanno sempre sposato di catenas i portatori del dono, in modo da controllarci più da vicino e fermarci, se necessario.»
«Quindi nostra madre... » cominciai io.
«... Ha sposato nostro padre principalmente per motivi dinastici. Poi si è innamorata di lui,» terminò Arliss per me, «e ora i suoi due figli hanno in pieno il dono dei Macrae. E' spaventata!»
«Eri tu quella che volava contro le pareti,» affermai divertito.
«Già!» fece lei, asciutta. «Come vedi fa bene il suo mestiere: si assicura che non facciamo del male a nessuno! A costo di farcelo lei,» indubbiamente il suo commento era fuori luogo poiché esagerato. Lasciai quindi perdere e mi concentrai sulle altre mie domande.
«Cosa succederà al Solstizio? Parlavate di una prova che dovrei sostenere...»
«Sì,» assentì mia sorella. «Tutti i maschi della famiglia e tutte le rare femmine che dimostrano di possedere il dono devono sottomettersi ad una prova... una prova di idoneità che io ho già affrontato a suo tempo e che ora ti aspetta. Le leroni Aillard e la Madre non vogliono correre rischi di nessun genere. Superata la prova diventerai a tutti gli effetti un membro attivo del dominio. Ti addestreranno all'uso del tuo laran come in una Torre, troveranno per te una sposa adatta, farai dei figli e delle figlie, poi farai quello per cui sei così prezioso per loro.»
Rimasi fermo a moglie e figli chiedendomi se avevo capito male: avevo dodici anni! E mi avrebbero trovato una moglie adatta! Inviai quel pensiero così forte che Arliss mi guardò ghignando. «Quando verrà il momento, giovane stallone!» mi fermò con un gesto della mano. «Tra tre o quattro anni.»
Dentro di me non vedevo l'ora, anche se non sapevo proprio che cosa ci dovevo fare con una moglie. A parte che si sarebbe presa cura di me e avrebbe cercato di comandarmi a bacchetta per il resto della mia vita come le Aillard che già conoscevo. Erano così ansiose di dimostrarsi all'altezza dei maschi che finivano per assomigliare loro senza avere i loro pregi più importanti: combattere nelle risse da taverna (non ne avevo mai vista una ma dovevano essere fantastiche!), andare a fermare i banditi, pisciare in piedi, tutte cose che una donna non faceva! Arliss captò anche questo mio pensiero e sorrise. «Ricordami di parlarti delle Rinunciatarie in generale e di nostra kiya Shandra in particolare. L'ho vista combattere con due coltelli e vincere contro tre uomini delle Città Aride. L'ho vista sedare una rissa e bere come un uomo per poi iniziare una nuova rissa contro uno che l'aveva guardata storta,» fece una pausa ad effetto nella narrazione, poi riprese, «... e credo che anche per il pisciare in piedi sia da consultare!»
Avevo tante domande e volevo sapere tutto quello che potevo, ma Arliss mi fermò ben presto: la Madre avrebbe risposto meglio di lei. La mia delusione bruciò solo per qualche momento, prima di realizzare che potevamo preparare il viaggio a Dalereuth. Corsi verso le stalle per scegliere il cavallo e avvertire Juliano!


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I cavalli nitrirono al mio passaggio, salutandomi.
«Juliano! Si va a Dalereuth! Partiamo domani mattina,» riferii eccitato.
«Perché?» chiese lui, pensando ad uno scherzo.
«Siamo invitati dalla Dama Aillard in persona! Parteciperemo alla festa nel suo palazzo!»
Lui sbuffò. «Juliano Hodge è stato invitato? E' proprio uno scherzo.»
«Hanno invitato me e Arliss, stupido! Ma tu sei il mio scudiero, quindi ci accompagnerai,» risposi, pratico. «Ti occupi tu di avvertire il coridom? Sarebbe meglio che venisse anche Robard, e lui lì ha famiglia, quindi farà loro una bella sorpresa. Ci servono razioni per due giorni, non di più. Io sceglierò i cavalli, che cosa dici, è bene portarne anche un paio di scorta come bestie da soma? O sto esagerando?»
«Piano, chiyu! Vai troppo veloce,» rise Juliano, «finirai tutto il fiato e non potrai più parlare per una decina... andiamo con ordine: hai chiesto il permesso a domna Alarice? Il coridom non si muoverà neanche di un passo se non ha il suo benestare.»
«Ma certo che abbiamo il permesso di mia madre!» liquidai io. «E c'è l'ordine di partire subito all'alba di domani.»
In quella giunse proprio il coridom, con uno sguardo infastidito. «Cos'è questo baccano? Siamo al mercato di Ardcarran?»
«Il giovane dom e la damisela devono andare a Dalereuth, sembra,» rispose Juliano.
«E nessuno me lo viene a dire?» commentò Dannil Lowain, con tono burbero. Il giovane intendente era stato lo scudiero di mio padre e suo fratello di spada. Da quando avevo memoria era stato il mio riferimento, mi aveva insegnato a tirare di scherma, cavalcare e a predisporre trappole. Mio padre mi aveva insegnato a pescare, che era la sua seconda passione, dopo la musica. E alla sua morte kiyu Dannil aveva preso come sua responsabilità precisa la famiglia del suo signore e aveva aiutato mia madre con la tenuta e le altre poche proprietà dei Macrae. Avevo idea che fosse anche un po' innamorato di mia madre e che fosse per questo strano affetto da parte di un uomo così al di sotto della sua estrazione sociale che mia madre aveva rifiutato di contrarre un nuovo matrimonio. A me la cosa stava benissimo: kiyu Dannil era il solo padre che volevo e che anche Arliss poteva accettare a fianco di mia madre.
«Il giovane dom mi aveva appena avvertito,» rispose Juliano, abbassando lo sguardo sui suoi piedi.
«Va bene, quando? Quanti devono accompagnarvi?»
«Domani mattina, pensavamo Juliano e Robard, se non ci sono problemi,» risposi.
«Avete avvertito la cameriera di Arliss?»
«E che se ne fa di Anya?»
«Non andrete in mezzo alla foresta, Dannil. Una Macrae-Aillard non può assolutamente essere ospite delle Aillard senza una cameriera personale. Sarebbe uno scandalo che viaggiasse in compagnia di soli uomini, fossero anche tutti suoi fratelli.»
Detestavo gli stupidi usi dei montanari comyn e dei valligiani al di là del Valeron, dove il mio padrino era cresciuto, quindi accennai a negare. «Le Aillard sono comyn, ma hanno altri usi, kiyu. Non baderanno affatto alla cosa. E il nostro rango non è poi così alto.»
Il coridom piantò le mani sui fianchi, ma accettò le mie parole. «Se vuoi sembrare un sempliciotto a corte, ne hai pieno diritto, dom
«Quanti cavalli devo scegliere?» chiesi, per cambiare discorso. Me ne intendevo abbastanza per organizzare il viaggio, ma avevo ancora bisogno di chiedere consiglio a quelli più bravi ed esperti di me. Viaggiare impreparati era un pericolo mortale, in estate come in inverno.
«Se sarete in quattro prendete quattro cavalli e un animale da soma. Un altro cavallo. Non scegliere stalloni addestrati da altri. I migliori sono i roani. Porta Alar, ha bisogno di muoversi.»
«Va bene. Razioni per due giorni? » riflettei, era meglio prevedere guai. «O è meglio quattro giorni?»
«Sì, quattro. Ci sono abbastanza rifugi. Mangiate i vostri viveri, le locande costano troppo e sono da usare solo in emergenza.» Il mio padrino sembrava contento. «Vai da tua madre, chiyu. Non ci sarai per la festa. Stalle vicino il più possibile.»
«Certo, kiyu,» feci cenno di sì con la testa, poi lo guardai furbo. «Ma ci sarai tu con lei, vero? Ballerete insieme al solstizio.»
Il suo colore cambiò in bianco per la sorpresa. Uno stalliere e Juliano, che avevano ascoltato la mia osservazione ridacchiarono... «Impertinente!» fece l'intendente. Mi diressi al volo verso casa, prima di incorrere in qualche punizione.


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Salutai mia madre con calore e rassegnazione, abbracciandola forte e stringendola al petto. Lei non avrebbe pianto, odiava mostrare le sue emozioni e odiava sentirsi vulnerabile. Non avrebbe permesso neanche gli abbracci, ma in verità non aveva avuto possibilità di sottrarsi, ero già più alto di lei e sembravo più vecchio della mia effettiva età. Arliss, al mio fianco, pareva contenta della separazione. Ricordai che amava andare a Dalereuth dalle nostre parenti e invariabilmente mi raccontava avvenimenti straordinari, feste particolari o anche piccoli fatti che, nella narrazione, acquistavano grande valore perché erano accaduti a corte.br> Alla fine anche lei aveva preferito non farsi accompagnare da Anya e nostra madre, la stessa che ci guardava ora memorizzando ogni singolo particolare della tenuta per cavalcare e ogni tratto del viso dei suoi tesori, si era mostrata indifferente. «Hanno più ancelle di quanto necessitano, a palazzo, più brave di Anya. Mia figlia non deve sembrare ciò che non è. La rispetteranno di più se non cercherà di darsi arie inutili.»
Come sempre, il coridom accolse l'opinione di domna Alarice con l'accettazione silenziosa propria del servitore fedele, quindi tutti si trovarono d'accordo. Ben sapendo che mia sorella detestava i fronzoli da gran dama e le sciocchezze da bambina viziata, mi domandai se aveva lanciato qualche richiamo per far accettare la sua opinione a tutti.
Mi rizzai sulla sella rapido e avvezzo come se avessi cavalcato uno stallone per il doppio dei miei anni effettivi e guardai mia sorella salire a sua volta sicura. Quando addestrava i cavalli chiedeva al figlio dello stalliere un paio di brache larghe e comode che non le impedissero i movimenti, ora aveva il suo abito da amazzone semplice e disadorno ma in qualche modo giusto per affrontare il breve viaggio.
«Adelandeyo, madre!» dissi poi a voce alta. «Saremo presto di ritorno.»
«Adelandeyo, madre!» disse Arliss, con un breve inchino del capo.
«Tornate appena potete, o inviate un messaggero per avvertirmi di eventuali cambiamenti,» rispose rigida lei. Il mio padrino le si avvicinò impercettibilmente. Percepii il pensiero inespresso di mia madre, probabilmente sfuggito alle sue solide barriere. "Avvertitemi in ogni caso, con qualunque mezzo, che state bene entrambi!"
«Contaci,» assicurai io.
Partimmo lentamente affiancati, seguiti dai due uomini di fiducia, diretti alla città. Mi voltai a mezzo per guardare mia madre e lei sollevò piano la mano in alto come per fermarmi all'ultimo momento, poi trasformò il gesto in un saluto. In piedi, ritta contro il muro di legno della tenuta di famiglia, la sua figura si stagliava solida come una statua di Cassilda. La sua mano aperta era per lei una dolorosa spina, il simbolo di emozioni contrastanti. Era fiduciosa della mia riuscita ma spaventata nel contempo per i rischi a cui andavo incontro. Concentrandomi sulla matrice, lanciai un richiamo verso il mio padrino, una sorta di promessa per mia madre. Lui sollevò il suo braccio e la strinse a sé, mormorando parole di conforto. Sparirono entrambi alla vista dopo pochi minuti. Mi volsi di nuovo avanti. Quella mano aperta avrebbe rappresentato per me anche il bentornato, di lì a poche decine. Questo lo giurai!









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Disclaimers

Dannil e la sorella Arliss vengono invitati a Castel Aillard dalla Domna del Dominio per partecipare alla Festa del Solstizio invernale... ma molte sorprese attendono il ragazzo

Note

Hollow Tree: in inglese Albero Cavo. Nelle leggende irlandesi il popolo fatato nasconde i suoi tesori in pentole d'oro all'interno di vecchi alberi cavi, dietro le cascate o alla fine degli arcobaleni. Il nome ha quindi significato di buon augurio per colui che vi trova rifugio.
Three Widows Bay: in inglese Baia delle Tre Vedove. Un villaggio di pescatori non lontano da Dalereuth.


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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008