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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +2, marzo (21 - 30)] [Credits & Disclaimers]
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! Questo racconto tratta anche di tematiche omossesuali,
se siete contrari all'argomento o se vi offende non procedete nella lettura !



Amici

Duane McKee & Patrick McHarlaw

Duane? Duane, ma che hai ti sei incantato?»
Keith segui lo sguardo del fratello e si trovò a fissare Kasentlaya, la ragazza cui entrambi facevano la corte che, accompagnata da un giovane alto e prestante, si dirigeva verso la Torre. Keith diede di gomito a Duane.
«Adesso ho capito! Però il nostro patto prevedeva una concorrenza leale, non vale che tu la ammiri senza dirmi niente!»
Duane si riscosse come da un sogno.
«Cosa? Ma no che dici!»
«Dico che stai cercando di avvantaggiarti nella conquista di quella splendida fanciulla a dispetto del nostro patto!» e fece per tirargli un pugno che Duane schivò abilmente mettendosi a correre.
«Non riuscirai mai a colpirmi Keith!»
«Ah sì, adesso vediamo!» e scattò all'inseguimento del fratello. Stava per prenderlo quando Duane inciampò e rotolò a terra subito travolto dal fratello. Keith si alzò subito, mentre Duane rimase a terra. Una donna gli si avvicinò e chiese: «Dove ti fa male?»
Duane sentiva la gamba destra pulsargli dolorosamente all'altezza del polpaccio e la pulsazione rimbombava nella sua testa ovattando tutte le sue percezioni.
«La gamba, credo che sia rotta!»
La donna si chinò, ma appena sfiorò il giovane con la punta delle dita, Duane fu travolto da una forza immensa e quasi fisica che lo fece svenire.


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Duane si risvegliò in una stanza calda e profumata, le pareti foderate di seta. Il dolore alla gamba era passato quasi del tutto, la sentiva solo indolenzita, in compenso nella sua testa c'era uno strano ronzio e in sottofondo dei sussurri incomprensibili come se qualcuno parlasse sottovoce appena fuori della sua portata. Il sole entrava dalla finestra alla destra del letto, illuminando il camino in cui scoppiettava un bel fuoco ed una comoda poltrona di velluto verde. Cercò di alzarsi e il lieve cigolio del letto, che gli sembrò più forte ed acuto del grido di un banshee, lo fece gemere. Allora provò a girare la testa, per guardare il tavolino accanto al letto su cui era posata una bottiglia piena a metà di un liquido trasparente lievemente dorato e un bicchiere, ma anche quel semplice movimento gli fece venire vertigini e nausea.
Come in risposta al suo gemito la porta si aprì ed entrò una Rinunciataria, alta con corti capelli castani. I suoi occhi saettavano da una parte all'altra come se in ogni angolo della stanza si potesse nascondere un pericolo.
«Vedo che hai ripreso conoscenza.»
La Rinunciataria aveva parlato in tono normale, ma sua voce gli giunse alta come se lei avesse urlato.
«Dove sono?» la sua voce era impastata e distante, come se avesse parlato qualcun altro.
«Sei in una stanza della Torre.»
«Perché? Cos'è successo? E la mia gamba?»
Duane ebbe l'impressione che la Rinunciataria sbuffasse, ma era sicuro di non aver visto la sua bocca muoversi.
«Il tuo laran è stato risvegliato improvvisamente, e la tua gamba si era rotta, ma l'osso è già stato saldato. Scusa ma adesso ho da fare.»
Senza lasciargli tempo di replicare la Rinunciataria gli volse le spalle e lo lasciò solo.
Il ronzio continuava tormentargli le orecchie, ma il sussurro per qualche tempo si quietò.
Doveva essersi appisolato perché quando riaprì gli occhi la luce non entrava più dalla finestra, anzi la stanza era illuminata solo dal fuoco nel camino. Non si accorse dell'uomo che era entrato e si era seduto sulla poltrona, che era stata spostata accanto al letto, finché non parlò.
«Ben svegliato! Come ti senti?»
«La gamba non mi fa più male. È che sento uno strano ronzio e dei continui sussurri. Solo che appena provo a muovermi mi viene la nausea.»
«Allora ti consiglio di star fermo e tranquillo, prima che ti vengano nuovamente le convulsioni.»
«Convulsioni?»
«Sì, hai avuto un attacco di Mal della Soglia, non troppo forte, ma è meglio non forzare le cose. La gamba sarà come prima in un paio di giorni. Posso controllarti?»
«Che cosa vuol dire?»
«Adesso controllerò con il laran le tue condizioni di salute. Vedi il laran passa nel tuo corpo in alcuni canali, che sono gli stessi dell'energia sessuale... Ma che stupido, sto dimenticando le prime regole dell'educazione. Io sono Kelan MacAran e tu?»
«Duane McKee.»
«McKee? Sei parente di Shann e Benton?»
«Sì sono i miei zii.»
«Dovresti scostare le coperte.»
Duane fece come gli era stato detto e scoprì una comoda veste da camera di flanella.
Kelan gli si avvicinò, e portò due dita a pochi centimetri dalla sua pelle e li passò lungo tutto il corpo.
«Molto bene, la situazione è migliorata ancora. Ti dà fastidio se accendo una candela?»
Duane cercò di scuotere la testa, ma ottenne solo un violento capogiro. Respirò profondamente un paio di volte e riuscì a parlare di nuovo.
«No, la luce non mi dà fastidio.»
Kelan prese la candela e si portò vicino al camino, dove con un bastoncino incendiato ad un capo, accese lo stoppino. Duane ora poteva vedere il suo interlocutore. Un uomo sui venticinque, ventisei anni, alto, gli occhi chiari ed i capelli scuri in cui la fiamma accendeva riflessi ramati. Kelan lo stava osservando attentamente.
«Duane... quanti anni hai?»
«Diciassette!» disse con orgoglio.
«Diciassette...» il volto di Kelan si fece pensieroso e Duane ebbe l'impressione di veder delle onde di perplessità irradiarsi dall'uomo.
«Duane, quando sei diventato uomo?»
Duane arrossì.
«Intendo quanto tempo fa hai cambiato la voce e ha cominciato a crescerti la barba?»
«Ah, tre o quattro anni fa.»
«E quando è successo non sei stato male?»
«Beh, non mi ricordo, dovreste chiedere a mia madre, però forse è stato in quel periodo...» Duane si morse un labbro cercando di ricordare. «C'è stato un periodo in cui soffrivo di violenti capogiri e a volte avevo anche la nausea, ma forse è stato qualcosa che ho mangiato.»
«Potrebbe essere stato il Mal della Soglia. Ma devo parlarne con Fiona.» Kelan lo guardò negli occhi per qualche istante, sembrava indeciso, alla fine sospirò. Doveva aver preso la sua decisione perché si voltò verso il tavolino e versò nel bicchiere due dita di liquido. Gli porse il bicchiere.
«Adesso bevi questo, e dopo riposa.»
I giorni seguenti Duane li trascorse tra il sonno indotto dal distillato del kireseth e la veglia tormentata dal ronzio e dai sussurri. Quando si svegliava trovava a volte Kelan MacAran, altre una Rinunciataria che si era presentata come Dana n'ha Angela. Un risveglio rimase particolarmente impresso nella sua memoria perché entrò nella stanza quel giovane che aveva visto con Kasentlaya il giorno dell'incidente.
Il giovane fece un segno a Kelan che, scusandosi con Duane, si alzò ed uscì. Al suo posto entrò un uomo.
«Chi era?» gli chiese Duane non appena l'uomo si fu accomodato.
Con un sorriso d'intesa l'uomo rispose.
«Pat, l'ultimo acquisto della nostra Torre, prima che arrivassi tu. E, anche se non sembro destare il tuo interesse come Pat, io sono Mikhail Ardais.»
Duane arrossì fino alla punta dei capelli, mentre Mikhail sghignazzava sotto i baffi.


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Erano passati altri quattro giorni quando una mattina Kelan entrò nella sua stanza con un gran sorriso.
«Bene Duane, ho una bella notizia. Oggi puoi alzarti! La Custode vuole esaminarti per scoprire quanto laran hai.»
Appena uscirono dalla porta il ronzio quasi cessò, ma i sussurri divennero molto più forti e quando incrociavano qualcuno nei corridoi, Duane sentiva i suoi pensieri urlatigli nella mente.
Scesero di alcuni piani le scale della Torre fino ad entrare in una stanza dove li attendeva la Custode.
«Purtroppo non hai molto laran, giusto quel che ti permette di sentire i pensieri degli altri se non sei ben barricato,» gli disse la donna una volta terminato il controllo.
«Posso insegnarglielo io, Fiona. Non richiederà molto tempo e fatica.»
«Va bene Kelan. Ma prima credo sia meglio che Duane impari a familiarizzarsi con questa.»
Fiona estrasse una piccola pietra azzurra da un cofanetto di legno foderato in seta. Era una sasso di dimensioni modeste, poco più grande dell'unghia del suo pollice ma, viste le scarse capacità mostrate dal McKee, dalle dimensioni più che adatte a lui.
La Custode chiese al giovane di osservare con attenzione quello che vedeva dentro il cristallo, sostenendolo mentre le linee di energia che sembravano rincorrersi all'interno della matrice si rivelavano lievemente nauseanti per Duane. Dopo qualche istante la pulsazione che sembrò scaturire dalla pietra azzurra, posata sul palmo del giovane, sembrò entrare in sintonia con il suo respiro e il senso di malessere che l'aveva colpito svanì quasi del tutto.
«Adesso posso consegnarti nelle mani di Kelan,» sorrise la donna, soddisfatta.
Kelan dovete tirare il McKee per una manica per recuperare la sua attenzione. «Andiamo Duane,» disse piano, dopo aver salutato Fiona con un cenno del capo.
Tornarono nella stanza foderata di seta in cui Duane aveva alloggiato in quei giorni.
«Sediamoci. Dunque il laran e i donas sono delle capacità mentali che permettono di fare le cose più disparate, per esempio gli Alton possono entrare nella mente di chiunque, per quanto sia barricato, o gli Ardais possono attivare il laran sopito delle persone che li circondano con un semplice tocco.»
«Allora la donna che mi ha toccato è un'Ardais?»
«No è mia sorella, una MacAran, ma il figlio che porta in grembo ha ereditato in pieno il donas degli Ardais. Non sempre i donas si manifestano alla massima potenza e purezza, anzi è molto raro che succeda. Secondo la quantità e purezza di laran che una persona possiede, può fare determinate cose. Io non ho tantissimo laran e sono un monitore, ma per esempio mia sorella Elorie, quella che ti ha sfiorato, non ne ha neanche un goccio. Tu ne hai veramente poco, quindi ti crea più complicazioni che altro, per come si sono messe le cose. Mi hai detto di aver sofferto di capogiri e nausea quando sei diventato uomo, quelli probabilmente erano debolissimi attacchi di Mal della Soglia. Sono stati così lievi proprio perché hai pochissimo laran, chi ne ha di più rischia di morire nel periodo dell'adolescenza se non è curato in tempo.»
«E cosa posso fare?»
«Devi semplicemente imparare ad alzare le pareti del tuo nido, in modo che i pensieri degli altri non ti raggiungano e che i tuoi pensieri non assordino gli altri. Tu in questi giorni hai sentito i pensieri degli altri come sussurri, ma appena uno di noi abbassava momentaneamente le pareti i tuoi pensieri gli arrivavano ben forti.»
«Mi dispiace infinitamente!»
«Non ti preoccupare, ognuno di noi è stato nelle tue condizioni e quindi ti capiamo perfettamente. Dunque,» trasse un profondo sospiro, «ognuno visualizza il laran in maniera diversa. Io sono un MacAran e il donas della mia famiglia è la comunicazione con gli animali, nelle Ere del Caos i miei antenati controllavano gli uccelli sentinella. Insomma Fiona dice che quando parlo del laran parlo come un uccello, può essere che sia perché visualizzo le correnti d'energon come stormi d'uccelli. Ma torniamo a quel che devo insegnarti. Adesso ti faccio vedere il mio nido,» Kelan protese una mano verso Duane e attraverso il contatto gli mostrò il perfetto nido di ramoscelli che circondava la sua mente.
«Quando vuoi aprire un contatto telepatico non fai altro che aprire delle entrate nelle pareti, così,» e in una parete si aprì un varco rotondo da cui uscì una piccola aquila.
Dopo alcuni tentativi le barriere di Duane furono perfette.
«Scendiamo in cucina. Mentre mangiamo di spiego alcune delle regole fondamentali.»
Giunti in cucina Duane ormai sapeva come comportarsi in una Torre. Alla vista del cibo, scoprì di aver fame. Si servirono di fette di pane e barrette di cereali. Seduto al tavolo a magiare pane e miele c'era Pat. Kelan sfiorò la mente di Duane in un invito ad aprirsi, lo stesso fece con Pat.
"Pat questo è Duane, Duane lui è Pat."
"Piacere."
"Pi ... Piacere mio."
"Adesso vi lascio, Fiona ha bisogno di me per il Cerchio."
Tra i due scese il silenzio, dopo che il monitore se ne fu andato.
«Come mai tu non lavori nel Cerchio?»
"Non sono ancora in grado di controllare appieno le mie capacità! Hai superato il malessere?"
Duane fu sorpreso dalla risposta telepatica. Pat sorrise.
"Un altra cosa che non controllo sono le corde vocali: riesco a comunicare solo in questo modo."
"Adesso sto meglio, grazie. Credi che possiamo uscire dalla Torre?"
"Non credo, tu sei appena guarito e in questo momento gli altri stanno lavorando nel Cerchio, dovremo aspettare almeno domani pomeriggio."
"Cosa si fa qui per ingannare il tempo?"
"C'è una sala di musica, una biblioteca molto fornita, manca solo una palestra, ma mi hanno assicurato che dopo aver lavorato nel Cerchio non si ha molta voglia di fare attività fisica."


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Nei giorni seguenti Pat e Duane passarono molto tempo assieme. Più che altro era Duane che raccontava episodi divertenti della sua vita. Passavano interi pomeriggi nella sala di musica dove Duane suonava dolci e tristi ballate degli Hellers. Ogni giorno di più si rendeva conto che nel momento in cui avrebbe dovuto lasciare la Torre, avrebbe sentito acutamente la mancanza di Pat.
"Mio fratello sarà gelosissimo! Sarà assolutamente convinto che io abbia trascorso questi giorni in perenne compagnia di Kasentlaya e se gli giurassi che neanche l'ho vista non ci crederebbe!"
"A tuo fratello piace Kasentlaya?"
"Sì il giorno che il mio laran è stato risvegliato stava guardando proprio lei."
"E tu cosa guardavi?"
"Io? Io guardavo..."
Duane s'interruppe e mentre abbassava lo sguardo le sue barriere si alzarono ai massimi livelli. Pat gli sfiorò appena una spalla. Duane riuscì a trovare, non seppe mai dove, il coraggio di guardarlo in faccia e di aprire uno spiraglio nelle sue barriere, lo sguardo di Pat era molto triste e Duane si sentì in colpa per avergli causato quella tristezza.
"Scusami se sono stato indiscreto Duane."
"Non è colpa tua, Pat. Sai quel giorno stavo guardando proprio te," alla faccia sorpresa di Pat, Duane continuò, "una faccia nuova ad Elvas! D'accordo che anche noi siamo arrivati da poco, ma qui sono tutti o parenti o amici d'infanzia. Insomma ci sentivamo isolati e visto che nessuno aveva parlato di te come suo parente speravo di aver trovato qualcuno che si sentisse isolato come noi, con cui parlare. E sono stato fortunato perché è proprio quello che ho trovato: un amico."
"Mi fa piacere che tu mi consideri un amico, anch'io qui non ne ho molti... e di parenti penso proprio nessuno."
"Pensi?"
"È difficile spiegartelo, perché neppure io lo so. Non ricordo nulla del mio passato... non riesco più a parlare... se invece di ascoltare con la mente ascolto con le orecchie... so che qui parlano una lingua estranea e sconosciuta."
"Davvero?" La curiosità lo investì con un'intensità simile a quella di uno dei vortici di vento che spesso scendono rovinosi dalle cime più alte degli Hellers. Poi si rese conto dello sguardo dell'altro, diventato improvvisamente triste ed ebbe paura di averlo offeso. "Scusami... non volevo essere offensivo... ma..."
"Non ti preoccupare." Il viso di Pat era tornato ad essere quello allegro ed aperto di prima. "È che qui sono tutti curiosi di sapere qualcosa del mio passato, mi sembra di essere un animale allo zoo."
"Lo zoo? Che cos'è? Ma che fai?"
Pat si era improvvisamente alzato e si era messo a saltare in mezzo alla stanza come impazzito. Poi sempre ridendo e con la felicità che traspariva da ogni dove gli rispose:
"Non capisci? Sono un'immagine ed una parola che vengono dal mio passato!" Si fermò un attimo come cercando qualcosa. "È un posto immenso, grandi campi delimitati da una luce azzurrina... come quella dei canali del laran. E dentro ci sono degli animali strani, di tanti tipi... Lo devo subito raccontare ad Anndra e a Damon. Anzi no, prima alla Custode e poi a loro..."
"Ma aspetta, non andartene! La Custode è occupata con il Cerchio. Resta qui, ti prego!"
Forse fu per il tono accorato con cui lo chiese, ma Pat accennò di sì con la testa e si rimise a sedere. Ma era sempre irrequieto, come se sotto la sua sedia si aggirasse un'intera colonia di formiche-scorpione.
"Hai ragione, ci andrò più tardi."
Duane fu ripreso dalla curiosità, quella era proprio una storia con i fiocchi! Il fratello sarebbe letteralmente crepato d'invidia nell'ascoltarla.
"Ma allora?" Insistette. "Non ti ricordi proprio nulla?"
"No, non proprio." Pat era tornato serio e sembrava lontano mille leghe. "Mi ricordo... che mi lavavo, facevo la doccia ero molto stanco. E poi un fischio acuto ed un vortice di vento. E poi..." Gli occhi di Pat avevano un aspetto vitreo, come se fosse cieco. Duane si sentì a disagio e gli pose una mano sul braccio, scuotendolo leggermente.
"Non importa scusami..."
"No, no, è che cerco sempre di vedere qualcosa di più, di prima e di dopo. E non ci riesco mai. L'unica cosa strana è che prima, e sono sicuro di questo, non so come ma ero già stato nella sala dei relè. La Custode è giunta alla conclusione che io in qualche modo ero entrato in contatto con Elvas e quando è successo qualcosa... mi sono rifugiato qui." Pat si interruppe. La Custode e gli altri telepati gli avevano detto molto di più, ma gli avevano raccomandato anche di non parlarne troppo a giro. Per qualche motivo che conoscevano solo loro. Sospirò. "È tutto qui, Duane."
Manolo fece capolino dalla porta e gli fece un cenno.
"Scusami, devo andare con lui. Ma ci rivediamo stasera. E... grazie, mi ha fatto molto piacere parlare con te."
"Ma come fai a capirlo?"
"Lo capisco e basta." Gli rispose Pat, alzandosi ed uscendo senza dare ulteriori spiegazioni.


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La mattina seguente Duane ebbe il permesso da Kelan di uscire dalla Torre. Cercò immediatamente Pat, ma il rosso era in addestramento e non fu libero fino a sera. Duane raggiunse Pat nella sua stanza.
"Mi hanno accordato il permesso di uscire, sono abbastanza sicuri che io non abbia una ricaduta e che abbia delle barriere sufficienti a non farmi impazzire! Che ne dici di andare alle Terme?"
Uscirono dalla Torre e si diressero con passo spedito alle Terme, la fredda serata li incitava a raggiungere il tepore dell'acqua nelle vasche sotterranee.
La Vedova li accolse con un ampio sorriso.
«Credevo che questa sera non si sarebbe fatto vivo nessuno!»
«Mi hanno detto che Alar e Mikhail la aspettano allo Scoundrel per una chiacchierata.»
«Ma non posso lasciarvi qui da soli!»
«Ma sì che può! Siamo alti a sufficienza da non affogare in quelle vaschette, non trova?»
La Vedova li squadrò con occhio clinico da capo a piedi e poi assentì, deglutendo sonoramente.
«In effetti...» si girò a prendere il mantello che Pat l'aiutò ad indossare. «Grazie caro, io vado, quando uscite chiudete la porta, va bene?»
«Sissignora.»
In silenzio scesero le scale e scelsero una delle polle più grandi.
Duane lasciò tutti i propri indumenti sul pavimento fuori della vasca e s'immerse nell'acqua piacevolmente calda e leggermente odorosa di zolfo, si girò a guardare l'amico mentre questi, di spalle, si sfilava la camicia rimanendo a torso nudo. Mentre Pat completava la svestizione e s'immergeva a sua volta, Duane si crogiolava nel tepore dell'acqua. Si fronteggiavano, Pat le gambe tese, quelle di Duane raccolte. Pat mosse i piedi con fare invitante e Duane raccolse la sfida. Giocarono per qualche minuto ad avere il sopravvento l'uno sull'altro in quella buffa lotta coi piedi, sfiorandosi appena.
"Si sta proprio bene qui, non trovi?"
"Sì è perfetto!"
Pat si avvicinò a Duane e si mise al suo fianco.
"Posso chiederti una cosa Duane?"
"Certo."
"Mi chiedevo come mai hai aspettato fino adesso per uscire e non sei corso a casa da tua madre e tuo fratello, non appena ti hanno accordato il permesso di lasciare la Torre."
"Volevo salutarti e poi mi trovo bene in tua compagnia e volevo trascorrere una po' di tempo da solo con te."
Duane si rese conto della verità di quel pensiero mentre lo formulava. Soprattutto si rese conto che i sentimenti che provava per l'altro, erano notevolmente cambiati dal semplice cameratismo, dovuto all'amicizia che era nata tra loro.
"Ma abbiamo passato da soli tutta la settimana!"
"Alla Torre non eravamo davvero soli. Qui sì!"
Decise di tentare il tutto per tutto e gli prese una mano tra le sue. Pat percepì in quella stretta un'incredibile ondata d'affetto e desiderio, ma non respinse il contatto, anzi aprì la propria mente per svelare che ricambiava quell'affetto, nonostante credesse di non aver fatto molto per meritarselo.
Duane si protese verso l'orecchio dell'amico e sussurrò.
«Patrick.»
Pat rabbrividì e Duane azzardò un lieve bacio al lobo dell'altro. Il contatto telepatico fu più intenso in quell'istante di qualsiasi altro provato da Pat che se ne ritrasse intimorito.
"Aspetta Duane..."
Duane si tirò indietro come colpito da una frustata.
"Scusami Pat, per un attimo non... non ho saputo controllarmi."
Si alzò, l'acqua che scivolava via dal suo corpo non gli dava più alcun piacere. Aveva un groppo in gola che non riusciva a mandar giù.
«Beh... ci vediamo. Da stasera sparirò dalla tua vita.»
Fece per uscire dalla vasca, ma venne raggiunto da un esile flusso di pensieri di Pat che lo tratteneva per una mano.
"Non voglio perderti, solo... non sono ancora pronto ad un contatto telepatico così profondo, ho paura di perdermi e non riuscire più a ritrovarmi."
Duane tornò ad immergersi nell'acqua.
«Va bene Pat. Amici come prima?»
"Solo chiamami Patrick."









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Disclaimers

Dopo l'attivazione del suo laran, Duane è costretto a vivere nella Torre per subire il primo addestramento.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008