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MacAran

Elorie MacAran


Capitolo Primo - Marelie
Caer Donn

Marelie, cara, forza un'ultima spinta.»
Il pianto della nuova vita che giungeva al mondo fece sì che Robard distogliesse gli occhi dal volto pallido e sudato della moglie, per osservare la bimba che la levatrice gli porgeva.
«Guarda Marelie, la nostra bimba.»
La donna guardò la bambina, e con un dolce sorriso sulle labbra spirò. Robard quasi non fece cadere la neonata.
«Marelie! Marelie ti prego, non lasciarmi!»
La levatrice prese la bimba e lasciò l'uomo da solo. Fuori della porta attendeva una bambina di circa nove anni.
«Oh, Elorie, sei qui?»
La bimba si sporse a guardare il fagottino tra le braccia della donna.
«Questo è il mio nuovo fratellino?»
«No, è una bambina, bella e perfetta com'eri tu quando sei nata, mi ricordo sai?»
«La mamma come sta?»
Gli occhi della levatrice si offuscarono, guardò a lungo Elorie e poi sospirò.
«La tua mamma ha usato tutte le sue forze per darti questa bella sorellina, e adesso si riposa, finalmente.»
«Quando si sveglia?»
«Non si sveglierà più, piccola mia, la tua mamma dormirà per sempre, la sua vita è stata faticosa e mettere al mondo questa piccolina è stato un sforzo troppo grande per lei.»
«Posso prendere in braccio mia sorella?»
La donna tese la neonata alla bambina, che la cullò per qualche istante e poi la guardò con aria seria.
«Ciao Marelie, io sono tua sorella Elorie, ma per te sarò una mamma.»
«Elorie, è compito di tuo padre decidere il nome della bambina!»
«Il suo nome è Marelie. La mamma è con lei ed è giusto che si chiami così.»


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Robard passò i giorni seguenti, seduto vicino al camino, lo sguardo perso nel vuoto, a volte si stringeva la testa fra le mani, a volte sembrava fissare le fiamme. Non rispondeva se chiamato, ma se una mano prendeva la sua e lo faceva alzare la seguiva docilmente fino alla tavola apparecchiata o fino al letto.
Alcune donne delle fattorie vicine vennero ad offrirsi per dare una mano in casa, ma Elorie, che le riceveva con cortesia, rifiutava gentilmente, ma fermamente ogni aiuto. Quando le chiedevano perché rispondeva:
«Perché è compito mio. Adesso sono io la donna di casa,» ma ometteva sempre quel che una parte del suo cuore si ostinava a credere fermamente, "E poi un giorno o l'altro mamma tornerà." Ma la parte più lucida della sua mente le rispondeva: "No, non tornerà più e lo sai anche tu."
Si ripeteva che doveva essere forte, che i suoi fratelli, le sue sorelle e soprattutto suo padre avevano bisogno che lei fosse forte. Di giorno era facile con così tante cose da fare: alzarsi presto nutrire la piccola Marelie e poi occuparsi degli animali da cortile e della colazione della sua famiglia. Ma di notte quando giaceva nel letto accanto alla neonata che dormiva in attesa del pasto seguente con nient'altro da fare che guardare il soffitto, allora sì che era più difficile essere forte e le lacrime scendevano silenziose. Se uno dei suoi fratelli piangeva e chiamava la mamma, Elorie faceva come aveva sempre fatto Marelie con lei: si alzava e coccolava il piccolo in lacrime cantandogli una sommessa ninnananna.
Edric e Dyan di un anno più piccoli d'Elorie, nonostante fossero gemelli, avevano reagito in maniera completamente diversa: Edric era rimasto come folgorato dalla visione del padre in stato catatonico per la morte della madre ed era scappato via correndo. Era tornato dopo cinque giorni, affamato come un lupo e con uno sguardo strano negli occhi come se avesse preso una decisione che avrebbe condizionato tutta la sua vita. Dyan, che era stato sempre affezionato alla sorellina Ria quasi quanto ad Edric, le si era attaccato ancora di più. Dyan e Ria erano diventati inseparabili, dormivano insieme e se Ria piangeva era Dyan a consolarla, se trovava qualcosa era da Dyan che correva subito per mostrarla. Quando Edric tornò dovettero adattarsi a dormire in tre in un solo letto. Il giorno che Edric ricomparve sulla porta di casa aveva piovuto tutto il giorno e probabilmente la sera la pioggia si sarebbe trasformata in neve. Edric non disse una parola, fissò per qualche istante negli occhi Dyan, si avvicinò al padre, lo baciò sulla fronte e salì al piano superiore ad asciugarsi e cambiarsi. Dyan divorò i gradini quattro a quattro, seguito da Ria che gli caracollava dietro. Edric si stava strofinando la testa quando Dyan lo raggiunse, quasi non diede segno di accorgersi della presenza del gemello. Poi si girò e si abbracciarono stringendosi forte, non erano mai stati lontani per più di pochi minuti in tutta la loro vita, ed era da cinque giorni che non si vedevano.
Orain tentava di aiutare Elorie per quel poco che poteva fare un bambino di sei anni. Portava la pigna di piatti dalla madia al tavolo e poi al lavatoio, in bilico tra le sue manine, e quando Elorie metteva il cibo in tavola, Orain stringeva tra le sue una delle mani del padre e lo portava a tavola. Era sempre stato più serio e silenzioso dei gemelli e reagì alla morte della madre chiudendosi, per quasi un mese, in un mutismo totale.
Anche Kelan scappò di casa, ma lo trovarono subito: si era rifugiato nella stalla assieme ai cavalli che da sempre amava. Quando lo trovarono e vide le loro facce preoccupate, arrossì violentemente e con voce rotta disse:
«Non volevo farvi preoccupare, solo avevo bisogno di stare da solo, con i cavalli.» La sera andava a dormire nella stalla su un mucchio di fieno con due coperte, ma la mattina era sempre pronto a fare tutti i lavori pesanti che Elorie non riusciva a fare. Andò anche oltre le sue forze quando cercò di arare da solo il campo dietro la casa. Quando le notti si fecero troppo fredde tornò a dormire in casa.
Hilario non manifestò in alcun modo di aver compreso la situazione, semplicemente invece che alla gonna di Marelie, ora era attaccato alla gonna di Elorie. Lo stesso successe alle gemelle quando impararono a camminare.
Nel giro di qualche settimana la situazione si era stabilizzata. Edric era tornato e anche Kelan dormiva di nuovo in casa, la piccola Marelie succhiava latte di mucca da una tasca di stoffa. I gemelli aiutarono Orain e Kelan in quei lavori che aveva sempre svolto il padre, mentre Elorie si occupava della casa e dei più piccoli. Robard passava sempre le sue giornate davanti al camino, si scuoteva lievemente, avevano scoperto per caso, quando gli mettevano in braccio Marelie, allora la cullava e il suo sguardo sembrava meno perso.
Una notte furono tutti svegliati da un urlo lacerante seguito da singhiozzi. Era Orain che seduto sul letto sfatto piangeva disperatamente. Mentre Elorie l'abbracciava si strinse a lei invocando la mamma, nessuno dormì più quella notte. La mattina avevano tutti gli occhi pesti, ma erano contenti che Orain avesse ripreso a parlare.
Robard tornò alla vita dopo parecchie settimane, una mattina si alzò dal letto ed invece che andare a sedersi davanti al camino si diresse alla stalla a mungere le mucche, riprese la sua vita, solo era più silenzioso, non suonava più il fiol la sera.
Una mattina della settimana seguente si presentò alla porta Magda MacAran, moglie del fattore della fattoria vicina, erano parenti alla lontana, avevano in comune un trisavolo o forse più, nessuno lo ricordava neanche. Magda era accompagnata dal secondogenito, Coryn. Robard li fece entrare e si accomodarono davanti al camino. Magda, come sua abitudine andò dritta al punto della questione senza troppi convenevoli.
«Robard, non vuoi proprio risposarti? Hai dieci figli, per di più la piccola Marelie ha appena pochi mesi, le gemelle e anche Hilario hanno ancora bisogno di una madre.»
«Magda, tu eri la migliore amica di Marelie, come puoi chiedermi di far entrare un'altra donna nella mia vita, nella casa e nel letto di Marelie?»
«Pensa ai tuoi figli, Robard, non puoi fare tutto da solo, hanno bisogno di una madre! E anche la casa ha bisogno di una donna che se ne occupi.»
«Della casa e delle bambine si sta occupando Elorie!»
«Ma ha solo dieci anni, non puoi caricare tutto questo peso sulle spalle di una bambina di dieci anni! Robard ragiona, per favore.»
«Magda, non puoi chiedermi di sposare un'altra donna, ho amato Marelie con tutto me stesso e la amo ancora, non l'ho mai tradita quando era in vita, come potrei tradirla adesso che non può difendersi? Con che coraggio potrei guardare in faccia i miei figli, come potrei con una tale vergogna nel cuore?»
Nessuno gli faceva caso, ma Kelan, seduto sul primo gradino della scala rimase come folgorato da quelle parole.
Elorie, era in cucina, stava preparando l'impasto per il pane, e sentiva distintamente la conversazione che si svolgeva nell'altra stanza. Era in punta dei piedi, su uno sgabello, tutta protesa verso l'alto a cercare di prendere il sacco della farina, quando entrò dalla porta della cucina Orain inseguito da Edric e Dyan e l'immancabile Ria che li seguiva un po' distaccata. Uno dei gemelli intruppò lo sgabello nell'esatto momento in cui Elorie prendeva il sacco. Dall'altra stanza sentirono un grido un tonfo e giratisi verso la porta della cucina videro Edric e Dyan sfrecciare da una nube di farina e pochi minuti dopo Elorie comparire sulla soglia tutta infarinata che urlava loro dietro. Quando si accorse degli occhi di Coryn fissi su di lei arrossì e scappò via. Magda lanciando un'occhiata significativa a Robard la seguì in cucina. Nessuno seppe cosa si dissero Elorie e Magda, ma la donna non insistette mai più che Robard si risposasse.
I MacAran ricevettero ancora per molto tempo visite in cui i vari amici, parenti e conoscenti incitavano Robard a risposarsi, intanto Marelie cresceva accudita da Elorie, ma a tutti veniva immancabilmente risposto che le cose non sarebbero cambiate.
Erano passati quasi sei mesi, una sera Elorie era uscita di casa e si era diretta alla cima della collina che sovrastava le loro case. Il sole rosso stava tramontando in un tripudio di lilla e violetti, ma quel magnifico spettacolo non toccava il cuore di Elorie come succedeva una volta. Improvvisamente al sole che tramontava si sovrappose un'immagine: si vide seduta su un masso poco distante, davanti ad un tramonto simile a quello, al suo fianco la madre. Spesso preparavano la cena con un discreto anticipo in modo da poter andare a godersi il tramonto insieme, solo lei e la sua mamma, salivano la collina e si sedevano sul masso e, mentre il sole tramontava, Elorie parlava, abbracciata alla mamma, le raccontava ogni minima cosa le fosse successa nella giornata, e Marelie sorrideva e le carezzava la testa.
L'immagine si sfuocò nelle due grosse lacrime che scivolavano sulle sue gote. Le sfuggì un singhiozzo, strinse a sé le ginocchia, nascose il volto tra le braccia e si lasciò andare al dolore. In casa non riusciva a versare più che poche lacrime, ma più il tempo passava più si facevano frequenti i momenti in cui doveva asciugarsi gli occhi in fretta perché nessun altro se ne accorgesse. Improvvisamente sentì una mano che le carezzava la testa. Alzò il capo di scatto e vide Coryn. Tirò su col naso e cercò di asciugarsi le lacrime. Coryn scosse la testa e le sedette accanto. Guardarono il tramonto in silenzio per un po', poi Elorie sospirò.
«Sai, a volte mi sembra che la mamma sia solo partita per un lungo viaggio e che un giorno me la troverò davanti di nuovo, sorridente come sempre. Però lo so che non suc...» non riuscì a terminare la frase perché scoppiò in singhiozzi. Coryn l'abbracciò e la tenne stretta, carezzandole la schiena e sussurrandole parole gentili. Si alzarono poco prima che il buio divenisse troppo intenso, altrimenti avrebbero rischiato di cadere lungo la strada e farsi male. Coryn l'accompagnò fin sulla soglia.
«Grazie Coryn.»
«Elorie, voglio che tu sappia che... beh, insomma... Se avrai bisogno di me, io ci sarò sempre,» e scappò via.
Elorie entrò in casa e si diresse in cucina, seguita dagli sguardi interrogativi del padre e dei maschi più grandi. Non ci badò e servì la cena sorridendo.
Una sera la famiglia di Robard era tutta raccolta attorno a Marelie che compiva i suoi primi passi, aiutata dal padre chinato a tenerle le manine protese verso l'alto. Quando bussarono alla porta, i bambini si guardarono intimoriti e poi si rivolsero al padre, che fece cenno alla figlia maggiore, Elorie tese le braccia ad accogliere la piccola Marelie. Avvicinatosi alla porta Robard chiese chi fosse che bussava a quell'ora di notte, gli rispose una bussata dallo strano ritmo, tre colpi lenti e tre colpi più veloci. Robard rimase un attimo perplesso, poi fu come se dalla sua memoria affiorasse un ricordo.
Dalla porta aperta con una certa esitazione entrò una folata di vento gelido che accompagnava un uomo sulla trentina, alto e robusto, avvolto in un ricco mantello di pelliccia col cappuccio tirato sul volto, che una volta abbassato rivelò una folta chioma di capelli corvini, sopra ad un viso aperto e sorridente.
«Sapevo che ti saresti ricordato la nostra vecchia bussata, Robard.»
«Alastair, quanto tempo!»
I due si abbracciarono dandosi vigorose manate sulle spalle. Dopo che Alastair si fu tolto il mantello, i due si accomodarono al tavolo, mentre Elorie serviva due tazze di jaco fumante. Alastair ne prese un sorso e subito rimise giù la tazza, con una smorfia sul viso.
«Certo bambina che lo tenevi proprio vicino al fuoco! Per la miseria se scotta!» poi si fece serio, «come stai Robard?»
Robard MacAran sospirò, guardando fisso la tazza di jaco.
«Come vuoi che stia, Alastair? Alcuni giorni va meglio altri peggio, Marelie mi manca. Mi manca terribilmente.»
Anche Alastair sospirò.
«Era una donna eccezionale, e direi che ha fatto un buon lavoro come moglie.»
«Ma anche come madre era perfetta. Guarda Elorie, si sta prendendo cura della casa e dei suoi fratelli più piccoli, bene quasi quanto avrebbe potuto farlo sua madre, Marelie è riuscita ad insegnarle tutto in così pochi anni.»
«Dimmi quanti anni hanno i tuoi figli?»
«Beh, Elorie ne ha quasi dieci, poi ci sono i gemelli che hanno nove anni, Orain ne ha sette, Kelan sei, Ria cinque, Hilario quattro, le gemelle quasi tre e la piccola Marelie sta per compiere un anno.»
Alastair guardò la nidiata di bambini e poi chiese al padre:
«Kelan qual è?»
Robard allungò un braccio e Kelan gli si fece vicino. Alastair lo osservò attentamente e poi annuì.
«Come sai, Robard, mio padre è il coridom a Castel Aldaran. La moglie del Dom vuole un compagno per il suo ultimogenito. Il bambino ha sei anni e quindi il tuo Kelan andrebbe molto bene.» Ad Alastair non sfuggì il fatto che Kelan si era stretto al padre mentre ascoltava quelle parole. «Ma non preoccuparti, la Domna vorrebbe che suo figlio fosse affiancato da un coetaneo attorno agli undici anni, è un periodo molto delicato per i figli dei comyn quello, ed avere un amico fidato potrebbe giovare molto.»
«Non posso decidere così su due piedi, Alastair, e poi mi stai parlando di abbandonare mio figlio in un castello pieno di sconosciuti.»
«Non ti preoccupare Robard, non devi decidere adesso, come ti dicevo se ne parlerà tra non meno di cinque anni. Adesso devo andare.»
Alastair si aggiustò il mantello sulle spalle, tirandosi il cappuccio sulla fronte e si avventurò nella tempesta.




... continua ...









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Disclaimers

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008