Shann caricò le ceste di anelli e fibbie sul carro e pagò il fabbro. Aveva speso più del solito, ma d'altra parte era merce di buona qualità, e lui ci teneva che i suoi finimenti fossero i migliori della valle. Mentre controllava che le ceste fossero ben fissate, da una di esse spuntarono un paio di occhietti blu sotto una fitta peluria scura.
Shann sorrise e si chinò a toccare il naso del bambino con la punta dell'indice. «Adesso andiamo a casa, hm?»
Prese la cesta contenente Aengus, la mise a cassetta accanto a sé, salì e avviò il carro. Aengus era svezzato ma aveva le esigenze di tutti i bambini, quindi Shann si fermò per strada per prendere una bottiglia di latte alla vaccheria.
Dalla porta della locanda, sull'altro lato della strada fangosa, Alar lo guardò sistemare nel carro il suo acquisto. «Ehi, Shann,» chiamò, «sei veramente una brava mamma. Fra poco ti cresceranno le tette.» Alcuni clienti sfaccendati risero ad alta voce.
Shann fece un sorrisetto. «Già, e scommetto che ti piacerei di più, Alar.»
Alar rise di rimando. Non era facile far arrabbiare Shann. Ma il locandiere amava conoscere meglio i suoi concittadini, il che significava scoprire i loro punti deboli. «No, grazie, le mie donne mi piacciono rasate,» ribatté. «Tu, piuttosto, farai una vita dura senza una donna in casa.»
Shann scrollò le spalle e portò il carro vicino alla locanda, conducendo il cavallo per le briglie. «Me la cavo,» disse. «Per una donna sarebbe peggio - dovrebbe occuparsi non solo dei figli, ma del marito e del resto della famiglia. E una donna di solito è meno forte di un uomo.»
«Beh, e allora?» disse Alar. «È a questo che servono le donne. Oh, ma aspetta, immagino che la tua bella ti abbia riempito la testa di tutte quelle assurde idee da Rinunciataria.» Alar sputò per terra.
Ci fu un luccichio negli occhi di Shann, ma di breve durata. «Certe cose che dice mi fanno pensare,» replicò con calma. «Lei è più sveglia di me... su qualcosa dovrà ben avere ragione.»
Alar sogghignò. «Già... come su quella storia dell'amore libero. Sei sicuro che il piccolo sia veramente tuo?»
«Sì,» replicò Shann senza esitare, senza neppure alterarsi per l'insinuazione.
Alar dovette segnargli un punto. Fin qui se la stava cavando molto bene. «Buon per te. Io comunque starei attento. Ti può mollare in qualsiasi momento, lo sai?»
Shann arrossì leggermente. "A-ha," pensò Alar. Ma subito l'ex soldato rialzò la testa e lo guardò tranquillamente. «Sì, lo so. E mi riempie di orgoglio che non lo faccia. Almeno io sono sicuro che la mia compagna mi stima veramente e liberamente. Quanti di voialtri hanno dovuto comprarsela, quella stima? Hm?»
«Io mai,» disse Alar con un gran sorriso. «A me la danno gratuitamente... la stima.»
Alcuni degli uomini attorno risero. Quelli sposati mugugnarono. «A che serve la stima di una donna?» disse uno.
Shann lo guardò con compatimento e scrollò le spalle, pronto a risalire sul carro per andare a casa.
Alar pensò che se lo era lavorato abbastanza. Era riuscito a metterlo a disagio almeno un po', anche se evidentemente non erano cose che lo preoccupassero molto. Ma almeno, Alar aveva messo a nudo la carne viva... ora poteva sferrare il suo colpo.
«Non durerà a lungo,» disse. «Alle donne piacciono gli uomini giovani.»
Shann si voltò a guardarlo malevolmente. Alar era solo di poco più giovane di lui, e inoltre Shann se la cavava bene per essere uno che ha passato vent'anni della sua vita a combattere. Ma evidentemente stavolta la punzecchiatura aveva colpito un punto dolorante. «Ci penserò quando sarà il momento, grazie.»
«Triste non reggere più una spada, non fare più marce forzate, eh?» insistette Alar. «Il braccio si indebolisce... lo stomaco si rilassa...»
Shann depose con calma le redini a cassetta e si rivolse verso Alar. «Io finora non me ne sono accorto,» disse freddamente.
Alar comprese d'un tratto che non era l'età a preoccuparlo. Shann McKee sentiva veramente la mancanza della sua vita di soldato. Era stata la sua identità per tanti anni. E sebbene ora l'essere il libero compagno di Madre Gwennis avesse i suoi indubitabili vantaggi, non era abbastanza caratterizzante per un uomo che era stato abituato a essere essenziale per la vita dei suoi compagni... e che ora non era essenziale per nessuno. Non per Gwennis, certamente, e nel giro di qualche anno nemmeno per Aengus.
Alar schioccò le labbra. «È solo questione di tempo,» disse. «Ma non temere. Qui troverai sempre un buon bicchiere e un po' di compagnia. Potremo ricordare i bei vecchi tempi... quando eri un soldato... quando eri l'amante della Madre della Gilda...»
Con sua grande soddisfazione, Alar vide l'autocontrollo di Shann spezzarsi, in un serrare di mandibole e un battito di ciglia più brusco. Bene, aveva scoperto la peggior paura di Shann: quella di invecchiare solo e inutile nel ricordo di un passato perduto. Il sogno di stabilità probabilmente inseguito per tutta la sua carriera non era certamente più vicino a realizzarsi ora che aveva avuto la stupida idea di mettersi con la Madre della Gilda. Alar segnò mentalmente visto accanto al nome di Shann McKee, fece un cenno di saluto e si girò per rientrare.
«Non puoi andartene così,» fece Shann dietro le sue spalle, gelido.
Alar sogghignò. Beh, aveva trovato la conversazione di intrattenimento. E non era tipo da non pagare il conto. Si girò con calma. «Perché, come devo andarmene?» disse in tono strafottente.
Il pugno di Shann lo raggiunse in pieno viso, scagliandolo attraverso la porta aperta della locanda.
Alar si ritrovò col sedere per terra, "però è ancora forte l'amico!", ma non se ne preoccupò, passandosi il dorso della mano sul mento si accorse del filo di sangue che colava da un angolo della sua bocca. Shann era ancora in mezzo alla strada, i pugni piantati sui fianchi, a gambe larghe. Troppo facile, pensò Alar sogghignando. Sì alzò e con uno scatto caricò colle spalle Shann in pieno ventre trascinandolo a terra.
Shann colto alla sprovvista emise tutto il fiato che aveva in corpo e finì nella pozza di fango, si scosse Alar di dosso. Si rialzò cercando di pulirsi dal fango, ma Alar non gliene diede il tempo sferrandogli un sinistro alla bocca dello stomaco e mentre Shann si piegava tenendosi lo stomaco partì un destro a salire verso la mascella. Il contraccolpo lo sbatté contro il carro, riprendendo fiato Shann controllò che ad Aengus non fosse successo nulla, ma il piccolo lo guardava con occhi enormi, perfettamente tranquillo. "Adesso basta, ora tocca a me darle!" Sì girò con calma apparente e fece finta di caricare un sinistro, Alar lo aveva notato e preparò la difesa a destra. Shann ci contava e lo colse del tutto impreparato con un destro dall'alto. Alar spalancò gli occhi!
«Adesso mi hai proprio scocciato!»
Gli si slanciò di nuovo contro, questa volta Shann era preparato e fece resistenza, ma l'impeto di Alar era tale che fu di nuovo trascinato a terra. Alar però gli permise di scuoterselo di dosso, ma, seduto sul suo stomaco, lo tempestò di una gragnuola di pugni al volto. Shann si sentiva stordito da tutti quei pugni, ma Alar non aveva ancora fatto abbastanza per metterlo definitivamente al tappeto. Alla terza ginocchiata nella schiena Alar emise un grugnito e si distrasse, Shann non aspettava altro, con un deciso colpo di reni capovolse la situazione. Adesso era lui seduto sullo stomaco di Alar a mollargli un pugno dopo l'altro. Improvvisamente si sentì stringere da due forti braccia e sollevare. Si ritrovò a scalciare a vuoto si voltò e vide Manolo che lo guardava con aria a metà tra il preoccupato ed il severo. L'insulto che stava per sputargli addosso gli morì in gola.
Alar si riprese abbastanza in fretta, si rialzò, sputò un grumo di sangue e massaggiandosi la mascella disse:
«Adesso hai pure l'attendente come un vecchio ufficiale?» calcò apposta la voce sulla parola vecchio ed ottenne i risultati previsti. Vide Shann imporporarsi e cominciare ad agitarsi tra le braccia di Manolo.
«Lasciami andare Manolo! Alar con te non ho ancora finito! Manolo lasciami!»
L'umanoide sembrava essere diventato anche sordo, oltre che muto. Immobile con le braccia serrate attorno alla vita dell'uomo, Manolo non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare finché non si fosse calmato del tutto. Capendo però che la situazione da sola non si sarebbe sbloccata, si avvicino lentamente ad Alar e trattenendo Shann con un braccio diede delle leggere spinte ad Alar finché non lo fece rientrare nella locanda. Voltate le spalle alla porta raggiunse il carro di Shann con il piccolo Aengus ancora a bordo.
Quando Shann vide il musetto di suo figlio spuntare dal bordo del carro finalmente si calmò, e venne messo giù. Tirò tre o quattro lunghi sospiri, poi si voltò verso Manolo tendendogli una mano.
«Grazie Manolo. Mi hai impedito di commettere una delle più grosse stupidaggini della mai vita. Avevo perso il controllo, avrei rischiato di ammazzarlo. Ti devo un favore, anche se non so come farai a chiedermelo. Considerami a tua disposizione per qualunque cosa!»
La faccia dell'umanoide si aprì in un sorriso da orecchio a orecchio stringendo forte la mano di Shann. Accarezzò dolcemente la testa del bambino e se andò verso la Torre.