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Conversazione con Alar

Gwennis n'ha Hannah
Elorie MacAran

Shann caricò le ceste di anelli e fibbie sul carro e pagò il fabbro. Aveva speso più del solito, ma d'altra parte era merce di buona qualità, e lui ci teneva che i suoi finimenti fossero i migliori della valle. Mentre controllava che le ceste fossero ben fissate, da una di esse spuntarono un paio di occhietti blu sotto una fitta peluria scura.
Shann sorrise e si chinò a toccare il naso del bambino con la punta dell'indice. «Adesso andiamo a casa, hm?»
Prese la cesta contenente Aengus, la mise a cassetta accanto a sé, salì e avviò il carro. Aengus era svezzato ma aveva le esigenze di tutti i bambini, quindi Shann si fermò per strada per prendere una bottiglia di latte alla vaccheria.
Dalla porta della locanda, sull'altro lato della strada fangosa, Alar lo guardò sistemare nel carro il suo acquisto. «Ehi, Shann,» chiamò, «sei veramente una brava mamma. Fra poco ti cresceranno le tette.» Alcuni clienti sfaccendati risero ad alta voce.
Shann fece un sorrisetto. «Già, e scommetto che ti piacerei di più, Alar.»
Alar rise di rimando. Non era facile far arrabbiare Shann. Ma il locandiere amava conoscere meglio i suoi concittadini, il che significava scoprire i loro punti deboli. «No, grazie, le mie donne mi piacciono rasate,» ribatté. «Tu, piuttosto, farai una vita dura senza una donna in casa.»
Shann scrollò le spalle e portò il carro vicino alla locanda, conducendo il cavallo per le briglie. «Me la cavo,» disse. «Per una donna sarebbe peggio - dovrebbe occuparsi non solo dei figli, ma del marito e del resto della famiglia. E una donna di solito è meno forte di un uomo.»
«Beh, e allora?» disse Alar. «È a questo che servono le donne. Oh, ma aspetta, immagino che la tua bella ti abbia riempito la testa di tutte quelle assurde idee da Rinunciataria.» Alar sputò per terra.
Ci fu un luccichio negli occhi di Shann, ma di breve durata. «Certe cose che dice mi fanno pensare,» replicò con calma. «Lei è più sveglia di me... su qualcosa dovrà ben avere ragione.»
Alar sogghignò. «Già... come su quella storia dell'amore libero. Sei sicuro che il piccolo sia veramente tuo?»
«Sì,» replicò Shann senza esitare, senza neppure alterarsi per l'insinuazione.
Alar dovette segnargli un punto. Fin qui se la stava cavando molto bene. «Buon per te. Io comunque starei attento. Ti può mollare in qualsiasi momento, lo sai?»
Shann arrossì leggermente. "A-ha," pensò Alar. Ma subito l'ex soldato rialzò la testa e lo guardò tranquillamente. «Sì, lo so. E mi riempie di orgoglio che non lo faccia. Almeno io sono sicuro che la mia compagna mi stima veramente e liberamente. Quanti di voialtri hanno dovuto comprarsela, quella stima? Hm?»
«Io mai,» disse Alar con un gran sorriso. «A me la danno gratuitamente... la stima.»
Alcuni degli uomini attorno risero. Quelli sposati mugugnarono. «A che serve la stima di una donna?» disse uno.
Shann lo guardò con compatimento e scrollò le spalle, pronto a risalire sul carro per andare a casa.
Alar pensò che se lo era lavorato abbastanza. Era riuscito a metterlo a disagio almeno un po', anche se evidentemente non erano cose che lo preoccupassero molto. Ma almeno, Alar aveva messo a nudo la carne viva... ora poteva sferrare il suo colpo.
«Non durerà a lungo,» disse. «Alle donne piacciono gli uomini giovani.»
Shann si voltò a guardarlo malevolmente. Alar era solo di poco più giovane di lui, e inoltre Shann se la cavava bene per essere uno che ha passato vent'anni della sua vita a combattere. Ma evidentemente stavolta la punzecchiatura aveva colpito un punto dolorante. «Ci penserò quando sarà il momento, grazie.»
«Triste non reggere più una spada, non fare più marce forzate, eh?» insistette Alar. «Il braccio si indebolisce... lo stomaco si rilassa...»
Shann depose con calma le redini a cassetta e si rivolse verso Alar. «Io finora non me ne sono accorto,» disse freddamente.
Alar comprese d'un tratto che non era l'età a preoccuparlo. Shann McKee sentiva veramente la mancanza della sua vita di soldato. Era stata la sua identità per tanti anni. E sebbene ora l'essere il libero compagno di Madre Gwennis avesse i suoi indubitabili vantaggi, non era abbastanza caratterizzante per un uomo che era stato abituato a essere essenziale per la vita dei suoi compagni... e che ora non era essenziale per nessuno. Non per Gwennis, certamente, e nel giro di qualche anno nemmeno per Aengus.
Alar schioccò le labbra. «È solo questione di tempo,» disse. «Ma non temere. Qui troverai sempre un buon bicchiere e un po' di compagnia. Potremo ricordare i bei vecchi tempi... quando eri un soldato... quando eri l'amante della Madre della Gilda...»
Con sua grande soddisfazione, Alar vide l'autocontrollo di Shann spezzarsi, in un serrare di mandibole e un battito di ciglia più brusco. Bene, aveva scoperto la peggior paura di Shann: quella di invecchiare solo e inutile nel ricordo di un passato perduto. Il sogno di stabilità probabilmente inseguito per tutta la sua carriera non era certamente più vicino a realizzarsi ora che aveva avuto la stupida idea di mettersi con la Madre della Gilda. Alar segnò mentalmente visto accanto al nome di Shann McKee, fece un cenno di saluto e si girò per rientrare.
«Non puoi andartene così,» fece Shann dietro le sue spalle, gelido.
Alar sogghignò. Beh, aveva trovato la conversazione di intrattenimento. E non era tipo da non pagare il conto. Si girò con calma. «Perché, come devo andarmene?» disse in tono strafottente.
Il pugno di Shann lo raggiunse in pieno viso, scagliandolo attraverso la porta aperta della locanda.
Alar si ritrovò col sedere per terra, "però è ancora forte l'amico!", ma non se ne preoccupò, passandosi il dorso della mano sul mento si accorse del filo di sangue che colava da un angolo della sua bocca. Shann era ancora in mezzo alla strada, i pugni piantati sui fianchi, a gambe larghe. Troppo facile, pensò Alar sogghignando. Sì alzò e con uno scatto caricò colle spalle Shann in pieno ventre trascinandolo a terra.
Shann colto alla sprovvista emise tutto il fiato che aveva in corpo e finì nella pozza di fango, si scosse Alar di dosso. Si rialzò cercando di pulirsi dal fango, ma Alar non gliene diede il tempo sferrandogli un sinistro alla bocca dello stomaco e mentre Shann si piegava tenendosi lo stomaco partì un destro a salire verso la mascella. Il contraccolpo lo sbatté contro il carro, riprendendo fiato Shann controllò che ad Aengus non fosse successo nulla, ma il piccolo lo guardava con occhi enormi, perfettamente tranquillo. "Adesso basta, ora tocca a me darle!" Sì girò con calma apparente e fece finta di caricare un sinistro, Alar lo aveva notato e preparò la difesa a destra. Shann ci contava e lo colse del tutto impreparato con un destro dall'alto. Alar spalancò gli occhi!
«Adesso mi hai proprio scocciato!»
Gli si slanciò di nuovo contro, questa volta Shann era preparato e fece resistenza, ma l'impeto di Alar era tale che fu di nuovo trascinato a terra. Alar però gli permise di scuoterselo di dosso, ma, seduto sul suo stomaco, lo tempestò di una gragnuola di pugni al volto. Shann si sentiva stordito da tutti quei pugni, ma Alar non aveva ancora fatto abbastanza per metterlo definitivamente al tappeto. Alla terza ginocchiata nella schiena Alar emise un grugnito e si distrasse, Shann non aspettava altro, con un deciso colpo di reni capovolse la situazione. Adesso era lui seduto sullo stomaco di Alar a mollargli un pugno dopo l'altro. Improvvisamente si sentì stringere da due forti braccia e sollevare. Si ritrovò a scalciare a vuoto si voltò e vide Manolo che lo guardava con aria a metà tra il preoccupato ed il severo. L'insulto che stava per sputargli addosso gli morì in gola.
Alar si riprese abbastanza in fretta, si rialzò, sputò un grumo di sangue e massaggiandosi la mascella disse:
«Adesso hai pure l'attendente come un vecchio ufficiale?» calcò apposta la voce sulla parola vecchio ed ottenne i risultati previsti. Vide Shann imporporarsi e cominciare ad agitarsi tra le braccia di Manolo.
«Lasciami andare Manolo! Alar con te non ho ancora finito! Manolo lasciami!»
L'umanoide sembrava essere diventato anche sordo, oltre che muto. Immobile con le braccia serrate attorno alla vita dell'uomo, Manolo non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare finché non si fosse calmato del tutto. Capendo però che la situazione da sola non si sarebbe sbloccata, si avvicino lentamente ad Alar e trattenendo Shann con un braccio diede delle leggere spinte ad Alar finché non lo fece rientrare nella locanda. Voltate le spalle alla porta raggiunse il carro di Shann con il piccolo Aengus ancora a bordo.
Quando Shann vide il musetto di suo figlio spuntare dal bordo del carro finalmente si calmò, e venne messo giù. Tirò tre o quattro lunghi sospiri, poi si voltò verso Manolo tendendogli una mano.
«Grazie Manolo. Mi hai impedito di commettere una delle più grosse stupidaggini della mai vita. Avevo perso il controllo, avrei rischiato di ammazzarlo. Ti devo un favore, anche se non so come farai a chiedermelo. Considerami a tua disposizione per qualunque cosa!»
La faccia dell'umanoide si aprì in un sorriso da orecchio a orecchio stringendo forte la mano di Shann. Accarezzò dolcemente la testa del bambino e se andò verso la Torre.


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«Ma guarda come ti sei ridotto.»
Shann aveva un occhio nero - sicuramente doloroso, ma tutto sommato gli donava, pensò Gwennis - il labbro spaccato e uno strato di fango su tutto il corpo. Abbassò gli occhi sul pavimento della stanza, poi sul mucchio di finimenti per cui aveva comprato la roba dal fabbro, poi su Aengus che giocava beato nel suo recinto, dovunque pur di non incontrare lo sguardo di Gwennis.
Lei sospirò, poi mise un pentolone d'acqua sul camino e andò nella dispensa sul retro a frugare nell'armadietto dove Shann teneva le bende, gli unguenti e i distillati di erbe per ogni evenienza. Prese il necessario e quando tornò lui era ancora seduto imbronciato vicino al camino.
Gwennis sedette vicino a lui sulla panca. «Fammi vedere,» gli disse, sollevandogli il mento non rasato e scrutandolo attentamente. Gli ripulì il viso dal fango: l'acqua era ancora fredda, ma almeno ora Shann aveva un aspetto più umano. Intinse un panno pulito nel distillato disinfettante e cominciò a ripulirgli il taglio sul labbro.
Shann non poté fare a meno di guardarla. «Ce l'hai con me?» disse.
«No,» rispose lei. «Mi dispiace vederti così.»
Shann emise un respiro infelice e non disse niente.
«Si può sapere che cosa è successo?»
«Io e Alar ci siamo pestati.»
Gwennis sbarrò gli occhi e spalancò la bocca. «Davvero?!» gli disse nel suo tono più innocente, facendogli alzare gli occhi al cielo.
«Questioni da uomini,» Shann aggiunse.
Gwennis lo guardò male. «Adesso stai zitto che è meglio,» disse, e gli tamponò gentilmente il taglio fino ad asciugare completamente il sangue. Lui fece una smorfia ma stette zitto.
La successiva cosa urgente era rimediare al gonfiore attorno all'occhio. Gwennis prese un unguento, sentendo il freddo sulle dita, e lo spalmò sulla pelle bluastra di Shann.
«Proprio non vuoi dirmelo?» gli disse in tono invitante.
«Ma non posso...»
«Allora si trattava di me, vero?»
Shann la guardò allarmato. «Ma no, ma cosa vai a pensare.»
«Shann.»
Se c'era una cosa che amava di lui - fra le altre - era la sua totale incapacità di mentire. «Lo sai, le solite battute stupide. Alar è un dannato ficcanaso.»
"Siamo a buon punto," pensò Gwennis. Fin qui, tutto quadrava con ciò che lei sapeva del locandiere. Ora restava da capire che altro avesse detto per far andare Shann fuori di sé.
Non le sembrava di riuscire a ottenere molto di più, almeno in quel momento. Forse Shann se la sarebbe sentita di parlare più tardi. «Dove altro ti fa male?»
Lui scrollò le spalle. Ma Gwennis lo aveva visto tenersi lo stomaco. «Fammi vedere,» gli disse. Cominciò a slacciargli la tunica e gliela fece sfilare dal collo, poi sollevò la camicia. Shann aveva un gran bel livido all'altezza dello stomaco. «Pensi di avere qualche costola rotta?»
Shann inspirò a fondo. Gli faceva male, evidentemente, ma scosse la testa. Meglio così, pensò Gwennis. Di nuovo tolse il fango in eccesso, poi prese di nuovo il panno e l'unguento. «Attento che è freddo.»
Shann trasalì lievemente quando lei lo toccò, poi si lasciò medicare, tenendo la camicia sollevata. Lei finì il suo lavoro, poi lo guardò criticamente. «Toglitela, sei proprio uno schifo.»
Lui ridacchiò ed eseguì, con il suo aiuto quando i muscoli protestarono. Mentre lui si toglieva gli stivali, Gwennis prese il pentolone dal fuoco, un panno morbido e il sapone. Shann aveva avuto la previdenza di tirar già fuori la grossa tinozza in cui abitualmente faceva il bucato. Si trasferirono in camera, dopo un'occhiata per controllare che Aengus fosse a posto, portandosi un paio di secchi d'acqua calda e fredda.
«Posso cavarmela da solo,» disse lui, ancora ostinato, slacciandosi i pantaloni. Si sentiva il fondoschiena fradicio e congelato e non gli pareva una situazione particolarmente invitante.
Gwennis gli rivolse un brillante sorriso. «Ma a me piace aiutarti a toglierti il fango di dosso.» Fece un cenno con il mento verso la tinozza. «Forza. Dentro.»
Con l'aiuto dell'acqua calda, del sapone e delle tenere cure di Gwennis, Shann stava cominciando a rilassarsi. Lei gli insaponò la schiena, passando con apprezzamento il panno sui muscoli solidi. Si chinò e gli sussurrò scherzosamente all'orecchio: «Io credevo che lo avresti ridotto peggio!»
Shann ebbe una reazione strana. Si voltò a guardarla quasi sorpreso, poi si richiuse in se stesso. «Che c'è?» chiese Gwennis.
«C'è che non sono più l'uomo di una volta,» mormorò Shann tristemente.
«Io stavo scherzando,» puntualizzò lei.
«Beh, io no.»
Lei lasciò cadere il panno, passando ad accarezzargli la schiena con le mani, e poi facendogliele scivolare da dietro sul petto liscio. «Non so come tu fossi una volta, ma adesso sei ancora un uomo giovane e forte. Certo, non hai più vent'anni. Nemmeno io.»
«Non sarà così per sempre.»
«E che te ne importa? Ogni età ha la sua bellezza.»
Shann girò la testa e la guardò dritta negli occhi, poi distolse lo sguardo.
Gwennis sospirò. «Che cosa ti ha detto Alar?»
Shann si arrese. «Mi ha detto che tu non starai con me per sempre.»
Gwennis strinse le labbra. Ora aveva voglia lei di dare una mano di botte ad Alar. «Nulla è per sempre,» disse brusca, per guadagnare tempo.
Shann annuì e ingoiò a vuoto. «Io ho sempre sognato di invecchiare con la donna che amo.» Scrollò le spalle, si sottrasse alle sue mani e si alzò dalla tinozza, afferrando una coperta.
Lei rimase a guardarlo, seduta sul pavimento. «Dove vuoi andare? Questa è casa tua.»
«Beh, allora lasciami da solo.»
Gwennis scosse la testa. Gli si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle. «Shann,» disse piano, «lo sai che non posso farti promesse.»
Lui distolse lo sguardo, Gwennis prese nota mentalmente di fare qualcosa di tremendo ad Alar la prossima volta che lo incontrava. Si sollevò in punta di piedi e baciò Shann sulle labbra, fino a quando non lo sentì reagire suo malgrado.
Shann cercò di tirarsi indietro. «Se una donna non ha intenzione di soddisfare un uomo, non deve neanche provocarlo,» disse amaro. «Lo dici sempre.»
Gwennis sorrise, slacciandosi il vestito. «E chi ha detto che non ne ho intenzione?» Lo prese per mano gentilmente e lo trasse verso il giaciglio, sollevando le coperte. Scivolò fuori dal vestito nell'aria fredda e si infilò subito sotto le coperte. Shann finalmente sorrise, un raggio caldo di luce sul suo volto magro e ora sparso di lividi, e la seguì.
Gwennis gli prese il volto fra le mani. «Shann, sei l'uomo migliore che io abbia mai conosciuto. Io non sono un tipo volubile, sai. Se stiamo bene insieme, che cosa ti fa pensare che le cose debbano cambiare?»
Shann la guardò, e lei vide l'angoscia allontanarsi un poco dai suoi occhi. Lui la prese fra le braccia e la baciò a lungo, dolcemente.
«Io farò di tutto per invecchiare con te,» gli disse Gwennis alla fine, tenendogli il viso molto vicino e passandogli le dita fra i capelli biondi.
Shann rise sottovoce e la strinse a sé. «Ti amo,» le mormorò sulle labbra.
Gwennis ci pensò su. «Uhm... Sì, forse ti amo anch'io.» Sospirò di gioia al sentirlo così vicino nel tepore del giaciglio, poi fissò per un attimo il soffitto. «Shann, non abbiamo messo a dormire Aengus.»
«Dopo,» mormorò lui, cercandole di nuovo la bocca.









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Disclaimers

Il primo inverno della nuova comunità di Elvas. L'immobilità causata dall'inclemenza del clima crea qualche problema di convivenza.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008
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