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Una strana certezza...

Idriel n'ha Ysabeth

Maledizione!» Imprecò ad alta voce Idriel per l'ennesima volta, guardando lo spesso strato di neve che bloccava l'uscita della caverna.
Era in viaggio verso Elvas da cinque giorni, e la sera prima, per via di un'improvvisa tempesta di neve, si era riparata nella provvidenziale grotta che aveva trovato lungo la strada. Il problema era che quella notte, mentre lei dormiva placidamente, la tempesta aveva completamente bloccato l'uscita. Si sedette a terra, fissando il piccolo buco che era riuscita ad aprirsi. Dopo essere rimasta così per un po', si rialzò, e ricominciò a grattare nella barriera di neve.
Dopo parecchie ore, era finalmente riuscita ad aprire un varco abbastanza largo da poter uscire, ma fuori continuava ad infuriare la tempesta, così rimase all'interno, se non altro nella caverna faceva meno freddo! Restando seduta a guardare la neve mossa da violente folate di vento, imprecò ancora una volta, questa volta contro la sua assurda idea di partire in pieno inverno, e per di più a pochi giorni dalla Festa del Solstizio! Il punto era che non riusciva più ad ignorare i suoi sogni, sogni durante i quali vedeva una splendida valle, con un piccolo villaggio ed un'imponente torre verde. Poi, molte Amazzoni le avevano parlato di quel posto chiamato Elvas, e allora aveva deciso di andare. Incurante delle preghiere delle altre di non partire d'inverno, Idriel era partita, e per giunta da sola. Non aveva esitato un attimo di più anche perché pochi giorni prima aveva incrociato suo padre tra le vie di Serrais, e il solo vederlo aveva rafforzato ancora di più il suo desiderio di andare, per non vedere mai più quell'uomo e quella città. "E non sarò l'unica ad essere contenta del mio viaggio," pensò. Anche il suo caro papà, Dom Felix Ridenow, ne sarebbe stato infinitamente contento. L'ultima volta che si erano visti, le aveva perfino augurato di fare la stessa fine di sua madre, senza sapere che lei quella fine l'aveva già fatta, condividendo pienamente la morte di sua madre, tramite il laran.
«Hai il Donas dei Ridenow, chiya,» aveva detto la leronis che l'aveva esaminata tempo addietro, e quella, per un qualsiasi Comyn, sarebbe stata una bella notizia. Ma non si poteva certo dire che per Idriel fosse stata una cosa altrettanto bella. Avere l'empatia, significava condividere qualunque emozione di qualunque persona, soprattutto per lei, che aveva ricevuto un addestramento appena sufficiente ad innalzare una barriera, e se non fosse stato per sua zia e per la sua amica leronis, non sarebbe stata in grado nemmeno di quello, e probabilmente sarebbe impazzita... Il desiderio di ricevere l'addestramento completo era un altro dei motivi per cui voleva andare al Elvas. Una figlia nedestro senza particolari poteri non sarebbe stata accettata in una Torre qualunque, ma Elvas non era affatto una Torre qualunque, lo sapeva.
Idriel, comunque, non desiderava entrare in un cerchio, ma solo ricevere l'addestramento; naturalmente, se ce ne fosse stato bisogno, non avrebbe esitato a lavorare con le matrici, ma preferiva essere una semplice Rinunciataria... magari con qualche amico in più di quanti ne aveva a Serrais.
Il nitrito della cavalla interruppe il corso dei suoi pensieri, e la riportò alla realtà. Aveva perso la cognizione del tempo, ma era molto stanca, e aveva sonno. Dopo aver dato da mangiare a Lisia, (questo era il nome della cavalla) si avvolse nelle coperte che aveva portato con sé, e in breve si addormentò.


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Al suo risveglio il sole era già alto nel cielo, e la neve cadeva ancora, ma la tempesta era cessata, e il varco che aveva aperto il giorno prima non si era completamente richiuso. Dopo poco tempo, sia lei che la cavalla furono in grado di uscire da lì, e le due ripresero il cammino. Se non ci fossero stati altri imprevisti, sarebbe giunta alla valle la mattina del Solstizio; "E quindi," pensò, "sarò un intralcio..." Di certo il giorno della festa nessuno sarebbe stato contento di dover pensare a lei e al suo alloggio, ma Idriel non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare prima. Non le restava altro, quindi, che rallentare l'andatura il più possibile, tanto non le dispiaceva stare un altro giorno in viaggio. Si sarebbe persa la festa, ma d'altronde non l'aveva mai particolarmente amata, e non aveva neanche un vestito decente...
Al tramonto, mentre l'enorme sole rosso sangue scivolava tranquillo dietro le montagne, smise di nevicare, e ben presto Liriel ed Idriel comparvero brillanti nel cielo insolitamente sereno di quella sera. Guardando la luna verde dalla quale prendeva il nome, la ragazza fu colta da un improvviso attacco di nostalgia, e i ricordi durante i quali se ne stava nel minuscolo giardino di casa sua a scrutare il cielo in compagnia della madre, le tornarono ben nitidi alla mente.
Ancora una volta la cavalla la riportò alla realtà, e la ragazza, capì che la piccola Lisia desiderava fermarsi, così in breve tempo preparò un accampamento e rimase a lungo sveglia ad osservare il cielo, per poi addormentarsi mentre una piccola lacrima salata le accarezzava il volto...


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Due giorni dopo, era la Festa del Solstizio. Non era certo la migliore della sua vita, ma neanche la peggiore. Tre anni prima, infatti, in quello stesso giorno, sua madre era a letto gravemente malata, e lei, appena tredicenne, al suo capezzale, per darle conforto e compagnia. Si costrinse ad abbandonare quel pensiero, e si riconcentrò sul tragitto da compiere. Era molto vicina, e se non fosse stato per quelle innumerevoli soste e per l'andatura così lenta della cavalla, sarebbe già arrivata. Ma non poteva certo lamentarsi, d'altronde l'aveva scelto lei!
Quando vide un gruppetto di alberi, si fermò per mangiare. Rimpianse che non fossero alberi di noci, altrimenti, al posto del dolce alle noci, avrebbe mangiato solo i frutti. Inspirando rumorosamente, si biasimò ancora una volta per essere partita pochi giorni prima della Festa.
Decisa ad avere un pasto migliore del solito, si mise a caccia, e una mezz'oretta dopo, sul fuoco che aveva acceso, coceva un grosso pennuto. Il pranzo venne buonissimo, e quand'ebbe finito rimase per gran parte del pomeriggio all'ombra di quegli alberi, immersa nei suoi pensieri, poi ripartì.


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Giunse in vista di Elvas quando Idriel, Liriel e Mormallor erano alte nel cielo, e sotto quella luce il villaggio pareva quasi irreale. Per non parlare della Torre, che sembrava brillare di luce propria, quasi volesse far concorrenza alla verde Idriel... La ragazza sorrise a quel pensiero, e si accampò sulla collina, in un punto dal quale, anche stesa, poteva vedere la vallata. Con piacere rimase ad osservare per parecchio tempo le luci che brillavano da un basso edificio accanto alla Torre, che la metteva in comunicazione con un altro. Molta gente uscì da quel luogo, probabilmente per tornare a casa dopo la festa, prima che Idriel riuscisse finalmente a prendere sonno.

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La mattina dopo, sul tardi, quando il sole era già alto da un pezzo, fu svegliata da alcuni passi che provenivano da un punto poco lontano. Quando si alzò, si accorse che un'Amazzone dall'aria dubbiosa la stava osservando, e Idriel poté percepire il forte sospetto della donna dei suoi confronti.
«Cosa ci fai qui?» chiese.
«Mi chiamo Idriel, e sono venuta per entrare nella vostra Loggia...» Idriel era sempre stata timida, e quella donna così sospettosa la faceva sentire ancora più a disagio. Sembrava quasi volesse esaminare ogni suo movimento e ogni sua parola, pronta a cogliere il minimo segnale di pericolo. "E in effetti," si disse la ragazza, percependo le emozioni della Rinunciataria, "è proprio quello che ha intenzione di fare!"
«Io sono Shonnach n'ha Pedra,» disse la donna, in tono duro, «e se vuoi posso accompagnarti alla Gilda. Tuttavia non capisco perché ti sia accampata qui, per la notte, invece che scendere al villaggio.» Concluse, alzando un sopracciglio.
«Non volevo arrecare troppo disturbo...» la ragazza abbassò istintivamente il capo, sotto lo sguardo freddo e indagatore della Rinunciataria. «Vi avrei di sicuro rovinato la festa...» disse infine, timidamente.
Shonnach rimase in silenzio, accigliata, e le fece cenno di raccogliere la roba e seguirla.
Mentre scendeva la collina, Idriel sentì il suo battito cardiaco accelerare sempre più, e una strana emozione la invase. Il villaggio, la Torre, l'intera valle, erano proprio come li aveva visti nei sogni, e quasi non riusciva a credere di essere proprio lì... Ma ciò che provava non era solo quella sorpresa... In lei c'era la certezza, la stranissima e forte certezza che lì si sarebbe sentita davvero a casa, che lì avrebbe trovato una felicità ancora più grande di quella che aveva alla Gilda di Serrais, più grande di quella che aveva quando viveva con la zia, una felicità più grande persino di quei lontani giorni durante i quali guardava le stelle insieme a sua madre...









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Disclaimers

Mentre al villaggio si festeggia il primo anno di vita di Elvas, arriva Idriel n'ha Ysabeth.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008