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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +1, aprile (12)] [Credits & Disclaimers]



Una buona notizia

Kelan MacAran

Mamma, mamma, se promettiamo di fare i bravi ci porti con te nella Torre?»
Incuriosito da questa richiesta mi voltai. Ero sulla soglia della Torre e la fontana m'impediva di scorgere chi si stesse avvicinando.
«Rafe, Kyril, non posso portarvi nella Torre, prima passeremo da zia Marelie e starete con lei.»
«Ma zia Marelie non sa fare le magie, alla Torre sì!»
«E chi vi ha svelato questo segreto?» chiese la donna con fare complice.
Restai di sasso, "io conosco questa voce, ma ormai dovrebbe appartenere al mondo dei morti! Devo avere lavorato troppo ed ora ho le allucinazioni!"
«Dorian!» dissero in coro i bambini.
Quando il terzetto ebbe superato la fontana vidi una donna sui trent'anni, portava un vestito color ruggine con una fascia nera in fondo, due bambini, coetanei, le saltellavano intorno insistendo nella richiesta di andare alla Torre.
"Se prima non volevo fidarmi delle mie orecchie, ora devo, voglio, credere ai miei occhi."
«Elorie?» sussurrai, poi riscuotendomi quasi gridai «Elorie!»


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Quando si sentì chiamare e si voltò, quasi non credette ai suoi occhi, e non dovettero aver creduto ai propri occhi neanche Rafe e Kyrill quando la videro lasciar cadere la borsa di cuoio e gettarsi ridendo tra le braccia aperte, pronte ad accoglierla, di quello che per loro era uno sconosciuto!
«Kelan! Oh Kelan! Come stai? Cosa ci fai qui ad Elvas? Quando sei arrivato?»
«O Dei, Elorie, credevo foste morti! Come stai? E Coryn? E i bambini? Non mi dirai che quei due là sono Rafael e Kyrill?»
Si sommersero di domande, senza lasciarci il tempo di rispondere e scoppiarono di nuovo a ridere.
«Sì quelle due pesti sono proprio Rafe e Kyrill! Stanno tutti bene, e... il mio pacco!» si staccò a malincuore dall'abbraccio del fratello e lo prese per mano avviandosi verso i bambini che, per sua fortuna, avevano raccolto la sacca. «Scusa, cosa vuol dire credevo foste morti?»
«Quasi un anno fa a Caer Donn è scoppiato un incendio di notte e la vostra casa è andata distrutta, io ero a Nevarsin per cercare dei testi e quando sono tornato nessuno ha saputo dirmi niente!»
«Ma come, Marguerida non ti ha detto nulla? Sì mi ricordo che eri a Nevarsin, mi è spiaciuto non poterti salutare, ma Coryn aveva trovato lavoro come carpentiere in un villaggio vicino al vecchio castello di Storn e siamo dovuti partire mentre tu eri ancora via. Marguerida ed i bambini sono con te?»
Finalmente si girò verso Kelan, si era incupito.
«Marguerida e i bambini sono morti nell'incendio! Quando sono tornato, non ho potuto fare altro che piangere, loro e voi.»
«Oh Kelan, mi dispiace tanto, cosa posso fare per te, qualsiasi cosa, non esitare a chiedercela, siamo...» sospirò, cosa si può dire al proprio fratello che ha perso la moglie, che amava profondamente, ed i figli per i quali viveva?
«Grazie, Elorie, oramai è passato. Adesso sto bene, non li ho dimenticati, non li dimenticherò mai, ma ho ripreso a vivere. I primi tempi sono stati terribili, dovunque mi girassi in casa o in città la vedevo al mio fianco e sentivo le risate di Aidan e Alanna! Ma dimmi come siete arrivati qui? E cosa fate per vivere?»
«É stata Marelie a parlarcene, Dana n'ha Angela ha proposto il trasferimento alle Amazzoni e Marelie ha accettato, poi è venuta da noi. Io e Coryn ci abbiamo pensato un po' su, e abbiamo deciso di unirci a loro. Coryn ha finalmente realizzato il suo sogno: adesso fa il contadino, anche se qui è molto utile un carpentiere e puoi immaginare quanto tempo possa dedicare alla terra! Qui c'è ancora molto da costruire. In ogni modo per ora la fattoria la seguo io e poi filo e tesso la lana che ricaviamo dalle pecore, adesso sto andando a mostrare il colore della lana alla Custode. Non posso lasciare i bambini a casa e così pensavo di passare da Marelie a chiederle se li può tenere lei.»
«Senti, te li posso tenere io! Davvero... mi piacerebbe da matti avere intorno dei bambini!»
«Oh se vuoi avere intorno dei bambini, non devi fare altro che venirci a trovare una sera! Sei sicuro di voler tenere queste due pesti? Non so quanto tempo impiegherò dalla Custode.»
«Sì sono sicuro, vai tranquilla, io e i bambini ci divertiremo, vero?»
Rafe e Kyril non sembrarono molto convinti.
«E tu Kelan sei tornato al servizio di Dom Damon?»
«Sì, ma faccio anche parte del Cerchio, sono un monitore.»
Sentendo queste parole i bambini cambiarono idea sul trascorrere del tempo con lo zio ed Elorie si sentì molto sollevata. Sembravano aver dimenticato l'idea di voler entrare nella Torre, era come se la Torre fosse venuta a loro.
Camminando sorpassarono la fontana e si avvicinarono alla Casa della Gilda.
«Adesso devo andare Kelan, la Custode mi aspetta»
Si chinò a baciare i bambini e disse loro di fare i bravi con lo zio Kelan, di non farlo arrabbiare altrimenti niente dolce quella sera! A questa minaccia le promisero solennemente di comportarsi come due angioletti, e lei pensò che per qualche minuto avrebbe fatto del loro meglio per mantenerla, ma poi, come sempre, si sarebbero scatenati.
Baciò anche Kelan promettendogli di fare più in fretta possibile.


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Quella sera la cucina della fattoria MacAran era anche più affollata del solito, oltre a Marelie, ospite saltuaria, quella sera cenava alla fattoria Kelan.
Elorie aveva istruito per bene i bambini di non chieder notizie dei cugini, spiegando a quelli più piccoli che erano partiti e che a zio Kelan non piaceva parlarne, mentre ai più grandi disse la verità.
Consumarono la cena tranquillamente, Kelan s'informò di quando fossero giunti nella valle. Con due rapidi conti capirono che non si erano incontrati prima perché pochi giorni prima del loro arrivo Kelan era ripartito per Nevarsin, e nel mese che era seguito la famiglia MacAran era stata troppo impegnata a ristrutturare la fattoria dove ora vivevano.
Erano seduti davanti al camino, gli adulti in comode poltrone imbottite di cuscini, i bambini per terra su un folto tappeto che copriva il pavimento di legno con i gatti casa, le gemelle si erano arrampicate una in braccio al padre, l'altra in braccio allo zio. Fu Marelie, che teneva in braccio Kyrill a porre la domanda sbagliata.
«Ma scusa Kelan da Caer Donn a Nevarsin non ci si impiega più di due giorni e lo stesso per il ritorno, non ho idea di quanto tu dovessi fermarti al monastero, ma saresti dovuto tornare ben prima che io partissi per la Gilda di Valeron! Cosa ti ha trattenuto?»
«Nonostante il nostro laran, non mi sono accorto del malumore del chervine che mi ha disarcionato davanti le porte del monastero e mi sono rotto una gamba. I monaci mi hanno tenuto un mese a letto!»
Da quel momento lo sguardo di Kelan si fece triste e malinconico. Elorie diede di gomito a Coryn.
«Avanti bambini, è ora di andare a letto»
Yllana e Caitlin baciarono ubbidienti Kelan e Marelie e si avviarono verso le scale. Fu Piedro, il maggiore, a prendere di protestare per primo, subito seguito da Dorian che imitava in tutto e per tutto il fratello.
«Ma dai mamma è ancora presto.»
«No Piedro di solito a questa ora siete a letto da un pezzo.»
«Ma mamma è un sacco di tempo che non vediamo lo zio Kelan!»
«No Dorian dovete andare a letto. Lo Zio Kelan verrà a trovarci molto spesso!»
«Mamma! IO sono grande e posso stare alzato di più!»
A quel punto intervenne Kelan.
«E se vi portassi io a letto?»
Un coro di sì accolse quella proposta. I bambini si avviarono di corsa per le scale, seguiti da Kelan che teneva per mano le gemelle e da Elorie.
Una volta messi a letto i bambini, Kelan dovette promettere più volte che sarebbe tornato a trovarli al più presto. Mentre Elorie cantava la ninnananna a Rafe e Kyril Kelan si fermò fuori dalla porta ad ascoltare la nenia sommessa. Quando i cuccioli di casa si furono addormentati Elorie raggiunse io fratello nel corridoio.
«È la stessa che ci cantavi quando eravamo piccoli»
«È la ninnananna che mi cantava la mamma»
Elorie protese una mano ad asciugare le due piccole lacrime che scendevano dagli occhi di Kelan.
«Marguerida la cantava ad Alanna e Aidan...»
Elorie sorrise tristemente.
«Sì mi ricordo, mi aveva sentita cantarla a Piedro e Dorian e mi chiese d'insegnargliela.»
Si sedettero sull'ultimo gradino delle scale, Kelan appoggiò la testa sulle gambe della sorella, che cominciò ad accarezzargliela.
«Kelan... quando vorrai parlarne io sarò qui. In qualsiasi momento non sarò mai troppo occupata per te.»
I singhiozzi di Kelan erano soffocati dalla spessa stoffa della gonna.
Restarono così per un po', poi Kelan alzò al testa.
«Grazie Elorie. Adesso scendiamo»
Si abbracciarono un'altra volta.
Trovarono Marelie e Coryn ancora davanti al camino. Il posto di Kyrill sulle ginocchia di Marelie era stato preso da un grosso gatto dal pelo rosso e dal carattere quasi impossibile che si lasciava avvicinare solo da Kyrill e Marelie.
Elorie diede un'occhiata al tavolo ancora ingombro di piatti e sospirò sonoramente.
Coryn si alzò e come se non avesse sentito il sospiro d'Elorie propose.
«Amore, che diresti se ti dessi una mano a rigovernare i piatti.»
«Direi che ne sarei molto contenta.»
Quando furono da soli nella dispensa che conteneva anche l'acquaio dove arrivava l'acqua calda, Elorie affrontò un argomento che le stava molto a cuore.
«Coryn, perché non porti Kelan da Alar? Magari con te riuscirà ad esprimere il dolore che prova.»
«Sei sicura? In fondo a te è molto legato, con te potrebbe confidarsi, rispetto a te che sei stata una madre per loro io sono un estraneo.»
«A tua madre confideresti quando ti manca tua moglie?»
L'espressione di Coryn le fece capire che aveva inteso perfettamente quel che lei volesse dire.
«Ma tu e Kelan avete un rapporto diverso da quello che io avevo con mia madre!»
«Questo non centra nulla,» e lo schizzò con un po' d'acqua. Coryn stava per dire qualcosa quando la risata di Kelan interruppe le loro congetture.
Si affacciarono sulla porta della cucina e videro Kelan e Marelie ridere. Quando Marelie si accorse di loro cercò di ricomporsi, senza troppo successo.
«Coryn, Elorie, io adesso vado. Domattina sono di turno alla porta e devo alzarmi presto.»
«Vengo con te Marelie.»
Elorie diede una leggera spintarella a Coryn che schiarendosi la voce propose.
«Se mi aspettate ancora per pochi minuti vengo giù al villaggio con voi. Kelan che ne dici di bere un bicchierino insieme da Alar?»
Elorie fece finta di emettere un brontolio di disapprovazione.
«Ma dai tesoro, solo un bicchierino di sidro. Lo so che domattina dobbiamo diserbare il campo. Non farò tardi.»
«Adesso capisco da chi abbia imparato Piedro! Per mia fortuna riesco a tenergli ancora testa»


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«Ah ah ah! E ti ricordi quella volta che Elorie stava impastando il pane e le è caduto il sacco della farina addosso ed è uscita in cortile tutta imbiancata?»
«Sì, credo di essermi innamorato di lei in quel momento!»
«Così non vale, tu sei troppo serio! Bevi altro firi
Damon li vide seduti nel tavolo più lontano dalla porta e buio del Northern Scoundrel, Kelan e Coryn con in mezzo una bottiglia di firi quasi finita, Kelan stava versandone un ennesimo bicchiere a Coryn. Alzando gli occhi lo vide e alzandosi in piedi lo chiamò.
«Damon! Avanti, raggiungici qui, Alar, portaci un'altra bottiglia!»
Anche Coryn, tornato immediatamente sobrio, si alzò, e chinò la testa.
«Vai Dom
Alar portò la seconda bottiglia e la posò sul tavolo ritirando quella vuota.
«Kelan, adesso ti saluto, torno a casa, Elorie si starà preoccupando. Vai Dom, vi saluto. Buona serata.» Coryn si allontanò come se avesse avuto Zandru che l'inseguiva.
«Coryn, aspettami.»
Lo raggiunse quasi sulla porta.
«Coryn, cos'è successo a Kelan? Non l'ho mai visto così!»
«Siamo venuti a bere, per festeggiare la riunione, poi Kelan ha cominciato a bere un bicchiere di firi dopo l'altro e non sono riuscito a fermarlo. Provateci voi, vai Dom
«Grazie Coryn.»
«Buona notte, Vai Dom
Dall'alta parte della sala Kelan lo chiamò e Damon lo raggiunse.
«Siediti. Damon, fammi compagnia, bevi un po' di firi con me!»
«Non sei già ubriaco, Kelan?»
«No, mi ricordo ancora di Marguerida e di Aidan e Alanna.» Si versò un bicchiere e lo bevve tutto d'un fiato. «Bevi anche tu, Damon, non mi piace bere da solo!»
Damon si sedette accettando il bicchiere e sorbendo appena un goccio, non era intenzionato ad ubriacarsi.
«No, così non vale! Giù tutto d'un fiato, e non ammetto repliche!»


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«Ti ricordi il giorno che sono arrivato a Castel Aldaran?»
«Sì, cominciammo immediatamente a litigare, solo dopo ho capito che eri così aggressivo per nascondere la tua timidezza!»
«E quella volta che sono caduto dalle scale e mi ruppi il braccio la prima volta? Che scemo. Inciampare così nei miei stessi piedi!»
«No, sono stato io che ti ho spinto!»
«Veramente non me ne ricordo! Anzi mi ricordo che cercasti d'afferrarmi per evitare la caduta.»
«Non ti ho mai ringraziato, Kelan!»
«E di cosa?»
«Di avermi protetto fin da quella volta!»
«Ma dai, siamo bredin, era il minimo che dovessi fare! Ehi, ma perché tu non stai bevendo?» e gli versò un altro bicchiere di firi. Damon si sentiva già la testa leggera ed era solo al secondo bicchiere.
«Sì, sì, bevo, bevo.»
Il livello del liquore, calava velocemente, mentre la voce di Kelan si alzava notevolmente di tono. Un gomito appoggiato sul tavolo, la testa che ciondolava paurosamente, Kelan faticava a tenere gli occhi aperti.
«Oh accidenti, è finita anche questa... Alar...»
Quando il padrone della locanda raggiunse il tavolo nell'osteria oramai praticamente deserta, Damon prevenne l'amico, che aveva appoggiato la testa sul tavolo e russava sommessamente.
«Volevamo solo salutarti perché adesso ce ne andiamo, potresti mandarmi il conto domani alla Torre?»
«Va bene.»
«Kelan, Kelan, avanti torniamo a casa!»
Lo scossero gentilmente.
«No, ho litigato con Marguerida e non posso tornare a casa, mi farebbe dormire fuori dalla porta!»
Alar e Damon aiutarono Kelan ad alzarsi e lo sostennero fino alla porta. L'aria gelida della notte sembrò risvegliare il giovane, che si accorse della presenza di Alar.
«Oh Alar, ci sei, portaci un'altra bottiglia di firi, siediti con noi e bevi un goccio anche tu.»
«Kelan, stiamo tornando a casa, berrai con Alar domani sera.»
«Pensi di riuscire a portarlo fino alla Torre, Damon? Se vuoi ti posso aiutare.»
«No grazie, Alar, sono sicuro di farcela, in fondo Kelan non è così pesante! Vero, Kelan, che arriveremo fino alla Torre senza che Alar si disturbi ad accompagnarci?»
Damon inclinò la testa per guardare il suo più caro amico e si accorse delle lacrime che scorrevano sul suo volto.
«Bene, adesso andiamo! Buona notte Alar.»


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Fecero pochi passi verso la fontana ghiacciata, le lacrime scendevano sempre più copiose sulle guance di Kelan.
«Sai dopo la morte di Marguerida sono stato ubriaco per una settimana, bevevo dalla mattina alla sera, non volevo pensare a nulla, volevo solo morire per raggiungere la mia Marje, passavo da una locanda all'altra finché una sera un oste non mi dice: "Basta amico, io non ti servirò più nulla da bere, e così faranno tutte le osterie di Caer Donn. Devi scuoterti, devi tirarti su! Tutti abbiamo perso qualche caro nell'incendio, ti capiamo bene tutti, ma non puoi andare avanti così ti distruggeresti e basta." Io ho perso mia moglie, gli dico, e i miei due bambini nell'incendio, ho perso tutto, loro erano la mia vita. "No amico, tu non hai perso tutto: hai ancora il tuo futuro," mi fa. E cosa mi serve un futuro se non c'è più Marje a dividerlo con me? "Serve a dimostrarle che sei un uomo forte, che sei ancora l'uomo di cui si era innamorata."
«Quella sera crollai sul letto singhiozzando come un bambino, come ogni altra sera. Ma non fui inghiottito dal buio misericordioso che mi faceva dimenticare che Marje era morta, mi faceva dimenticare che fosse mai esistita, mi faceva dimenticare chi fossi. Quella notte fui tormentato da incubi in cui l'oste ripeteva all'infinito quel che mi aveva detto quella sera. Il giorno dopo fu terribile, mi sembrava mi fosse tornato il Mal della Soglia, ma non c'eri tu ad aiutarmi...»
Kelan scoppiò in singhiozzi, la testa premuta contro la spalla di Damon che lo stringeva e gli carezzava la schiena, nonostante avesse cercato di bere poco non riusciva a trattenere fuori della sua mente tutta la tristezza e l'angoscia che Kelan gli urlava nella mente in quel momento. Si sentì come un albero cui avessero tagliato quasi tutte le radici e che l'unica rimasta fosse così lontana ed irraggiungibile. Poi tra quel fiume d'angoscia si fece largo una scena precisa: Kelan e Marguerida stavano litigando, lei lo implorava di restare, di non partire per Nevarsin, lui la accusava di essere troppo ansiosa, non gli sarebbe successo nulla in fondo da Caer Donn a Nevarsin erano solo due giorni cammino, quattro con il ritorno, in somma nel giro di una settimana sarebbe stato di ritorno. Si lasciavano con male parole e Kelan se ne andava sbattendo al porta. Poi in vista delle mura di Nevarsin il cavallo scivolava e Kelan si rompeva una gamba, dovendo restare un mese in convalescenza dai monaci. Al suo ritorno mezza Caer Donn era scomparsa lasciando solo un mucchio di rovine fumanti. Marguerida ed i bambini morti in quel rogo durato tre giorni, e anche Elorie, Coryn e i loro bambini! La sua vita era distrutta.
La voce di Kelan lo riscosse dall'abisso di dolore in cui era precipitato.
«Sai cosa mi ha impedito di impazzire del tutto?»
Il flusso di immagini nella mente di Damon riprese, questa volta controllato e meno dirompente. Era una scena cha anche l'Aldaran ricordava benissimo, ma da una prospettiva diversa. In un rifugio sugli Hellers, loro due soli, pochi giorni dopo la fine degli attacchi di Mal della Soglia, erano scappati, avevano bisogno di silenzio, non volevano più sentire i pensieri degli altri. Alla luce del fuoco, avevano preparato un solo giaciglio, stando così vicini si sarebbero riscaldati a vicenda anche quando il fuoco si fosse spento. Damon si vedeva seduto, illuminato dai riflessi del fuoco. Anche lui si ricordava benissimo cosa si erano detti e cosa avevano fatto. Si erano scambiati pugnali e si erano giurati reciproca fedeltà ed amicizia eterne. Poi sotto il peso delle coperte si erano fatti vicini, come facevano da piccoli, e anche ora si davano conforto a vicenda. Il flusso di pensieri che correva dall'uno all'altro era rassicurante e pieno di affetto. Non riuscivano a distinguere se un pensiero fosse dell'uno o dell'altro, ma non importava, pensavano e soprattutto provavano le stesse cose. Nessuno dei due aveva mai avuto contatti con delle ragazze che non fossero le proprie sorelle o quelle dell'altro, che erano come le proprie.
Ora, adulti e con molte più esperienze, conservavano entrambi gelosamente il ricordo di quel primo bacio, scambiato alla luce del fuoco morente e di tutto quel che l'aveva seguito.
Poi Kelan aveva conosciuto Marguerida e quella parte del loro rapporto era finita, Kelan voleva vivere come il proprio padre che si era mantenuto fedele alla moglie anche dopo la sua morte. Damon si ricordava di quando Kelan gli parlò per la prima volta di Marguerida, chiedendogli di scioglierlo dalla loro relazione fisica e quasi chiedendogli il permesso di amare un'altra persona.
Damon poteva distinguere i lineamenti del volto di Kelan grazie alla luce delle quattro lune presenti nel cielo, gli occhi del giovane ancora lucidi per le lacrime sembravano bersi ogni tratto del suo signore.
Damon sentì le dita di Kelan attorcigliarsi ai suoi capelli.
«Ti ricordi quella sera?» Damon sentì il calore del respiro dell'altro, e poi la morbida pressione delle labbra di Kelan. Si sentì di nuovo il ragazzino tredicenne nel rifugio sugli Hellers.
Sorridendo prese Kelan per mano e si diresse verso la Torre.
«Aspetta, Damon, » sulla soglia della costruzione Kelan si fece più vicino. «Abbracciami e tienimi stretto,» affondò la testa nella sua spalla, soffocando un singhiozzo, Damon aspirò a fondo il profumo dei suoi capelli, sentendosi più ubriacato da quello che da tutti i liquori che Alar avrebbe mai potuto distillare.
Quando Kelan si sciolse riottosamente dall'abbraccio un pallido sorriso aleggiava sulle sue labbra.









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Disclaimers

Kelan incontra le sorelle Elorie e Marelie, che credeva morte nel terribile incendio di Caer Donn in cui persero la vita anche sua moglie e i due figli.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008