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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +1, ottobre (9)] [Credits & Disclaimers]



In viaggio

Kelan MacAran

Il gabbiano che sfiorava delicatamente il suo nido svegliò Kelan del tutto.
"Buon giorno Fiona," inviò il suo pensiero, che ai suoi occhi aveva la forma di un aquilotto, alla Custode.
"Buon giorno Kelan, avrei bisogno di parlarti. Dopo colazione vieni nella mia stanza."
"Va bene Fiona."
Si era crogiolato nel dormiveglia, nel calore delle coperte anche per troppo tempo quella mattina, il sole era sorto da almeno mezz'ora ed era ora di alzarsi e cominciare la giornata. Rabbrividendo nella frescura del mattino si vestì e scese nella cucina a bere una tazza di jaco caldo e mangiare un paio di fette di pane con le noci.
Nella stanza della Custode si era riunito il nucleo originario di Elvas: Fiona, Dana, Damon, Shonnach e lui.
«Oggi dovremmo riuscire a stabilizzare la griglia, ma ho un'incarico decisamente importante da affidarti assieme a Shonnach. Dovreste accompagnare Anndra Castamir prima a Neskaya e poi ad Arilinn. Le Custodi ci daranno i nodi vergini di cui abbiamo bisogno.» Si rivolse ad entrambi. «Ve la sentite?»
«Non avrai bisogno di noi nel Cerchio?»
«Lo so che se te ne vai resta sola Dana, ma vedrò di non farla affaticare troppo.»
«Shonnach?»
«Per me va bene. Quando si parte?»
Anndra Castamir impiegò tutta la giornata a sistemare la griglia. Dana e Kelan si alternarono nel monitorarlo. Dana non doveva stancarsi troppo in previsione del fatto che nei giorni seguenti non avrebbero potuto seguire i soliti turni di monitoraggio, ed anche Kelan doveva mantenersi in ottima condizione per il viaggio.


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La mattina seguente Kelan si svegliò anche prima del solito e preparata la sua borsa da viaggio si diresse nelle stalle a parlare e strigliare i quattro magnifici cavalli che avrebbero cavalcato durante il viaggio.
"Ma dobbiamo proprio lasciare... oh sì sì grattami li li. Per esprimere il godimento batté più volte lo zoccolo posteriore per terra.
"Abbiamo bisogno di voi. Lo so che fa freddo, ma senza la vostra forza e la vostra resistenza non potremmo portare a termine il nostro compito."
Kelan continuò a grattare la base del collo dello stallone.
"Io e il mio branco aiuteremo il branco di esseri uomo a portare a temine il loro compito."
"Grazie, quando ritorneremo vi darò una doppia razione di biada."
Una volta convinti i cavalli ad uscire dalla stalla Kelan mise loro i finimenti ed inviò un richiamo a Shonnach, che comparve sulla porta pochi istanti dopo.
Appena fuori dalla stalla Kelan fu sommerso dai saluti di tutti gli uccelli che si trovassero nei paraggi.
"Buon giorno a voi, miei piccoli amici, cosa mi potete dire del tempo, si manterrà stabile per alcuni giorni?"
Gli rispose un coro di sì e d'informazioni sulla quota a cui si trovavano gli insetti migliori.
Fuori della Torre lo attendevano Anndra Castamir in compagnia di una Rinunciataria. Il capo branco diede un colpetto col muso sulla spalla di Kelan, che percependo il pensiero della bestia non riuscì a reprimere un sorriso.
Kelan si presentò e propose di viaggiare leggeri senza portarsi dietro chervine. Dopo che ci ebbero riflettuto tutti, decisero di portarne almeno un paio che portassero i bagagli e che potessero sostituire uno dei cavalli se fosse successo qualcosa. Kelan cercò d'ignorare lo sbuffo di disprezzo del capo branco.
Partirono all'alba e per tutto il giorno viaggiarono, costretti dalla strada, in fila ed in silenzio. O forse per gli altri fu un viaggio silenzioso, Kelan fu contornato dal chiacchiericcio continuo degli uccelli. Avrebbe potuto escluderli in qualsiasi momento, ma gli piaceva ascoltare i discorsi di nidi e uova e semi che riempivano le giornate dei suoi piccoli amici con le ali.
Ogni tanto percepiva anche i pensieri dei rapaci che sorvolavano la loro carovana: pensieri pieni di vento e picchiate, lenti cerchi nel cielo sopra la preda, l'odore della paura dei piccoli roditori ed il sapore della carne cruda.
La sera montarono una tenda che li avrebbe protetti dal nevischio portato dal vento. Kelan si addormentò quasi immediatamente.
Fu tormentato da sogni in cui litigava con Marguerida e poi era ad Elvas e da Alar beveva, beveva fino a perdere in sensi e doveva essere portato di peso alla Torre. Il posarsi di un piccolo banshee di Anndra sulle solide pareti del suo nido lo svegliò ed interruppe l'incubo. Anndra controllava il loro sonno.
La mattina seguente Anndra gli si avvicinò.
«Kelan, che cosa sognavi la scorsa notte?»
"Ma che..."
«Ad Aldaran mi hanno insegnato che una delle regole fondamentali dei telepati è quella di non spiare nelle menti altrui! A voi non l'hanno insegnato? O nelle pianure si sono dimenticati della più elementare delle regole?»
«Ascoltami, Kelan, non ti ho spiato, assolutamente! Parola di comyn
"E dovrei fidarmi della parola di un comyn? Anche il padre di Damon è un comyn..."
«E allora che cosa intendevi prima?» ribadì in tono meno aspro, ma sempre sulla difensiva.
"Quando vi siete addormentati ho voluto controllare la robustezza delle vostre barriere: le tue sono molto basse. Ti assicuro che non sono rimasto a seguire il tuo sogno."
Non poté fare a meno di credere alle sue buone intenzioni e glielo fece capire, poi Anndra riprese a parlare raccontandogli un episodio della sua infanzia: di quando a Nevarsin era diventato molto amico di un Ardais che però era morto di Mal della Soglia.
Mentre ascoltava il racconto Kelan, pur non comprendendo il motivo per cui Anndra gli stesse raccontando un episodio così riservato, percepì il dolore che cresceva nel suo animo e alla fine scorse le lacrime che scendevano lente sulle sue guance. Cercò le parole per confortarlo, ma Anndra asciugandosi il volto diede di sprone al cavallo.


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La mattina del sesto giorno di viaggio Shonnach era in conflitto con un chervine che si era impuntato. Kelan percepiva nettamente i commenti poco cortesi che la bestia faceva a proposito di Shonnach.
«Kelan vedi se riesci tu a far muovere questo stupido animale.»
Il chervine, che stupido certamente non era, sembrò capire perfettamente il commento di Shonnach e le diede una cornata su una spalla che le fece perdere l'equilibrio e nel cadere la donna si ruppe il braccio. Il suo ferreo autocontrollo le impedì di lasciarsi sfuggire nulla più che un'imprecazione, ma non riuscì a trattenere un grido mentale, forse più di sorpresa che di vero e proprio dolore.
Kelan, pallido in volto controllò l'arto e dovette annunciare che era rotto, Anndra volle controllare a sua volta il braccio e con un'espressione di delusione sul volto dovette confermare la diagnosi di Kelan che si sentiva sollevato, aver sentito gridare Shonnach gli aveva fatto temere un danno molto più grave della frattura dell'omero. Aveva temuto di trovarsi davanti una frattura scomposta di entrambe le ossa del braccio.
Kelan trascorse il resto del viaggio accanto a Shonnach, cercando di assorbire le ondate di dolore provenienti dal braccio rotto e di decongestionare i nodi di energon.
Verso mezzogiorno furono raggiunti da una giovane leronis che Anndra prese sotto le sue ali.
Kelan ed Elaine trasportarono su una barella Shonnach che non protestò nemmeno.
Mentre Kelan li monitorava Anndra e la leronis decongestionarono un'ultima volta i nodi e incoraggiarono l'osso a saldarsi.
Quando ripresero il viaggio Anndra si affiancò alla leronis. Kelan continuò a stare con Shonnach, con la Rinunciataria assopita sulla barella si sentiva molto più a suo agio che con i due comyn.
Kelan non volle lasciare Shonnach nemmeno quando la sistemarono in una stanza per gli ospiti della Torre di Neskaya. Si sedette su una poltrona e si dispose ad attendere pazientemente il risveglio dell'amica, se così poteva azzardarsi a definire Shonnach.
Quando la Rinunciataria si svegliò immediatamente i suoi occhi sondarono la stanza dove era stata alloggiata e quando il suo sguardo si posò su Kelan chiese notizie di come fosse giunta in quel luogo.
«Ho sentito la tua mente controllare il mio braccio, e poi,» Shonnach corrugò le sopracciglia, «quella di Anndra. Cos'era? Non si fidava della tua diagnosi?»
«Credo che sperasse che mi fossi sbagliato. Vuole, o forse deve, tornare ad Elvas prima che i passi siano bloccati, e temeva che la tua frattura ci rallentasse.»
«Se tu, dopo avermi controllata, mi dicessi che sono un uomo, io ci penserei prima di smentirti!»
Kelan scoppiò a ridere.
«Non ti sembra di esagerare Shonnach?» Poi credette di assistere ad un miracolo: Shonnach abbondò per poco più di un istante la sua espressione guardinga e si lasciò andare ad un'ombra di sorriso.
«Forse...»
La mattina seguente chiese un colloquio con Rohana, la custode di Neskaya.
La donna lo fece accomodare in un salottino dove venivano ricevuti gli ospiti.
«Vai Leronis, ho una richiesta da sottoporvi. Ma devo raccontarvi qualcosa della mia storia. Io sono stato educato all'uso del laran dalla Leronis di Castel Aldaran e nell'ultimo anno ho lavorato nel Cerchio di Fiona ad Elvas come monitore.» Prese fiato e continuò. «Ecco io sono stato educato lontano dalle Torri e ho lavorato solo in una Torre, diciamo, clandestina. Forse la Leronis che mi ha educato non era al corrente delle ultime novità in fatto di galateo, ma mi ha insegnato che un telepate non deve mai, assolutamente mai, violare la mente di un altro. Vedete, vai leronis, la prima notte di viaggio Anndra per controllare il nostro sonno si è spinto un po' oltre, secondo quel che mi hanno insegnato. Il mio problema è che non me la sento di compiere un viaggio tra telepati che sono abituati ad entrare nella mente degli altri, sarò provinciale, ma sono stato educato così. Io vi chiedo il permesso di tornare ad Elvas accompagnando Shonnach n'ha Pedra, la Rinunciataria che viene da Elvas come me e che è rimasta infortunata nel viaggio.»
«Non sei provinciale Kelan e le tue preoccupazioni sono forse eccessive. Nelle pianure insegnano ancora a rispettare le menti degli altri, è solo che Anndra a volte esagera con le precauzioni e per essere sicuro che non avreste attirato l'attenzione di eventuali malintenzionati si è spinto troppo a fondo nel sondare le tue barriere. Ma io non posso importi di continuare il viaggio se non vuoi. Torna pure ad Elvas e porgi a Fiona i miei più cari saluti.»


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La mattina si presentarono alla porta della Torre due Rinunciatarie: Daina n'ha Sarah e Margali n'ha Lyanna, avrebbero accompagnato Kelan e Shonnach ad Elvas, per poi ritornare alla Gilda di Neskaya se le condizioni meteorologiche l'avessero permesso.
Il viaggio di ritorno fu molto più tranquillo di quello dell'andata. Kelan si sentiva molto rilassato con Shonnach. Era come se viaggiassero da soli: Daina apriva la strada una decina di metri avanti, e Margali altrettanti metri indietro chiudeva il gruppo.
Kelan sorrise tra sé e sé, nessuno avrebbe pensato che una qualsiasi persona avrebbe preferito la compagnia dell'iperprudente Rinunciataria a quella di un altro telepate. Anche se Kelan aveva deciso di non dar peso a quel che era successo la prima notte del viaggio, non riusciva a sentirsi rilassato in presenza di Anndra.
Per alcune ora Kelan si lasciò assorbire dalle chiacchiere degli animali che lo circondavano, poi si rivolse a Shonnach.
«La spalla ti fa male?»
«No. Perché dovrebbe?»
Kelan sapeva benissimo che la spalla era stata curata a dovere, ma il suo addestramento da monitore era così radicato in lui che sentiva come una necessità fisica l'essere sicuro che i compagni di viaggio, o di lavoro, stessero bene.
Il viaggio procedette senza incidenti, e anche le notti furono tranquille passate nei rifugi per i viaggiatori, Kelan dormiva da un lato, e tre Rinunciatarie dall'altro.
Arrivarono alla Torre una settimana più tardi, la neve non aveva ancora bloccato i passi e la valle li accolse nello splendore dei colori autunnali ai piedi delle cime innevate. Dai camini delle case s'alzavano fili di fumo promesse del rassicurante calore proveniente da un bel fuoco scoppiettante in un camino di pietra.
Le Rinunciatarie si accomiatarono nei pressi della Gilda dove si sarebbero ristorate prima di riprendere il viaggio per tornare a Neskaya il giorno seguente. Kelan e Shonnach rimasero in strada, guardandosi per un istante.
«Fiona vorrà un resoconto del nostro viaggio.»
«Vai tu Shonnach, io penso ai cavalli.»
«Posso occuparmene io, Kelan.»
«Shonnach, dovresti saperlo che mi piace stare con i cavalli e prendermi cura di loro.»
La Rinunciataria si produsse in una mezza smorfia, che avrebbe dovuto essere un sorriso. Sperò Kelan.
«Va bene, io vado a fare rapporto alla Custode.»


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Kelan si diresse verso la stalla. Sulla porta incontrò Shann.
«Già di ritorno?»
«Buon giorno Shann, sì Shonnach si è rotta un braccio e così siamo tornati a casa.»
«Vuoi lasciarmi i cavalli? Sarai ansioso di andare alla Torre e riscaldarti un po'!»
«Prima voglio accudire queste magnifiche bestie.»
«Mi vuoi rubare il lavoro?»
Risero entrambi.
«No, Shann, è che per me è un piacere la compagnia dei cavalli e poi devo mantenere una promessa.»
Una volta sistemati i cavalli negli stalli, Kelan si armò di striglia e si mise al lavoro, con lente ed ampie passate Kelan strigliò le due bestie che apprezzarono molto il trattamento e glielo resero noto con commenti ed indicazioni sui punti in cui la striglia desse maggior piacere. Shann si occupò di controllare che negli zoccoli delle due cavalcature non si fosse incastrato qualche sassolino. Messe sulle groppe delle morbide coperte di lana, Kelan prese due sacchi e li riempì di biada.
«Solo biada? Li tratti bene i cavalli tu!»
«Prima della partenza avevo promesso loro una doppia razione di biada, ma quando hanno visto i nostri compagni di viaggio, Shonnach in testa, non è molto popolare tra i cavalli e i chervine, hanno preteso un tripla razione per muoversi da qui. E per la pazienza che hanno dimostrato direi che si meritano un pasto di sola biada!»
Shann alzò gli occhi al cielo sorridendo.
«Certo che sei un MacAran dalla testa ai piedi! Solo un MacAran potrebbe ragionare in questo modo!»


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Il calar delle tenebre trovò Kelan ad un tavolo del Northern Scoundrel con Damon e Dana. Davanti a loro tre tazze fumenti di jaco bollente.
«Shonnach ha fatto il suo rapporto a Fiona. Adesso tocca a te raccontarci come è andata davvero!»
«Il tempo si è mantenuto bello sia all'andata che al ritorno. Shonnach si è messa a litigare con un chervine che le ha dato una spinta, cadendo Shonnach a lanciato un grido mentale che mi ha gelato il sangue. Abbiamo passato un inverno tremendo lo scorso anno eppure lei non ha mai perso il controllo, ha sempre mantenuto quella sua gelida calma e sentirla gridare mi ha spaventato tremendamente, ho temuto, non so neanche io cosa, che fosse moribonda, che si fosse fatta molto più male di quel che effettivamente è successo. Quando l'ho controllata e ho visto che si trattava di una semplice frattura, non era scomposta, non era esposta, mi sono sentito tremendamente sollevato. Poi...» Kelan s'interruppe e prese a fissare le volute di fumo che si alzavano dalla sua tazza di jaco, le sue mani stringevano la tazza, le nocche sbiancate.
«Cos'è successo Kelan?»
«Anndra l'ha voluta controllare.»
Dana e Damon si scambiarono uno sguardo incredulo.
«Non si è fidato della tua diagnosi?»
Damon sorrise e con tono serio ed espressione compita prese dire.
«Ma certo, è un Hastur e quale Hastur ha il dovere di verificare che quel che fanno i suoi sottoposti sia corretto!»
Appena finita la frase non resse più alla sua stessa burla e scoppiò a ridere imitato dagli altri due. Alcune teste si voltarono a guardarli e loro cercarono di soffocare le risa senza troppo successo. Gli occhi di Kelan, che smise di ridere repentinamente, rimasero però cupi. Quando Damon si fu calmato lo fissò a lungo negli occhi.
«C'è qualcos'altro, vero Kelan?»
Kelan mantenne un ostinato silenzio.
«Kelan lo sai che con noi puoi parlare, quello che dirai non uscirà da questo tavolo.»
Kelan strinse le labbra finché anch'esse sbiancarono, poi rilassò leggermente le mani e le labbra.
«Sì la prima notte ha voluto saggiare le nostre barriere, forse ha usato un po' troppa forza. Io stavo sognando Marguerida e poi quando mi sono ubriacato qui da Alar,» Damon e Dana annuirono, entrambi sapevano a che notte Kelan si riferisse. «La mattina dopo mi ha fatto uno strano discorso sulle mie barriere che sarebbero basse e...» Kelan respirò a fondo più volte, «una volta arrivato a Neskaya ha chiesto a Rohana che mi potessi fermare a completare il mio addestramento!»
«Che cosa?!» Damon era balzato in piedi, la tazza di jaco rovesciata sul tavolo.
«Damon, ti prego, siediti,» Kelan appoggiò la punta delle dita per meno di un secondo sul braccio di Damon, non voleva che percepisse tutto il suo turbamento, ma non poté impedire che Damon ne percepisse una parte attraverso quel fuggevole contatto.
Dana che avevo preso la notizia con maggior calma guardava Kelan intensamente.
«Ha insinuato che non sei stato addestrato compiutamente?»
«No, non l'ha insinuato, l'ha detto chiaramente e che per mantenere Elvas segreta devo alzare maggiormente le mie barriere anche di notte, che non possiamo permetterci il lusso di vagare nel sonno nel Sopramondo, perché così facendo rediamo l'immagine della Torre sempre più grande e visibile.» Kelan sospirò e, fissando la sua tazza come se fosse un oggetto mai visto prima e degno del più grande interesse, continuò. «Ma quel che mi fa stare peggio è quel che rimane sottointeso al suo discorso. Con l'inverno che abbiamo passato affermare che io non sia compiutamente addestrato sottintende che neanche Fiona, che non se ne è accorta in tutti quei mesi in cui abbiamo dormito tutti nella stessa stanza, sia una buona Custode e neanche voi ve ne siete accorti. Quello che più mi... Ammetto che la mia istruzione potrebbe non essere completa, in fondo non sono mai stato in una Torre prima che qui, ma...»
«Questo non lo devi dire neanche per scherzo. Non solo Larissa era un'ottima Leronis, ma abbiamo perfezionato assieme il tuo addestramento!»
Kelan bevve un lungo sorso di jaco prima di continuare.
«Anche ammettendo che la mai preparazione non sia completa.»
«Kelan, Damon ha ragione sul tuo addestramento.»
«Anche prendendo in considerazione l'ipotesi, non ammetto che siate tacciati di essere degli incompetenti! Perché è questo che Anndra ha fatto sottolineando che le mie barriere non siano buone. Io sono sicuro che se ve ne foste accorti me lo avreste detto e mi avreste insegnato come migliorarle. Quindi lui è stato il primo ad accorgersene e così ha sottointeso che voi non ve ne siate mai accorti! Adesso scusatemi, ho bisogno di aria fresca.» Disse tutto d'un fiato, se l'avessero interrotto un'altra volta non era sicuro che sarebbe riuscito a dire tutto, o forse sarebbe stato meglio.
Kelan si alzò, lasciando sul tavolo secal sufficienti a pagare le tre bevande, e si diresse a passo spedito verso la porta. Un volta fuori accolse con gratitudine il freddo della notte darkovana. Ringraziò mentalmente la Beata Evanda per essere riuscito a mantenere la voce ferma durante tutta la discussione. Si sentiva inquieto, non avrebbe voluto coinvolgere Damon e Dana, che sapessero quanto l'avesse scosso quel viaggio e quanto l'avesse ferito l'insinuazione che Fiona e gli altri non si fossero accorti delle lacune nel suo addestramento. Ma forse era tutto frutto della sua immaginazione, molto probabilmente Anndra non aveva mai voluto offendere la Custode, e lui aveva visto un attacco ai suoi amici anche dove non c'era.
"Sto diventando peggio di Shonnach!" si disse alla fine.
Anndra aveva agito solo per il bene di Elvas, la Torre segreta, nascosta al Consiglio dei Comyn e nota solo alle Custodi delle Torri e a quei telepati che avessero voluto raggiungerla. Già le Torri, chissà com'era entrare in una Torre da adolescente, in una Torre dove c'è una Custode, dei Tecnici e dei Meccanici pronti ad insegnarti come usare il tuo dono e a non impazzire. Ma non c'era bisogno di scervellarsi troppo sulla questione, poteva chiedere, o più semplicemente lasciare che le emozioni di Kasentlaya, Aliciana e soprattutto Loreena gli fluissero attraverso. Fiona e gli altri erano stati addestrati in Torre, mentre per lui quella di Elvas era la prima Torre, e questo lo faceva sentire inadeguato, e quel che era successo durante il viaggio aveva acuito questo suo sentirsi inferiore agli altri. Uno dei momenti più tristi della sua vita non era stato il giorno in cui Damon era partito per l'addestramento, anche se all'epoca aveva creduto di morire per lo strazio della separazione, il momento peggiore era stato il ritorno di Damon quando il suo bredu aveva imparato a dominare e sfruttare il suo donas in modi che Kelan non riusciva neanche ad immaginare, mentre lui aveva imparato soltanto ad escludere i pensieri degli altri, a monitorare altri telepati e guarire. Col tempo si era reso conto che saper guarire una persona è più importante che saper sistemare una griglia di matrici per poter comunicare a distanze enormi, ma al momento si era sentito molto ignorante e impreparato. Era dai giorni dell'arrivo a Castel Aldaran di Kelan che tra loro due non... e poi Kelan si era sentito piombare sulle spalle tutto il peso della differenza di classe, Damon, figlio del Dom era andato ad addestrarsi in una Torre, mentre lui, figlio di un contadino aveva imparato da una guaritrice. Poi nelle loro vite era entrata Elvas e ogni differenza si era di nuovo annullata, ma ogni tanto Kelan sentiva ancora quel groppo alla bocca dello stomaco che gli ricordava quanto fosse inferiore agli altri membri del Cerchio.
Chiuse gli occhi ed alzò il volto alle stelle, respirando profondamente, senza pensare a nulla assaporando intimamente la bellezza di quel cielo stellato ed il silenzio di quel momento.
Una lieve carezza sulla spalla lo riportò alla realtà. Erano Damon a Dana che l'avevano raggiunto fuori della locanda, gli sorridevano entrambi.
«Torniamo alla Torre Kelan. Non preoccupiamoci di Anndra adesso che è via e, soprattutto, noi sappiamo che si è sbagliato sia sul tuo conto.»
Anche Kelan sorrise ed annuì. Giunto sulla soglia della Torre Kelan sentì una civetta che da un ramo vicino gli parlava.
"Buona Notte Kelan MacAran," le civette sono sempre così formali.
"Buona notte a te, mia piccola amica, e buona caccia."









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Disclaimers

Kelan deve partire con Anndra, Shonnach e Elaine per raggiungere Neskaya e Arilinn. Ma il viaggio non è tranquillo come si prospettava all'inizio.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008