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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, settembre] [Credits & Disclaimers]



Perdere la strada

Nathan MacEwan e Francisco Cavanagh

Dannazione, ne era sicuro, una strada doveva pur esserci! Masticò con ostinazione un morso di carne secca, scrutando intorno a sé.
Aveva perso l'orientamento un'ora prima, ma poi aveva trovato un sentiero largo, quasi una strada vera e propria, e l'aveva imboccato sperando che l'avrebbe portato verso Caer Donn. Poco dopo, però, aveva deciso di compiere una deviazione su una pista che sembrava meno frequentata, nella speranza di risparmiare tempo e miglia. Avanzando ancora, non aveva fatto che confondersi ulteriormente sulla direzione da seguire, ed il suo scarsissimo senso dell'orientamento non l'aveva aiutato.
Tornare indietro non gli sarebbe servito a molto, si disse, dato che non sapeva esattamente da dove era arrivato. D'altro canto, non gli sembrava saggio andare avanti per un sentiero che forse si sarebbe perso nel nulla dei boschi... ma non era possibile che una strada sparisse in questo modo, diventando poco più che una pista da animali! Non se, almeno fino a qualche centinaio di metri prima era una strada ben tenuta, con un rifugio poco lontano. Beh, quanto meno prima della svolta!
Il chervine scosse la testa, dando segni d'impazienza, e Francisco decise di avanzare ancora un po' e vedere come si mettevano le cose.
Dopo una mezz'ora, gli sembrò che il sentiero si allargasse di nuovo (o magari ne aveva imboccato un ennesimo senza rendersene conto), e poté scorgere delle linee di vernice sui tronchi di alcuni alberi, forse indicazioni per le guide o per chi volesse tagliare della legna. Si sentì rincuorato: doveva esserci un villaggio nelle vicinanze, dove avrebbe potuto passare la notte e domandare informazioni sulle strade.
"La prossima volta che dovrò scappar via da qualche parte, vedrò di andare in un posto che conosco meglio!"
Si era allontanato da Venlendin in fretta e furia, alcuni giorni prima. Un amico - se amico poteva essere chiamato chi ti metteva nei guai e poi spariva - gli aveva chiesto un favore non proprio legale, parte del quale riguardava scassinare la serratura di una stalla, per permettergli di entrare. Non era certo stata la prima volta in cui gli erano stati richiesti favori simili, ma quella sera qualcosa era andato storto, ed il padrone della stalla era corso per strada urlando, agitando un bastone. Il suo conoscente era sparito chissà dove, nel frattempo, e Francisco era riuscito a stento ad infilarsi in un dedalo di vicoli e a far perdere le sue tracce. Nella notte, con una sola luna in cielo, nessuno avrebbe potuto vederlo abbastanza bene da riconoscerlo, ma a Venlendin c'erano state voci e sospetti, ed aveva preferito cambiare aria, almeno per un po'. Le sue due grandi fortune erano state un vicolo poco lontano ed il fatto che i passi fossero già liberi.
Era troppo vecchio per queste cose, si era detto. Era troppo vecchio per fare certe stupidaggini da ragazzini, ed era il caso che mettesse la testa a posto, una buona volta, che la finisse di usare la sua manualità per altro che il lavoro. Aveva dita agili, abituate ad intrecciare ed annodare i materiali più diversi, e si guadagnava da vivere fabbricando corde, stuoie e cesti.
La strada si aprì su una stretta valle. Come aveva immaginato, essa era abitata: c'erano mulini ai lati di un fiume serpeggiante, e fattorie, ed un villaggio con una Torre di pietra verde in mezzo.
"Che strano, pensavo che le Torri ci fossero solo nelle grandi città..."
Presto, però, proseguendo nel sentiero che scendeva in un boschetto, la valle non fu più visibile attraverso gli alberi. Se non altro la strada era ben tracciata, ed egli non avrebbe rischiato di perdersi un'altra volta! Sperò di trovare una locanda o qualcosa del genere in cui passare la notte, dato che l'imbrunire si avvicinava.
Da vicino, il villaggio gli sembrò ancora in espansione, con molte case ancora in fase di ristrutturazione. Via via che si avvicinava al suo centro, però, le case sembravano sempre meglio tenute. Quelle più centrali erano costruite in pietra e sembravano tutte abitate: dalle finestre si vedeva il riflesso del fuoco e si potevano sentire delle voci che chiamavano.
Usando la struttura imponente della Torre per orientarsi, si ritrovò nella piazza principale del paese che aveva visto dall'alto. Alla sinistra della Torre, il profumo di cibo e fumo di legna ed un'insegna con il disegno di un predone indicavano un posto in cui ristorarsi. Poco lontano, quelle che dovevano essere le scuderie. Vi lasciò il chervine ed il bagaglio principale, prendendo in spalla la bisaccia con denaro e un ricambio d'abiti, e si diresse a quella che gli era stato confermato essere la locanda, Northern qualcosa.
Mentre vi entrava ed appendeva il mantello ad un chiodo, si rese conto all'improvviso che non conosceva nemmeno il nome di quel paese.
"Beh, poco importa, tanto domani sarò già via, a Caer Donn, spero."
Prese posto ad uno dei lunghi tavoli della sala comune, in una zona un po' in ombra per evitare quanto possibile l'ovvia curiosità dei paesani verso un volto sconosciuto. C'era una decina di persone in tutto, a coppie o piccoli gruppi, e qualcuno di tanto in tanto gli rivolgeva un'occhiata curiosa, ma non minacciosa.
Presto gli fu portata la cena che aveva chiesto, una buona zuppa di legumi e carne, che lo saziò e riscaldò. Ed ora che uno dei problemi era risolto...
La donna bionda che gli aveva portato la cena tornò per portar via la ciotola, e Francisco approfittò per chiederle i prezzi delle camere. Era stanco e le due notti precedenti si era gettato su pagliericci nei rifugi, ma non voleva spendere troppo, e gli sarebbe andato bene anche dividere la camera con una o due persone.




Nathan sedeva ad un tavolo appartato, lungo la parete del locale. Aspettava Asillin. Avevano deciso di passare la serata insieme e si erano dati appuntamento allo Scoundrel... mezz'ora prima. La sua libera compagna era in ritardo, come al solito. Cercò di non pensare che potesse esserle successo qualcosa... ma la sua mente già correva.
Poi dalla porta del locale entrò qualcuno che lo distrasse dal corso dei suoi pensieri. Un uomo di corporatura media, dal fisico asciutto, con i capelli neri e gli occhi scuri. Un uomo che gli sembrava di aver già visto da qualche parte...
Ci pensò a lungo, e nel frattempo l'altro si era diretto ad un tavolo e aveva cominciato a mangiare qualcosa. Nathan preferì aspettare che finisse, prima di avvicinarsi per cercare di capire chi fosse. Frattanto fissò lo sconosciuto a lungo, cercando di non farsi vedere. La sua mente faticò non poco, poi finalmente riconobbe l'uomo.
L'espressione che si dipinse sul suo volto fu di completo stupore.
"Non è possibile! E' una vita che non lo vedo! Che ci fa, lui, ad Elvas?"
Quando si fu riscosso dalla sorpresa, si alzò e si diresse verso il tavolo al quale sedeva il suo vecchio amico.




Proprio in quel momento, sentì chiamare il suo nome, nella locanda di un paese sconosciuto in mezzo alle montagne.
«Francisco Cavanagh!»
Allarmato, si voltò di scatto verso la voce, come temendo che qualcuno avesse scoperto la sua recente malefatta e l'avesse inseguito fin lì. Dopo un istante, tuttavia, riconobbe chi lo stava chiamando.
«... Nathan?! Sei l'ultima persona che mi aspettavo di vedere...» Si avvicinò al vecchio amico per abbracciarlo, piantando in asso la locandiera, che iniziò a seguire da lontano la vicenda, incuriosita.
«Come sei arrivato qui? Qual buon vento?» Gli chiese Nathan, ancora incredulo.
«Beh, trovandoci in montagna, direi senza dubbio un vento di neve.» Rispose, aggirando la domanda. «E quanto al resto, come altro avrei potuto arrivare io da qualche parte, se non perdendomi?» Anche se si trovava davanti ad un vecchio amico, non era certo di volergli raccontare ogni cosa, e c'erano comunque un bel po' di orecchie lì intorno che gli sembravano fin troppo interessate ai fatti suoi. Decise di dare solo una parte della spiegazione. «Venlendin mi ha iniziato a star stretta e stavo cercando di raggiungere Caer Donn, per andare a stare da un cugino di mia madre che non ho neanche mai visto, ma ho sbagliato strada e sono arrivato qui.»
«Caer Donn? Tu? Ma se il viaggio più lungo che tu abbia mai fatto è stato fino al monastero di San Valentino delle Nevi!»
«Beh, le cose cambiano... e tu invece?»
Nathan lo dirottò verso una sedia, ed iniziò a raccontargli la sua storia: rimasto vedovo tempo prima, si era trasferito seguendo un desiderio di suo padre (tipico, si disse Francisco) ed aveva aperto una bottega da speziale.
«Allora i tuoi studi hanno fruttato? Beh, io sono sempre stato e rimango dell'opinione che avresti fatto bene a correr dietro a qualche gonna, ogni tanto!» Aveva parlato fra uno sbadiglio e l'altro, e temeva di esser stato incomprensibile. Francisco ricordava - ed era sicuro che anche a Nathan doveva esser venuto in mente lo stesso episodio - quando aveva cercato di convincerlo dapprima a spiare e poi ad avvicinare alcune cameriere di una locanda a Nevarsin. Come a riprova di ciò che stava pensando, vide che le guance dell'altro diventavano color rosa acceso.
Quella volta, erano amici da poco tempo, Francisco cercava, come avrebbe fatto più volte, di far superare all'altro la sua ritrosia. Ancora una volta, comportamenti da ragazzino, si disse. D'altronde, tra loro due, Nathan era sempre stato quello studioso e Francisco, molto più giovane, quello che si metteva in testa le idee più strane. Non che poi avesse mai combinato qualcosa, con quelle cameriere.
Rispolveravano vecchi ricordi da qualche minuto, quando furono raggiunti da una donna piuttosto alta, che guardò Nathan con un sorriso un po' perplesso. Aveva i capelli piuttosto corti, legati con una coda che lasciava scoperto il collo. All'orecchio portava il classico orecchino delle Rinunciatarie e indossava dei pantaloni. Francisco rimase stupito dall'abbigliamento della donna, ma preferì far finta di nulla: dopo tutto l'estraneo era lui, in quel posto.
«Scusami, non ce l'ho fatta ad arrivare prima.» Disse la donna a Nathan, mettendogli una mano sulla spalla come per abitudine. Vedovo, d'accordo, ma qualcosa non gli aveva raccontato... prese mentalmente nota di dover chiedere spiegazioni al suo vecchio amico, più tardi.
«Francisco, questa è la mia Libera Compagna. Lin, lui è Francisco, uno dei miei amici di Nevarsin. Sta andando a vivere a Caer Donn.»
«Mi chiamo Asillin n'ha Fiora, piacere di conoscerti.» Si presentò la nuova arrivata, sedendosi accanto a loro, poi aggiunse: «Se sei diretto a Caer Donn, allora sei un po' fuori strada.»
«Nessuno mi ha mai conosciuto per il mio senso dell'orientamento, mestra
Chiacchierarono un po' del lavoro di Nathan e di una nipote di Asillin, ma la sua mente iniziava ad essere sempre più offuscata dalla stanchezza e dal vino che aveva bevuto per cena ed egli non riuscì a seguire bene la conversazione. Quando se ne rese conto, Nathan gli propose di ritirarsi per la notte, e gli offrì un letto nella sua casa. Francisco cercò di rifiutare con qualche frase educata, perché non voleva rischiare di infastidirlo, ma era troppo stanco per essere convincente, e Nathan non volle sentire ragioni. Lo portò quindi quasi di peso al di fuori della locanda, pagando il conto anche per lui, e si diresse verso un grande edificio nella seconda cerchia di case del villaggio. Quando furono entrati, Nathan condusse Francisco verso una piccola stanza per gli ospiti, all'interno della quale si trovava un letto. L'uomo più giovane vi si gettò quasi come se non ne vedesse uno da anni, e in breve tempo si addormentò.
«Non me ne avevi mai parlato,» disse Asillin non appena Nathan fu uscito dalla stanza, con tono scherzoso.
«Sai com'è... non lo vedevo da così tanto tempo...» rispose l'uomo, con leggero imbarazzo.
«Non c'è bisogno che trovi scuse. Non importa.» Gli diede un leggero bacio sulla fronte. Poi aggiunse: «Non posso rimanere, stasera. Domani mattina devo preparare la colazione.»
«Buonanotte, preciosa. Mi mancherai.»
Detto questo uscì dall'abitazione, lasciando Nathan solo con il suo ospite, che dormiva già della grossa.




La luce filtrava dalle tende rimaste semiaperte, e lo risvegliò dolcemente. Francisco diventò gradualmente conscio dei rumori della strada, persone che si chiamavano, nitriti, ruote di carretti. Restò per un attimo disorientato dalla stanza che non conosceva, dai ricordi confusi di una cena in taverna con Nathan e... un'Amazzone?! Si sedette sul letto e scosse la testa per schiarirsela.
Ai piedi del letto, c'era una bacinella piena d'acqua piacevolmente fredda, e se ne servì per lavarsi. Si era buttato sul letto con tutti i vestiti, ormai sopraffatto dalla stanchezza, salvo poi svegliarsi un'oretta dopo per spogliarsi e mettersi sotto le coperte, e non si sentiva proprio pulitissimo. Finì di lavarsi, indossò un cambio d'abiti pulito ed uscì dalla stanza.
Un corridoio lo portò ad un'ampia cucina profumata di erbe e spezie dove Nathan, in una camicia dalle maniche arrotolate, stava versando dello jaco fumante in due tazze.
«Ben svegliato!» Lo salutò. «Ero indeciso se chiamarti o lasciarti dormire: fra un po' devo andare ad aprire la bottega.» «Devo aver dormito troppo. Ero così stanco, e quel vino era così forte...» Si guardò intorno. Nella casa silenziosa non sembrava esserci nessun altro. «Credo di aver sognato che eri diventato compagno di un'Amazzone.»
Nathan si mise a ridere. «Non era un sogno, anche se eri praticamente addormentato quando ti abbiamo portato via dallo Scoundrel. Ora Asillin è alla sua Gilda.» Francisco si sentì imbarazzato, ma il suo amico sembrò non farci caso e gli passò una tazza con un sorriso. «Vorrà dire che più tardi te la presenterò di nuovo.»
Fecero colazione insieme, e Nathan raccontò a Francisco della sua relazione con Asillin, di come e quando si erano conosciuti ed era cominciata la loro storia. Parlarono per tutto il tempo che ci volle per svuotare le tazze, poi Nathan chiese a Francisco delle informazioni sul suo viaggio.
Francisco pensò di dovergli, in effetti, delle spiegazioni, se non altro per l'ospitalità ricevuta e per onestà verso il suo amico. Gli raccontò, così, della sua disavventura e di come il suo allontanarsi da Venlendin fosse stato quasi una fuga.
«Allora il tuo parente non ti aspetta, vero? E perché non resti qui?» Gli propose l'altro, di slancio.
«Qui? A fare cosa?»
«Esattamente quel che avresti fatto a Caer Donn, con la differenza che molta meno gente sa dell'esistenza di questa valle, così sarai più al sicuro. I laranzu'in alla Torre stanno contribuendo a restaurare e ricostruire le case, e potresti prenderne una qui vicino... ed aprire una bottega. Rileghi ancora i libri?»
«Beh, mi sono specializzato come cestaio e cordaio, però sono sempre in grado di farlo.»
«Alla Torre hanno un po' di libri, ed anche le Rinunciatarie hanno una bella biblioteca, e potrebbero aver bisogno della tua capacità. E poi di cesti c'è sempre bisogno! Puoi restare qui fino a quando non avrai una casa tua, che ne pensi?»
L'entusiasmo di Nathan, nonostante le perplessità, iniziava a contagiarlo.
«In effetti, forse, al mio parente dovrei molte spiegazioni, e non l'ho neanche mai visto. Le ultime notizie da lui ci sono arrivate anni fa, figurati!»
«Vedi? Qui almeno già conosci me e Asillin. Solo, non dovrai più metterti a scassinare serrature e simili.»
«Ho smesso con queste sciocchezze, posso garantirtelo. E quest'idea mi alletta... però non posso abusare della tua ospitalità!»
«Piantala con queste sciocchezze!» Gli rispose Nathan, che aveva già trovato un modo per superare la sua reticenza. «Ho giusto bisogno di qualcuno che mi fabbrichi dello spago, così non ti sentirai in colpa.»
Continuarono a fare progetti, finché Nathan non guardò fuori dalla finestra e vide che il sole era già abbastanza alto.
«Beh, devo andare al lavoro, sono già in ritardo. Allora che faccio, inizio a dire in giro che è arrivato un nuovo artigiano?» Si avviò in fretta verso la porta che metteva in comunicazione la casa ed il negozio, ma Francisco lo trattenne.
«Nathan, aspetta. Mi sono appena reso conto di una cosa... Ecco, vorrei chiederti...»
L'amico lo guardò con aria interrogativa, aspettando la sua domanda.
«Come si chiama questo posto?»
Per un attimo Nathan restò interdetto, poi si mise a ridere. «Elvas.» Gli rispose, ed uscì.










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Disclaimers

Dopo una fuga rocambolesca, Francisco si ritrova sulla strada per Elvas, dove incontrerà un vecchio amico.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008