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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, giugno (20)] [Credits & Disclaimers]



Domande

Nathan MacEwan

Devi partire, Nathan, devi andartene da qui.»
«Ma...»
«Non chiedermi niente, ti prego. Va'! Vai ad Elvas, sono sicuro che ti troverai bene lì.»



Il suo sonno fu interrotto dall'insistente pigolio di alcuni passeri che avevano il nido proprio sopra la sua testa. Aprì gli occhi e ricordò di essere in viaggio. In viaggio per Elvas, proprio come gli aveva detto di fare suo padre.
Solo in quel momento Nathan parve accorgersi di aver nuovamente sognato quella scena: suo padre che gli diceva di andarsene, di partire, rifiutandosi di dare spiegazioni. Ancora una volta si chiese perché. Qual era il motivo? Perché doveva partire? C'era qualche problema? Perché suo padre si era rifiutato di dirgli perché doveva partire? Non aveva risposta. Decise di non pensarci, tanto già sapeva che nel giro di pochi minuti tutte quelle domande gli sarebbero tornate prepotentemente in mente.
Si guardò attorno. Aveva passato la notte, insolitamente serena per quella regione di Darkover, in una piccola radura, al riparo di un grosso albero. C'erano una quiete ed un silenzio straordinari... fatta eccezione per i passeri che continuavano a pigolare sempre più forte. Probabilmente aspettavano che la loro mamma tornasse con qualcosa di buono da mettere dentro il loro becco.
Raccolse le poche cose che aveva con sé (due borse non troppo grandi, contenenti dei vestiti, i suoi attrezzi da lavoro e le provviste necessarie al viaggio), slegò il cavallo dall'albero al quale lo aveva assicurato per evitare che scappasse, gli salì in groppa e riprese il cammino. Secondo i suoi calcoli mancava poco a questa valle. Al pensiero, una valanga di dubbi e domande lo sommerse. Perché proprio quella Valle? Cos'aveva di speciale? Suo padre aveva detto che si parlava bene di quel luogo, aveva detto che era un posto tranquillo, gli aveva assicurato che si sarebbe trovato bene lì. Era solo per quello che lo aveva mandato in quel villaggio? Pensava di sì, ma non era più sicuro di niente. Suo padre non aveva voluto dirgli perché doveva partire, come se fosse un segreto troppo importante per essere rivelato, e quindi perché non poteva esserci un mistero, un segreto, anche dietro la scelta della sua destinazione da parte del padre? E poi, si sarebbe trovato davvero bene lì? Com'era fatto quel luogo? Com'era la gente che ci viveva? Era sempre stato così difficile per lui stringere rapporti con gli altri, a causa della sua timidezza, e ora stava andando in un luogo del quale non conosceva assolutamente nulla. Sarebbe stato facile farsi degli amici? Avrebbe trovato qualcuno a cui confidare i suoi timori, o magari qualcuno che avrebbe potuto dargli delle risposte, che conosceva suo padre e sapeva tutto? Chissà...
Ancora una volta cercò di liberarsi dal peso dei suoi pensieri e si concentrò sulla strada davanti a sé. Il sentiero era abbastanza largo e c'erano tracce di un passaggio recente, di un carro, probabilmente alcuni mercanti che si recavano ad Elvas. Questo pensiero lo tranquillizzò: non era un posto dimenticato proprio da tutti, i commerci giungevano fin lì, era facile quindi riuscire a sapere qualche notizia del resto del mondo... e magari scoprire qualcosa che riguardasse suo padre.
"Possibile che i miei pensieri prendano sempre la stessa direzione?" si chiese, con una certa dose di rabbia.
Spronò il cavallo ad andare più veloce, voleva vedere questo villaggio, così forse la sua curiosità nello scoprire nuovi luoghi avrebbe preso il sopravvento sui suoi pensieri e l'avrebbe distratto.
Continuò così a seguire il sentiero per tutta la mattina, cercando di non pensare a quello che era stato, cercando di pensare solo al futuro, di essere ottimista... Ma ogni volta il fiume dei suoi pensieri lo portava sempre allo stesso punto; il volto del padre si profilava nella sua mente, la sua voce, le sue parole...
Nel primo pomeriggio, poi, inaspettatamente, vide la Torre. Come succedeva a molti, si fermò, di botto. La Torre era talmente maestosa da lasciare con il fiato sospeso. Rimase per qualche minuto interdetto, a fissare l'alto edificio con gli occhi spalancati, poi si rese conto di ciò che stava guardando: una Torre. Non sapeva che ad Elvas ci fosse una Torre. Nessuno aveva mai accennato minimamente alla cosa, nemmeno suo padre... Cancellò il volto dell'uomo dalla sua mente come già tante volte aveva fatto quel giorno, e cerò di capire. La Torre funzionava? Vi erano dei telepati all'interno? Se così era, allora era davvero molto strano. Sapeva che su Darkover c'erano varie Torri: la Torre di Arilinn, la Torre di Dalereuth, quella di Neskaya... ma di quella Torre non sapeva assolutamente nulla. Forse era semplicemente poco informato. In fondo lui era un semplice speziale, che viveva in un piccolo paesino quasi sconosciuto nei pressi di Armida, che nulla sapeva di laran e Torri. Quello era un mondo che apparteneva ai Comyn; lui non lo era. Quindi era normale che non sapesse nulla di quella Torre, pensò. Liquidò quindi la faccenda e rimase ancora per qualche attimo intento nella contemplazione di quel luogo che sarebbe diventato la sua casa. Stentava a crederci. Non poteva credere che la sua vita fosse cambiata così improvvisamente, drasticamente. Lui era sempre stato un uomo della pianura, da generazioni e generazioni... e ora si apprestava a passare i suoi giorni in un villaggio sperduto in mezzo alle montagne, e non sapeva neanche in che Dominio si trovasse. Ardais? Aldaran? L'ipotesi lo sconcertò. Forse si trovava addirittura nel Dominio Rinnegato!
"Per tutti gli Dèi!"
Mai avrebbe pensato ad una cosa simile.
Sorrise, amaramente. In fondo, che cosa cambiava? La sua vita era cambiata comunque, tutte le sue certezze e le sue abitudini, i posti che amava, erano svanite. Le montagne erano sempre montagne, e lui le aveva sempre odiate. Dubitava che la vita fosse tanto diversa in un Dominio o in un altro. Almeno, così pensava lui.
Sospirò, poi si decise a scendere verso la Valle.
Avanzò fino a quando giunse in quella che sembrava essere la piazza principale del villaggio. Nel centro sorgeva una fontana, davvero ben fatta. Sulla piazza si affacciavano alcuni edifici, tra i quali la Torre: vista da vicino era ancora più grande e maestosa, imponente. Nathan si sentì piccolo piccolo di fronte a tanta bellezza. Con fatica, distolse lo sguardo dalla Torre e osservò il resto della piazza. In comunicazione con la Torre c'era un edificio di due piani, una Casa della Gilda delle Rinunciatarie. Anche nel suo paese ce n'era una, ma era molto più piccola di quella e in tutto vi vivevano circa una decina di donne... Dall'altro lato della Torre, invece, si ergeva una locanda. Gli altri edifici erano per lo più abitazioni o botteghe.
Ancora una volta nella mente di Nathan si affacciarono domande su domande. Quella piazza gli piaceva, sembrava davvero un bel posto. Sicuramente il villaggio era molto tranquillo; le persone che erano in giro in quel momento erano poche, malgrado fossero circa le quattro del pomeriggio. Ma chissà com'era vivere lì? Si sarebbe davvero trovato bene come gli aveva detto suo padre? Sarebbe riuscito ad aprire una bottega? Sarebbe stato utile? O magari c'erano già altri speziali ad Elvas e l'apertura di una nuova bottega sarebbe stata del tutto inutile? Mille e più domande, tutte quelle domande che per tutto il giorno aveva cercato di allontanare, erano tornate arrogantemente nella sua testa, decise a ricevere una risposta. Una risposta che però Nathan non era in grado di dare.
Scrollò la testa, come per gettare via tutto, poi si diresse con passo titubante verso la locanda, sperando vi fosse una stanza libera e qualcuno a cui chiedere qualcosa su quel piccolo villaggio.
L'insegna diceva: Northern Scoundrel.
"Bel nome." pensò Nathan, poi entrò.
L'interno della locanda non era forse dei più belli o accoglienti, ma non era poi tanto male. Si avvicinò al bancone, dove trovò una donna bionda che lo salutò con un sorriso.
«Cosa posso fare per voi?» chiese.
«Volevo sapere se c'è una camera singola disponibile.»
«Naturalmente. Se potete attendere un attimo vado a prendervi la chiave.»
«Grazie mille,» rispose l'uomo.
La donna si allontanò dal bancone giusto il tempo di prendere la chiave, poi tornò indietro per riscuotere il pagamento. Nathan pagò la somma richiesta (che gli sembrò comunque un po' eccessiva) e si diresse verso la sua camera.
Il piccolo spazio era arredato molto spartanamente. C'era giusto un letto, una panca dove posare le proprie cose, e un tavolino con una sedia.
"E questa dovrà essere la mia casa fino a quando non ne troverò una? Per Zandru!"
Sospirò rumorosamente, quindi sistemò le sue poche cose in ordine nella panca. La parte più cospicua del suo bagaglio erano i suoi strumenti da lavoro e alcune erbe che aveva portato con sé. Si chiese se sarebbe stato facile in quel luogo procurarsene delle altre.
"Domande, ancora domande..."
Quand'ebbe finito, si gettò sul letto, esausto. Ma non tanto fisicamente, quanto moralmente. Tutte quelle domande... quando sarebbe riuscito a trovare una risposta ad ognuna di loro? In quel momento gli sembrava impossibile. A chi avrebbe potuto chiedere informazioni? La donna della locanda non gli sembrava la persona più adatta. Forse sarebbe dovuto scendere alla taverna, lì avrebbe potuto incontrare qualcuno in grado di dargli delle risposte.
"Forse..."
Sospirò rassegnato, cercando di non pensare a nulla.
Quando finalmente ci riuscì, il sonno s'impossessò di lui.









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Disclaimers

Nathan MacEwan viene convinto dal padre a partire per Elvas senza fornirgli altre spiegazioni.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008