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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, giugno (29)] [Credits & Disclaimers]



Una fortunata coincidenza

Nathan MacEwan

Eccoci, la locanda è questa,» disse Idriel non appena furono arrivati all'esterno dello Scoundrel. Era piuttosto tardi, tre delle quattro lune erano già alte nel cielo, ma Alyson doveva ancora essere lì. O, più probabilmente, c'era Alar. Non avrebbero ricevuto proprio quello che si dice una calorosa e ottima accoglienza, ma i nonni potevano pagare bene, e di questo l'ex mercenario sarebbe stato più che contento.
«Kyia, ti dispiace accompagnare tu i nonni? Io porto Diana e Mhari alla Gilda... poi filo a letto che sono esausta.»
«Non c'è problema, Dri, me ne occupo io. Tu va a riposarti,» rispose Asillin, dandole un lieve bacio sulla fronte.
La ragazza sorrise di rimando, e aggiunse: «Beh, allora buonanotte a tutti. Verrò a trovarvi domani mattina, dopo essere passata a parlare con Madre Gwennis per la questione delle erbe.»
«A domani, chiya,» le disse Fiora, accarezzandole i capelli, e lo stesso fece poi Jacqual.
Anche le due Rinunciatarie di Serrais augurarono a tutti la buona notte, poi seguirono Idriel verso la Gilda.
I tre rimasti alla locanda le guardarono allontanarsi, poi Asillin disse: «Beh, che aspettiamo? Entriamo!»
Fiora annuì, ma Jacqual disse, rivolto alla figlia: «Tu prendi la stanza e comincia ad aiutare la mamma a portare le cose su, chiya. Nel frattempo porto i cavalli alla stalla, che suppongo sia quella qui dietro.»
«Come vuoi tu, papà.»
«Attente al tornio, mi raccomando! Non vorrete che quel povero chervine si sia stancato tanto per nulla?»
«Faremo attenzione, promesso,» disse Asillin sorridendo.
Mentre le due donne entravano all'interno, Jacqual prese per le briglie i due cavalli e si diresse verso la stalla.
Vi trovò un uomo, intento a dare da mangiare alla propria cavalcatura.
«Buonasera» salutò entrando.
L'uomo si girò di scatto verso di lui, visibilmente spaventato. «Oh... b-buonasera, mestru. Non vi avevo sentito entrare,» arrossì.
«Oh, non preoccuparti, giovanotto. Mi dispiace di averti fatto prendere un colpo.»
«No, no, figuratevi,» rispose l'altro sorridendo.
«Piacere, mi chiamo Jacqual. Mia moglie ed io siamo appena arrivati ad Elvas,» disse, avvicinandosi. «E puoi tranquillamente darmi del tu,» aggiunse poi.
«Nathan McEwan, piacere mio. Anch'io sono qui da poco... sono arrivato qualche giorno fa.»
«Com'è la vita in questo villaggio sperduto tra i Kilghard? Mia nipote è qui già da alcuni mesi, mia figlia l'ha raggiunta poco fa, ed entrambe sono state stregate da questo posto...»
«Beh... l'ho detto, sono qui da poco, ancora non ho avuto modo di... di ambientarmi, ecco. Però sembra un bel posto. Le persone qui sono molto disponibili e... tira un'aria... di libertà.»
«Libertà? Che cosa intendi?»
«Qui... qui non ci sono Comyn che comandano e popolo che obbedisce. Cioè... non che non ci sia rispetto per i nobili, ma... ecco... non è come negli altri posti. Non saprei spiegare bene, ma... diciamo che... non si sente la presenza di un'autorità, di qualcuno che comanda sugli altri. Non che non ci siano... solo che... non è che comandano... prendono delle decisioni, se ci sono decisioni da prendere, si occupano delle cose che non vanno, ecco... sì... si occupano della città, non la comandano. E si vive bene. Si vive delle regole del buon senso e della buona educazione... e, almeno da quel poco che sono riuscito a capire, i disordini sono veramente rari...»
«Sì... più o meno è quanto mi aveva raccontato anche mia nipote. Penso proprio che mi troverò bene, in questo villaggio.» Si interruppe, meditando.
Nathan in cuor suo pregava che il vecchio la piantasse con quella valanga di domande. Non era abituato a parlare di sé, e la cosa lo metteva a disagio. Tuttavia... c'era qualcosa, in Jacqual, che lo spingeva a rispondere alle sue domande senza sentirsi indagato.
«Mia figlia mi ha detto che molte delle persone che abitano in questa valle hanno alle loro spalle delle storie... particolari,» riprese l'uomo più anziano dopo qualche attimo, con una leggerissima esitazione. «La tua qual è?»
Ecco. Si aspettava quella domanda. Gliel'avevano posta in tanti, dal giorno del suo arrivo. Ma il sorriso e il tono con cui quell'uomo gli chiedeva di parlare di sé era oltremodo... rassicurante. Forse era semplicemente l'ora tarda, o quei bicchieri di firi che aveva ingurgitato poco prima, ma non mentì.
«Beh... non sono qui per mia volontà, ma per volontà di mio padre. Un giorno ha deciso che non potevo più rimanere a casa, e che qui sarei stato bene. Il giorno dopo sono partito. Tutto qui.»
A tutti quelli che gliel'avessero chiesto, aveva semplicemente risposto che gli affari a Rosewen cominciavano a non andare più tanto bene e che aveva quindi deciso di trasferirsi. Suo padre aveva poi sentito parlare di un villaggio nei monti Kilghard di recente fondazione, che poteva quindi aver ancora bisogno di uno speziale. Non se la sentiva di dire a chiunque che la sua vita era improvvisamente cambiata senza che lui ne conoscesse nemmeno la ragione.
«Una motivazione curiosa, non c'è che dire,» sorrise. «Magari le mie figlie mi fossero state sempre così obbedienti... Mai una volta che non abbiano fatto di testa loro, quelle due. E così una delle due è una Rinunciataria...» il sorriso si spense, poi aggiunse in un sussurro, «e l'altra è morta.»
Nathan rimase decisamente sorpreso dalla confessione dell'uomo. Era già strano per lui essersi aperto con così tanta semplicità, e gli pareva ancora più strano che qualcun altro potesse fare lo stesso con lui, uno speziale qualunque.
«Mi... mi dispiace» balbettò.
«Oh, è stato alcuni anni fa. Ormai le ferite si sono rimarginate,» tornò a sorridere, ma c'era molta meno luce, in questo nuovo sorriso.
«Ma dimmi... hai già cominciato a cercare casa, qui ad Elvas? Te lo chiedo perchè non amo taverne e locande, e vorrei capire un po' come funziona per costruirsi un nido, in questa valle.»
«Sì, ho cominciato a dare un'occhiata intorno. Ci... ci sono ancora alcuni edifici non occupati, ma i più sono in pessime condizioni... completamente da rifare. Quelli in condizioni non disastrose si contano davvero sulle dita di una mano, ma non li ho trovati granché adatti per ospitare anche una bottega...»
«Una bottega? Anch'io avrei intenzione di aprirne una. Tu di cosa ti occupi?»
Ancora altre domande. Non bastavano quelle che lui già si poneva da solo? Ma ormai non gl'importava più granché. Quell'uomo gli piaceva, decisamente.
«Faccio lo speziale.»
«Un gran bel lavoro. Mi ha sempre affascinato... ma c'è troppa poca arte, a mio giudizio.»
«Oh, non è vero. Ci vuole arte per tagliuzzare a dovere erbe e mescolare adeguatamente gli ingredienti. E' un po' come cucinare. Vuoi negare che ci sia arte, nella cucina?»
Era da quando aveva lasciato casa sua che non sorrideva così, che non si lasciava andare a una chiacchierata totalmente disimpegnata.
«Uhm... sì, credo tu abbia ragione. Effettivamente mia moglie e mia figlia, quando si mettono ai fornelli, preparano dei veri e propri capolavori!»
Risero insieme. E Nathan smise di porsi domande inutili.
«In ogni caso... artista... di cosa ti occupi?»
«Sono un vasaio. Creo, coloro, decoro. Seguo i capricci del mio umore e della mia fantasia. E compongo canzoni e ballate, anche. Sono uno spirito libero... Peccato che l'età ormai avanzata mi impedisca di dedicarmi a tutte le attività che praticavo fin poco tempo fa. Sai, quello che dicono della vecchiaia è proprio vero 'la tragedia della vecchiaia non è di essere già vecchi, ma di essere ancora giovani'»
Risero ancora di gusto. Poi Jacqual riprese: «Ma stavamo dicendo, le case. Hai detto che la maggior parte non ancora occupate sono in pessime condizioni, quindi... richiederebbero molti mesi per ripararle?»
«Sì, credo proprio di sì. E non so per quanto tempo potrò ancora pagarmi la stanza allo Scoundrel, se dovrò affrontare spese così consistenti per far riparare la casa.»
«Hai perfettamente ragione... In ogni caso, la mia idea era quella di trovare un edificio il più possibile vicino alla Gilda delle Rinunciatarie... per avere vicine le mie bambine, sai.»
«Posso capire. Se non sbaglio, qualcosa nelle vicinanze c'era. Ma non sono sicuro... forse era una di quelle già adocchiate e con le riparazioni già in corso...»
«Speriamo di no... Magari domani potremmo andare a dare un'occhiata insieme, che ne dici? Però nel tardi... devo ancora riprendermi dal viaggio da Serrais!» Jacqual sorrise, trattenendo a stento uno sbadiglio.
«Ah, venite da Serrais? Dev'essere stato un viaggio molto lungo... Ti lascio andare a riposare, allora. Per domani... sono perfettamente d'accordo. Puoi venirmi a cercare nella mia stanza appena ti sarai svegliato, altrimenti credo che mi troverai qui in stalla o nella taverna. Non ho molto da fare, qui, e non credo ne avrò fin quando non potrò aprire la mia bottega.»
Forse non aveva mai parlato tanto con uno sconosciuto in vita sua. Ed era felice. Era dannatamente felice.
«Bene, allora a domani. Buonanotte, Nathan.»
«Buonanotte, Jacqual.»
"Quanto vorrei avere avuto un figlio come lui..." pensò Jacqual, nello stesso istante in cui Nathan pensava "Mi ricorda mio padre..."



Il giorno dopo, Jacqual trovò Nathan nella stalla.
Questa volta si preoccupò di fare un po' di rumore con la porta, entrando, per evitare di far sobbalzare l'uomo al suono della sua voce, com'era accaduto la sera prima. Ma Nathan era preparato, e al minimo accenno di cigolio della porta si girò con un sorriso.
«Buongiorno, Jacqual.»
«Buongiorno, Nathan.»
«Siete pronto per visitare Elvas?»
«Nathan, Nathan, Nathan,» l'uomo anziano scosse la testa, con un sorriso a metà tra il severo e il divertito, mentre l'altro si chiedeva che cosa avesse detto di sbagliato. «Sei pronto, non siete pronto.» Jacqual gli diede un'amichevole pacca sulla spalla.
L'uomo più giovane arrossì. «Scusami...»
«E di cosa ti scusi? Ad un giovanotto educato come te sono cose che capitano spesso, e immagino che capiterà ancora.»
Sorrise, di quel suo sorriso gioviale e rassicurante. «E comunque sì, sono pronto.»
«Beh, allora andiamo.»
Nathan sorrise a sua volta, godendo di quella insolita felicità, che aveva ormai allontanato... se non tutti, almeno molti dubbi.



Nathan aveva ragione. Le case del secondo cerchio ancora in buone condizioni che fossero anche disponibili erano poche. Quelle del terzo ancora libere, cadevano a pezzi. Due o tre edifici erano visibilmente in fase di ristrutturazione, alcuni erano decisamente poco adatti per una bottega, altri sarebbero stati perfetti se non fossero stati completamente da rifare.
«Questa è quella di cui ti parlavo ieri sera. Vedi, la Gilda è da quella parte, a pochi passi da qui,» disse Nathan quando furono arrivati a destinazione.
«Sì, effettivamente la posizione è perfetta. Ed è in condizioni dannatamente buone. Dici che sia già stata presa? Sembra disabitata...»
«Forse i lavori sono ancora in corso,» suppose l'uomo più giovane.
«Ma le altre case in lavorazione che abbiamo visto avevano gli operai fuori e tutto il resto...» disse Jacqual dubbioso, passandosi una mano dietro la nuca.
«Forse i lavori potrebbero essere stati sospesi per qualche motivo...»
«Sì, forse...»
Un passante li sentì parlare mentre osservavano l'edificio, e si avvicinò loro.
«Buongiorno,» disse. Gli altri due risposero educatamente, poi il nuovo venuto riprese: «Se vi state chiedendo come mai quella casa sembri disabitata, è perchè lo è. Il proprietario ha subito un grave lutto proprio mentre i lavori erano in corso, e ha deciso di ritornare nel suo paese d'origine per stare vicino ai familiari. Si è automaticamente convinto che in questa valle vi siano spiriti malvagi... oh, non guardatemi così, certa gente sarebbe capace di credere di tutto, si sa... comunque ha deciso di non mettere più piede ad Elvas. Se vi interessa... la casa è libera.»
Jacqual spalancò la bocca. Poi la richiuse, senza dire nulla.
«Libera... libera?» chiese Nathan.
«Libera libera,» sorrise, divertito dallo strano comportamento dei due sconosciuti. «Adelandeyo
«Adelandeyo!» risposero gli altri due in coro.
«Che fortuna sfacciata,» disse Jacqual quando il passante si fu allontanato, scuotendo la testa, visibilmente incredulo.
«Si, ma... beh, la casa... è una,» replicò l'uomo più giovane, mesto.
«Giovanotto, ma hai visto quanto è grande? Credi che due poveri vecchi abbiano bisogno di vivere in una casa così grande? Ne escono almeno due, lì, con tanto di bottega!»
«Dite... oh... scusa... dici sul serio?» Nathan non poteva crederci.
«Massì, massì. Guarda bene, e immagina.» Mise un braccio sulla spalla dell'uomo, poi con l'altro indicò via via le varie parti dell'edificio.
«Lì, nell'angolo: la tua bottega. All'altro angolo, la mia. Il piano terra è tutto tuo. Magari lì, dietro quella che sarà la bottega di vasaio più famosa e rinomata di tutta Elvas...» s'interruppe solo per concedersi un sorriso malizioso, per poi riprendere con le sue fantasticherie, «... una piccola stanza con le scale che portano su, dove ci sistemeremo io e Fiora.»
Si girò a guardare Nathan, poi aggiunse: «Cosa ne pensi?»
«Beh... ecco... io...» sorrise, emozionato «Ti ringrazio. E penso che sia un'idea fantastica.»
«Affare fatto, allora.»
«Affare fatto.»
Si strinsero vigorosamente la mano, poi Nathan disse: «Andiamo a dare un'occhiata all'interno? Poi cerchiamo qualcuno che possa sistemare le ultime cose!»
«Sì, andiamo! Facciamo un ingresso trionfale nella nostra futura casa!»









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Disclaimers

Nathan incontra Jacqual, appena arrivato ad Elvas assieme alla moglie e a Idriel e Asillin

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008