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La calda notte dei cadetti Elhalyn

Tristam Elhalyn Alton & Brydar Elhalyn

Da quando avevano sentito i loro due cognomi, uno accanto all'altro, per l'ultimo giro di ronda, tutta la caserma aveva previsto grossi, grossissimi guai per quella notte. Perché, se i due cugini separatamente parevano dei cadetti modello (o quasi, aggiungerebbero alcuni ufficiali di cui non facciamo menzione), insieme pareva che inciampassero volontariamente nei guai, anziché evitarli.
Così era a malincuore che l'ufficiale Syrtis li osservava ora, mentre si allontanavano verso Thendara.
Cosa sarebbe successo quella notte? Sarebbero scoppiati incendi nei granai? Castel Comyn sarebbe stato carbonizzato da un gruppo di fulmini a ripetizioni dovuti a una Rockraven risorta dagli inferi o dal sopramondo o Zandru stesso sarebbe salito in superficie col suo esercito di scorpioni?
Qualunque cosa sarebbe accaduta, sarebbe andata ben oltre la sua immaginazione di questo ne era certo.


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I due cugini non si vedevano da almeno una decina di giorni e l'annuncio del turno di guardia insieme non fu del tutto sgradito.
Brydar era stato costretto ad una permanenza forzata a Castel Comyn, dove suo nonno aveva bisogno di lui per presenziare ad alcune visite di lontani rappresentanti della famiglia Elhalyn.
«Odio essere mostrato come un animale da salotto,» borbottò, dopo aver raccontato la cosa ai commilitoni.
Un cadetto del secondo anno ridacchiò divertito.
«Dovrai farci l'abitudine,» commentò. «E sei fortunato che tua moglie non è di una famiglia importante, altrimenti vedresti che divertimento.»
Il giovane, sposato con una ragazza di estrazione più nobile della sua, poteva dirsi un esperto.
I quattro arrivarono presto sulla zona che dovevano controllare e, scambiandosi un breve saluto, si separarono in due direzioni opposte.
Brydar e Tristam verso il quartiere degli artigiani del legno, gli altri due verso quello dei musicisti.
La via era semibuia e semideserta, come sempre a quell'ora in cui le botteghe erano chiuse. Dietro le pesanti porte di legno, chiuse a doppia mandata di corda alcune, altre aperte ma chiuse al pubblico, gli artigiani lavoravano alacremente e ogni tanto qualche imprecazione ne sottolineava gli errori o i problemi.
Era quasi piacevole, dopo tanto tempo trascorso in caserma, sentire di nuovo la città vivere intorno a sé.
Tristam si sentiva quasi responsabile delle sorti di quella cittadina viva e attiva.
«È così bella Thendara di notte,» disse spostando, il mantello dietro la spalla, annusando quell'aria calda e il profumo che arrivava dal vicolo dei fornai.
Brydar sorrise, ripensando all'effetto che la prima vista della città gli aveva causato.
Aveva vissuto al castello di famiglia fino ad allora e la città più vicina, Carthon, non era nulla al confronto della capitale commerciale del pianeta.
«I primi tempi non mi piaceva camminare per queste strade,» commentò.
Tristam ridacchiò piano. «Certo, per uno abituato a vivere tra le montagne...»
Brydar non replicò al commento, restando in ascolto di alcune voci poco distanti, che sembravano essersi accalorate nel corso di una accesa discussione.
«Di sicuro è stato più facile abituarmi alla vita di Castel Comyn,» riprese, dopo che i toni si furono smorzati e tutto sembrò tornare tranquillo, «che al caos che regna in queste strade.»
«Beh, è normale, è una città commerciale!» Rispose Tristam ridendo, poi, tornando più serio gli fece quella domanda che gli girava per un po' nella testa, «ma come mai sei dovuto stare su a Castel Comyn?»
Il cugino sospirò, stringendosi nel mantello nonostante l'aria fosse già molto calda per quel periodo dell'anno.
«Devi essere l'unico a non saperlo,» il tono era terribilmente serio, «mia moglie è incinta.»
«Suppongo che l'etichetta imporrebbe di farti le mie congratulazioni, ma credo che anche un atelepate con un po' di sensibilità capirebbe che il tuo animo non è felice di questa gravidanza,» la voce di Tristam era bassa. Non era il caso che li sentisse tutta Thendara, sia per rispetto verso Brydar sia verso la sua legittima consorte.
«Non credere,» ribattè Brydar, «è stato meglio così. Almeno finché aspetta un figlio non sarò costretto a fare nulla.»
Tristam lo guardò di sottecchi, senza commentare.
«Non che la cosa mi sia dispiaciuta ma...» riprese Brydar.
«Perché l'hai sposata?» La domanda fu posta con tono casuale, mentre Tristam si guardava intorno.
Sapeva benissimo che quasi nessun matrimonio comyn era fatto per amore e che alcuni ombredin si sposavano per assicurare una discendenza alla famiglia, ma per Brydar, che non era di sicuro tra i primi in discendenza diretta, il matrimonio poteva anche essere schivato o comunque rimandato.
Brydar ridacchiò, ironico.
«Mio padre ha sfornato più figli di un coniglio, chiunque dei miei fratelli farà altrettanto di sicuro.»
«Non mi hai risposto.»
«Non me lo hanno chiesto,» si arrese. «Quando sono arrivato qui, con mio padre e i genitori di mia madre, loro avevano già organizzato tutto, senza avvisare né me né lui. Avevano stabilito che sarei rimasto con loro, tanto mio padre aveva figli a sufficienza al castello, e mi hanno presentato mia moglie e l'uniforme della Guardia quasi in contemporanea...» fece una breve pausa. «Anzi, prima mi hanno mostrato l'uniforme e spiegato cosa mi aspettava nella Guardia, poi mi hanno detto che mi sarei sposato e che mia moglie era nella camera accanto che mi aspettava.»
L'aria sembrò farsi più fredda o era l'Alton che di colpo aveva eretto dei muri altissimi fra loro?
Brydar gli concesse solo una occhiata con la coda dell'occhio e l'espressione irritata e il viso terreo di Tristam lo lasciarono piuttosto perplesso.
Sentiva la rabbia trattenuta del comyn giungergli come una sottile scarica elettrica.
Quando Tristam si accorse di stare trasmettendo il proprio nervosismo a Brydar tossì un paio di volte e lo fece scemare dal suo cuore, lasciandovi solo il fondo di amarezza su cui tutto si era adagiato.
«Mi spiace,» e la sincerità che infuse in quelle poche parole era totale.
Non sapeva cosa avrebbe fatto in una situazione come quella in cui Brydar si era trovato, probabilmente avrebbe avuto molto meno sangue freddo e si sarebbe reso ridicolo reagendo in malo modo a quella intrusione nella sua vita. Ma, fortunatamente, era stato favorito dalla sorte e suo padre non aveva mai provato ad imporgli in quel modo nessuna scelta.
«La sola cosa positiva è che neppure lei è entusiasta della cosa,» Brydar sembrò tranquillizzarsi. «Aveva fatto sogni ben diversi e il fatto che sia rimasta già incinta evita a tutti di fare cose... sgradevoli per entrambi.»
«Beh, almeno ti eviti i commenti alle spalle... e le domande sulla tua fertilità.» L'aria calda lasciava lo spazio a una brezza fresca e piacevole che carezzava il viso accaldato di Tristam. «Oh, soffro tremendamente questo caldo!»
La risata di Brydar lo colse di sorpresa.
«Commenti alle spalle?» Commentò Brydar, non appena si fu ricomposto. «Come no!»
«Almeno sono in buona compagnia,» continuò, più seriamente. «Anche se le voci che circolano su di me sono molto meno gratificanti di quelle che riportano il tuo nome.»
Tristam agitò una mano in aria, come a scacciare un insetto immaginario. «Io mi salvo solo perchè sono stato a lungo in una Torre, se no sarei sulla bocca di tutte le dame Elhalyn e parentele varie! Anche se ormai credo che abbiano da dire su chiunque... e i mariti sono anche peggio molto spesso!» Ripensò a Aoghan Lindir e alla sua lingua notoriamente lunga e tagliente. Dicevano che fosse la migliore fonte di informazione di tutta Darkover e, anche se era una esagerazione, quell'affermazione non si allontanava poi così tanto dalla verità e lui ne aveva avuto più volte prova.
Una figura scura, entrata di soppiatto in uno dei laboratori apparentemente chiusi, attrasse la loro attenzione.
Si avvicinarono alla porta in silenzio e restarono in ascolto... i rumori provenienti dall'interno resero presto inutile qualsiasi proposito di intervento.
«Mastro Darril,» commentò Tristam, riconoscendo l'insegna. «Mi chiedo con chi dei suoi clienti se la stia spassando la moglie stanotte.»
Si allontanarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Camminarono senza parlare per un bel po' di tempo. Brydar immerso in chissà quali pensieri, Tristam con la mente vuota. Passarono varie botteghe e oltrepassarono molti viottoli senza che nulla accadesse.
Calma piatta.
«È tutto stranamente calmo,» fu Tristam che ruppe il silenzio.
«Non dovevi dirlo,» commentò Brydar, preparandosi al peggio.
Nonostante ciò, la ronda continuò nella calma più assoluta per almeno un'altra ora, fino a quando non ripassarono davanti alla bottega di Mastro Darril.
Le voci all'interno si erano fatte più concitate e, a dispetto di prima, i toni non erano più quelli di una coppia clandestina impegnata in rocambolesche attività notturne, ma più simili a quelli di una rissa da taverna.
Tristam bussò alla porta, annunciando la Guardia di Thendara con una voce forte e stentorea.
I rumori all'interno smisero per un attimo per poi ricominciare più forti di prima.
I due cugini si guardarono per decidere sul da farsi, ma non fecero in tempo a fare nulla: la porta si spalancò e un uomo volò letteralmente al centro della strada, mancando per un pelo i due cadetti.
La cosa sembrò corrispondere ad un segnale in codice perché, dopo pochi istanti, l'intera via sembrò riempirsi di uomini e donne scalmanati, le seconde più dei primi, che si contendevano a pugni e morsi il poveraccio ancora a terra.
Tra grida , strepiti, unghiate e morsi (eh sì! c'erano anche quelli!) le dolci e care fanciulle di casa, sollevate le sottane e abbandonate le maschere da cigni, si erano trasformate in veri e propri uccelli spettro, pronte a far a pezzi e lacerare i loro avversari.
Tristam riuscì a sgattaiolare via, piuttosto malconcio.
Dopo i primi attacchi schivati si era ritrovato in un'orgia di calci, pugni, schiaffi e insulti e, nonostante fosse stato sul punto di usare il suo donas, per comandare loro di calmarsi, era riuscito a fare appello all'ultimo brandello di forza di volontà per impedirsi quel gesto sconsiderato e, difendendosi come meglio poteva, aveva guadagnato quello spazio che gli era stato vitale per la sopravvivenza.
Contese con violenza la propria spada ad una scarmigliata donzelletta e, strappatagliela di mano, cercò con lo sguardo Brydar.
Il cugino sembrava quasi non avere problemi, almeno all'inizio.
La rissa gli ricordava molto quelle in famiglia: con una quindicina di figli, legittimi o meno, e alcuni dei servi, le discussioni degeneravano spesso in incontri di lotta.
Ma sapeva che affrontare donne scatenate era un rischio quasi mortale. A dispetto delle apparenze, sembrava che le donne della zona parteggiassero tutte per la moglie fedifraga di Mastro Darril.
I mariti, ovviamente dalla parte del tradito, cercavano di riportarle alla ragione e di recuperare il poveretto ancora steso a terra che, a dispetto di tutto, sembrava il solo ad essere ancora illeso nella colluttazione generale.
Quando anche Brydar cominciò a vedersela brutta, cercò di sgattaiolare in un angolo, dove attendere che gli animi si raffreddassero un po'... o restassero tutti senza energie.
Tristam iniziava ad averne abbastanza di quegli intollerabili comportamenti.
«Ora basta sono stufo... vieni Brydar!» disse, tirando per un gomito il cugino e dirigendosi a passo di carica verso la fontana più vicina.
Un lungo fontanile, poco più di una vasca con una pompa a mano che traeva acqua da chissà quale falda sotterranea, era addossato lungo il fianco in pietra di una delle case più vicine.
Guardandosi in giro, Tristam notò anche il lungo tubo in juta che doveva servire per innaffiare le case in caso di incendio.
«Cosa vuoi fare?» chiese Brydar, tenendosi lo stomaco dove, pochi istanti prima, una delle gentili donzelle aveva pensato bene di infilare il suo gomito appuntito.
«Adesso vedrai... Tu pompa!»
Brydar restò come un allocco a guardare il cugino che collegava il lungo tubo di juta al bocchettone della fontana, puntando poi l'altra estremità sulla folla.
«Allora?»
Annuendo, ma con poca convinzione, Brydar, si attaccò al lungo braccio che richiamava l'acqua dalla cisterna sotterranea e, dopo qualche minuto, e molte occhiate di rimprovero da parte di Tristam, le prime gocce di acqua gelata raggiunsero finalmente l'estremità del tubo che il cugino reggeva con decisione.
All'urlo: «Si comportano come cralmac in calore, va bene trattiamoli come tale!» la folla fu investita dall'alto da una pioggia di acqua gelida che avrebbe fatto calmare i sensi di una intera legione di cralmac, se fossero esistiti branchi così numerosi di quella razza.
Fu un vai e vieni, un parapiglia, un addossarsi l'uno all'altro e il totale disperdersi ai lati della via.
Quando gli animi parevano più sereni, Tristam e Brydar smisero la loro operazione.
«Ma siete tutti impazziti?! Ma vi pare il modo di comportarvi!?» esclamò Tristam, riaggiustandosi il mantello (o, meglio, quello che ne restava) della divisa. «Davanti a due rappresentanti della Guardia, nonché comyn?! Siamo per caso finiti in una tribù di uomini-gatto incrociati con uccelli-spettro e non ce ne siamo accorti?!» esclamò facendosi avanti, alzando il capo con fierezza (e coi capelli disordinati, i graffi sul viso e i vestiti strappati qui e la pareva più un gallo mezzo spiumato che una nobile aquila comyn), Tristam Elhalyn-Alton, cadetto del terzo corso della Guardia cittadina di Thendara.
Brydar, cercando di darsi un contegno, aggrappato com'era alla pompa della fontana, vide che la folla non più urlante cominciava a rendersi vagamente conto di quello che era capitato.
Si stava avvicinando al cugino quando delle voci concitate alle loro spalle fecero girare entrambi.
Una mezza dozzina di rappresentanti della Guardia stavano raggiungendo il luogo degli scontri a passo di corsa, ma lo spettacolo che si parò davanti ai loro occhi non era quello che si erano aspettati.
Uno dei commercianti della via parallela aveva mandato un suo apprendista a chiamare un manipolo di soldati, per sedare l'evidente rivolta che sembrava essere scoppiata lì accanto e, non appena ebbe realizzato chi doveva essere di ronda in quel quartiere, il sottoufficiale Hastur non aveva esitato a proporsi come volontario e partire alla guida di un piccolo drappello di uomini.
Quello che apparve ai loro occhi avrebbe potuto essere rappresentato accanto alle gesta di Aldones e di Hastur senza problemi.
Illuminati dalle calde luci delle fiaccole, i due Elhalyn stavano tenendo a bada una folla apparentemente tornata alla tranquillità ma, dalle condizioni degli abiti, feroce animale incontrollabile fino a pochi istanti prima.
Tristam sollevò lo sguardo fiammeggiante e, con un gesto elegante e controllato, spostò il mantello in brandelli dietro la spalla. Brydar gli si affiancò con una espressione altera, il volto sporco di sangue raffermo e polvere, bellissimo nella propria regalità.
In quel momento nessuno avrebbe detto che gli Elhalyn non erano i reali padroni di Darkover.
Eppure qualcosa, qualcuno, pareva contrariato da quella visione.
Quel qualcuno li stava osservando come un cacciatore osserva l'aquila che ha rapito il suo cane da caccia.
Il sottoufficiale Hastur, defraudato del suo momento di gloria, li guardava accigliato.
La folla, già soggiogata dalla presenza dei due cadetti, ma forse più dalla doccia fredda che gli avevano fatto fare, stava in religioso silenzio, disposta lungo i fianchi delle case, in attesa del primo attimo di distrazione che permettesse loro di ritirarsi in sordina.
«Qualcuno mi può spiegare cosa è accaduto qui?»
La parola d'ordine era stata pronunciata.
Nell'esatto istante in cui i due cadetti si voltarono, per fronteggiare il loro superiore, la maggior parte dei rissaioli sparì dentro le case da cui erano provenuti.
Nessuno del gruppo capitanato dall'Hastur pensò a fermarli, tutti troppo curiosi di vedere cosa avrebbero risposto i due cugini.
Tristam fece un passo avanti «La rissa è stata sedata, signore!» Disse, pensando: "Ma questi chi diamine li ha chiamati?!" Se avessero aspettato ancora cinque minuti probabilmente sarebbe arrivata l'intera cavalleria della Guardia Reale, ma per quest'ultimo commento alzò le proprie barriere.
Offendere un comyn era un conto ma offendere l'intera Guardia era un altro.
Brydar si era messo alle spalle del cugino. Dopo tutto era lui il più alto in grado e non gli dispiaceva che si prendesse le invettive del sottoufficiale.
Sembravano avere un così bel rapporto quei due, di odio a stento trattenuto.
«Siamo qui,» l'Hastur scandì bene le parole, «perché nella strada accanto temevano un'invasione di banditi delle Terre Aride,» il tono era via via salito, fino a raggiungere una sorta di urlo. «Si può sapere cosa avete fatto per scatenare tutto questo?!»
Fece una breve pausa, riprendendo fiato e cercando il contegno che aveva irrimediabilmente perso.
«Tu, cadetto Elhalyn!»
Nessuno dei due cugini si mosse e una risatina a stento trattenuta nel gruppo di armigeri fece irritare ancora di più il sottoufficiale.
«Tu, cadetto Brydar Elhalyn Ridenow!» l'interpellato fece un passo avanti. «Cosa avete combinato?»
Brydar spostò il peso da un piede all'altro, quasi restio nel rispondere.
«Allora?»
«Vede, Comandante,» si voltò un istante, la via completamente deserta, solo le tracce della lotta furibonda che sarebbero state cancellate all'arrivo dei primi acquirenti del mattino. «Una lite in famiglia,» rispose semplicemente.
«Cerca di essere più chiaro, cadetto!» l'Hastur pareva sul punto di collassare, la tentazione di prendere per il collo entrambi i sottoposti e sbatterli finché non avessero smesso di esistere si irradiava dalla sua persona, e ambedue i cadetti erano consapevoli del rischio che stavano correndo.
Tristam lo fissò. Era certo che avrebbe detto cadetto Elhalyn, aveva dovuto probabilmente fare un grosso sforzo per non incorrere nel solito errore che da un semestre ridicolizzava buona parte degli ufficiali e sottoufficiali.
Brydar diede mentalmente di gomito al cugino. Percepire i suoi pensieri non lo aiutava a mantenersi serio.
«Sembra che sia stato scoperto un tradimento coniugale e... beh... non abbiamo fatto in tempo a fare nulla che tutti gli abitanti della via erano in strada a darsela di santa ragione.»
L'Hastur lo fissò, incredulo.
Tristam lo guardò direttamente negli occhi, nonostante l'evidente provocazione che il gesto rappresentava.
«Non vorrà credere che siamo stati noi a scatenare questa rissa?»
L'Hastur, paonazzo in volto, stava per esplodere quando, da una delle botteghe poco distanti un piccolo gruppetto di uomini dagli abiti stracciati fece una timida apparizione.
Si avvicinarono a testa bassa, timorosi della presenza di tutti quei soldati armati fino ai denti.
«Vai domii...» dissero, rivolti ai due Elhalyn. «Noi... ecco...» il rappresentate del gruppo chinò il capo, guardando di sottecchi quello che sembrava l'ufficiale in capo.
«Avanti, buonuomo, parla.»
«Volevamo ringraziarvi di aver fermato quella... discussione... non saremmo mai risusciti a calmare le nostre mogli se voi...»
Tristam e Brydar si scambiarono uno sguardo divertito, non dai ringraziamenti dei commercianti ma dall'evidente stato di confusione che si era diffusa nella mente dell'Hastur.
«Ci spiace per quello che vi è capitato,» l'uomo indicò con un cenno gli abiti strappati. «La Gilda degli Intagliatori si ripromette di pagare le spese per le vostre nuove uniformi.»
E, mentre cercavano di arginare l'imbarazzante riconoscenza dei popolani, i due cugini ebbero la strana sensazione che il loro diretto superiore stesse per essere condotto via, ridotto ad un cencio balbettante dalla rabbia, trascinato quasi di peso dal gruppo di soldati lontano dal luogo della rivolta.


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Il rientro alla caserma fu silenzioso, se si escludevano le risatine che ogni tanto si levavano, subito nascoste da colpi di tosse, da qualche gruppetto di soldati.
L'ufficiale Syrtis era immobile in mezzo alla piazza, mentre fissava le porte spalancate e i due piantoni che, in impeccabile postura, attendevano al loro turno di guardia.
Un gruppo di figure giunse a passo di marcia, in capo il sottoufficiale Hastur, livido in volto e, più indietro, i due cadetti Elhalyn, i due gemelli della disgrazia come li aveva chiamati lui dopo averli visti insieme un paio di volte, con gli abiti stracciati e sporchi di sangue, fango e quant'altro potesse esserci sul suolo di Thendara.
Syrtis fece un profondissimo respiro.
«Lo avevo detto io...» e si diresse con un sorriso stanco e tirato verso il gruppetto.
"Come un comburente e il combustibile, qualcuno dovrebbe tenerli separati, per la Beata Evanda!"
Il pensiero saettò nell'aria e si disperse, forse per sempre.









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Disclaimers

Durante la sua permanenza nel corpo dei Cadetti della Guardia cittadina, Brydar fa la conoscenza di un suo lontano parente, Tristam Elhalyn Alton.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008