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! Questo racconto tratta anche di tematiche omossesuali,
se siete contrari all'argomento o se vi offende non procedete nella lettura !



Il Vento Fantasma

Autori Vari

Come tutti sanno, Darkover è un pianeta di ghiaccio. Il clima è sempre freddo e l'estate arriva quando, per più di una giornata, la pioggia non si trasforma in neve durante le ore più calde del giorno.
Ma... come sempre deve esserci un ma perché, anche su Darkover, esistono alcune eccezioni e la più pericolosa ed eccitante, secondo i punti di vista, è il fenomeno chiamato Vento Fantasma.
Le piante darkovane hanno sviluppato la brillante capacità di resistere al freddo e, approfittando dei rari momenti di caldo, i loro frutti si liberano della capsula protettiva che li mantiene al riparo, guadagnando così la possibilità di diffondere i loro semi e riprodursi.
Anche i fiori hanno sviluppato ingegnosi sistemi di riproduzione e uno di questi, il fiore di kireseth, libera il suo polline durante le giornate in cui il clima è bello e secco, creando nubi dorate che sono trasportate dal vento, permettendo così alla specie di continuare ad esistere.
Esiste un solo problema: il polline di kireseth ha un potente effetto sui centri che regolano il laran e, come se non bastasse, un'irresistibile azione disinibitoria.
Con lo sviluppo della società darkovana, la possibilità di essere colpiti dal Vento Fantasma si è via via affievolita, fino a restare un rischio per i viaggiatori che si avventurano nelle alte valli montane o in zone non particolarmente abitate.
Bastano due o tre giornate di bel tempo, senza nevicate e poche piogge, per preparare i fiori a liberare il loro polline e dare così origine al tanto temuto Vento Fantasma.
Nella valle di Elvas, profondamente incuneata tra alte montagne, la vegetazione è tornata ad impossessarsi dei luoghi un tempo addomesticati dai contadini e le piante di kireseth fioriscono anche ad altezze non troppo elevate.
Complice un inverno anomalo, con lunghi periodi di clima particolarmente favorevole, la primavera sembra essere arrivata in anticipo e con lei il rischio de...



Il Vento Fantasma




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Giorno Zero

Damon Aldaran
Renaldo, Clive e Bertrand
Daenerys e Kasentlaya (1)
Daenerys e Kasentlaya (2)
Illa, Alar e Will
Il Primo Cerchio
Illa e Dana



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Le stalle della Torre Verde, Elvas - mattina molto presto
     • Damon

La giornata era uggiosa.
Damon, nelle stalle vicino alla Torre, stava strigliando il suo cavallo: era un lavoro che certamente poteva essere fatto da chiunque, ma a Damon piaceva curare il suo destriero. Soprattutto dopo quella lezione che gli aveva impartito Kelan in gioventù, sul fatto che ai cavalli dava piacere essere ripuliti dal proprio cavaliere: gli dava un senso di appartenenza più vicino alla collaborazione che alla nuda proprietà.
L'attività ormai stava per concludersi, mancava solo la pulizia degli zoccoli, quando Damon fu distratto: una percezione stava per arrivargli.
Ma, al contrario del solito, arrivava con una certa violenza e non gli fu possibile schermarsi per permettergli di ignorarla.
Si appoggiò al cavallo, chiuse gli occhi e lasciò che le immagini invadessero la sua mente senza opporre resistenza.


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Vide la vita di Elvas scorrere rapidamente davanti a lui.
La sera dello stesso giorno, il giorno successivo, quello ancora e ancora uno.
Infine, mentre il sole rosso era allo zenit, si ritrovò sui prati nei dintorni del villaggio. Il calore trasmesso dal sole di Darkover negli ultimi tre giorni senza pioggia aveva scaldando la terra e la terra stava ricambiando producendo i suoi frutti. Una leggera brezza si era alzata e Damon sentiva l'aria accarezzargli il viso.
Poi sentì nuovi profumi e vide i fiori azzurri di kireseth che si schiudevano e liberavano il polline. Una nube gialla si levò sospinta dal vento e discese la valle piombando su Elvas.


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Damon torno in sé. Vide Astrale che stava ancora mangiando la biada, felice. Si affrettò a terminare il lavoro e poi si recò alla Torre.
Giunto davanti all'edificio, aprì la pesante e nuova porta realizzata da Coryn e si recò dalla Custode nel suo studio al primo piano dell'edificio.
Bussò e la voce di Fiona disse di entrare.
«Buon giorno, Damon,» disse la Custode.
«Buon giorno a voi,» replicò Damon. La Custode non era sola ma in compagnia di Anndra.
Fiona era seduta davanti alla sua scrivania, assorta nella consultazione di un vecchio libro, Anndra, seduto di fronte, stava sorseggiando un bicchiere di liquore mentre ascoltava la Custode leggere.
«Qual buon vento ti ha portato qui?» disse la donna.
«Nessun buon vento, potrei dire,» rispose l'Aldaran.
«In che senso?» chiese Anndra.
«Nel senso che fra tre giorni, a partire da oggi, ci sarà il vento fantasma.»
«Il vento fantasma?» dissero entrambi quasi all'unisono.
«Sì.»
«Ma ne sei sicuro, Damon? Sta ancora piovendo,» disse Anndra, guardando dalla finestra.
«Purtroppo, proprio questo pomeriggio ho avuto una chiara visione: da domani ci sarà bel tempo e con il calore del terzo mezzogiorno i fiori di kireseth sbocceranno.»
«Beh, su una cosa possiamo essere sicuri: quando Damon ha queste visioni, non ci sono molti dubbi! Il donas degli Aldaran è molto più affidabile in lui che in chiunque altro io abbia mai conosciuto,» affermò Fiona.
«Bene, a questo punto sappiamo della cosa e quindi possiamo iniziare a prepararci. Spero che non si crei panico e quindi cerchiamo di non crearne andando a raccontare quello che sta per succedere. Poi, quello che dovrà accadere accadrà: non possiamo farci nulla.»
«Dovremo allestire una stanza dove proteggere te e le donne che non possono rimanere esposte al vento,» disse Damon. «Sono d'accordo,» aggiunse Anndra.
«Io metterei a protezione della stanza Manolo: lui è l'unico che non è influenzato dal polline di kireseth,» concluse Fiona. «Fin da quando lo conosco, durante il vento fantasma non ha mai avuto segni di cedimento
«Va bene, allora ci organizzeremo in questo senso: abbiamo tre giorni e c'è tutto il tempo necessario,» concluse Anndra.
«Vi lascio al vostro lavoro,» disse Damon e così salutò ed uscì.


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Una locanda di Caer Donn - mattina
     • Renaldo, Clive e Bertrand

«Attraverso la nebbia mattutina ho avuto - delle visioni del futuro a venire - dei dolori che erano predisposti per me - ho realizzato e ora posso vedere...»
La voce di Bertrand arrivava attutita alle orecchie di Renaldo ma, nonostante le pesanti coperte di pelliccia e il cuscino premuto con forza sopra la testa, le parole e il tono fintamente allegro della musica gli giungevano comunque chiare e non facevano altro che aumentare la sua depressione.
«La vuoi smettere?»
Il bruno si spostò abilmente, evitando di farsi colpire dal pesante cuscino. «Buon giorno anche a te, Renaldo!» la voce allegra irritò ancora di più il rosso. «Mi sembra evidente che hai dormito male anche questa notte.»
Renaldo si alzò a sedere, infilandosi gli stivali e dirigendosi mugugnando verso il bagno sul corridoio.
«C'è Clive dentro,» lo bloccò Bertrand. «Non è stato bene questa notte,» il tono del bruno era chiaramente di rimprovero. «Se tu non fossi così impegnato a rimuginare sui tuoi problemi te ne saresti accorto.»
Renaldo si fermò alle spalle del compagno, trattenendosi a stento dal colpirlo con violenza quando riprese a cantare.
«Il gioco della vita è duro da giocare - sono destinato a perderlo comunque - la carta perdente che prima o poi giocherò - così questo è tutto quello che ho da dire... Dove stai andando?» chiese stupito, quando vide il compagno vestirsi di tutto punto, cingersi i fianchi con la spada, ed aprire la porta per uscire all'esterno.
«Lontano da te,» rispose freddamente Renaldo, «e dalle tue canzoni che istigano al suicidio persino i santi!»
Il rumore della porta sbattuta fece uscire dal bagno Clive, impegnato nell'epica impresa di spuntarsi barba e capelli. «Cosa è successo?» chiese preoccupato, affacciandosi alla porta della stanza che i due dividevano. «Cosa hai fatto?»
Bertrand sollevò gli occhi al cielo, sdraiandosi sul letto disfatto di Renaldo e riprendendo ad affilare la spada canticchiando. «Nulla,» disse dopo un po', rendendosi conto che Clive si ostinava a fissarlo in attesa di una risposta. «Il ragazzo è in astinenza da troppo tempo, è evidente.»


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Renaldo passò il resto della mattinata vagando per il mercato di Caer Donn, cercando di distrarsi e di togliersi dalla testa il motivo che Bertrand aveva preso in simpatia in quelle ultime settimane.
Era da quando avevano lasciato Illa all'imbocco della valle di Elvas che il mercenario non aveva pace. Aveva sperato di trascorrere l'inverno riposandosi e recuperando forze e denari nelle taverne e nelle bische della capitale degli Aldaran ma, dopo il breve incontro con il biondo comyn amico di Dana, tutti i suoi progetti erano andati letteralmente a pezzi.
Mikhail... l'aveva incontrato solo un paio di volte ma, in ogni occasione, era stato chiaro ad entrambi che erano interessati l'uno all'altro. Cosa poi ci poteva trovare un comyn di razza in un mercenario come lui, non l'avrebbe mai capito ma, in fin dei conti, neppure gli importava.
Erano trascorse settimane, poi mesi e, con il continuo via vai di bellezze mozzafiato che, sera dopo sera, si davano il cambio nel letto di Bertrand, costringendolo a dormire alla bell'e meglio nella stanza di Clive, la sua situazione stava diventando insopportabile.
Gentilmente e con tatto, sia Clive che Bertrand gli avevano consigliato di trovarsi un passatempo, qualcuno che potesse alleggerire un po' la tensione, ma Renaldo si era sempre rifiutato. Non aveva più l'età per le storie di una notte e, fra tutti i giovani disponibili sulla piazza, nessuno sembrava essere comunque di suo gusto.
Quell'ultima decina di giorni poi, trascorsi soffrendo non solo la solitudine ma anche il caldo innaturale per quel periodo, non avevano fatto altro che peggiorare la situazione.
Fermo davanti a un banco stracolmo di finimenti per cavallo di pessima qualità, Renaldo sembrò finalmente prendere una decisione. Il tempo si era mantenuto fin troppo caldo e i passi non erano bloccati come al solito. Era sempre una pazzia cercare di varcarli in quella stagione, ma meno rischiosa rispetto agli anni precedenti. Poteva provare a scendere verso sud e, casualmente, fermarsi a trovare il loro capo e Dana, a Elvas.


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«Sei diventato pazzo?» il tono di Bertrand era passato dallo scherzoso al preoccupato mano a mano che si rendeva conto che l'amico era veramente intenzionato a fare quello che stava dicendo. «Scendere a valle adesso? In pieno inverno? Non ti pare eccessivo per una sc...»
«Non dire nulla di cui poi ti potresti pentire,» lo ammonì Renaldo, impegnato a raggruppare le sue cose, «quello che voglio fare non ti riguarda.»
Clive stava seduto in silenzio, guardando distrattamente i due amici. Era stato colto di sorpresa dalla decisione di Renaldo ma, dopo tutto, non ci trovava nulla di male. Se ci fosse stata Illa avrebbe forse cercato di dissuaderlo? Lo avrebbe guardato fare i bagagli, ricordandogli alcune cose che stava lasciando indietro, e lo avrebbe accompagnato fino al confine della città. Cosa poteva fare lui di diverso?
«Cerca di non ammazzarti, quando arrivi al passo,» si limitò a dire, alzandosi e dirigendosi verso la sua stanza. «Ci vedremo a primavera.» Strinse con forza Renaldo, che cercò di divincolarsi temendo di dover rinunciare al viaggio per colpa di qualche costola fratturata. «Salutami tutti,» disse poi, «anche quel piccolo rompiscatole di un cucciolo di gatto.»
Renaldo lo guardò sparire oltre la porta, preoccupato in quel momento più dello strano comportamento del gigantesco compagno che non della pericolosità del viaggio.
«Tienilo d'occhio,» disse poi a Bertrand, caricandosi la sacca sulle spalle e preparandosi a partire. «Comincia a soffrire troppo di malinconia...»
«Soffrirai di più tu,» ribatté Bertrand, stringendo con forza l'amico, in una pallida imitazione dell'abbraccio di Clive. «Cerca di non farti ammazzare,» disse a sua volta.
«Questo vale più per te,» concluse Renaldo, ricambiando l'abbraccio. «A primavera! Adelandeyo amico.»


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Torre Verde, Elvas - tarda mattina
     • Daenerys e Kasentlaya

«Che ne dici di una fuga d'amore?» Rys ci aveva pensato per giorni prima di trovare il coraggio di dirlo all'amica.
Kas rimase senza parole: «Come, scusa?»
Rys ridacchiò, mentre si scioglieva dal tenero abbraccio che le aveva catapultate sul letto della più piccola.
«Ti ho sconvolto?» la faccia divertita e un po' sorniona dell'amica metteva a disagio Kas; non sapeva se doveva prenderla sul serio o meno. La prospettiva di trascorrere qualche giorno da sola con la compagna la intrigava: insieme a Rys, Kas aveva scoperto il suo nascosto lato romantico.
«Stai scherzando, vero? Mi vuoi solo illudere, cattivella?»
«Io? Come puoi solo pensare che possa trattarti in maniera tanto meschina? Prenderti in giro?» Una mano sul cuore, in segno di giuramento, ed una faccia seria seria dovevano convincere la povera Kas della veridicità delle intenzione dell'altra.
«D'accordo, ho capito,» sentenziò la più piccola, «è solo uno scherzo di cattivo gusto...» si lasciò fuggire un lungo sospiro, «ed io che ci avevo creduto veramente!»
Rys scoppiò a ridere di fronte alla evidente delusione di Kas: «Guarda che non stavo affatto scherzando, parlavo sul serio. Un po' di giorni da sole, tu ed io, non credi che sarebbe bellissimo?» Detto questo si avvicinò al letto, sul quale Kas era inginocchiata e prendendole il viso tra le mani le disse dolcemente: «Sei la cosa più importante che ho, non ti mentirei nemmeno per farti uno scherzo... allora, dove ti piacerebbe andare? In montagna, o al mare?»
Le due ragazze scoppiarono a ridere di gusto, e Kas rispose: «Starei bene anche nel peggior deserto delle Terre Aride se fossi insieme a te!» poi per un attimo divenne seria, «ma non dire a nessuno che riesco ad essere così sdolcinata... ho una reputazione da difendere!»
Ancora un'allegra risata riempì la stanza; poi Rys concluse il discorso: «Bene, allora preparati, si parte domattina prima dell'alba, all'insaputa di tutti. Conosco un posticino perfetto all'imboccatura della valle. Mi raccomando le provviste! Un bacio Chiya a dopo!» e uscì dalla stanza in tutta fretta.


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Torre Verde, Elvas - tardo pomeriggio
     • Daenerys e Kasentlaya

La giornata trascorse in frenetici preparativi, mentre le due cercavano in tutti i modi di passare inosservate... cosa molto difficile, in una Torre di telepati.
Le gaffe sembrarono moltiplicarsi con l'avvicinarsi della partenza, sia Kas che Rys ebbero molti incontri imbarazzanti. Kas, mentre sistemava il pugnale nella borsa da sella e preparava sopra il letto un ingente numero di coperte, fu bruscamente interrotta dall'arrivo di Aliciana che, entrata come un ciclone nella camera dell'amica, rimase impietrita nel vederla intenta in faccende così strane.
Pugni sui fianchi e sguardo da ufficiale dei cadetti, la ragazza apostrofò l'amica: «Cosa diavolo stai facendo con tutte quelle coperte? Per tutti gli inferni di Zandru, e quello cos'è, un pugnale? Amica mia, hai bevuto troppo firi
«Ehm... sì, beh, io veramente, stavo... in realtà... ho tanto freddo!»
Lo sguardo di Aliciana rimase alquanto torvo: «Ed il pugnale?» continuò senza nessuna pietà.
«Oh... quanto odio la curiosità di voi Alton!»
Kas aveva colpito nel segno; Aliciana lasciò la sua posizione da armigero e fece cadere il discorso con aria sconsolata: «Ah, scusami, non volevo sembrare sfacciata... solo ero... preoccupata. Ma davvero pensi che sia una curiosona?»
«Sì,» rispose Kas, marcando sui toni nel tentativo di sviare il discorso, «sei solo una pettegolona bisbetica! Ma io ti voglio bene lo stesso!» concluse abbracciando l'amica; in realtà le dispiaceva non poterle dire della sua prossima fuga con Rys, ma rivelando il loro piano a qualcuno la cosa non avrebbe più avuto lo stesso superbo sapore di proibito.
Aliciana sembrò accettare il comportamento di Kas e, dopo averla informata che la cena sarebbe stata pronta in ritardo perché Manolo si era attardato sul tetto della Torre a togliere le erbacce, scappò via.
Rys invece dovette sopportare una prova molto più ardua: mentre si dirigeva barcollando sotto il peso delle provviste verso la sua camera fu intercettata dalla Custode, che con sguardo perplesso le disse: «Rys, cara, domani dovremmo fare più di un turno al Cerchio; avrò sicuramente bisogno di te per dare il cambio a Kelan; mi raccomando tieniti pronta,» e dopo un'occhiata incredula al mucchio di cibo che Rys sorreggeva a malapena, «ma mi sembra che tu ci abbia già pensato da sola... buon appetito e buona serata, chiya
Rys tirò mille sospiri di sollievo: sicuramente una delle prime persone che avrebbe intuito il motivo dell'assenza delle due giovani sarebbe stata proprio Fiona.
Per fortuna l'alba sarebbe arrivata presto.


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Northern Scoundrel, Elvas - tarda notte
     • Illa, Alar e Will

La taverna si era ormai svuotata.
Alyson aveva da poco salutato la compagnia, lasciando al marito e ad Alar il compito di risistemare il locale. Come era abitudine, mentre il proprietario stava finendo di contare l'incasso, Will sistemava le ultime bottiglie e i boccali appena lavati.
Illa, seduta al solito tavolo appartato, scrutava nervosamente la porta, nell'attesa di veder comparire la sua compagna. Già da un paio d'ore Dana le aveva fatto sapere che stava per arrivare ma, nonostante tutto, ancora non compariva.
Alar, posando sul tavolo un paio di bicchieri per l'ultima bevuta, osservò con occhio critico prima la mercenaria, poi la porta. Will, da dietro il bancone, gli lanciò un cenno di saluto, uscendo dal retro per raggiungere la moglie. Alar si limitò a sollevare il bicchiere in risposta, riportando poi tutta la sua attenzione sulla donna.
«Potrebbe anche non venire,» disse, sorseggiando con cautela la sua ultima creazione. «L'avranno trattenuta le sue Sorelle.»
«Nh!»
Alar sorrise ironico. «Dimenticavo... tu, che non hai nulla a che spartire con le loro stregonerie, sei sempre in contatto con lei.»
Illa non si degnò neppure di rispondere. Prese il bicchiere, bevendo in un solo sorso quello che vi era contenuto, e lo ripose sul tavolo senza neppure una smorfia di disgusto o un commento sull'alta gradazione della mistura creata dal locandiere.
Alar continuava a fissarla con interesse. Non era la latitanza di Dana a preoccuparla, non era la prima volta che qualcuno alla Torre la obbligava a ritardare il suo appuntamento serale con Illa. La mercenaria aveva sicuramente qualcos'altro che le girava per la testa.
«È troppo caldo,» gli rispose la donna, cogliendolo di sorpresa.
«Come?»
Illa gli scoccò un'occhiataccia. «Sembra di essere nelle Terre Aride,» spiegò con riluttanza. «Se continua così saranno problemi.»
Fu il turno di Alar di restare immerso in un silenzio meditativo. «Non mi sembra più caldo del solito,» disse alla fine.
«Non ti accorgi del freddo quando sei in mezzo a una tormenta,» commentò lei alzandosi, «figuriamoci se ti rendi conto che la temperatura si è alzata di qualche grado.»
Alar le scoccò un'occhiata torva. «Non resti ad aspettarla?»
«Conosce la strada,» fu la secca risposta.
Alar restò a guardarla mentre si allontanava verso il retro della taverna, diretta alla sezione privata della costruzione. La tentazione era quella di stuzzicarla ancora un po' ma, dopo anni di esperienza, sapeva che non era una cosa salutare quando Illa era in quelle condizioni così instabili.
Clive si divertiva a dire che tutte le volte che c'era qualcosa che la disorientava in qualche modo, il sangue ereditato dal Popolo Gatto si metteva in movimento e la faceva diventare irrazionale.
Il locandiere si alzò, sbuffando. In fin dei conti erano rare le volte in cui l'istinto felino di Illa si era sbagliato.
«Will,» raggiunse l'uomo pochi istanti prima che lasciasse le cucine con il cibo avanzato avvolto in un pesante foglio di pergamena oliata. «Domani controlla che nel magazzino ci sia tutto l'occorrente per isolare le finestre e le porte della Locanda.»
Il suo braccio destro lo guardò come se gli avesse chiesto di dare l'incasso della giornata in beneficenza. «L'ultimo esperimento ti ha dato alla testa?»
Alar scosse il capo, accompagnando l'amico verso l'uscita. «Illa dice che fa caldo... troppo per i suoi gusti.» Fuori dalla porta un pesante nevischio stava coprendo la neve più leggera caduta poche ore prima. «Dice che le sembra di essere tornata nelle Terre Aride,» sbuffò, guardando la neve cadere sempre più fitta.
«Non mi pare il tipico clima di Shainsa,» commentò Will, caricando sul dorso di un chervine il pacco di cibo. «Ma controllo lo stesso...»
Se il vento fantasma fosse spirato da lì a qualche giorno e loro si fossero fatti trovare impreparati perché non avevano dato ascolto alle parole di Illa, sarebbero stati oggetti di scherno non solo della donna, ma anche di tutti quelli che la conoscevano.


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La Torre Verde, Elvas - tarda notte
     • Il Primo Cerchio

Erano già trascorse un paio di ore dalla fine della cena, i telepati si erano ritirati nelle loro stanze per il meritato riposo dopo una giornata di duro lavoro mentre, discutendo del più e del meno, i cinque componenti del cerchio originario della Torre di Elvas si erano ritrovati riuniti nel salottino privato di Fiona.
L'atmosfera era sembrata strana a tutti quella sera, come se un qualcosa di misterioso e potenzialmente pericoloso aleggiasse nell'aria. Shonnach aveva, come sempre, cercato di provocare qualche reazione, indagando con il suo solito tatto sui progetti dei vari commensali e, come sempre, tutti erano stati vaghi e sospettosamente riluttanti a rivelarle i progetti per l'indomani.
Al termine della cena, invece dell'abituale intrattenimento nel salotto comune al piano terra, un telepate dopo l'altro aveva salutato la compagnia e si era rapidamente rinchiuso nella propria camera, lasciando tra le grinfie dell'Amazzone solo i suoi vecchi compagni di lavoro.
Damon e Kelan erano stati i primi a salire verso le proprie stanze, il primo per riprendersi dagli strani eventi di quella giornata, il secondo per cambiarsi ed uscire, per trascorrere l'ennesima notte all'aperto. Ma pochi istanti prima di sparire ognuno nella propria stanza, Dana fece loro cenno di seguirla negli appartamenti di Fiona, dove la Custode e Shonnach si erano già comodamente sistemate.
Manolo stava diligentemente versando un delicato liquore alle erbe, prodotto dalla Rinunciataria pochi mesi prima, sorridendo ad ognuno dei presenti mano a mano che prendevano il loro bicchiere dalle sue mani.
«Damon,» parlò per prima Dana, dopo aver osservato le reazioni degli amici alla sua creazione, «cos'è che hai cercato di tenerci nascosto per tutta la durata della cena?»
Un improvviso accesso di tosse colpì l'Aldaran, che riuscì con difficoltà a deglutire il liquido che aveva appena bevuto. «Non capisco, Dana,» sorrise nervosamente, «dovrebbe essere Shonnach e fare domande del genere, non tu.»
«Sei agitato, come se stessi cercando di nascondere qualcosa,» rincarò la dose Dana, ricevendo segni di assenso da parte di Shonnach. «Visto che Aliciana era tranquilla e rilassata, ritengo sia qualcosa che c'entra con Elvas.»
Fiona trattenne a stento una risata, portando alle labbra il bicchiere per nascondere il sorriso divertito ai compagni.
«In effetti,» Kelan si sedette sul divanetto accanto a Shonnach, «Dana ha ragione... sei strano... e anche Anndra era strano...»
«È vero!» esclamò Shonnach, facendo sobbalzare il MacAran. «Anche Anndra sembrava sulle spine, come se gli avessero nascosto dei carboni ardenti sotto l'imbottitura della sedia...»
«Che immagine rassicurante, Shonnach...»
«È meglio che racconti tutto, Damon,» lo interruppe Fiona, divertita dalla piega che stava prendendo la situazione. «Anche se lo capiranno presto, col tuo aiuto o meno.»
L'Aldaran sospirò, accomodandosi sulla poltrona, rassegnato. «Ho avuto una premonizione, questa mattina, mentre curavo Astrale.»
«Taglia corto con le spiegazioni e vieni al dunque,» lo interruppe seccamente Shonnach.
«Fra tre giorni subiremo un vento fantasma,» disse, tutto d'un fiato, aspettandosi una qualche reazione da parte degli altri quattro telepati.
«Cosa avete intenzione di fare?» fu la domanda pratica di Kelan.
Fiona sorrise davanti all'espressione di Damon, quasi deluso davanti all'assoluta mancanza di commenti degli altri. «Proteggeremo chi tra i telepati non vorrà correre rischi.»
«Fiona, non credi che anche gli abitanti del villaggio dovranno essere aiutati?»
«No, Kelan,» rispose per lei Dana. «Provengono quasi tutti da zone a rischio. Sapranno cosa fare, anche senza che li avvisiamo noi.»
Damon annuì. «Dovremo limitarci a proteggere chi non saprebbe farlo da solo, perché non abbiamo abbastanza risorse per occuparci di tutto il villaggio.»
«Questo vuol dire che dovremo fare da balia a tutte le comynare della Torre?» il tono di Shonnach era quasi disgustato.
«Più o meno,» rispose candidamente Fiona.
«Sapete già come farlo?» Kelan ripeté la domanda.
«Non stasera,» rispose Fiona per tutti. «Ma una buona notte di sonno ci porterà consiglio,» si alzò, fissando i quattro amici. «Buona notte!»
«Sì, come no...» Shonnach fu la prima ad alzarsi, salutando con un cenno gli altri. «Balie...» borbottò uscendo, scendendo rapidamente le scale per trovare rifugio nella tranquilla quiete della Gilda, prima che trovassero qualche altra proposta strampalata.
«Buonanotte a tutti,» Kelan si esibì in un mezzo inchino. «Ci vediamo domani per il primo turno di lavoro.»
I tre telepati restanti si scambiarono uno sguardo cupo, cercando di immaginare dove avrebbe passato quella notte Kelan.
«Buon riposo, Kelan,» salutò per tutti Dana, «domani controllerò le scorte di kirian e di raivannin. Per stasera vi saluto.»
Damon stava per rimettersi a sedere, quando con gentile fermezza Manolo lo spinse verso la porta, invitandolo a seguire l'esempio degli altri.
«Ho capito, ho capito,» disse, sistemandosi gli abiti. «Buonanotte Manolo, a domani, Fiona.»
«A domani, Damon,» ma la risposta della Custode gli arrivò ovattata dalla porta, chiusa rapidamente dall'umanoide alle sue spalle.


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Northern Scoundrel, Elvas - tarda notte
     • Illa e Dana

Era da tempo passata la mezzanotte quando Dana riuscì ad abbandonare la Torre e raggiungere Illa nella sua stanza.
La locanda era silenziosa, gli avventori erano pochi, vista la stagione, e anche Alar sembrava già essersi coricato. L'Amazzone raggiunse la porta della camera di Illa quasi in punta di piedi, non voleva che l'uomo si svegliasse. Sapeva che era inevitabile che le ascoltasse, visto che casualmente la stanza riservata al suo ex capo era accanto alla sua, con solo una sottile parete di legno a separarle, ma preferiva fare tutto il possibile perché non accadesse.
Aprì la porta con cautela, evitando che cigolasse sui cardini, e entrò nella stanza in silenzio.
La finestra, dietro la spessa tenda, era stata lasciata aperta e uno spiffero gelato raffreddava ancora di più l'aria già fredda.
«Non chiudere,» la voce assonnata di Illa la fermò un istante prima che si avvicinasse alla tenda per scostarla. «Ho caldo.»
Dana non fece commenti, limitandosi ad avvicinarsi al letto, spogliandosi il più rapidamente possibile per raggiungere la compagna sotto le pesanti coltri prima di trovarsi congelata sul pavimento.
«Non dici nulla?» Chiese stupita la mercenaria, stringendosi a lei per riscaldarla un po'.
Dana si accoccolò tra le braccia della compagna, crogiolandosi nel suo calore. «No,» sospirò. «Damon ha avuto una premonizione... sembra che il vento fantasma spazzerà la valle tra soli tre giorni... anzi due, ormai.»
Illa si strinse ancora più vicino alla compagna, lasciando che fosse lei ad abbracciala e stringendola ai fianchi con forza. «Ha mai sbagliato?» bofonchiò, cercando di trattenere uno sbadiglio.
Dana rifletté per un istante, cercando di ricordare qualche precedente premonizione, ma in quel momento faticava a tenere gli occhi aperti.
«Non ricordo,» sbadigliò in risposta. «Ma se anche tu senti qualche variazione del clima, allora temo che non si sbagli.»
«Cosa avete intenzione di fare?»
Dana trattenne la testa della compagna nell'incavo della sua spalla, impedendole di alzarsi sul gomito e di proseguire la conversazione.
«Dormire fino a domani mattina,» rispose, impedendole di ribattere, «poi, appena comincerai a mostrare qualche sintomo di insofferenza in più del solito, ti rinchiudo nella Sala del Cerchio e ti imbottisco di raivannin in modo da impedirti di fare danni.»
Illa fece per rispondere, ma il respiro regolare della compagna le segnalò che Dana era già piombata in un sonno profondo.
"Vedremo chi riuscirà a rinchiudere prima l'altra..." pensò incoerentemente un istante prima di seguirla nel sonno.









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Disclaimers

A causa del clima, mantenutosi insolitamente caldo per i primi mesi invernali, la popolazione della valli dei Kilghard e degli Hellers cominciano a temere l'arrivo del vento fantasma e anche molti dei telepati di Elvas dotati dei doni di precognizione prevedono l'arrivo del vento fantasma... cosa che si verifica puntualmente!

Credits

La canzone cantata da Bertrand è: Suicide is Painless di Johnny Mandel, tema principale del film e dei telefilm M*A*S*H*. Seguendo il link, che vi porterà alle pagine della sezione musicale, avrete ulteriori informazioni sulla canzone e sugli autori.

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© SDE Creations
Ultimo aggiornamento: 31/12/2008