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Un po' Rinunciataria e un po' comynara

Vivienne Ardais

Kyria e Rafi tornarono dalla battuta di caccia con una mezza dozzina di cornigli per la cena del giorno dopo ed una ferita da ricucire. Rafi, ben salda in sella, portava tutto il carico di trappole e cacciagione, mentre Kyria si aggrappava sofferente al collo del proprio cavallo zoppicante, con i piedi faticosamente infilati nelle staffe ed un grosso strappo nei pantaloni. Qualcuna le vide arrivare alla scuderia della Gilda e si diede da fare per chiamare le altre e chiedere aiuto.
Vivienne era in camera con la sua piccola Elorie, che era un po' raffreddata, e le stava raccontando una favola, quando sentì trambusto e delle voci che la chiamavano.
«La mamma deve andare, Lori,» le disse, interrompendo la storia sul più bello.
«Ma io voglio sapere cosa fa il chieri!» protestò la bambina.
«Più tardi te lo racconterò, adesso fai la brava e fila a letto!»
Elorie obbedì con un accenno di broncio, e Vivienne scese rapidamente al piano terra.
Kyria era stata portata in una stanza appartata, per evitarle di salire le scale nelle sue condizioni, e qualcuno aveva già preparato acqua, asciugamani e polvere di karalla per disinfettare la ferita. In quel momento Dana non era alla Gilda e Gwennis era un'ottima levatrice, ma non avrebbe saputo gestire una ferita profonda, mentre tutte sapevano che Vivienne conosceva l'arte della guarigione abbastanza per essere consultata di tanto in tanto dalle Anziane.
Apprese quello che era successo dalle voci confuse delle sue sorelle: un incidente di caccia, una lastra di ghiaccio che aveva fatto cadere il cavallo, una pietra appuntita che doveva aver tagliato la gamba di Kyria. Si rimboccò le maniche della tunica mentre stava ancora percorrendo gli ultimi metri, e Rafi la fermò davanti alla stanza per spiegarle meglio la situazione.
«Il cavallo di Kyria è scivolato sulla strada gelata ed è caduto. Lei non è riuscita a liberarsi da una staffa, così si è trovata sotto all'animale ed è stata trascinata per un pezzo di strada in discesa. Credo sia già tanto se le ossa hanno retto,» le raccontò. Rafi aveva lavato la ferita con della neve pulita, e l'aveva bendata alla meno peggio con dei pezzi di lino che si erano portate dietro per ogni eventualità, ma aveva poche nozioni di pronto soccorso ed ancor meno mezzi per fare un lavoro decente.
«Una bella sfortuna!» Le rispose Vivienne, avvicinandosi al materasso su cui giaceva l'altra sorella. Qualcuno le aveva già tolto - o forse tagliato via - i pantaloni, mettendo in evidenza le bende insanguinate. «Con quello che avevi hai fatto un buon lavoro, ma certamente nessuno si aspetta un incidente simile andando a caccia.»
Quando ebbe tolto le bende, vide che la ferita era piuttosto profonda e non aveva margini netti. Il sangue scorreva ancora e, nel vederlo, Kyria imprecò con la voce roca. Anche la giovane comynara sentì una fitta di dolore. In parte, la sua dedizione all'arte di guarire veniva da quello: ogniqualvolta percepiva il dolore, avrebbe fatto di tutto per cercare di calmarlo, di farlo passare. Purtroppo aveva imparato fin troppo presto che per far cessare un dolore era innanzitutto necessario aumentarlo, si ricordò mentre infilava il sottile filo di seta nell'ago.
Quando diede il primo punto, l'altra ebbe un sussulto e per poco l'ago non le lacerò la pelle.
«Cerca di stare ferma. Lo so che fa male, farò più in fretta che posso.» Anche lei aveva sentito l'ago che si infilava sotto la pelle, ed aveva mantenuto la mano ferma solo grazie all'addestramento di anni.
«Certo che fa male! Sei sicura di quello che fai? Guarda che non sono un tovagliolo da ricamare!» si lamentò la Rinunciataria ferita.
«Ho imparato a ricucire le ferite a dodici anni, Kyria, dalla balia che mio padre mi aveva assegnato. E ora ferma e zitta, altrimenti ne avremo fino a domani!»
L'altra fece una smorfia di disappunto e dolore. «Oh, scusami se sono stata insolente, vai domna, ma vorrei dirti che mi pare di aver sentito dire che bisogna rinunciare anche al titolo nobiliare, non solo alle gonne eleganti!»
Vivienne strinse i denti, lottando contro l'impulso di ravviarsi un ciuffo di capelli scivolato sul viso, che non avrebbe fatto altro che attirare l'attenzione sul loro colore. Gli Dei sapevano che non aveva avuto alcuna intenzione di vantarsi delle sue origini. Perché, altrimenti, avrebbe dovuto scegliere una vita da Rinunciataria? Se aveva avuto un tono di voce troppo orgoglioso, se aveva usato le inflessioni sbagliate, era stata colpa della stanchezza accumulata con i lavori fatti negli ultimi giorni, che aveva fatto riaffiorare le vecchie abitudini. Non poteva cancellare diciotto anni di vita in poche decadi, anche se ce la stava mettendo tutta. La vita nella casa della Gilda era quanto di più diverso potesse immaginare da quella nella tenuta di montagna della sua famiglia: se si fosse trovata nelle Città Aride, forse, non sarebbe stata più smarrita!
«Sai bene quanto me, Kyria, che non intendevo far sentire inferiore nessuna delle mie sorelle. Ma non posso nascondere il fatto di aver imparato la guarigione dalla mia balia. Se fosse stata mia madre a insegnarmi, o se fosse stata l'ultima mendicante di Thendara, sarei stata altrettanto orgogliosa di dirlo!» Ancora una volta quel tono! Cosa poteva fare per toglierselo dalla bocca? Se fosse servito a qualcosa, si sarebbe lavata i denti col sapone da bucato, come minacciava sempre di farle la sua balia. E scusarsi, adesso, avrebbe soltanto peggiorato le cose.
"Dannata stanchezza!" Si sfregò gli occhi col dorso di una mano, soffocando uno sbadiglio dietro le labbra chiuse.
Poi dovette trattenere un sorriso amaro, che avrebbe potuto essere male interpretato. Forse le altre donne, che provenivano perlopiù dal popolo, non se ne rendevano conto, ma lei stava cambiando. Due mesi prima non si sarebbe mai sfregata gli occhi in pubblico: era un gesto davvero poco elegante! E non avrebbe mai nemmeno pensato aggettivi come dannato. In confronto ad una dama dei Comyn, le Rinunciatarie erano davvero dei soldatacci, come si diceva! Sedevano a gambe larghe, cavalcavano allo stesso modo degli uomini (beh, questo anche lei sapeva farlo, ma nessuno lo aveva mai giudicato conveniente!), imprecavano e fischiavano. Ormai Vivienne aveva smesso di scandalizzarsi.
Riportò la sua attenzione alla ragazza ferita. Non c'era da stupirsi, se se l'era presa: la gamba faceva molto male, ora che il calore le aveva ridato la sensibilità. Tra la ferita, i punti e il vino, era già tanto che avesse la forza di contestare qualcosa. E si sentì improvvisamente ingiusta per averci quasi litigato, per averla stancata. Ma, se non altro, questo l'aveva distratta mentre le dava gli ultimi punti, ed ora poté tagliare il filo e lavare di nuovo la ferita con acqua e vino.
«Ecco fatto, breda, abbiamo finito.» Le disse con voce dolce. «Ora potresti bere qualcosa di caldo, mangiare per rimetterti in forze e riposarti. Devi stare attenta a non camminarci per un paio di giorni o rischieresti di rompere i punti.»
Ma Kyria non si accorse, o forse volle ignorare il suo tono di voce. «Come ordinate, mia signora!» le rispose con voce tagliente. Vivienne dovette mordersi la lingua per non risponderle come avrebbe voluto. Cercò di ricordare che la sorella era stanca, dolorante, abbattuta e forse anche un po' brilla. Discutere con lei sarebbe stato indegno, si disse. Forse prima o poi avrebbe potuto convincerla della sua buona fede e se Kyria nel frattempo avesse voluto pensare a lei come a una damisela viziata... beh, che lo facesse pure, lei avrebbe cercato di far finta di niente. Era stata soggetta per tutta la vita a quello che pensavano gli altri: sua madre, suo padre, la sua matrigna che pure aveva quasi la sua stessa età, l'uomo a cui suo padre l'aveva promessa; ora non avrebbe permesso che i giudizi degli altri la influenzassero più del necessario.
Uscì dalla stanza, lasciando Kyria alle cure delle altre, e tornò in camera dopo essere passata dalla cucina per prendere due piatti di zuppa per sé ed Elorie. La bambina era seduta a letto e giocava con una bambola di pezza fattale da una delle altre Rinunciatarie. Vivienne appoggiò i piatti sul tavolino, mentre si cambiava la tunica macchiata di sangue, ed ebbe modo di ascoltare i giochi di sua figlia: aveva dato alla bambola un nome da Rinunciataria, Camilla n'ha qualcosa, ed immaginava i dialoghi tra la bambola ed un allevatore di cavalli che contrattavano al mercato.
No, sua figlia non sarebbe mai stata una Comynara. Non aveva i capelli del colore giusto, non aveva i lineamenti giusti, ma soprattutto non frequentava le persone e i posti giusti per un'educazione adeguata. Le aveva già insegnato a leggere qualche parola semplice e a cantare tutte le canzoni che conosceva, Elorie sapeva come comportarsi di fronte ad un Comyn ed era in grado di citare tutte le parentele della sua famiglia fino a tre o quattro generazioni prima.
Ma sua figlia non sarebbe mai stata una Comynara come lei, e probabilmente un giorno avrebbe desiderato pronunciare il Giuramento, e forse avrebbe preso in giro una donna della nobiltà che non sapeva adattarsi in fretta alla vita nella Gilda.
Si infilò la tunica pulita con una serie di strattoni e corse ad abbracciarla. Non le importava davvero che Elorie sapesse elencare tutti i suoi antenati (perlomeno quelli dal lato materno) o che sapesse usare tutte le posate nel modo giusto. Non le importava che imparasse a cavalcare e a combattere. Forse, si disse, la sua bambina sarebbe diventata, come lei, un po' Rinunciataria e un po' Comynara.
E sarebbe stato giusto comunque.










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Disclaimers

A due mesi dall'inizio del noviziato, si presentano a Vivienne dei problemi di integrazione.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008