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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, agosto (2)] [Credits & Disclaimers]



Una terrana alla Torre di Elvas

Dana n'ha Angela

Non c'era modo migliore che cercare di tenere una notizia segreta, per vederla circolare immediatamente. Elvas non sembrava fare eccezione e, dopo poche ore dall'arrivo degli ultimi stranieri alla locanda, buona parte degli abitanti del villaggio era stata informata della loro presenza.
Il solo modo per non far concentrare l'interesse di tutti su Anthea Yllana Crowley e suo padre era far finta che non ci fosse nulla di strano, quindi nessuno - tra chi era a conoscenza della loro vera origine - cercò di far passare sotto silenzio il loro arrivo e, dopo il primo giro di pettegolezzi sulla stranezza del loro comportamento, lo strano accetto dell'uomo, l'espressione spaesata di entrambi, tutti sembrarono disinteressarsi della cosa... tranne Alar e la Vedova, come era normale che accadesse.
All'interno della Torre la cosa non funzionò. Il fatto che i due stranieri fossero stati ricevuti da Anndra e Damon, invece che da Fiona, diede un tocco in più di mistero e, in attesa che qualcuno spiegasse cosa stava accadendo, tutti restarono ben chiusi nelle loro stanze in reverente silenzio... cercando di cogliere qualche informazione sfuggita al controllo della Custode o degli altri telepati coinvolti nell'incontro.
Anche la cena si consumò in silenzio, in attesa di notizie. Anndra, Damon, Diotima e Fiona mancavano all'appello. Dana e Shonnach erano impegnate alla Gilda e, quando rientrarono alla Torre, si diressero immediatamente negli appartamenti privati della Custode, senza degnare di uno sguardo il gruppo di telepati riuniti nel salotto a piano terra.
«Io non ne posso più!» esclamò Kasentlaya, mentre guardava le due donne salire le scale. «Possibile che non ci dicano nulla?»
«Forse non c'è nulla da dirci,» le fece notare Shaya.
«È sempre stata Fiona ad accogliere i nuovi arrivati,» insistette Kasentlaya. «Il fatto che non li abbia neppure incontrati è strano.» La ragazza lanciò un'occhiata a Mikhail, seduto fin troppo silenziosamente in un angolo del divano, in cerca di sostegno. Ma l'uomo sembrava distratto e non colse la richiesta di aiuto. «Ci stanno nascondendo qualcosa.»
«Quei due di oggi erano strani,» concordò Daenerys, seduta accanto a Kasentlaya. «Potresti avere ragione, chya. Forse ci nascondono qualcosa...»
Mikhail si agitò nel suo angolo, un'espressione contrariata sul volto. «Possibile che vediate complotti ovunque? State diventando peggio di Shonnach! Se stesse per accadere qualcosa di importante, di sicuro Fiona parlerebbe con tutti voi,» disse prima di alzarsi. «Accontentatevi di questo e non fate confusione... altrimenti potrebbe cambiare idea e decidere che, dopo tutto, è meglio tenervi all'oscuro!» L'Ardais si voltò verso Anndra, che era comparso silenziosamente sulla soglia. «Arrivo,» gli disse. «Inizia a salire, vi raggiungo subito.»


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All'interno del piccolo salotto privato della Custode, i rappresentanti del Primo Cerchio e Diotima attendevano l'arrivo degli altri due telepati anziani della Torre. Fiona e gli altri avevano seguito le discussioni e gli interrogativi che le giovani riunite a piano terra si stavano ponendo ma, prima di rendere pubblica la presenza di Anthea e, soprattutto, prima di rivelarne l'origine, sapevano che avrebbero dovuto studiare una sorta di piano da seguire. Delle linee di comportamento che non sarebbero state rivolte alla terrana che, dalla mattina seguente, sarebbe entrata in un mondo sconosciuto e completamente alieno, ma ai vari componenti della Torre che, volenti o nolenti, avrebbero dovuto fare in modo di rendere la sua permanenza il meno difficile possibile.
Anndra entrò silenziosamente nella stanza e, dopo pochi minuti, fu raggiunto da Mikhail. Manolo, controllando che nessuno li avesse seguiti, chiuse la porta e si appoggiò contro di essa, quasi a bloccarla da eventuali tentativi di forzatura.
«Inutile che vi spieghi perché siete qui,» iniziò Fiona con decisione. «Oggi, contravvenendo alle regole che i loro governanti avevano imposto, due terrani sono arrivati qui a Elvas. La ragazza, Anthea, soffre di un pericoloso Mal della Soglia che, fortunatamente per lei, i guaritori della loro razza sono riusciti a tenere sotto controllo con medicamenti particolari. Ha visto Elvas in sogno ed è riuscita a convincere il padre ad accompagnarla fin qui.»
Anndra si alzò, dirigendosi verso la finestra. La piazza di Elvas era completamente immersa nelle tenebre e solo le luci provenienti dalle lanterne dislocate ad arte lungo i muri della Gilda e dello Scoundrel sembravano rischiarare quella notte senza lune.
«Il padre sembrava convinto che la nostra fosse una comunità di pazzi o una sorta di...» cercò un parallelo darkovano a quello che aveva letto nella mente dell'uomo, ma senza risultato.
«Credeva di trovarsi davanti ad una setta di adoratori di Sharra,» gli venne in soccorso Damon, trovando nei propri ricordi qualcosa di simile all'idea che il Capitano Crowley si era preparato ad affrontare.
Anndra annuì all'esempio trovato dall'amico. «Temeva che avremmo coinvolto la figlia in qualche pratica illecita e, più che un tentativo di aiutarla, il viaggio doveva essere una sorta di conferma dell'assurdità delle visioni di Anthea.»
«Mi pare di capire che lo avete convinto del contrario,» commentò Mikhail, agitandosi sulla poltrona. «Sapete che è rischioso quello che avete fatto, vero?»
Fiona annuì. «Il Capitano Crowley,» disse, utilizzando a fatica il termine terrano, «grazie a varie coincidenze fortuite, si è detto certo che nessuno avrebbe notato la mancanza della figlia e, davanti alla sicurezza di Anthea, alla fine si è deciso a rischiare. Entrambi sanno che non potranno comunicare tra loro e che, da domani in poi, dovrà considerare la figlia come dispersa... o morta.»
Shonnach si agitò sul divano. «E noi dovremmo credere alle sue parole? Lascerà la figlia tra gente sconosciuta e di cui non sa nulla, senza più tentare di controllare la situazione, anche solo per verificare la salute della ragazza?»
Mikhail annuì concorde. «Stiamo parlando di una ragazzina che si troverà lontana da casa, come pensate che riuscirà a resistere alla tentazione di contattare il padre o gli amici?» aggiunse con enfasi.
«O il suo fidanzato!» esclamò Shonnach, captando il pensiero da Damon. «Non riuscirà a mantenere la promessa!»
«Quella ragazza è veramente disperata,» Diotima, rimasta in silenzio fino a quel momento, prese inaspettatamente la parola. «Ha passato gli ultimi mesi in uno stato di cecità mentale dato dalle medicine che i loro guaritori le somministravano,» guardò Dana, come a sostegno delle sue parole, ricevendo un cenno di assenso. «Ha iniziato a stare male poco dopo essere arrivata su Darkover e, se non fosse riuscita a farsi portare qui, l'avrebbero mandata chissà dove...»
«Forse sarebbe stato meglio, per tutti,» commentò Shonnach.
«Se l'avessero portata via dal pianeta le sue condizioni non sarebbero migliorate,» rispose Dana. «Il malessere è troppo avanzato. Sarebbe bastato poco per farla crollare e, sicuramente, nessuno dei medici terrani sarebbe riuscito a fare nulla.»
«L'avrebbero tenuta sotto farmaci,» replicò Anndra, sfruttando i ricordi che Pat, durante le loro lezioni, ogni tanto sembrava riuscire a portare in superficie. «Ma sarebbe stata ridotta in uno stato larvale... peggio che non aver mai posseduto il laran
Una cappa di silenzio scese sul gruppo riunito. Era inutile perdersi in recriminazioni sulla decisione di far restare o meno Anthea alla Torre. Se non avesse cambiato idea lei stessa, l'indomani la ragazza avrebbe fatto il suo ingresso ufficiale alla Torre di Elvas per iniziare l'addestramento che spettava di diritto ad ogni telepate.
«Noi siamo qui per stabilire come comportarci con Anthea,» disse alla fine Fiona. «Non per stabilire quanto sia giusto quello che abbiamo già deciso.»
«Domani mattina Anthea entrerà nella Torre e vi resterà, presumibilmente, per il resto della sua vita,» continuò Diotima, con voce calma e decisa. «Sa quello che perde ma, fino al suo incontro con Fiona domani, non conosce ancora quello che l'aspetta... quello che noi ci aspettiamo da lei.»
«Dobbiamo fare in modo che tutti si comportino con cautela,» disse Shonnach, ancora convinta del fatto che fare entrare una terrana nella Torre era un grosso errore.
«Abbiamo già Pat,» ribatté Anndra.
«Non è la stessa cosa. Pat non è ancora riuscito a ricordare un granché del suo passato,» disse, questa volta, Dana. «Il fatto che sia un terrano è stato rivelato poco alla volta e, fuori dalla Torre, in pochi conoscono la sua vera origine. Con Anthea sarà tutta un'altra storia. Il suo comportamento è così differente dal nostro, che il più semplice atteggiamento verrà riconosciuto come diverso anche dal più ottuso dei nostri valligiani.»
«Cosa proponi?» chiese Damon. «Di tenerla chiusa nella Torre fino a quando non imparerà a comportarsi come una darkovana?»
«Non sto dicendo questo.»
«Non possiamo impedirle di comportarsi naturalmente,» si intromise Mikhail. «Sarebbe ancora peggio.»
«Non ho ancora capito cosa vi preoccupa di più in realtà,» la voce tranquilla di Loreena colse tutti di sorpresa. La giovane Custode era rimasta seduta in un angolo, coperta dal velo cremisi che ormai indossava tutte le volte che si presentava in pubblico, aveva ascoltato la discussione senza che nessuno facesse caso a lei. Le sembrava di aver capito che il problema fosse aiutare Anthea ad inserirsi nella loro comunità, cercando di evitarle traumi inutili. «Sembra che siate solo preoccupati di come la sua presenza potrebbe recarci danno,» continuò, sempre a bassa voce. «Dovrà restare chiusa alla Torre fino a quando non avrà imparato a controllare le proprie barriere, senza contare il rischio che il Malessere scoppi in tutta la sua potenza non appena stimolati i primi centri del laran, prolungando questo periodo di reclusione forzata. Non dovreste essere voi ad essere terrorizzati dalla sua presenza.»
Diotima annuì alle parole di Loreena. «Sarà da sola, in un luogo sconosciuto e in balia di sconosciuti,» continuò, utilizzando lo stesso tono di voce della giovane Custode. «Dovremo fare in modo che nulla, nel nostro comportamento, sembri forzato. Non dovrà essere guardata come un animale bizzarro da tenere a distanza perché potenzialmente pericoloso. A meno che non cambi idea durante la notte, l'ultima notte che trascorrerà con il padre, da domani lei non avrà più nessuna possibilità di lasciare Elvas.»
Il gruppo di telepati rimase silenzioso. Non c'era stato alcun bisogno di aggiungere nulla a quella frase, ma tutti avevano compreso la sua conclusione: se Anthea avesse deciso di abbandonare Elvas dopo aver intrapreso l'addestramento, la sua mente sarebbe stata distrutta, in modo che non ricordasse più nulla del periodo trascorso con loro.
«Come pensi di presentare al cosa agli altri?» chiese Dana, rivolta a nessuno in particolare.
«Domani, dopo l'incontro con Fiona, presenteremo Anthea al resto del gruppo,» rispose Diotima, che ormai si era assunta il ruolo di mentore per la terrana. «Decideremo cosa dire solo dopo averle parlato.»
«Diremo che è una terrana e che è qui per imparare a gestire il laran,» disse Shonnach, sorprendendo tutti. «Sanno tutti che è la sola risoluzione accettabile, per evitare danni a lei stessa e agli altri.»
«Stai bene?» chiese Damon, senza pensarci.
L'Amazzone lo fulminò con lo sguardo. «Se deve restare, è meglio che tutti sappiano subito chi è e perché è qui. Non abbiamo la scusa che non ricorda nulla del proprio passato e che deve essere protetta da commenti indiscreti, come abbiamo fatto con Patrick.»
«Ma commenti indiscreti ce ne saranno comunque,» ribatté Anndra. «Credi che la cosa non le creerà problemi?»
«Di certo sarebbe peggio se cercassimo di mantenere il segreto e Anthea si ritrovasse ad origliare conversazioni che la riguardano, diventando il centro dei pettegolezzi della Torre...»
«Senza contare le Terme e lo Scoundrel,» concluse per lei Dana. «Sono d'accordo con Shonnach. Il male minore, per Anthea, è rivelarne subito l'identità. Dovrà sottostare all'interrogatorio delle ragazze, ma non sarà vittima di commenti riguardo il suo comportamento strano o inadeguato.»
«La presenteremo con un "salve a tutti, questa è Anthea, è terrana, comportatevi bene"?» chiese ironicamente Mikhail, mordendosi la lingua subito dopo. «D'accordo, è esagerato. Chi si occuperà di lei?» si informò, cercando di riguadagnare terreno.
«Credo sarà il mio turno,» rispose Diotima. «Ho assistito alla conversazione avvenuta tra suo padre e la nostra delegazione e, anche se la cosa non mi rallegra, temo di essere divenuta il suo solo punto fermo, qui a Elvas.»
«Ma come?» questa volta Mikhail sembrava veramente stupito. «Non Dana? Cosa sta accadendo in questo posto?»
Fiona lanciò un'occhiataccia all'amico, ma non poté trattenersi dal sorridere. «In effetti è anomala come situazione, ma qualche diversivo farà bene un po' a tutti.»
«Quindi,» Anndra si stiracchiò la schiena, dirigendosi verso la porta. «Mi pare di capire che, alla fine, non ci sarà nessun piano per domani. Quello che accadrà, accadrà... e che Evanda sia al nostro fianco a proteggerci.»
«Non sarei riuscita a descrivere meglio la situazione,» anche Fiona si alzò dalla sua poltrona, invitando gli altri ad imitarla.
Mikhail si fermò sulla porta, un attimo prima di uscire. «Cosa dobbiamo dire alle ragazze?» chiese, il tono più preoccupato di quanto non fosse in realtà necessario. «Sono ancora tutte riunite in salotto, lo sai benissimo.»
Damon lo spinse fuori dalla stanza, salutando le due Custodi con un cenno del capo. «Non devi scendere, per andartene a dormire, devi salire.»
«Damon ha ragione,» Anndra era già diretto verso la scala che l'avrebbe portato nella sua stanza. «Noi possiamo aspettare domani e, se ci svegliamo tardi, Diotima avrà già fatto tutto!»
«Tre uomini grandi e grossi, preoccupati di quattro ragazzine...» Shonnach era già a metà della scalinata e non si preoccupò di concludere mentalmente la sua frase.
Dana la seguì sospirando, salutando gli altri. Anche se la sete di notizie era grande, nessuno le avrebbe fermate: chiedere informazioni a Shonnach era forse peggio che attendere qualche ora per averle direttamente da Fiona o da Loreena.
Le due Rinunciatarie attraversarono il salone e, come previsto, uscirono all'aperto senza incontrare ostacoli. Shonnach si fermò sulla soglia, posando la mano sulla matrice per bloccarla per la notte.
Dana si diresse verso la Gilda. «Non vai da Alar?» chiese alla compagna, sorpresa del fatto che la seguisse.
«Sai benissimo che non ci frequentiamo più,» fu la laconica risposta.
«Emyn?»
«Suo figlio non mi sopporta.»
«Non è suo figlio,» le ricordò Dana.
«Non cambia le cose. Domani sarai alla Torre per assistere alla presentazione di Anthea?» chiese Shonnach, cercando di cambiare discorso. Di solito era lei a tempestare di domande la Sorella, non il contrario.
«Sarò alla Torre, ma non parteciperò allo spettacolo,» rispose, chiudendo la porta della Gilda dietro di loro. «Devo spiegare alcune cose a Duane e mi serve una cavia. Saremo nella stanza del Cerchio, potresti offrirti volontaria, così non dovremo trascinare con noi uno dei nostri fratelli.»
«Potrei decidere di passare,» il tono di Shonnach non era molto convinto. «E' strano...»
«Cosa?» chiese Dana, un istante prima di chiudersi alle spalle la porta della propria camera.
«Non sono preoccupata.»
Dana sgranò gli occhi dalla sorpresa. Era la prima volta che Shonnach ammetteva di NON essere preoccupata per qualcosa e, invece che tranquillizzarla, questa affermazione la metteva in agitazione... un'agitazione che fino a quel momento non aveva provato.
«Andrà tutto bene,» concluse Shonnach, chiudendosi nella propria camera e barricando la porta come al solito. "Non avremo nulla da temere... domani, almeno."
Dana represse a stento un brivido. "Che Evanda ci protegga sul serio!" disse a se stessa, sdraiandosi sul letto. "Adesso ne abbiamo veramente bisogno..."









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Disclaimers

Gli anziani della Torre si riuniscono per pianificare la prossima permanenza di Anthea presso la piccola comunità di telepati di Elvas.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008