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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +1, novembre (10)] [Credits & Disclaimers]



La prima lezione

Kelan MacAran & Amyra Hastur

Kelan si sedette su una delle panche della cucina: prima o poi Amyra sarebbe passata di lì. Non gli andava di andare a prenderla nella sua stanza.
La cucina era deserta. Come sempre nessuno a quell'ora era già in piedi, se non forse Dana nella serra e Shonnach a fare il primo giro di guardia della giornata.
Aveva bisogno di solitudine per riflettere attentamente su se stesso e sul compito che da quel giorno l'attendeva.
Si dispose all'attesa e con una tazza di jaco tra le mani, protese la propria coscienza oltre le pareti della Torre. Trovò una delle tortore che avevano nidificato tra le rovine dell'ultimo piano della Torre e fece un giretto. Effettivamente Shonnach era di ronda, ma la serra era deserta. Kelan tornò nel suo corpo e sorrise. Un po' invidiava Dana e Illa.
Bevve un lungo sorso di jaco, oramai tiepido e spalmò d'abbondante miele una fetta di pane scuro.
La Torre si stava animando, i suoi occupanti si svegliavano e, ad uno ad uno, scendevano nella cucina a fare colazione. Kelan scambiò poche parole con tutti e attese. Amyra fu l'ultima ad arrivare, o meglio quasi l'ultima. Dopo di lei fece la sua comparsa in cucina Dana, ma non si fermò più di un attimo. Probabilmente aveva già mangiato qualcosa allo Scoundrel.
Mentre Amyra varcava la soglia Kelan alzò lo sguardo e le sorrise.
«Buongiorno Amyra, ti stavo aspettando.»
La ragazza arrossì, come se si sentisse in colpa per qualcosa, senza riuscire a decidersi se rimanere in piedi o sedersi.
«Buongiorno, mi stavate aspettando da molto?»
«No, Amyra, non ti preoccupare. Kelan si sveglia anche prima delle galline, ed è in piedi prima che canti il gallo.» Dana, che rientrava in quel momento, rassicurò la giovane.
«Questa mattina, mi sono alzato tardi, le tortore avevano già smesso di cantare.»
«Oh sì, immagino quanto fosse tardi.»
«In ogni caso, Amyra, io sono Kelan, e da oggi sarò il tuo tutore. Verificherò la tua preparazione e t'insegnerò nuove cose. Adesso fai una colazione abbondante, che ci attende una lunga giornata di lavoro.»
Dopo che Amyra ebbe mangiato alcune fette di pane al miele, Kelan le disse: «Andiamo, chiya, riordiniamo e poi ci dirigeremo in un posto tranquillo dove cominciare le nostre lezioni.»
Amyra annuì e seguì Kelan fuori della cucina e poi su per le scale fino alla biblioteca.
La ragazza non era ancora mai entrata nella stanza all'ultimo piano e si stupì della tranquillità che regnava in quell'ambiente odoroso di legno e carta.
Si sedettero ad uno dei tavoli e, mentre accarezzava la superficie liscia del piano, Kelan sorrise.
Allo sguardo interrogativo di Amyra, Kelan rispose come ad una domanda: «Questo è uno dei primi lavori che mio cognato Coryn ha fatto qui ad Elvas.»
«Vostro cognato? Non sapevo che aveste dei parenti qui nella valle.»
«Sì, due delle mie sorelle vivono qui. Una cosa, Amyra, dammi del tu. Noi due saremo in stretto rapporto per i prossimi mesi, le formalità non sono necessarie. Non solo tra me e te, ma tra tutti i telepati della Torre.»
«Sì, signore, cioè Kelan.»
«Bene, Amyra, per cominciare parlami di te.»
«Beh, dunque: mio padre è Marton Hastur e mia madre era Jahanna Alton. Quattro mesi fa mi hanno mandata ad Arilinn. Ho il Dono degli Alton e sono una pirocinetica.»
«Uh, ad Arilinn! Cosa ti hanno insegnato?»
«Mi hanno insegnato le regole di base: come alzare le mie barriere e non sentire i pensieri degli altri.»
«Bene, facciamo un controllo delle tue barriere. Alzale al massimo ed io proverò a penetrarle.»
Amyra si concentrò, fece ardere alte le fiamme del suo laran ed attese il tentativo di Kelan. Anche Kelan si concentrò e visualizzò un aquilotto ma, non appena scorse la barriera di fiamme che Amyra gli opponeva, l'aquilotto si dissolse nel nulla. Kelan sbiancò e strinse spasmodicamente i braccioli della sedia. Amyra vedendolo in quello stato si spaventò e, abbassando le sue barriere fin quasi a spegnere le fiamme, si alzò e si portò vicino al MacAran.
«Kelan, Kelan? Stai bene?»
Era tentata di sfiorargli un braccio, ma nel momento in cui allungò la mano, la porta alle sue spalle si spalancò ed entrò Damon, ansante, rosso in volto e tremendamente agitato.
Si avvicinò alla sedia dove Kelan era ancora seduto, gli occhi serrati, le mani strette ai braccioli. Damon scostò la sedia dal tavolo e scosse Kelan prendendolo per le spalle.
«Kelan, rispondimi, bredhu
Tentò un approccio telepatico, ma il nido di Kelan gli apparve vuoto. La sua coscienza era totalmente rivolta all'interno, senza nessun contatto con l'esterno. Damon si girò verso Amyra fissandola negli occhi con uno sguardo duro.
«Che cosa è successo?»
Non gridò, ma quel sussurro gelido spaventò Amyra più del grido di un banshee.
All'improvviso Kelan spalancò gli occhi e Damon si trovò a fissare due abissi grigi senza luce. Poi Kelan aspirò alcune lunghe boccate d'aria ed infine riprese a respirare normalmente.
Damon sospirò di sollievo: aveva chiaramente percepito l'impulso di terrore che aveva sconvolto la mente di Kelan nonostante fosse nella sua stanza sei piani sotto.
«Damon?» la voce di Kelan era solo un sussurro.
«Ce la fai ad alzarti?»
«Sì, Damon, adesso sto bene.»
«Amyra, potremmo continuare la lezione nel pomeriggio?»
«Sì, Kelan, ma se non ti senti bene possiamo fare anche domani.»
«Parliamone con Fiona e poi decidiamo.»
«Damon, guarda che posso andare avanti con la lezione oggi pomeriggio.»
«Vedremo Kelan, vedremo.»


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Nel pomeriggio Kelan e Damon erano nel loro salottino. Damon aveva cercato di far mettere Kelan a letto, ma il MacAran si era categoricamente rifiutato; si era però seduto sul divanetto e Damon lo aveva coccolato e viziato come un piccolo comyn alle soglie del Mal della Soglia. Gli aveva portato del jaco bollente e tanta frutta secca e pane col miele. Quando Kelan si era appisolato lo aveva coperto con una coperta di pelliccia. Nel pomeriggio furono raggiunti da Fiona.
«Come stai Kelan?»
«Sto bene Fiona, è solo che questo qui mi tratta come se fossi un pulcino bagnato appena uscito dall'uovo.»
«Non è vero! Hai subito un brutto choc.»
«Sono stato uno sciocco. Quando Amyra mi ha detto di essere pirocinetica, avrei dovuto immaginare che visualizzasse il laran come fuoco. È stata colpa mia che non ci ho pensato.»
«Io, in ogni caso, sono convinto che Amyra non sia l'allieva adatta per Kelan. Con quel che ha passato affidargli una pirocinetica...»
«Damon posso farcela! E poi si tratta di insegnarle a lavorare nel Cerchio. Se poi vorrà diventare Monitore potrò insegnarle tutto quello che so. Se invece vorrà diventare Tecnico o Meccanico ad un certo punto dovrà essere affiancata da qualcun altro. Stesso discorso per quel che riguarda la pirocinesi: io posso solo insegnarle la teoria, per la pratica dovrà rivolgersi a un altro. Non avrò nessun problema.»
La Custode, che aveva assistito in silenzio a questo scambio d'opinioni, giunse le mani in grembo e si alzò.
«Kelan, se sei sicuro di farcela continuerai l'educazione di Amyra; ma non appena ti venisse il minimo dubbio non esitare a venire da me. Potremo affidarti qualche altro allievo e un altro di noi completerà l'addestramento di Amyra. Il tuo equilibrio è molto delicato quando si tratta del fuoco. Mi rendo conto di quel che hai passato e di quel che sopporti ogni giorno e per questo non strafare. Io ho bisogno di te più come monitore che come tutore di Amyra. Come tutore della ragazza puoi essere sostituito, come monitore del Primo Cerchio no. Ricordati questo.»
«Certo Fiona, me ne ricorderò.»
«Bene. Adesso vi lascio.»
«Ti accompagno Fiona. Posso lasciarti un minuto, Kelan?»
«Damon, se vedo la tua brutta faccia ancora per un minuto, troverò il modo di convincere tutti gli uccelli della valle a concimare la tua testa ogni volta che esci all'aperto!» E gli lanciò dietro un cuscino.


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Amyra passò il resto della mattinata nella stanza che condivideva con la sorella.
«Fiamma, ho fatto un pasticcio! Non so come, ma ho fatto qualcosa a Kelan. Stava cercando di sondare le mie barriere quando all'improvviso è diventato bianco come un lenzuolo e ha praticamente smesso di respirare. E poi...» il suo racconto fu interrotto dai singhiozzi.
«Dài, Amyra, respira con calma e finisci di raccontarmi cosa è successo. E soprattutto come?»
«Non lo so il come. So solo che stavo cercando di fare qualcosa quando è entrato dalla porta Damon Aldaran, sembrava uno degli uomini-gatto, tanto era stravolto dalle emozioni.»
«Ma Kelan è entrato in rapporto con te?»
«No, la sua mente non mi ha neanche sfiorato. Fiamma, adesso mi cacceranno! Dove potrò andare? E tu cosa farai? Sei qui per colpa mia, e... cosa potremo fare?»
«Vedrai che non è successo niente di così grave. Hai detto che si è ripreso poi, no?»
«Sì, ma era così pallido. Mi sono tanto spaventata, Fiamma! Era la prima volta che vedevo qualcosa del genere.»
«E dopo sei corsa subito qui?»
«Sì, non me la sentivo di vedere nessuno. Ho avuto paura che mi cacciassero.»


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Amyra era davanti alla porta degli appartamenti di Damon e Kelan da parecchi minuti senza trovare il coraggio di bussare. Dopo essersi lisciata per l'ennesima volta alcune pieghe inesistenti della gonna si torse nuovamente le mani. Stava alzando la mano quando la porta davanti a lei si aprì e si trovò davanti Damon, che non riuscì a trattenere un sorriso al vedere la faccia stupita della giovane.
«Entra pure Amyra, Kelan ti sta aspettando.»
«Ma... come?»
Damon sorrise. «Te lo dirà Kelan.»
Il salottino era caldo ed invitante: da due finestre aperte sull'esterno della Torre entrava molta luce, il pavimento di legno era coperto da un folto tappeto. Tra le due finestre, un gran paravento nascondeva il camino in cui ardeva un discreto fuoco che riscaldava l'ambiente. Sopra il camino erano fissate al muro due spade incrociate. Alle altre due pareti erano addossate delle panche vicino alle quali si apriva una porta per parete: probabilmente davano adito alle stanze dei due uomini. Nel mezzo del locale, un divano e due poltroncine. Nel vano di una delle due finestre sul piano di un tavolo incassato nella parete, era poggiato uno spesso volume aperto.
Sul divano era seduto Kelan che sorrise ad Amyra facendole segno di accomodarsi su una delle due poltroncine. Damon si sedette sul divano affiancando il MacAran.
«Ti abbiamo sentita appena sei arrivata: sei talmente nervosa che in questo momento il tuo nido è praticamente inesistente.» Il sorriso di Kelan si velò di tenerezza vedendo la giovane arrossire fino alla radice dei capelli. «Ma non devi sentirti imbarazzata da questo. Io fui preso in giro per parecchi mesi a Castel Aldaran. Non avevo ancora imparato a costruire un nido decente e mi ero innamorato. Tutti telepati del castello erano costretti a sopportare le mie angosce, i miei timori e le mie speranze. E ne ridevano.»
«E lei? Lei non se n'è accorta?»
«Non era al castello. Non ci siamo visti per parecchio tempo. E quando ci siamo rivisti il mio nido era solido e resistente. Ma, nonostante questo, gli scherni aumentarono e si fecero molto più pesanti. Qui non ti prenderà in giro nessuno, Amyra, ma devi imparare a costruire un nido saldo e a mantenerlo tale anche quando sei nervosa.»
«Nido, Kelan?»
Damon scoppiò a ridere.
«Beh, che hai da ridere?! Sempre meglio parlare di nidi che di muri e castelli! Vedi Amyra, io visualizzo il laran come stormi di uccelli in volo e le barriere della mia mente come un nido, quindi se...»
«Se si mette a parlare di penne, piume e stecchetti di legno, compatiscilo: è solo un vecchio MacAran con la fissazione degli uccelli!»
Kelan si girò verso Damon, la bocca spalancata in una finta smorfia di sdegno.
«Damon Aldaran! Questo sarebbe il ringraziamento per tutti gli anni di fedele servizio a pararti le spalle?»
«Ho solo detto la verità! Ah, Amyra, a volte Kelan sembra che parli da solo. Non ti preoccupare, non è pazzo, sta solo parlando con qualche uccello nel giro d'alcune centinaia di vars dalla Torre.»
Damon finì la frase sul pavimento perché Kelan a metà della frase lo aveva spintonato giù dal divano. Amyra era lievemente perplessa dell'intimità che i due telepati dimostravano. Le avevano insegnato che difficilmente tra telepati i contatti dovevano superare un lieve sfiorarsi dei polsi. E poi, per quanto rinnegati, gli Aldaran era comunque più nobili dei MacAran.
«Damon è il mio signore, Amyra, ed io sono il suo scudiero. Le pareti Amyra, ricordati di renderle più fitte.»
«Sentite tutto quello che penso?»
I due uomini annuirono.
«Buona parte.»
Amyra si sentì morire di vergogna e nascose il volto tra le mani.
«Beata Evanda!»
Si sentì sfiorare delicatamente la spalla. Kelan si era alzato ed ora era al suo fianco, le sorrideva con gentilezza e comprensione.
«Mi sto comportando come se fosse il mio primo giorno in una Torre, vero? Se lo sapesse Marelie, si vergognerebbe tremendamente di me.»
Kelan si girò per un attimo verso Damon che si alzò da terra e se n'andò silenziosamente. Una volta uscito l'Aldaran, Kelan s'inginocchiò davanti ad Amyra.
«Sei spaventata, chiya
Amyra annuì. «Sì, ho avuto tanta paura questa mattina. Prima che cominciassimo ero così nervosa e poi... mi sono spaventata da morire. Vederti diventare bianco come un fantasma, e poi Damon... ho avuto paura che mi uccidesse se ti fosse successo qualcosa per colpa mia.»
Amyra scoppiò a piangere nascondendo nuovamente il volto tra le mani e non se n'accorse, ma nel sentire le sue ultime parole Kelan era lievemente arrossito. Scosse la testa e si concentrò sulla sua allieva.
«Tu non hai fatto niente Amyra. È stata solo una mia leggerezza. Mi avevi appena detto di essere una pirocinetica e tutti abbiamo una visione del laran strettamente legata al nostro donas. Oltretutto ho parlato con Fiona che mi detto di aver già controllato il tuo, le tue barriere. Quindi tutto quel che è successo stamattina non era neanche necessario. Ma ora cominciamo la nostra lezione.»
«Qui?»
«Sì ho chiesto a Damon di lasciarci soli, e lui avvertirà anche gli altri di non disturbarci. Dunque, chiya, sai leggere?»
«Sì, ma non so quanto bene.»
«A questo ci penseremo più avanti. Per le nostre lezioni pensavo di cominciare con della teoria. Vieni.»
Si sedettero al tavolo nella nicchia della finestra. Lì così vicino alla finestra ed al muro esterno faceva più freddo, ma la luce era notevolmente maggiore.
Kelan sfogliò il volume fino a trovare la pagina che cercava, intanto chiese ad Amyra: «Cosa sai del laran e dei donas delle varie famiglie?»
«Beh, ad Arilinn mi hanno insegnato che il laran è ciò che distingue i comyn dai popolani. È ciò che ci dà la possibilità di leggere nel pensiero, o spostare oggetti e molte altre cose. Mi hanno insegnato...» Amyra s'interruppe nel vedere la faccia dubbiosa di Kelan.
«Non è del tutto vero, chiya, io non sono un comyn. Mio padre era un contadino e così per molte generazioni prima di lui. I miei avi nelle Età del Caos facevano parte della nobiltà minore. Il laran è un dono che ci permette di servire il popolo del nostro pianeta, rendendo la vita meno dura. Col laran qui ad Elvas abbiamo liberato un canale sotterraneo e ridato acqua calda alla fontana e a metà del villaggio. A mio cognato Coryn, in cambio della porta della Torre ed altri lavori che ha compiuto per noi, saranno dati dei globi luminosi che gli permetteranno di lavorare e non consumare candele. Per altri il donas è una maledizione. Quali sono le famiglie che siedono al Consiglio dei comyn
Amyra sorrise. «Questa è una domanda facile. Sono sei famiglie: Elhalyn, Hastur, Alton, Ardais, Aillard e Ridenow.»
«La settima famiglia sono gli Aldaran, ma furono rinnegati dalle altre sei famiglie ai tempi di Varzil il Saggio. Queste sette famiglie sono le più importanti, poi ci sono molte famiglie minori. Per esempio i Sirtis, i Lindir, i MacAran. Ognuna di queste famiglie ha un dono che la caratterizza. Sai dirmi quali sono, almeno per le famiglie più importanti?»
«Gli Elhalyn hanno il dono della precognizione, gli Hastur il dono della Matrice Vivente,» Amyra fece una smorfietta, «anche se non ho mai ben capito cosa sia, gli Alton hanno il Rapporto Forzato, gli Ardais sono dei catalizzatori, le Aillard possono comunicare con le creature non umane, ed i Ridenow sono empatici.»
«Esatto, chiya. Il dono della matrice vivente vuol dire che chi lo possiede allo stato puro può utilizzare le energie del laran senza bisogno di una matrice per focalizzarle.»
«Ma questo possono farlo tutti!»
«È vero che tutti i telepati non hanno bisogno della matrice per leggere i pensieri, o altre semplici cose, ma...» Kelan picchiettò un dito sul piano del tavolo. «Forse è meglio se ti faccio un esempio pratico. Se io volessi sorvolare la valle assieme ad un fringuello o un altro uccello qualsiasi non avrei bisogno della matrice, basta che trovi l'uccello adatto mi concentri e sono con lui. Ma se voglio, che so, intervenire su una frattura in modo da aiutare le cellule ossee a saldarsi, devo usare la matrice per focalizzare le mie energie. Un Hastur col dono della Matrice Vivente allo stato puro può compiere qualsiasi cosa senza bisogno della matrice, anche le cose più difficili. Ti hanno detto, vero, che non si deve mai toccare la matrice di un altro?»
«Sì mi hanno spiegato che siccome il pulsare della mia matrice è sintonizzato su di me, se la toccasse qualcun altro io starei molto male.»
«Non solo staresti molto male; se il contatto fosse intenso e prolungato potresti morire.»
Amyra sgranò gli occhi. «Davvero, rischierei di morire?»
«Sì, coileán. Prima dicevi che gli Elhalyn hanno il dono della precognizione. Si può definire così, ma in realtà... Cominciamo dall'inizio.» Prese un profondo respiro. «Tu sai che in ogni telepate il donas può mostrarsi in diversi gradi di quantità e purezza. Prima appunto ti dicevo che solo gli Hastur col donas allo stato puro sono detti matrici viventi. Quando ci si riferisce ai donas delle varie famiglie s'intende sempre allo stato puro. Ma passiamo agli Elhalyn. Qual è la famiglia reale?»
«Gli Elhalyn.»
«Giusto, ma chi governa?»
«Il Consiglio dei Comyn, presieduto da Istvan Hastur.»
«Perché è un Hastur a presiedere il Consiglio se la famiglia reale sono gli Elhalyn?»
«Perché gli Elhalyn sono pazzi, questo lo sanno tutti.»
«E perché gli Elhalyn sono pazzi?»
Amyra prese fiato, poi assumendo un'espressione stupita, lo trattenne per un secondo e lo emise tutto d'un fiato senza proferir parola. Abbassò le spalle in segno di sconfitta.
«Questo non lo so.»
«Gli Elhalyn sono pazzi, o meglio molti di loro lo diventano, perché hanno un donas molto particolare. I pochi Elhalyn che riescono a mantenere la sanità mentale affermano che il loro donas è una maledizione. Il donas degli Elhalyn permette loro di vedere tutti i futuri possibili. Chi possiede il dono della precognizione ha dei lampi che squarciano il velo del tempo mostrando pochi istanti del futuro. Gli Elhalyn devono resistere all'assalto di centinaia di visioni che cambiano di momento in momento. Semplicemente pronunciando una singola parola tu puoi cambiare il tuo futuro radicalmente. Ogni scelta che compiamo può portare agli esiti più felici o quelli più tragici. Prova ad immaginare di svegliarti la mattina e vederti dire buon giorno a Fiona e vivere una bella giornata, e pochi istanti dopo vederti nel salutare Fiona inciampare e cadere su di lei causando la morte di entrambe.»
Amyra si portò le mani al volto. «Beata Evanda, è orribile.»
«E gli Elhalyn vedono quasi contemporaneamente centinaia di futuri possibili ad ogni gesto che compiono o ad ogni parola che pronunciano. È una conseguenza quasi naturale che impazziscano in pochi anni. Ma c'è anche una motivazione politica dietro al fatto che gli Hastur siano i reggenti, ed i pratica i veri sovrani, dei Dominii. Nelle vene degli Elhalyn scorre molto sangue chieri, per questo tra loro molti bambini hanno sei dita e molti di loro sono ermafroditi e sterili. Non si può fare affidamento su una famiglia che ha molte probabilità di estinguersi per regnare su un regno come il nostro. Se non ci fossero gli Hastur e gli Elhalyn si estinguessero, probabilmente piomberemmo in un periodo molto simile alle Ere del Caos.»
La luce era ormai calata. Kelan chiese ad Amyra di prendere il candelabro sul camino e di accendere la candela.
«Riesci a controllare a sufficienza la pirocinesi da poterla accendere?»
Amyra arrossì fino alla punta dei capelli e scosse la testa desolata.
«Allora è meglio che usi un bastoncino incendiato. Stai tranquilla che imparerai anche questo.»
Amyra poggiò la candela accesa sul tavolo, Kelan osservo le lunghe ombre che proiettava sui muri.
«Sarai stanca. Continueremo domani, saresti così gentile da attendere pochi istanti? Poi scendiamo a cena.»
«Va bene.»
Kelan le sorrise, poi si aggiustò in una posizione comoda, appoggiando per bene la schiena e chiuse gli occhi. In un istante era fuori sulle mura pronto a spiccare il volo. Una volta fatto il giro di controllo del villaggio tornò nel suo corpo. Amyra lo guardava incuriosita.
«La prossima volta ti porterò con me.»
Il sorriso pieno di aspettativa che si dipinse sul volto di Amyra, gratificò tanto Kelan che si sentì ripagato di tutta la giornata.
Mentre scendevano le scale Amyra chiese: «Quando sei in contatto con un uccello puoi fargli fare quello che vuoi?»
Kelan, per tutta risposta, sospirò.
«No, purtroppo la parte attiva del mio donas non è sviluppata. Quando sono in contatto con un animale io sono del tutto passivo, sono quasi in balia dei suoi istinti e dei suoi pensieri. Ma è una sensazione bellissima, essere nella mente di un rapace ti dà una sensazione di tale libertà e fierezza che non ho mai provato nulla di simile in vita mia. Il donas attivo dei MacAran permetteva, o almeno così si dice, ai laranzui'n della mia famiglia, nelle Ere Del Caos, di controllare gli uccelli-sentinella e tramite loro spiare il nemico. Io mi limito a sorvolare la valle e osservare, ma vado dove mi porta il mio ospite, non ho nessuna influenza.»


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Durante la cena Kelan trasmise a Damon, seduto al suo fianco, l'immagine del sorriso che gli aveva rivolto Amyra all'idea di volare con lui.
"Ecco qualcuno che apprezza il mio donas! Non come certa gente che conosco."
"È stata colpa tua se sono stato male! Potevi scegliere una bella giornata ed un fringuello, non un falco in una giornata di vento!"
Nella mente di Kelan si ripresentò l'immagine del volto di Damon quindicenne in preda alla nausea ed il MacAran trattenne a stento una risatina, che però riverberò nella mente di Damon; davanti alla sua faccia offesa, l'altro non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Gli altri commensali li guardarono dubbiosi.
Damon fece spallucce e commentò: «Uno dei topi delle cantine gli avrà detto qualcosa di buffo!»
Kelan si limitò a ignorarlo per il resto della serata.


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La mattina seguente Kelan era di turno come monitore al lavoro del Primo Cerchio, così Amyra poté trascorrere la giornata a raccontare a Fiamma quel che era successo la giornata precedente.
«Sono così sollevata che non abbiano deciso di cacciarmi! Pensa che Kelan si è addossato tutta la colpa di quel che è successo. Dice che avrebbe dovuto aspettarsi che io visualizzassi il mio laran come fuoco. Però, adesso che ci penso, non mi ha spiegato come mai ha avuto una reazione del genere.»
«Forse ritiene che non siano fatti tuoi.»
«Mi ha anche promesso che la prossima volta che mi tiene una lezione e saremo in contatto... non so neanche io come potrà farlo, ma ha detto che mi porterà con lui quando sarà in volo.»
«In volo?»
«Sì: Kelan è un MacAran è il suo donas è la comunicazione con gli animali,» le spalle di Amyra si abbassarono per la tristezza, «purtroppo il suo donas è solo passivo.»
«Che il donas dei MacAran fosse la comunicazione con gli animali lo sapevo già da me, ma non mi hai detto dov'è che vorrebbe portarti.»
«Con lui. Cioè, credo che si metterà in contatto con un uccello mentre è in rapporto con me e così anche io potrò sapere come sia volare! Sarà bellissimo! Ne sono sicura!»
Amyra cominciò a mordersi un labbro.
«Cosa c'è sorellina?»
«Mi chiedevo perché abbia avuto quella reazione.»
«Forse ha paura del fuoco! Magari è rimasto coinvolto in un incendio e ha rischiato di morire.»
«Ma perché non me lo avrà detto?»
«Amyra!»
«Che c'è?»
«Una comynara ben educata non si dimostra così curiosa dei fatti altrui!»
«Va bene, ma curiosa lo sono lo stesso! Però ho fatto una figuraccia...» «Cosa è successo?»
«Mentre ero davanti alla loro porta e non riuscivo a decidermi a bussare... ecco... hanno detto di essersi accorti di me appena sono arrivata perché il mio nervosismo trapelava attraverso la porta. Kelan ha detto che devo imparare a costruire e mantenere saldo il mio nido anche quando sono nervosa.»
«Nido?»
«É quello che ho chiesto anche io! È tanto buffo: quando parla di laran Kelan fa solo paragoni con gli uccelli. A cena, mentre parlavo con le altre ragazze, mi hanno detto che Kelan visualizza ognuna di loro in modo differente. Sembravano quasi deliziate, però deve essere bello sapere che una persona ti visualizza in modo unico e che riconosce il tuo laran anche prima che venga in contatto con lui. Mi hanno detto che Kelan vede i pensieri diretti a lui come piccoli uccelli che gli volano incontro, di una specie diversa a seconda di chi gli invia il pensiero.»
«E ti ha detto come ti visualizza?»
«No e non credo che voglia pensarci per un bel po' di tempo. Io vedo tutti come fiamme, però potrei cercare di vedere se ci sono delle differenze.» Amyra si alzò in piedi, con un'espressione seria sul volto. «Sì ho deciso la prossima volta cercherò di notare queste cose!»









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Disclaimers

Amyra riprende l'addestramento iniziato a Arilinn, seguita da Kelan.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008