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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, febbraio (27)] [Credits & Disclaimers]



Come in famiglia

Rafael Rakhal Ridenow & Dana n'ha Angela

con la partecipazione di

Kasentlaya Ridenow

Rafael guardò con una smorfia l'amico, chiedendogli: «Allora?»
Danilo si mise a ridere, ma rispose: «Sembri un damerino.»
«Come temevo,» disse l'altro, sospirando. Per l'occasione aveva indossato i colori della sua famiglia, il verde e l'oro dei Ridenow, gli abiti che metteva nelle occasioni importanti, e si sentiva più impacciato che mai.
«Beh, allora? Cosa fai, non vai? Non mi dirai che hai paura!»
«Non ho paura! E stavo uscendo. Cos'è, hai fretta di liberarti di me?»
Facendo finta di essere irritato, uscì sbattendo la porta, senza aspettare la risposta dell'amico. In effetti, l'altro riusciva sempre a comprendere i suoi stati d'animo, perché lui provava davvero un po' di timore, quello che quasi sempre si prova di fronte all'ignoto. Come sarebbe stata la Custode di questa nuova Torre? L'avrebbe accolto? Oppure no? E se sì, come sarebbero stati i nuovi compagni? Gli avrebbero permesso di entrare nel Cerchio o non si sarebbero fidati di lui?
Scosse la testa, per far scomparire quei dubbi assillanti che rischiavano di sommergerlo.
Come la prima volta che l'aveva vista in sogno, rimase deliziato dal potere che emanava dalle solide mura che costituivano la Torre. I raggi del sole, ormai al tramonto, giungevano obliqui contro le pietre, creando strani disegni. Rafael sorrise. Un altro di quei suoi strani presentimenti l'aveva avvertito che sarebbe andato tutto bene.
Indugiò ancora un attimo di fronte alla porta. Ma aveva aspettato anche troppo: prima tutto l'inverno a Neskaya, e poi era rimasto ad attendere in quella locanda per una settimana, durante la quale il villaggio era anche stato colpito dal Vento Fantasma. Bussò.
Gli aprì una Rinunciataria, i folti capelli rossi tagliati sopra le spalle, il volto stranamente familiare. Così familiare che Rafael si sforzò per ricordarsi dove l'aveva visto. Ma la donna fu più veloce di lui.
Dana sapeva della sua presenza fin dal primo pernottamento nella Locanda. Alar, come sempre, si era premunito di farle giungere il messaggio riguardante l'arrivo dell'ennesima coppia di comyn. Era certa che loro non l'avessero vista durante le sue frequenti visite allo Scoundrel, ma l'Amazzone aveva riconosciuto nel biondo giovane uno dei suoi parenti, un cugino di secondo grado.
L'arrivo del Vento Fantasma aveva distratto l'attenzione della valle durante l'ultima settimana ma, dopo che erano già trascorsi un paio di giorni dal completo rientro nella normalità, lei e gli altri telepati della Torre avevano cominciato a stupirsi, se non preoccuparsi, del perdurante silenzio da parte del giovane Ridenow.
«Rafael Ridenow,» disse, aprendo completamente la pesante porta. «Ti stavamo aspettando.»
Dalle sue occhiate perplesse e dal crescente disagio che sentiva provenire da lui, Dana capì che non l'aveva riconosciuta.
«Non essere preoccupato,» continuò sorridendo divertita. «Sono Dana n'ha Angela, Primo Monitore di Elvas e tua cugina di secondo grado... anche se è probabile che tu non ti ricordi di me.»
Un'ondata di sollievo travolse Rafael, che esclamò: «Cugina!» lasciando trapelare i suoi sentimenti, da empate a empate, in un gesto d'affetto più profondo di un abbraccio, dal quale Dana si ritrasse rapidamente.
«È bello ritrovarti!» aggiunse a parole. «Ed è bello trovare un volto familiare in questo villaggio sperduto ai confini del mondo!» disse, guardandosi intorno. «Ma come facevi a sapere che sarei venuto?»
Dana si sentiva a disagio davanti all'irruente familiarità con cui il parente sembrava trattarla. Non aveva mai ricevuto così tante dimostrazioni di affetto neppure dai suoi fratelli più stretti.
«Cugino,» rispose cercando di non sembrare troppo fredda, «praticamente tutto il villaggio sa del tuo arrivo. È difficile passare inosservati da queste parti. Ma lasciamo perdere. Immagino che tu voglia vedere la Custode, vero?»
Ad un gesto affermativo di lui aggiunse: «Entra allora, ti stai congelando. Non abbiamo lavori in corso questa mattina,» continuò, facendogli strada verso le cucine della Torre, «vado a controllare che possa riceverti. Nel frattempo, hai fame?»
Senza attendere risposta, lo fece entrare nella grande stanza che ospitava le cucine e lo lasciò lì in attesa, allontanandosi verso la scalinata che saliva dalla parte centrale dell'atrio.
Imbarazzato, Rafael si era sentito trattare da bambino, anche se ormai da due anni era considerato un adulto. Ma lasciò correre.
C'erano due giovani sedute ai tavoli, di un paio di anni più piccole di lui, intente a chiacchierare, che si voltarono a guardarlo. La prima ragazza... "Oh no, ci risiamo," pensò. Perché anche quella ragazza gli era stranamente familiare. In effetti, aveva le caratteristiche fisiche dei Ridenow, e... fu come fulminato da un ricordo, di parecchi anni fa, un matrimonio di un suo parente... e si ricordò chi era quella fanciulla.
"Ma sono infestati di Ridenow, qui!"
«Cugina Kasentlaya. È un piacere inatteso rivedervi.» Disse a voce, baciandole galantemente la mano.
La giovane aveva assunto uno sguardo sospettoso, lo stesso che si poteva avere incontrando un emerito sconosciuto e, imbarazzata, cercò di allontanare la propria mano dal contatto non previsto.
Il cugino le corse in aiuto, come prima aveva fatto Dana con lui, notò divertito, e disse: «Sono figlio di vostro prozio Lerrys Ridenow.»
«Cugino?» disse Kasentlaya, un po' sospettosa.
«Il mio nome è Rafael-Rakhal Ridenow.»
Il volto della ragazza doveva essere stranamente simile al suo di prima, e per poco non si mise a ridere al pensiero.
La giovane che sedeva vicino a lei le tirò la manica, richiamando la sua attenzione, e disse: «Kas, non mi presenti questo tuo parente?» Quando Rafael la guardò, il suo cuore perse qualche battito. Folti capelli rosso fiamma incorniciavano un viso dalla pelle chiara. Ma la cosa che più lo impressionò furono i suoi occhi dorati, rimasti pudicamente abbassati, dopo una breve occhiata curiosa. Lui l'aveva già vista! Non in qualche festa, ma nella sua mente. In uno di quei lampi che squarciavano il velo del tempo aveva visto il suo volto.
Quasi non sentì quando Kasentlaya disse: «Cugino, ti presento la nobile Amyra Hastur. Amyra, questo è mio cugino Rafael-Rakhal Ridenow,» aggiunse, senza troppa convinzione. La ragazza si alzò e fece un aggraziato inchino. Rafael era incapace di pensare ad altro. Il nome appena sentito gli scappava dalle mente; era incapace di afferrarlo, ma neanche lo voleva. Solo molto tempo dopo, nella sua nuova stanza alla Torre, avrebbe ripensato a quel nome, riconoscendolo con un misto di gioia e di paura.


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Davanti alla porta dello studio di Fiona, Dana bussò leggermente, chiamandola mentalmente nel contempo. Le aprì Manolo che, con un grosso sorriso, le indicò con un cenno la poltrona dove era seduta la Custode.
«Spero di non averti disturbato, Fiona,» commentò Dana, lanciando uno sguardo divertito all'umanoide che, con aria assorta, aveva ripreso in mano alcuni arazzi e sembrava indeciso sul dove appenderli.
«Non preoccuparti, posso rimandare quello che avevo cominciato. Da quello che ho capito abbiamo visite.»
Dana annuì. «Non mi ero sbagliata, è proprio uno dei miei cugini. Rafael-Rakhal Ridenow. Hai tempo di vederlo,» l'Amazzone diede un'altra occhiata a Manolo, che le sorrise in risposta, «oppure gli dico di tornare domani?»
Fiona fece un cenno a Manolo che, con aria contrita, ripose gli arazzi in un grosso cesto ed uscì dal salottino. «Credo sia più importante vedere lui. Sai nulla del suo addestramento?»
Dana assunse un'aria pensierosa. «So che dovrebbe avere circa vent'anni, ricordo che è stato addestrato a Neskaya e, almeno mi pare, come meccanico. Facevo fatica a stare dietro ai miei telepati in erba, figurati i figli dei parenti.»
«Neskaya?» disse Fiona incuriosita. «Allora forse lo conosco. Mi pare di ricordarmi un giovane Ridenow, arrivato dopo la tua partenza, molto dotato... Dammi il tempo di prepararmi, poi conducilo qui.»
«Va bene, Fiona,» disse Dana, congedandosi e uscendo.


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Dana entrò in cucina, notando il cugino che parlava amabilmente con Amyra e Kasentlaya. Disse, richiamandolo al dovere: «Vieni Rafael, la Custode ti sta aspettando.»
A queste parole, il Ridenow schizzò in piedi e, dopo essersi congedato dalle due giovani, seguì Dana su per le scale, fino allo studio della Custode.


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Appena il cugino se ne fu andato, Kas assunse improvvisamente un'espressione cupa, lasciando Amyra allibita.
«Kas, cosa c'è?» chiese preoccupata.
«Mi sa proprio che hai fatto colpo, oggi!» rispose la Ridenow, abbozzando un sorriso.
«Ma va', avrai frainteso. Era solamente molto gentile. Sicuramente avrai interpretato male le sue intenzioni,» disse blandamente Amyra.
«Ma non vedevi come ti guardava? Rasentava il limite della decenza!» continuò la Ridenow, cercando di assumere un tono più allegro, con scarsi risultati.
«No, non ho visto,» disse Amyra, che iniziava a seccarsi.
L'espressione di Kas si fece ancora più seria. «Riconosco uno sguardo interessato,» rispose, «la prossima volta prova a guardare con più attenzione.
«Se ci sarà una prossima volta.»
«Oh dài, non arrabbiarti per così poco. Dopotutto è un bel ragazzo, scommetto che potrebbe trovare più di una fanciulla interessata nei dintorni. Se le cose fossero sempre così semplici...» un'ombra attraversò lo sguardo limpido di Kas, ma Amyra non sembrò notare la profonda tristezza che le sue parole, all'apparenza provocatorie, nascondevano.
«È vero,» disse riluttante Amyra. «Ma a me non interessa. Sono qui per imparare, non per accalappiare un marito. E poi,» proseguì amaramente la giovane, «se decidessi di ritornare per sposarmi, ricorda che sono già stata promessa,» disse, troncando il discorso tra le lacrime.
Kasentlaya non riusciva a capire quanto la crisi della ragazza fosse dovuta al pensiero di un eventuale ritorno in famiglia per ottemperare all'accordo sancito al momento del suo fidanzamento. Aveva già abbastanza problemi per conto suo, per cominciare a preoccuparsi di quelli degli altri.
Amyra invece, grata del fatto che la compagna non facesse domande, poteva sfogarsi in pace. Sapeva che, dopo quello che Fiamma aveva subito, lei stessa non sarebbe mai più potuta tornare a casa, per accettare quella proposta di matrimonio che con la sua fuga aveva buttato alle ortiche e, in quel momento, il pensiero di un nuovo spasimante non faceva che riempirla di tristezza.


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Rafael doveva ammettere che la Custode era stata molto benevola.
Non lo aveva rimproverato per essersene andato da Neskaya, anche se la definizione più giusta era scappato, ma era stata molto tollerante e gentile. Era rimasta soddisfatta nel sentire che aveva accolto la chiamata lanciata nel sopramondo, e gli aveva chiesto di quali donas era dotato.
Lo aveva esaminato e aveva dichiarato che, sì, in effetti, possedeva l'empatia dei Ridenow e qualcosa della preveggenza degli Aldaran. Si erano già incontrati qualche volta, a Neskaya, e questo aveva facilitato le cose. Dopodiché lo aveva condotto in un piano sotto il livello del terreno, dove era posizionata la sala in cui si svolgevano le sedute del Cerchio. Gli aveva indicato una rete di matrici, scintillanti pietre azzurre unite da fili di rame, chiedendogli di attivarne una singolarmente. Da quanto aveva sentito, era una specie di prova riservata ai Meccanici che volevano entrare ad Elvas. Tutto sommato era andata bene, e la Custode aveva annuito soddisfatta, dicendo che se fosse riuscito a integrarsi, sarebbe potuto entrare nel Cerchio.
Ora riposava nella sua camera nuova alla Torre. Stranamente, si sentiva molto soddisfatto. Chissà cosa aveva intenzione di fare Danilo? Sarebbe venuto anche lui alla Torre? Ora lui aveva altro a cui pensare. Per esempio, a quella ragazza che aveva conosciuto prima. Come aveva detto sua cugina che si chiamava? Amyra...
Rafael divenne improvvisamente pallido.


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Il giorno dopo, a colazione, aveva finalmente conosciuto gli altri membri della Torre, e aveva notato con sorpresa che c'era una certa tensione tra di loro. Forse a causa sua? Non credeva, visto che tutti gli avevano dato il benvenuto con sincerità. A causa di questa tensione di fondo, e del suo nervosismo, aveva cercato tutte le scuse possibili per assentarsi e, mentre usciva dalla cucina e incontrava Amyra che entrava sbadigliando, per poco non si era fatto venire un infarto.
Ora stava camminando furiosamente nella serra, sicuro che prima o poi...
Dana entrò poco dopo nel grande locale, guardandosi intorno con occhio critico e severo. Forse aveva sentito il suo stato d'animo e l'aveva seguito, pensò.
Invece, guardandolo con espressione distratta, l'Amazzone si era diretta verso una piccola pianta i cui rami sembravano caduti dai loro sostegni. Rafael la sentì imprecare mentalmente, senza riuscire a capire il senso delle parole, all'indirizzo del padrone della Locanda. Solo dopo qualche minuto, dopo aver sistemato nel migliore dei modi la pianta, si rivolse a lui.
«Vedo che ti sei subito messo in armonia con l'atmosfera. Un peccato che in questo periodo sembriamo sul punto di cadere in una faida familiare,» lo fissò con occhio critico, come poco prima aveva fatto con l'arbusto. «Sei entrato nella Torre da meno di un giorno: non vorrai portare qui altri motivi di tensione. Cosa è successo?»
«Ieri, quando mi hai portato in cucina, c'era una ragazza...»
«Tua cugina Kasentlaya? Non è in splendida forma neppure lei, in questo periodo...»
«No, l'altra,» la interruppe.
«Chi, Amyra? Spero non ci siano stati dei problemi di incomprensione già dal primo incontro.»
«No, non è questo.»
Dana iniziava a spazientirsi. Quella di girare intorno al problema sembrava una prerogativa di tutti i Ridenow che conosceva. «Allora cos'altro?»
«Vedi, prima di venire qui mi era stata promessa in moglie una ragazza...»
«E allora?»
«Però questa ragazza era scappata...»
«Continuo a non capire.»
«Sì, ma vedi... La ragazza si chiamava Amyra Hastur!»
Dana assunse un'aria preoccupata. Ci mancava solo questo. Questo problema poteva degenerare? Già la tensione fra alcuni dei componenti della Torre era alta e il nascere di una nuova spaccatura nel gruppo poteva solo peggiorare la situazione. Ma cosa poteva succedere, in fin dei conti? Almeno non sarebbero dovuti ricorrere ad una finzione drammatica come quella che si era resa necessaria dall'arrivo del mancato sposo di Aliciana. Forse il problema più grande poteva essere una fuga dell'ipersensibile Amyra, causando un grave pericolo per Elvas a dispetto degli sforzi fatti dalla loro Custode e del volontario sacrificio di Fiamma per il bene della loro comunità clandestina.
«Vedi, io ero felicissimo che tutto fosse saltato. Se non ero più costretto a sposarla sarei potuto restare a Neskaya... cosa devo fare, Dana?»
L'Amazzone sospirò. «Sicuramente non puoi continuare così. Credo di non essere stata l'unica a percepire il tuo nervosismo, ma molto probabilmente gli altri l'avranno scambiato per apprensione alla nuova vita. E finché sei in questo stato non puoi entrare in un Cerchio!»
«E allora, cosa devo fare? Dirglielo? O andarmene, ancora?»
«O l'una o l'altra, sicuramente. Ma mi hai detto che eri felice di rimanere libero. Allora, forse potresti dirglielo, e se vi chiarirete, potrete agire con armonia all'interno della Torre. E, se alla fine deciderete di onorare l'impegno, almeno vi sarete conosciuti un po', e forse sarete diventati amici, cosa che non tutti possono permettersi,» concluse Dana.
Un rumore alle loro spalle interruppe la conversazione. Una figura in nero si era avvicinata in silenzio all'Amazzone e, aspettando che la donna terminasse il colloquio, era restata appoggiata al bancone da lavoro, le braccia incrociate sul petto e un'espressione cupa sul volto.
Rafael aveva già visto quello sconosciuto alla Locanda. Sapeva che era un amico del locandiere e aveva sentito alcune voci riportate da Danilo secondo le quali quell'individuo scontroso era in realtà una donna. Dana si era voltata per un istante, sorridendo dolcemente allo sconosciuto, per poi riportare rapidamente l'attenzione sul cugino.
«Ti consiglio comunque di decidere in fretta,» disse, per nulla intenzionata a presentare tra loro i due estranei. «Non sappiamo per quanto questa situazione di crisi durerà e, se aggiungiamo anche la tua parte di tensione, le cose saranno ancora più complicate per gli altri telepati.»
«Ho bisogno di rifletterci un po' sopra,» Rafael si era ripreso dalla temporanea sorpresa, «parlarne con qualcuno che sia obiettivo...»
Lo sconosciuto trattenne a stento un sogghigno. «Ci stai ricascando?» chiese con tono ironico all'Amazzone.
Dana sembrò ignorare il commento. «Non fare caso a lei,» disse, rivolta a Rafael. «La mia Libera Compagna non ha mai avuto molta simpatia per i Ridenow in generale... forse poiché li ha frequentati per troppo tempo.»
Rafael guardò con espressione inebetita la figura davanti a lui. Allora le voci erano vere. Quella era una donna!
«La cosa migliore è che tu ne parli con chi ti può aiutare a decidere,» riprese Dana.
Il volto di Rafael si illuminò per un istante. «Il solo che mi conosce meglio delle sue tasche è Danilo, il mio scudiero.»
Dana annuì in silenzio. Rafael era certo che le due donne stessero conversando telepaticamente ma non riusciva a cogliere nulla del discorso.
«Passa un'altra notte allo Scoundrel, parlane con il tuo amico e domani, quando anche lui verrà a farsi conoscere dalla Custode, deciderai cosa fare.»









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Disclaimers

Rafael Rakhal Ridenow arriva a Elvas e, dopo essere rimasto al sicuro per tutta la durata del Vento Fantasma, entra per la prima volta nella Torre, dove fa conoscenze inaspettate.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008