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! Questo racconto tratta anche di tematiche omossesuali,
se siete contrari all'argomento o se vi offende non procedete nella lettura !



Il Vento Fantasma

Autori Vari

A causa del clima, mantenutosi insolitamente caldo per i primi mesi invernali, la popolazione della valli dei Kilghard e degli Hellers cominciano a temere l'arrivo del vento fantasma e anche molti dei telepati di Elvas dotati dei doni di precognizione prevedono l'arrivo del vento fantasma... cosa che si verifica puntualmente!




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Giorno Quattro

Mikhail e Renaldo
Fiona
Alar (1)
Damon, Aliciana, Mikhail, Renaldo e Dana
La vedova
Alar (2)
Alar (3)
Mikhail, Renaldo e Manolo
Fiona
Fiona e i telepati della Torre
Kennard e Shonnach
Kennard, Anndra e Patrick
Shonnach (1)
Alar e la Vedova
I Telepati della Torre
Damon e Aliciana
Fiona e Loreena
Shonnach (2)
Alar, Dana, Mikhail
Alar e Shonnach



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Villaggio di Elvas - prime ore del mattino
     • Mikhail e Renaldo

I due compagni avevano trascorso la notte testando le loro capacità amatorie, decidendo che non sarebbe poi stato male se si fossero divisi doveri e piaceri a turno. Allo spuntare dell'alba avevano raccolto le poche cose che ricordavano essersi portati appresso dai loro luoghi di partenza e, disperando di ritrovare il cavallo del mercenario, si erano diretti verso una delle piste che conducevano ai sentieri principali per il villaggio.
Con grande soddisfazione di Renaldo, la cavalcatura che lo aveva accompagnato nella sua repentina partenza da Caer Donn sembrava aspettarlo a poche centinaia di metri dal luogo in cui ricordava di averla lasciata libera. L'animale era ancora completamente bardato, ma i finimenti e la sella pendevano ridotti quasi a brandelli dalla groppa della bestia.
«Se tutti ritroveranno gli animali nelle stesse condizioni del tuo, Shann diventerà ricco in pochi giorni!»
Renaldo non condivideva il buonumore di Mikhail. Non era nelle sue intenzioni spendere soldi per una nuove serie di finimenti o per riparare quelli vecchi. «Sono stato uno stupido a lasciarlo libero in quel modo,» borbottò tra i denti, controllando attentamente lo stato di salute dell'animale, oltre che quello del cuoio che lo ricopriva. «Almeno lui sembra in gran forma.»
«Solitamente gli animali sanno come trascorrere il vento fantasma,» commentò il comyn, avviandosi verso il sentiero.
Renaldo lo affiancò, tirandosi dietro il cavallo. «Non solo loro, mi pare,» ridacchiò. «Spero che non vi siano stati danni nel resto del villaggio.»
Mikhail scosse la testa negativamente. «Non dovrebbe essere accaduto nulla di tragico,» disse. «La Torre è stata bloccata e tutti i telepati che non desideravano correre rischi sono stati addormentati,» spiegò al mercenario. «Quelli del villaggio si erano già premuniti a sufficienza. Il solo a sembrare disposto a correre dei rischi inutili era Alar...»
«Già,» lo interruppe Renaldo, «perché mettersi a vagare per la foresta, da soli, è un passatempo tranquillo e innocuo, vero?»
Mikhail si astenne dal rispondere. «Credo che scopriremo presto anche cosa è capitato al tuo capo,» disse, cambiando discorso. «Lei e Dana sono sparite il giorno prima che soffiasse il vento.»
Lo sguardo di Renaldo si incupì. «Illa non è mai stata in grado di sopportare l'effetto del polline,» il tono era realmente preoccupato. «Il suo sangue non reagisce in maniera normale.»
«Non conosco nessuno che si comporti normalmente in occasioni simili,» lo tranquillizzò Mikhail, «non credo che Illa faccia eccezione.» Renaldo si limitò a stringersi nelle spalle, continuando a camminare in silenzio. «Poi c'era Dana con lei,» continuò Mikhail, disturbato dal silenzio. «Sono certo che sarà andato tutto per il meglio.»
«Solo gli Dei sapranno come è andata,» commentò Renaldo. «Quel piccolo cervellino da gatto non ha mai molta memoria dopo.»
L'apparizione improvvisa del villaggio davanti a loro salvò Renaldo da un'altra sfilza di domande da parte di Mikhail. Avevano percorso rapidamente la strada che li separava da Elvas, ma avevano anche scoperto di non essere mai stati troppo lontani dal centro della cittadina.
Mikhail sospirò tristemente. «Ho girato come un idiota nella foresta,» borbottò, dirigendosi verso la locanda, «e mi sono allontanato di appena un centinaio di metri!» Renaldo rise divertito, mentre il comyn lo seguiva a capo chino dentro le stalle dello Scoundrel. «Chi potrebbe essere stato più stupido di me?» gli chiese. «Il grande cacciatore... che si perde a due metri da casa...»
Renaldo lo zittì coprendogli la bocca con un bacio. «Andiamo a vedere cosa ha combinato Alar,» disse poi, trascinandolo dentro la locanda.


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La Torre Verde, Elvas - mattina presto
     • Fiona

La Custode si era svegliata poco dopo il sorgere del sole ma, come non faceva da anni, aveva preferito restarsene al caldo tra le coperte, piuttosto che alzarsi e girovagare per la Torre ancora deserta.
Senza troppi sforzi era in grado di localizzare e controllare tutti i suoi telepati, non vedeva quindi il motivo di muoversi dal luogo caldo e confortevole in cui si trovava.
Tutti stavano ancora dormendo e, almeno ad un primo controllo superficiale, nessuno sembrava aver risentito degli effetti del polline. Qualcuno sembrava avere i canali un po' intasati, altri stavano vivendo un'attività onirica più vivida del normale che li avrebbe lasciati spossati come dopo una lunga e prolungata attività fisica. Ma non c'era nulla che non fosse curabile con un po' di riposo.
Fiona meditò per un breve istante se fosse il caso di controllare anche fuori dalle mura della Torre, per assicurasi che tutto fosse andato per il verso giusto. Poi decise che non era il caso di preoccuparsi. Se fosse accaduto qualcosa, lo avrebbero scoperto fin troppo presto.
Sospirando e assaporando quel briciolo di libertà che le aveva concesso il vento fantasma, Fiona si girò su un fianco e si rimise a dormire.


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Le Terme, Elvas - mattina
     • Alar

La luce che filtrava dai tendaggi che circondavano il letto fece rinvenire Alar.
Il primo momento di disorientamento divenne ben presto una forse sensazione di panico.
Non ricordava nulla!
Dove si trovava, come era arrivato fin lì e, soprattutto, chi era stato con lui quella notte?
La sola cosa che ricordava era che era rimasto ad osservare la chiusura della porta della Torre e che aveva sperato di incontrare Shonnach, per convincerla a passare con lui quella giornata, invece di andarsene in giro senza meta per i boschi attorno al villaggio.
Non aveva incontrato l'Amazzone, almeno credeva, e dopo le poche battute scambiate con Mikhail il buio più totale sembrava aver avvolto la sua mente. Forse, ma solo sforzandosi, ricordava di essere entrato in un grande locale, ma che questo fosse stato lo Scoundrel, le Terme o chissà cos'altro non poteva dirlo. Si ricordava anche una sensazione di caldo e morbido che lo avvolgeva... poi... poi solo paura, freddo e panico.
Una voce argentina che cantava, poco distante da lui, appena fuori dal sipario creato dalle tende, lo fece rabbrividire. Conosceva quella voce e... non poteva essere!
Ma, se non si sbagliava, quello in cui si trovava era il letto della Vedova!
Veloce come un falco, Alar si alzò dal letto e cercò di recuperare le sue cose sparse in giro per la stanza. Prima che la donna rientrasse nella camera, si diede alla fuga come un ladro.


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La piazza della Fontana, Elvas - mattina
     • Damon e Aliciana

I due comyn avevano trovato riparo per la notte in un rifugio, poco distante dal villaggio. Sapevano che era inutile rientrare prima del mezzogiorno, visto che avrebbero trovato la porta della Torre ancora bloccata dalla matrice, ed avevano preferito trascorrere le ultime ore in solitudine, prima di immergersi nel caos che avrebbe coinvolto il villaggio al momento del risveglio sotto i postumi dell'effetto del kireseth.
Solo la fame, che aveva iniziato a farsi sentire non appena il polline aveva smesso di circolare nei loro organismi, li aveva spinti a muoversi appena sorto il sole, giungendo al villaggio molto prima di chiunque altro.
La piazza della fontana era deserta. Unicamente il rumore dell'acqua rallegrava un'atmosfera altrimenti lugubre. Le finestre delle case e dei negozi erano ancora sbarrate e non si sentiva provenire nessun rumore dalla taverna o dalle stalle.
«Normalmente, a quest'ora, lo Scoundrel è già pieno,» commentò Damon, avvicinandosi alla Torre con circospezione.
«Tanto è ancora chiusa,» lo bloccò Aliciana, sedendosi sul bordo della fontana. «Fiona parlava del primo pomeriggio, quindi abbiamo un bel po' da aspettare.»
«Non mi azzarderei a toccare quello che c'è nelle cucine dello Scoundrel,» la voce di Mikhail, comparso alle loro spalle, li fece sobbalzare entrambi. «Ma la cantina sembra pulita, possiamo approfittarne.»
Damon si voltò verso l'amico, assumendo un improvviso atteggiamento difensivo nei confronti di Aliciana quando vide che Mikhail non era solo.
L'Ardais sorrise nel vedere l'espressione di Damon, ma sembrò non farci caso. «La cucina e il bancone sono in condizioni pietose. Sembra passato un esercito di guastatori,» continuò invece, prendendo sottobraccio Aliciana e scortandola verso la taverna. «Ma, chiunque sia stato, non è andato oltre. Le provviste che Alar conserva in cantina sono commestibili e facilmente raggiungibili.»
«Alar ti ucciderà,» gli fece notare Damon, scalzandolo dal braccio della fidanzata e cingendole la vita con fare protettivo.
«Non credo,» ridacchiò Mikhail. «Ma voi conoscete Renaldo?» chiese poi, come ricordandosi in quel momento della presenza del mercenario. «Damon, tu credo di sì. È uno degli uomini di Illa, lo avrai notato di sicuro altre volte.» Renaldo lanciò un'occhiataccia a Mikhail. «Riuscirà a difenderci dalle ire di Alar.»
"Di sicuro difenderà te," la voce di Dana echeggiò nella mente dell'Ardais, come se fosse a pochi passi da loro. Anche Renaldo doveva averla percepita, perché si guardò intorno, come cercando qualcuno.
"La cosa si fa interessante," rispose Mikhail, ignorando la punzecchiatura dell'Amazzone. "Sapevi che Renaldo ha il laran?"
"No," rispose la donna. «Ma non mi stupirebbe.»
Aliciana e Damon si voltarono verso l'Amazzone, sorpresi nel vederla arrivare senza Illa a seguito. «Come stai?» chiese preoccupata la comynara. «Sei sparita senza dire nulla. Eravamo tutti molto preoccupati.»
Mikhail alzò gli occhi al cielo, raggiungendo Renaldo che era rientrato nella Locanda. «Colazione?» chiese, prima di sparire all'interno, seguito dagli altri più velocemente di quanto aveva previsto.


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Le Terme, Elvas - mattina
     • La Vedova

La Vedova si era svegliata poco dopo l'alba e, dopo essere rimasta a lungo a rimirare la figura snella e slanciata di Alar, ancora spossato dalle loro attività notturne, si era diretta verso la sua stanza da bagno privata, separata dalla camera da letto da una cortina di leggeri tendaggi.
Sapeva che, non appena si fosse svegliato, il locandiere sarebbe scappato immediatamente. Pochi istanti per capire dove si trovava, poi la fuga disperata verso la libertà. Non voleva essere presente quando questo sarebbe accaduto, avrebbe diminuito il divertimento successivo.
La Vedova si mise a ridacchiare, sapendo che ora aveva tra le mani un'arma infallibile da utilizzare contro il suo più acerrimo concorrente. Non si sarebbe fatta scappare nessuna occasione per sfruttarla, sapendo quanto poco di quello che era accaduto quella notte sarebbe rimasto impresso nella mente dell'uomo.
Si affacciò attraverso le tende: come previsto il letto era vuoto.
La Vedova rientrò nella stanza, dirigendosi alla sua toeletta per acconciarsi i capelli, provvedere al trucco e meditare su quale abito scegliere per la giornata.
Avrebbe atteso un po' prima di iniziare a perseguitare Alar, forse fino al primo pomeriggio, sapeva che non sarebbe riuscita a resistere di più.


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La piazza della Fontana, Elvas - mattina
     • Alar

La fuga dalle Terme terminò nella piazza davanti allo Scoundrel.
Alar immerse la testa nella fredda acqua, per liberarla dalla ridda di immagini che si accalcavano appena fuori dalla sua portata, impedendogli di ricordare esattamente quello che era capitato.
Si era svegliato nel letto della Vedova, senza un abito addosso, coperto solo da preziose lenzuola. Accanto a lui un'insieme di attrezzi di cui non voleva assolutamente ricordare l'utilizzo.
Doveva essere stato un incubo... era entrato nelle Terme e... e cosa? Era crollato, non prima di essersi completamente svestito, proprio nel letto della Vedova?
Alar scosse la testa. Non era possibile e, soprattutto, non doveva parlarne con nessuno.


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Il Northern Scoundrel, Elvas - mattina
     • Alar

Il fatto di trovare la porta della Locanda aperta non lo turbò più di tanto. Erano altri i pensieri che lo tormentavano. Sperava solo che fosse stato Will, o Alyson, ad aprirla e non qualche valligiano in preda all'euforia data dal vento.
Un sospiro di sollievo gli scappò dalle labbra quando udì la voce di Dana tra quelle che provenivano dall'interno della taverna. Di sicuro lei non avrebbe permesso nessun tipo di vandalismo ma, non appena ebbe varcato la soglia, dovette ricredersi.
La sala principale era pressoché intoccata, ma il bancone e le cucine subito dietro sembravano essere stato il campo di una battaglia furiosa. Alar si passò una mano tra i capelli. Il primo istinto fu quello di uscire, prima che potessero vederlo... ma a cosa sarebbe servito? Presto o tardi sarebbe dovuto tornare e avrebbe dovuto affrontare il disastro. Almeno, in quel momento, lamentarsi dei danni poteva fargli dimenticare quello che era accaduto quella notte.
«Cosa vorresti dimenticare?» la voce di Illa lo fece sobbalzare.
La mercenaria era entrata poco dopo di lui, ma l'ex bandito era talmente immerso nei propri pensieri da non aver neppure percepito la sua presenza.
«Nulla,» rispose, forse con troppo slancio. «Cosa diavolo è accaduto qui?»
«Salve!» dalle cucine emersero Damon e Mikhail, seguiti da Aliciana. «Stavamo cercando qualcosa da mangiare,» cercò di giustificarsi il comyn, notando lo sguardo del padrone di casa, «ma è tutto inservibile. Temo che dovrai buttarne la maggior parte.»
«Chi è stato?» sapeva che era una domanda inutile. Nessuno dei presenti era al villaggio durante il vento e nessuno di loro poteva avere la benché minima idea riguardo l'identità degli assalitori.
«Non so,» rispose infatti Mikhail. «Ma devono essersi divertiti parecchio!»
Alar raggiunse l'Ardais sulla soglia delle cucine. Non vi era un solo barile, un solo contenitore scampato al massacro. Non voleva sapere cosa avessero fatto con il suo cibo, con il firi e con tutto il resto. Voleva solo scoprire chi era stato e presentargli il conto dei danni e, se fosse venuto fuori che era uno degli intoccabili comyn della Torre, allora avrebbe ideato una forma di pagamento molto più divertente.
«Cosa volevate fare qui?» chiese in tono minaccioso a Mikhail.
«Mangiare,» rispose seraficamente il comyn. «Ma le sole cose che sembrano essere ancora commestibili sono nelle cantine. Dana non ha voluto che scendessimo a prendere qualcosa.»
Alar sospirò di sollievo. Era la prima volta che trovava soddisfacente la presenza dell'Amazzone come sua socia in affari. «E adesso dov'è?»
«Di sotto, con Renaldo.»
«Renaldo è qui? E cosa ci è venuto a fare? Non ha trovato di meglio da fare a Caer Donn?»
«Ti sembra una cosa da chiedere?»
Alar si voltò di scatto, forse più rosso in viso dello stesso Mikhail. «Dana! Da quanto hai deciso di derubarmi, per sfamare questo branco di affamati?»
«Non cambiare discorso,» lo redarguì l'Amazzone. «E poi so benissimo che metterai tutto sul loro conto... o sul mio!» «Ma dovete proprio stare qui a discutere?» Illa si era affiancata alla compagna e fissava con aria divertita Mikhail. «Abbiamo fame.»
«Direi che questo chiude ogni discussione,» l'Ardais sgattaiolò oltre i due soci, per raggiungere gli altri nella sala principale. «Noi vi aspettiamo di là...»


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La Torre Verde, Elvas - tarda mattina
     • Mikhail, Renaldo e Manolo

L'atmosfera non si era rivelata delle migliori, ma la colazione si era svolta senza problemi. L'umore di Alar era andato migliorando mano a mano che si rendeva conto che nessuno dei presenti, forse ad esclusione di Mikhail, prontamente zittito da Renaldo, aveva la benché minima intenzione di parlare di quello che era accaduto durante lo spirare del vento.
Avevano bivaccato fino a metà mattina, parlando del più e del meno e cercando di ricostruire gli spostamenti degli altri avventati che avevano deciso di trascorrere la giornata all'aperto. Alla fine avevano rintracciato le mosse di tutti, tranne Kasentlaya, Daenerys, Kelan e Shonnach.
Con il passare delle ore altri avventori fecero la loro comparsa allo Scoundrel. Fortunatamente erano pochi quelli che erano intenzionati a mangiare, i più volevano solo controllare come se l'erano passata gli altri valligiani durante le ore di crisi.
Dana e Illa furono le prime a lasciare il tavolo. La prima decisa a controllare la situazione alla Gilda, la seconda risoluta a non perdere di vista la compagna neppure per un istante. Damon e Aliciana decisero di restare al caldo, all'interno della locanda, almeno fino a quando la Torre non avesse riaperto le porte. Solo Mikhail sembrava deciso ad assistere allo sblocco della matrice in diretta e si era trascinato dietro Renaldo, anche se questi si era dichiarato molto più propenso a restare allo Scoundrel per dare una mano all'amico.
«Tra poco arriveranno Alyson e Will,» aveva decretato il comyn, costringendolo a rivestirsi e ad uscire. «Io voglio assistere alla riapertura della porta... sono stato l'ultimo che Fiona ha visto prima di bloccare tutto. Voglio essere il primo che vedrà quando tutto tornerà alla normalità.»
Renaldo l'aveva seguito ben poco interessato alla cosa e, dopo i primi minuti trascorsi fermi, ai piedi della Torre, senza niente altro da fare che fissare una porta chiusa, aveva iniziato a dare segni di nervosismo. Stava per protestare, avvisando Mikhail che sarebbe tornato al caldo, nello Scoundrel, quando il rumore prodotto da qualcuno che sembrava essersi lasciato cadere da una certa altezza lo distrasse. Voltandosi verso l'origine del rumore si trovò davanti un uomo robusto e muscoloso, molto attraente e che si stava avvicinando a Mikhail con un sorriso fin troppo affettuoso stampato sul volto.
Renaldo resistette all'impulso di mettersi tra lo sconosciuto e il comyn e rimase piacevolmente sorpreso quando Mikhail, invece che andare incontro all'amico, si strinse più vicino a lui.
«Salve, Manolo!» salutò allegramente l'Ardais, non appena lo sconosciuto li ebbe raggiunti. «Tutto bene dentro la Torre? Tutti hanno dormito bene? Nessun incubo... o altro di interessante da raccontare?»
Manolo si strinse nelle spalle, scuotendo la testa negativamente. Allargò poi le braccia in un gesto che sembrava voler racchiudere tutto il villaggio, emettendo un verso che, alle orecchie di Renaldo, suonò come una sorta di "tutto bene".
«Questo è Manolo, l'attendente della nostra Custode,» disse poi Mikhail, presentando ufficialmente al compagno lo sconosciuto. «Non è umano, ma noi ci intendiamo benissimo,» diede di gomito a Manolo. «Questo invece è Renaldo,» Manolo annuì con veemenza. «Sì, proprio lui,» rispose il comyn, «non mi chiedere come, ma ci siamo incontrati poco prima che il polline ci mandasse completamente fuori di testa.»
Renaldo si chinò leggermente verso il compagno. «Tu capisci quello che dice?» chiese, più preoccupato che sorpreso.
Mikhail scosse negativamente la testa. «Non esattamente,» ammise. «Ma non è mai stato un problema... il più delle volte quello che dice... che gli faccio dire... sembra essere quello che Manolo intende sul serio.»
L'umanoide annuì, divertito. Poi si avvicinò a Renaldo, lo strinse con un abbraccio deciso, poi si allontanò verso la porta, come in attesa di qualcosa.
«Credo tu gli stia simpatico,» disse divertito Mikhail.
«Lui non sta simpatico a me,» replicò il mercenario, sistemandosi i vestiti, come se l'abbraccio li avesse irrimediabilmente rovinati. «Non mi chiedere perché... ma cosa sta facendo?»
Mikhail lo trascinò verso la porta, stringendosi a lui mentre si fermavano accanto all'umanoide e passandogli un braccio attorno alla vita, sorridendo nel percepire il brivido che il contatto inaspettato aveva provocato. «Credo che Fiona si sia già svegliata e che stia per aprire la porta...»


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La Torre Verde, Elvas - tarda mattina
     • Fiona

Manolo l'aveva svegliata che mancava meno di un'ora al pranzo. Con la solita sollecitudine, l'umanoide aveva aiutato la sua Custode a vestirsi e a prepararsi per la pesante giornata che l'attendeva, soprattutto facendole trovare un vassoio colmo di leccornie sul tavolo del suo salottino privato.
Fiona l'aveva ringraziato e gli aveva chiesto di aspettarla di sotto, fuori dal portone principale. Di lì a mezz'ora lo avrebbe raggiunto e avrebbe riaperto la porta.
Manolo l'aveva guardata con disapprovazione. Doveva mangiare con calma, prendersi il suo tempo e, alla fine, l'avrebbe lasciata scendere a disattivare la matrice. L'umanoide sapeva, pur non avendo vissuto di persona la cosa, che il polline aveva operato con cura in tutti gli abitanti del villaggio, che loro ne fossero consapevoli o meno. Sapeva che anche Fiona aveva bisogno di riprendersi perché, pur avendo preso il raivannin e il sonnifero preparati da Dana, come Custode aveva di sicuro operato su un livello molto più alto rispetto agli altri anche in quel caso.
Manolo rimase ad osservare Fiona con le mani sui fianchi, controllando che ogni cosa che lui aveva posto sul vassoio venisse mangiata o che, perlomeno, ne ingerisse una quantità secondo lui sufficiente. Solo quando si considerò soddisfatto, l'umanoide permise alla sua protetta di alzarsi e riprendere attivamente il suo ruolo di Custode.
Fiona giunse davanti alla porta e sondò rapidamente la piazza all'esterno. Il villaggio sembrava essere ancora pressoché deserto e solo Mikhail, con una persona che le pareva familiare ma che non riusciva al momento a riconoscere, stava attendendo con pazienza che la matrice venisse disattivata e il Vento Fantasma dichiarato definitivamente concluso.
Con un gesto solenne, Fiona alzò una mano e la posò sul legno della porta, accarezzandone piano la superficie. Avrebbe potuto eseguire quella operazione persino dalla sua stanza, senza neppure alzarsi dal letto, ma l'effetto dato dalla sua presenza avrebbe in qualche modo sancito l'evento.
Come stava pensando l'Ardais, era il gesto che mancava alla conclusione di tutta la baraonda.


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La piazza della Fontana, Elvas - mezzogiorno
     • Fiona e i telepati della Torre

Come richiamati da un segnale silenzioso, Damon e Aliciana raggiunsero la piazza e si fermarono a pochi passi da Mikhail e Renaldo.
Damon aveva avvertito il leggero tocco di Fiona che controllava chi era presente e sveglio al villaggio e l'aveva interpretato come un avviso che li avvertiva dell'imminente riapertura della Torre. Quando la matrice sarebbe stata disattivata, sarebbero finalmente riusciti a rientrare nelle loro stanze e avrebbero potuto rimettersi in sesto per la serata, quando si sarebbero scambiati i ricordi e le riflessioni sulla giornata appena trascorsa.
Un improvviso accentuarsi della luminosità della pietra posta a sigillo della porta distrasse Damon dai suoi pensieri. La matrice brillò intensamente per qualche secondo, poi si spense nuovamente, tornando ad essere una semplice decorazione della magnifica porta d'ingresso.
«Potevi fare meno scene!» fu il commento divertito di Mikhail, che ricevette uno sguardo di sufficienza da parte di Manolo.
«Lascia che parli,» fu invece la risposta della Custode. «È solo invidia.»
Mikhail si mise a ridere, dando di gomito a Renaldo che, essendo cresciuto nel sano terrore delle Custodi e di tutto quello che rappresentavano, stentava a credere al comportamento del compagno.
«Temo dovrete farci l'abitudine,» commentò Fiona, avvicinandosi a loro. «Il comportamento del nostro Mikhail rasenta sempre la sfacciataggine. Ma credo ve ne siate già reso conto, vero...» cercò nei propri ricordi il nome di quello che aveva riconosciuto essere uno degli uomini della banda di Illa, «Renaldo?»
Il mercenario si inchinò leggermente, ma non fece in tempo a rispondere. Damon, scortando Aliciana, si avvicinò alla Custode e la salutò cordialmente.
«Noi andiamo a riposarci un po',» disse l'Aldaran. «Stasera mi racconterai cosa hai fatto durante la tempesta di polline.»
«I vostri racconti saranno di certo più interessanti,» lo rimbeccò Fiona, facendo diventare i due amanti dello stesso colore della sua veste. «Credo che mi divertirò, questa sera,» concluse, salutando con un cenno Mikhail e Renaldo e rientrando nella Torre, subito seguita da Manolo.
Renaldo afferrò per un braccio Mikhail, impedendogli di seguire gli altri. «Torniamo da Alar,» disse, con un tono che non ammetteva repliche. «Anch'io ho voglia di sdraiarmi un po'.»
«Non sarai stanco?» ribatté Mikhail, seguendolo.
«Non è quello che ho detto.»
Il comyn si fermò per un istante a guardarlo mentre si allontanava verso lo Scoundrel. Poi sorrise divertito e lo seguì fischiettando.


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All'imbocco della valle di Elvas - primo pomeriggio
     • Kennard e Shonnach

Kennard si era svegliato e riaddormentato più volte, dopo che la femmina chieri lo aveva lasciato solo. Alla fine, dopo un'insieme di sogni agitati e assurdi, si era svegliato definitivamente, scoprendo che era già passato il mezzogiorno.
Si preparò in fretta, raccogliendo le poche cose che si era portato nel rifugio e riponendo il mantello che gli era stato donato da Etwi dentro la sua sacca.
Uscendo dal rifugio si guardò introno, per cercare di capire esattamente dove si trovasse e, con stupore, si accorse di essere quasi ai confini con il villaggio. Il vento fantasma, o Etwi stessa, lo avevano condotto quasi a casa.
Il suo cavallo e il chervine, entrambi in buone condizioni, lo attendevano nella piccola stalla e, in pochi minuti, il comyn riprese il suo viaggio, desideroso di raggiungere al più presto la Torre e vedere di persona lo stato dei suoi amici e compagni.
Dopo qualche minuto un rumore alle sue spalle lo fece sobbalzare. Era talmente immerso nei pensieri che non si era accorto di essere seguito. Si fermò, in attesa dello sconosciuto e, da un piccolo sentiero alla sua destra, sbucò Shonnach.
La donna lo salutò con un cenno e lo affiancò, continuando a camminare come nulla fosse. Sembrava quasi che si fossero incontrati dopo una semplice battuta di caccia, non al termine di una giornata trascorsa sotto l'effetto di un polline allucinogeno.
«Tutto bene, Shonnach?» alla fine fu Kennard il primo a parlare. Trovava insopportabile il silenzio disinteressato della Rinunciataria, così insolito per lei.
«Non potrebbe andare meglio,» fu la laconica risposta. Non aveva nessuna intenzione di discutere quello che aveva visto quella notte con il primo sconosciuto. Shonnach doveva raggiungere la Torre e parlare con Fiona, solo lei poteva darle una spiegazione accettabile per quello che aveva vissuto.
Fortunatamente per Kennard la distanza che li separava dal villaggio era minima e, ancor prima che la vicinanza della Rinunciataria si facesse troppo opprimente, le loro strade si divisero nuovamente.


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La Torre Verde, Elvas - primo pomeriggio
     • Kennard, Anndra e Patrick

Kennard aveva raggiunto la Torre e, immediatamente, si era concesso una lunga sosta nella stanza adibita a sauna situata nel primo sotterraneo. Sentiva il bisogno di ripulirsi di tutto il polline che gli sembrava di aver assorbito anche attraverso la pelle. Si trattenne a lungo anche nella propria stanza, cercando di contattare sua sorella, poi decise di scendere nel salotto a piano terra.
Anndra e Patrick stavano conversando davanti una calda tazza di jaco. Il McHarlaw stava raccontando la serie di sogni assurdi che aveva fatto sotto l'influsso del polline, cercando di spiegare a Anndra la strana sensazione che gli avevano lasciato.
Anndra continuava ad annuire, rammaricandosi di non poter spiegare al giovane perché capiva perfettamente come poteva sentirsi. Tutti, alla Torre, sapevano ormai dell'origine terrana di Patrick e, per quanto strani potessero sembrare, i sogni da lui fatti altri non erano che ricordi della sua vita precedente, prima che un incidente imprevisto lo facesse letteralmente precipitare a Elvas, cancellandogli quasi completamente la memoria.
L'arrivo di Kennard fu la distrazione che serviva ad entrambi, prima che Patrick si rendesse conto che la mente di Anndra era più chiusa e inaccessibile del solito, nel tentativo di tenere fuori dalla portata del giovane le informazioni relative alla sua origine non darkovana.
«Ecco un altro sopravvissuto!» lo accolse, facendogli cenno di sedersi accanto a loro e di prendere una tazza di jaco. «Tutto bene?» chiese poi.
«Non poteva andare meglio,» rispose Kennard, assaporando con gratitudine il liquido caldo. Non si era reso conto di quanto freddo avesse accumulato mentre, immobile nella sua stanza, tentava di contattare Daenerys. «Chi altro è tornato?»
"Praticamente tutti," rispose Patrick. "Mikhail è il solo ad essere rimasto ancora fuori, tutti gli altri hanno pensato bene di ritemprasi un po'."
L'espressione di Kennard si fece ancora più cupa. «Daenerys?» chiese semplicemente, notando l'imbarazzo dipingersi sul volto degli altri due.
«Lei e Kasentlaya si sono allontanate dalla Torre prima del vento,» rispose alla fine Anndra. «Abbiamo cercato di contattarle e Kelan ha perlustrato la valle... ma non le abbiamo localizzate.»
"Probabilmente non volevano farsi trovare," concluse Patrick, con estrema semplicità. "Ma sono certo che stanno bene," aggiunse subito dopo, notando l'espressione di Kennard. "È capitato a tutti di fare follie, quando si è giovani."
L'Hastur si lasciò andare contro la spalliera del divano. «Spero che tu abbia ragione. Perché quando torna dovrà darmi delle buonissime spiegazioni per quest'assurdo colpo di testa,» concluse, chiudendosi poi in un mutismo ostinato.


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Gilda delle Rinunciatarie - pomeriggio
     • Shonnach

Shonnach era giunta ai piedi della Torre pochi istanti dopo Kennard, ma aveva cambiato subito idea riguardo la decisione di parlare immediatamente con Fiona.
Voleva togliersi dallo stomaco il peso che le sue allucinazioni le avevano lasciato, ma doveva anche riordinare le idee. Cercare di trovare un ordine logico a quello che aveva visto, per poter poi chiedere spiegazioni alla Custode.
Si era quindi diretta allo Scoundrel, dando solo uno sguardo attraverso la porta, per poi decidere di andare fino alle Terme, dove avrebbe trovato un po' di tranquillità in più, rispetto a quel covo di pazzi che sembrava essere la Locanda in quel momento.
Shonnach incrociò la Vedova proprio sulla soglia dello stabile. La donna le fece solo un cenno di saluto, senza preoccuparsi di chiederle cosa volesse fare o dove era diretta. Entrambe sapevano che potevano fidarsi e, senza sbagliarsi di molto, la più anziana delle due donne era certa che l'Amazzone avrebbe controllato ogni angolo prima di sentirsi a suo agio.
Infatti, solo dopo aver perlustrato l'intero primo piano e buona parte del primo livello, Shonnach si sentì abbastanza tranquilla per prendersi il bagno che si meritava e riuscire a goderselo per quasi mezz'ora, prima di sentire l'irrefrenabile bisogno di uscire da quel luogo angusto e potenzialmente pericoloso.
Durante il breve tratto di strada che separava le Terme dalla Gilda, l'Amazzone incontrò molti abitanti del villaggio impegnati in racconti esagerati di quello che era accaduto durante il vento fantasma. La maggior parte di loro non era uscita dalle mura di casa e, rischiando di uccidersi a vicenda con gli altri occupanti della stessa, aveva di certo rischiato più di lei.
Quando raggiunse la Gilda trovò lo stesso fermento anche al suo interno. Le Sorelle che vi si erano barricate dentro avevano diligentemente assunto la droga preparata da Dana o, come minimo, una buona dose del sonnifero. Madre Gwennis stava raccontando a grandi linee quello che era le era accaduto, mentre molte delle presenti si lamentavano a gran voce del silenzio ostinato di Dana, che non sembrava per nulla intenzionata a parlare delle avventure vissute con la sua compagna.
Shonnach non si fermò nella sala comune e nessuna delle sue Sorelle tentò di fermarla. Salì silenziosamente nella sua stanza ed attese; pochi istanti dopo Dana la raggiunse.
«Come è andata?» le chiese, invitandola ad entrare. «Quello strano essere che ti ostini a definire tua compagna ti ha messo in pericolo?»
Dana si sedette sul letto, accanto alla donna. «Illa si è comportata benissimo,» rispose, «come qualsiasi animale in preda al polline,» aggiunse, ricevendo un grugnito di approvazione in risposta. «A te, invece?»
Shonnach si distese, chiudendo gli occhi e rabbrividendo al ricordo. «Niente di meno di quello che mi aspettavo,» rispose. «Si sono dati parecchio da fare qui, sia prima che dopo la catastrofe.»
Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Shonnach riprese a parlare. «Tu hai lavorato con Fiona, quando era Custode a Neskaya,» disse, senza attendere conferme. «Ricordi di qualche operazione su una matrice illegale?»
Dana sembrò riflettere a lungo. «No,» disse alla fine. «Mi parlarono di un difficile lavoro fatto per neutralizzare una matrice trappola,» aggiunse. «Però non ero presente. Dovresti chiedere a lei,» disse poi, alzandosi.
«È la mia intenzione,» rispose Shonnach, «ma domani, quando tutti saranno più calmi.»


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Il Northern Scoundrel - pomeriggio
     • Alar e la Vedova

La Vedova era entrata nello Scoundrel in silenzio, senza farsi notare, e si era accomodata al suo solito posto. Non pretendeva che le servissero qualcosa, ma voleva che Alar la vedesse e che si preoccupasse.
Lo stato del locale era pietoso. Anche se la sala era in condizioni quasi accettabili, la cucina e il bancone sembravano essere stati travolti da una tempesta e, nel bel mezzo della confusione, Alar stava imprecando in un dialetto delle Terre Aride molto pittoresco.
La Vedova non capiva una parola di quello che l'uomo stava dicendo, ma la cadenza delle parole era simile a quelle usate con lei quella stessa notte e le venne il dubbio che, nel bel mezzo dell'amplesso, Alar l'avesse in qualche modo insultata.
L'espressione di panico che comparve sul volto del locandiere le fece dimenticare qualsiasi offesa potesse averle recato nel più intimo dei momenti trascorsi insieme.
Alar si avvicinò a lei, con aria indifferente, come se tutto andasse per il meglio. Ma lei percepiva la tensione, poteva vedere una piccola venuzza pulsare pericolosamente sulla sua tempia e, sorridendo affabilmente, attese che lui parlasse per primo.
«Siamo chiusi, domna,» disse gentilmente, indicando il bancone e l'espressione disperata sul volto di Alyson, appena emersa dalle cucine. «Spero vogliate tornare più tardi.»
«Non sono qui per il cibo,» lo tranquillizzò. «Volevo solo assicurarmi che il nostro solo locandiere fosse in buona salute...» la Vedova sorrise e Alar non riuscì a reprimere un brivido ghiacciato che scese lungo la sua spina dorsale. «Mi eri parso molto affaticato, questa mattina...»
Alar si allontanò da lei, come se potesse essere scottato dal solo contatto. «Non capisco di cosa state parlando,» disse, cercando di mantenere la voce ferma e decisa.
La Vedova sorrise nuovamente, posando una mano sul polso dell'ex mercenario. «Sono certa che ricorderai,» lo tranquillizzò, accarezzando leggermente la pelle nuda. «Posso sempre aiutarti io, se tu dovessi aver scordato qualche... particolare...» Alar fece un balzo indietro quando la donna fece cenno di alzarsi. «Ma possiamo riparlarne con calma... in privato... sai dove trovarmi...» concluse, con tono sempre più basso, allontanandosi poi verso la porta senza mai guardarsi indietro.


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La Torre Verde, Elvas - tardo pomeriggio
     • I telepati della Torre

Mancava ancora qualche ora alla cena, ma quasi tutti i telepati rientrati dopo le follie del vento si erano già riuniti nella sala da pranzo, chiacchierando del più e del meno.
Mikhail aveva tenuto banco per un po', raccontando di come fosse riuscito a perdersi a pochi metri da casa e di come, inaspettatamente, gli Dei avessero esaudito le sue richiesta, facendogli incontrare Renaldo. Si lamentò del fatto che il mercenario non avesse accettato l'invito a cena, ma dovette ammettere che, forse, era ancora presto per lui.
«Devo però convincerlo a farsi controllare,» concluse l'Ardais.
«Pensi che abbia qualche traccia di laran?» chiese Anndra, sempre interessato quando qualche nuovo telepate, soprattutto non previsto, bussava alla loro porta.
Damon assunse un tono ironico. «Certo, i capelli sono del colore giusto e credo che il nostro Mikh abbia studiato a fondo il... problema...» disse, ricevendo un'occhiataccia da parte di Mikhail. «Dovremmo chiedere a Dana se conosce le suo origini.»
«Le origini di chi?» come era previsto, l'Amazzone era comparsa nell'esatto momento in cui era stato pronunciato il suo nome.
«Renaldo.»
«Perché ti interessano le origini di Renaldo, Damon?»
«Mikhail pensa abbia il laran,» rispose per lui Kennard. «Ci chiedevamo se avesse sangue comyn
Dana assunse un'espressione pensierosa, come se stesse valutando l'albero genealogico del mercenario per trovare una qualche ascendenza nobile.
«Dovrebbe essere un nedestro Hastur,» rispose. «Lui o qualche suo parente stretto, almeno.»
L'arrivo di Aliciana e Shaya completò il gruppo e, con rinnovato entusiasmo, Damon suggerì di spostarsi a tavola.
«Notizie dal villaggio?» chiese Amyra alle due ragazze. «Qualche nuovo pettegolezzo?»
Shaya scosse la testa negativamente. «Nulla di nuovo. Solo Alar si comporta in maniera strana.»
Dana non riuscì a reprimere una risatina, ricevendo una gomitata da Shonnach. Entrambe avevano fatto un salto alla locanda prima di fermarsi alla Torre per la cena, e avevano trovato l'ex mercenario impegnato in una fitta discussione con Will e Renaldo. Nessuno dei tre si era accorto del loro arrivo e le due donne, presto raggiunte anche da Alyson, avevano potuto ascoltare in anteprima il terribile racconto fatto da Alar riguardo quel poco che ricordava delle ore del vento.
«È stata un'esperienza terribile per lui,» commentò seriamente Shonnach. «Credo che farà molta fatica a riprendersi.» Dana quasi si strozzò con il vino che stava bevendo. «Soprattutto grazie ai suoi amici
«A te come è andata, Shonnach?» chiese Loreena, veramente interessata.
L'Amazzone si strinse nelle spalle. «Come avevo previsto,» rispose laconicamente. «Anche se i motivi che hanno resa famosa questa valle sono molto diversi da quelli che conoscevo.»
Quando Manolo e i kyrri servirono la prima portata della cena, sulla tavolata calò un breve silenzio subito interrotto da Mikhail.
«Nessuna esperienza... interessante, insomma,» la stuzzicò l'Ardais, servendosi abbondantemente.
Shonnach sembrò riflettere. «Se escludiamo il rischio di essere colpita dalla guarnigione a difesa del vecchio castello... non direi,» rispose.
Il volto di Damon si fece serio. «I MacAran?» chiese, ricevendo un cenno di assenso. «Non hanno ferito nessuno?»
«Nessuno che non fosse già morto,» ribatté Shonnach.
Un brivido passò lungo le schiene di tutti i presenti, come se le immagini viste dalla Rinunciataria avessero per un attimo sfiorato le loro menti.
«Mangiamo,» concluse Fiona, consapevole del fatto che ognuno dei telepati presenti avrebbe fatto visita a lei o a Loreena nei giorni successivi. «Per chiacchierare ci sarà tempo dopo.»


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La Torre Verde, Elvas - sera
     • Damon e Aliciana

La cena si era conclusa nel migliore dei modi. Mentre Mikhail era impegnato a mangiare, anche gli altri erano riusciti a raccontare una versione edulcorata di quello che era accaduto. Nessuno aveva sentito il bisogno di chiedere precisazioni o di indagare più a fondo. Anche se non detti a parole, i particolari di quella giornata erano nell'inconscio collettivo fonte di imbarazzo e di pensieri più o meno peccaminosi.
Il gruppo di telepati si disperse subito dopo la fine del pasto. Tutti sembravano avere cose importanti da sistemare e la maggior parte si ritirò nella tranquillità della propria stanza, per continuare la chiacchierata con gli amici più fidati.
Mikhail e Dana uscirono insieme, diretti al Northern Scoundrel. L'Amazzone si chiedeva come Alar sarebbe riuscito a sopportare la presenza dell'Ardais a pochi centimetri della propria stanza, ma era certa che la presenza di Renaldo avrebbe mitigato la repulsione dell'uomo riguardo le loro attività notturne.
Shonnach chiese a Fiona un colloquio per il giorno dopo, ricevendo un cenno di assenso, poi lasciò la Torre per la tranquillità della propria stanza.
Damon e Aliciana salirono sulla sommità della Torre, per godersi la pace della biblioteca e, se mai il tempo fosse stato clemente per qualche altra ora, per farsi una passeggiata sulla sommità della costruzione.
«Preoccupato per Kelan?» chiese la ragazza, notando l'espressione delusa dell'Aldaran quando fu chiaro che la neve avrebbe impedito loro di uscire all'aperto.
«Un po' sì,» rispose l'uomo, sedendosi su uno dei divanetti e facendo cenno all'amata di raggiungerlo. «Si è comportato ancor più stranamente del solito in questi giorni. Non vorrei che gli fosse capitato qualcosa di grave... che fosse ferito e non potesse mettersi in contatto...»
Aliciana gli posò due dita sulle labbra, per farlo tacere. «Anche se questo mi rende ancora gelosa, se fosse accaduto qualcosa di grave tu te ne saresti accorto. Il vostro legame è ancora molto forte.»
Damon sorrise, stringendola a sé. «Ti amo, Aliciana,» disse piano, baciandola dolcemente. «Aspetto con desiderio il momento in cui il nostro rapporto sarà profondo come quello che ora ho con il mio bredu
L'Alton sorrise. Sapeva quanto era importante il legame che univa i due amici e, ora che lo aveva ammesso, si sentiva ancor più fortemente vicina a Damon. Si strinse a lui, senza aggiungere altro. Le parole sarebbero state di troppo in quel momento.


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La Torre Verde, Elvas - tarda sera
     • Fiona e Loreena

Le due Custodi si erano ritirate nei loro quartieri, ma nessuna delle due sembrava ancora intenzionata a coricarsi. Nonostante tutte le energie spese la notte precedente, quell'ultima giornata aveva permesso loro di ritemprarsi completamente e, alla fine, il solo risultato era l'assoluta mancanza di sonno o stanchezza.
Fiona era seduta sulla sua poltrona, intenta a pizzicare le corde del ryll. Con la mente seguiva i fili di pensiero che gli altri telepati trasmettevano senza controllo. Tutti erano ancora concentrati sui ricordi delle ore trascorse sotto l'effetto del vento fantasma e, nonostante tutte le precauzioni prese, una piccola dose di polline agiva ancora nel loro organismo rendendoli meno accorti del solito.
«È stata una fortuna che tutto sia andato bene,» commentò Loreena, rigirando tra le mani un riquadro di stoffa sul quale aveva applicato solo pochi punti del ricamo previsto. «Credi che qualcuno, al villaggio, possa essersi ferito?»
Fiona sorrise. «Non credo. Sarebbero venuti a chiedere il nostro aiuto, o quello delle guaritrici alla Gilda.»
Loreena annuì. «E... gli altri... pensi che anche loro stiano bene?»
Non c'era bisogno di chiedere chi fossero questi altri. «Lo spero,» ripose, con tono più serio. «Kelan è libero di rientrare quando vuole. Sa benissimo che non ci sarà molto lavoro, almeno per i prossimi giorni. Invece Rys e Kas riceveranno una bella punizione al rientro... che, spero per loro, avverrà al più presto!»
Il tono era talmente gelido che Loreena preferì non ribattere. Rimasero in silenzio, fingendo di interessarsi agli oggetti che stringevano ancora tra le mani. Fiona percepiva chiaramente la lotta interiore che stava combattendo Loreena. La giovane capiva perfettamente la necessità di punire il comportamento avventato e scorretto delle due amiche, un colpo di testa che avrebbe potuto causare gravi problemi alla Torre e agli altri telepati. Ma si sentiva ancora vicina alle ragazze e, non riuscendo ad assumere l'atteggiamento distaccato della vecchia Custode, temeva di mostrarsi troppo indulgente.
«Capirai da sola quando è il momento per essere amica,» le disse alzandosi, «e quando, invece, quello che dici dovrà essere legge. Molte Custodi preferiscono cancellare completamente quella parte di loro che può essere amichevole, restando solo macchine efficienti ed intoccabili.»
«Anche tu sei intoccabile,» le fece notare Loreena, seguendola con lo sguardo.
«Sono anche severa,» le ricordò Fiona. «Pretendo il massimo... ma se Mikhail mi coinvolge in una battuta, non resto assisa sul mio trono di ghiaccio. Rido con lui.»
«Ma non si corre il rischio di non essere più... autorevoli?»
«Mikh, o qualcuno degli altri, mi ritiene meno valida della Dama di Arilinn?» Loreena scosse negativamente la testa. «Da quello che ti raccontano, è meglio l'atmosfera di Elvas, o quella della più potente Torre di Darkover?»
«Elvas,» rispose automaticamente Loreena. «Ma come riuscirò io a farmi rispettare? Mi conoscono da prima...»
«Lo stesso vale anche per me e Mikh... ma lui sa bene come correre quando è la Custode e non Fiona a parlargli,» la vecchia Custode fissò l'allieva, il volto serio ma non severo. «Dovrai trovare da sola l'equilibrio che ti permetterà di essere la Custode che desideri. Io posso insegnarti la tecnica, ma il cuore dovrai mettercelo tu... se vorrai.»
Loreena guardò Fiona ritirarsi nella sua camera. Forse le avrebbe parlato dei sogni fatti quella notte e delle paure che avevano scatenato... ma solo quando tutto fosse tornato veramente alla normalità.


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Gilda delle Rinunciatarie, Elvas - notte
     • Shonnach

Lentamente il silenzio sembrava calato anche all'interno della Gilda. Shonnach si era diretta verso la propria stanza e, come nel pomeriggio, nessuna delle Sorelle ancora riunite nella sala comune tentò di fermarla. Non sapevano cosa le fosse accaduto durante le ore del vento e, sinceramente, non erano neppure tanto interessate a scoprirlo. Shonnach sembrava più cupa e imbronciata del solito e l'assenza di Dana, restata allo Scoundrel, rendeva la donna ancor più scostante... almeno così affermava chi la conosceva bene.
Al riparo nella propria camera, Shonnach ascoltò le risate e le battute delle altre donne, immaginando quello che potevano aver detto di lei.
La cosa, ovviamente, non la interessava minimamente, Non quella sera e, forse, neppure per il resto della sua permanenza a Elvas, non fino a quando avrebbe continuato a rivivere quello che aveva visto la giornata prima.
Ogni volta che chiudeva gli occhi poteva avvertire la presenza della matrice trappola e della strana creatura che era rimasta sua prigioniera per secoli.
Sapeva che la matrice era stata distrutta, che l'intera zona era stata ormai bonificata da qualsiasi influsso negativo... ma la sua presenza era ancora tangibile negli strati che lei poteva leggere e, nonostante gli anni di addestramento, non riusciva a tenere fuori queste sensazioni.
Il silenzio che ora regnava nella Gilda la fece scivolare lentamente nel sonno. Qualche istante, forse un'oretta appena... poi la sensazione che lei fosse accanto al suo letto, pronta a toccarla e trascinarla dentro il raggio di potere della matrice, dal quale non sarebbe più riuscita a fuggire, la avvolse.
Shonnach si svegliò di soprassalto, sedendosi di scatto sul letto, madida di sudore. La candela oraria le confermò che non aveva dormito più di una decina di minuti, ma sapeva che non sarebbe riuscita a chiudere occhio se fosse rimasta là dentro.
Si vestì in tutta fretta ed uscì dalla costruzione, senza neppure sapere dove andare.


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Il Northern Scoundrel, Elvas - tarda notte
     • Alar, Dana, Mikhail

Il sole era ormai tramontato da un pezzo quando Alar, Will e Alyson riuscirono a riportare la cucina della locanda ad un aspetto quasi presentabile. Alar aveva fatto il conto del materiale buttato e, mano a mano che proseguivano nella bonifica, diventava sempre più chiara l'identità dei vandali.
Stavano bevendo una tazza di sidro caldo per ritemprarsi dalla sfacchinata appena conclusa, quando Dana e Mikhail fecero il loro ingresso nella taverna.
«Come stanno le cose?» si informò Dana, lanciando uno sguardo oltre il bancone.
«Tutte le scorte che erano in cucina sono da buttare, » rispose Alar, bevendo tutto d'un fiato il sidro.
«Soprattutto quello che sembra pulito,» ribatté acidamente Alyson.
«Avete già idea di chi sia stato?» chiese Mikhail, in realtà poco interessato alla cosa.
«Sì!» fu la risposta corale dei tre seduti al tavolo.
«Anche la serra e le cucine della Gilda sono ridotte nello stesso stato,» commentò Dana, stranamente tranquilla, considerando che uno dei luoghi colpiti dal disastro era la sua serra.
«Stessa mano?» chiese Alar.
«Puoi usare il plurale.»
«Sarà un conto molto salato.»
«Ti lascio il divertimento,» ribatté Dana. «Sono certa che riceveranno una punizione adeguata anche senza il nostro aiuto.»
«Non sarà mai abbastanza! Sai quanto dovrò pagare per rimettere in sesto la dispensa? Siamo ancora in inverno, rischiamo di chiudere bottega!»
«Non esagerare,» lo rimbeccò Dana. «La cantina è ancora piena di cibo!»
«Inoltre non è giusto vendicarsi sugli altri per sfogare la frustrazione delle proprie sconfitte...» commentò a sua volta Alyson, alzandosi e scambiando uno sguardo divertito con Dana.
Alar fissò le due donne con odio, ma non trovò parole per ribattere. L'arrivo nel locale di Renaldo e Illa lo salvò da una raffica di domande da parte di Mikhail che, non capendo assolutamente nulla di quello che stava accadendo, sembrava intenzionato a vederci più chiaro.
«Possibile che non ti stanchi mai di parlare?» fu il saluto di Renaldo al comyn. «Tutte le volte che ti vedo hai la bocca aperta per dire qualcosa.»
Alar lo fissò ironico. «Così non sentirai la mancanza di Bertrand.»
Il sorriso di Renaldo fece venire i brividi al locandiere. «Almeno con lui ho qualche sistema interessante per farlo tacere,» commentò, prendendo Mikhail sottobraccio e allontanandosi verso la parte privata della locanda.
Dana e Illa li seguirono immediatamente, salutando con un cenno Will e Alyson. Quando anche questi ultimi si prepararono per tornarsene a casa, Alar assunse un'espressione quasi angosciata.
«È la prima volta che ti vedo così preoccupato,» il tono di Will era serio, in contrasto con l'espressione divertita della moglie.
«Vuoi passare la notte da noi?» chiese lei prima di uscire.
Il tono ironico della voce sembrò donare ad Alar nuovo vigore. «Da cosa dovrei essere spaventato, secondo voi?» chiese, pugni sui fianchi, rivolto più a Alyson che al marito.
La donna fissò lo sguardo sulla porta che conduceva alla locanda e agli appartamenti privai di Alar e dei suoi amici... e dei loro ospiti. Poi osservò con espressione altrettanto divertita il tavolo privato della Vedova.
«Fai un po' tu,» rispose alla fine, «hai di che scegliere...»


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La piazza della Fontana, Elvas - mezzanotte
     • Alar e Shonnach

Alar aveva cacciato quasi di peso Will e Alyson fuori dal locale, restando fermo sulla soglia ad osservarli, fino a quando non furono inghiottiti dalle tenebre.
Restando al riparo della porta, rimase poi a fissare la piazza silenziosa e la neve che cadeva a larghe falde. Nessun suono sembrava disturbare quella quiete e, coprendosi con il primo mantello che gli capitò sottomano, Alar si avviò verso il centro della piazza. Arrivato a pochi passi dalla fontana, si accorse che una seconda figura incappucciata era seduta immobile sul bordo.
«Che ci fai in giro, con questo tempo da lupi?» la domanda improvvisa fece sobbalzare l'uomo, ma il riconoscere la voce di Shonnach servì a tranquillizzarlo immediatamente.
«E tu che ci fai qui?» chiese a sua volta, sedendosi accanto a lei. «Hanno finalmente deciso di cacciarti da quel covo di banshee urlanti?»
Shonnach non replicò alla battuta, cosa che fece preoccupare immediatamente Alar. «Tutto bene?» le chiese.
«No,» fu la semplice risposta. «E tu?»
«Non puoi stare peggio di me!» ribatté Alar, voltandosi a guardare in direzione delle Terme. «Non so cosa è accaduto ieri... ma mi procurerà incubi per il resto dei miei giorni!»
Shonnach pensò seriamente all'affermazione dell'uomo. Il pensiero di essere braccati dalla Vedova poteva essere peggiore di quello della sua matrice fantasma a caccia di vittime?
Un brivido le corse lungo la schiena. Forse no... ma la sua matrice era stata distrutta da anni, mentre la Vedova poteva aspettarti dietro ogni angolo!
«Forse hai ragione,» concluse a voce alta. «Hai bisogno di una guardia del corpo, per stanotte?»
Alar la guardò di sottecchi. Due ombre scure stavano formandosi sotto gli occhi dell'Amazzone. Anche lei non se la stava passando troppo bene.
«E se ci limitassimo a tentare di scacciare i nostri fantasmi?»
«Non credo di essere in grado di sconfiggere il tuo!» Shonnach tentò di mantenere un'espressione seria, senza riuscirci.
«Lo sanno tutti, ormai!» esclamò Alar, per nulla stupito. «Allora?» tornò a chiedere, alzandosi e ripulendo il fondo del mantello dalla neve.
«Un po' di esercizio fisico ci aiuterà a prendere sonno,» rispose la donna, seguendolo verso lo Scoundrel, mentre il villaggio veniva lentamente coperto dalla neve che avrebbe cancellato definitivamente qualsiasi traccia della follia che aveva colpito la valle.









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Disclaimers

A causa del clima, mantenutosi insolitamente caldo per i primi mesi invernali, la popolazione della valli dei Kilghard e degli Hellers cominciano a temere l'arrivo del vento fantasma e anche molti dei telepati di Elvas dotati dei doni di precognizione prevedono l'arrivo del vento fantasma... cosa che si verifica puntualmente!

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008